sabato 22 marzo 2025

Corso di storia dell'architettura: 22 BAUHAUS

Bauhaus
la scuola che mise insieme arte, industria e vita quotidiana

https://youtu.be/U-VXsfbD450?si=Nq6MG1e9jlOAe7yi

Pensalo come una fabbrica di idee dove pittori, architetti, artigiani e ingegneri imparavano a parlare la stessa lingua: quella della forma utile.

Quando nel 1919 Walter Gropius fondò il Staatliches Bauhaus a Weimar, non stava aprendo solo un’Accademia: stava lanciando una sfida culturale. Dopo la tragedia della Prima guerra mondiale, il mondo cercava nuove regole — e il Bauhaus propose una risposta netta: abbattere le separazioni tra arti “alte” (pittura, scultura) e arti applicate (mobili, tessuti, utensili), riformare la didattica e mettere l’industria al servizio del buon progetto. Da lì sarebbe nato molto del design moderno.


Dove nasceva l’idea: contesto, antecedenti e il dibattito europeo

Il Bauhaus non è un lampo a sé stante: è figlio di un clima culturale che corre dalla Rivoluzione industriale fino alle avanguardie del primo Novecento. In Inghilterra gli Arts & Crafts di William Morris rivendicavano l’importanza dell’oggetto ben fatto; in Germania il Deutscher Werkbund voleva integrare qualità artistica e produzione industriale. Figure come John Ruskin e Hermann Muthesius pensarono scuole nuove, mentre accademie e musei di arti applicate cominciarono a rivalutare il “fatto” oltre l’estetica.

È in questo fermento che Gropius raccoglie l’idea: più laboratorio che aula, più officina che erudizione.


L’atto fondativo: Weimar 1919 e il Manifesto di Gropius

Aprire il Bauhaus significò unire due istituzioni — l’Accademia d’Arte e la Scuola d’Arti e Mestieri di Weimar — e aggiungere l’architettura come disciplina guida. Nel 1919 Gropius pubblicò il Manifesto del Bauhaus (copertina: la xilografia “Cattedrale” di Lyonel Feininger), che suonava più o meno così: «Ricostruire il mondo attraverso un’arte collettiva che abbracci materiali, tecnologia e produzione».

Non era retorica: il programma proponeva una riforma educativa pratica, con insegnamenti che partivano dall’esperienza tattile e dal lavoro di laboratorio.


Pedagogia in azione: il Vorkurs e il passaggio dall’espressionismo al razionalismo

Il cuore della didattica era il Vorkurs (corso preliminare): una fase in cui gli studenti imparavano forma, colore, materiali e tecniche prima di entrare nei laboratori specialistici. Nei primi anni Johannes Itten (ex Vienna) introdusse esercizi sul colore e la forma largamente influenzati dall’espressionismo e dalla spiritualità (yoga, ritmo, esercizi sensoriali). Risultato: un Bauhaus molto “artistico”.

Ma la scuola cambiò rapidamente: la direzione volle un carattere più tecnico e orientato all’industria. Con l’arrivo di László Moholy-Nagy e, più tardi, con la svolta operativa a Dessau, il corso preliminare assunse toni più sperimentali e scientifici (laboratorio fotografico, tipografia, esperimenti di luce), e la celebre transizione dall’“arte per l’arte” al “design per la produzione” si consolidò.


I laboratori: dove si imparava a “fare”

Il Bauhaus era fatto di atelier dove si concepivano oggetti e si provava a produrli:

  • Metalli e mobili: Marcel Breuer sperimentò il tubolare d’acciaio (ispirandosi ai manubri delle biciclette) e inventò la celebre Wassily chair e la Cesca — sedute che oggi sono icone del modernismo.
  • Tessitura: capeggiata da Gunta Stölzl, la tessitura fu l’atelier dove molte donne del Bauhaus trovarono ruolo e sperimentazione tecnica; da lì uscirono tessuti per l’industria e modelli per l’arredo.
  • Tipografia e grafica: Herbert Bayer promosse la “Universal Typeface”, esperimenti tipografici e il layout modulare che hanno semplificato la comunicazione visiva moderna.
  • Ceramica, vetro e pittura: Kandinsky, Klee e altri continuarono a sviluppare il linguaggio astratto che influenzò colori e combinazioni spaziali degli oggetti d’uso.

Questi laboratori non erano solo “botteghe”: erano centri di ricerca sul materiale, sulla produzione e sull’ergonomia.


La Haus am Horn e l’esposizione del 1923: una casa come manifesto

Nel 1923 il Bauhaus organizzò un’esposizione che culminò nella costruzione della Haus am Horn, una casa modello progettata da studenti e maestri per dimostrare le idee di vita moderna: spazi funzionali, arredi integrati, elettrodomestici, superfici facili da pulire. Niente corridoi inutili, vista al tema della vita quotidiana come progetto collettivo.

Fu una sorta di “catalogo dal vivo” di come la modernità potesse migliorare la vita domestica — e una dichiarazione politica: il design non è frivolo, è sociale.


Dessau: il grande edificio, la produzione su scala e la normalizzazione del progetto

Nel 1925 il Bauhaus si trasferì a Dessau, dove Gropius progettò il famoso edificio della scuola: vetro, cemento, piani funzionali, facciata che diventa vetrata continua. L’edificio stesso era manifesto: la forma rispecchiava la funzione, la costruzione era laboratorio e vetrina.

A Dessau si accentuò l’orientamento verso la produzione industriale: contratti con aziende, prototipi per l’arredo di massa, pubblicazioni (i Bauhausbücher). La grafica si standardizzò (caratteri piccoli, griglia rigorosa) e il lavoro si organizzzò per portare il progetto fuori dalla scuola e dentro il mercato.


Hannes Meyer e la svolta funzionalista (fine anni Venti)

Nel 1928 Hannes Meyer assunse la direzione con un programma più materialista e collettivista: architettura come risposta ai bisogni sociali, metodo scientifico nella progettazione, attenzione a ergonomia, economia e sociologia. Voleva una scuola aperta, legata al mondo del lavoro — e per un periodo rese l'accesso meno selettivo.

Le tensioni politiche e accademiche — la presenza importante di studenti con idee comuniste, l’ostilità di amministrazioni sempre più conservatrici — portarono però al suo allontanamento nel 1930.


Mies van der Rohe: disciplina architettonica e la fine dell’esperimento collettivo

Ludwig Mies van der Rohe prese il timone dal 1930. Portò rigore, disciplina e una chiara enfasi sull’architettura. Il carattere sociale che Gropius e Meyer avevano promosso si affievolì: la scuola si fece più tecnica, più “scuola professionale” che laboratorio sociale. Mies cercò di salvare il Bauhaus con una formula privata a Berlino, ma la crescente pressione politica fece il resto.

Nel 1933, con la presa del potere dei nazionalsocialisti, il Bauhaus fu chiuso: per i nuovi governanti l’arte moderna era “degenerata” e la scuola fu fagocitata dalla repressione culturale.


Chiusura, diaspora e fortuna internazionale

La chiusura non fu la fine delle idee. Molti maestri e allievi emigrarono: Gropius atterrò ad Harvard, Moholy-Nagy fondò il New Bauhaus a Chicago (poi Institute of Design), Mies approdò a Chicago e influenzò l’architettura nordamericana, Josef Albers insegnò al Black Mountain College e poi alla Yale University. Così il Bauhaus divenne un virus culturale che si diffuse negli USA, in Gran Bretagna, e poi nel mondo intero.

Da questo esodo nacque il modernismo internazionale: il linguaggio delle facciate in vetro, degli interni essenziali, del mobile in tubolare d’acciaio e della tipografia funzionale.


Eredità pratica: oggetti, aziende e mercato

Molti oggetti progettati al Bauhaus sono diventati classici dell’arredo (Wassily chair, Barcelona chair, le lampade di Wilhelm Wagenfeld). Oggi aziende come Tecta producono riproduzioni ufficiali ispirate ai progetti originali — non come semplice nostalgia, ma perché la domanda per un design chiaro, solido e funzionale non tramonta.

Il Bauhaus ha lasciato anche regole: proporzione, economia dei mezzi, scelta di materiali appropriati, standardizzazione, attenzione all’utente. Questi elementi sono alla base del design industriale moderno e dell’architettura minimalista.


Critiche e complessità: cosa non è il Bauhaus

Non tutto era idilliaco. La scuola fu criticata per un certo tecnicismo freddo, per la marginalizzazione delle donne (molte furono indirizzate alla tessitura, ritenuta “più adatta”), e per l’illusione che il mercato industriale accogliesse senza resistenze ogni bella idea. Inoltre, la tensione tra arte e produzione non si risolse mai del tutto: il compromesso tra creatività e scala rimane una sfida contemporanea.


Perché ancora oggi parliamo del Bauhaus?

Perché il Bauhaus è una cassetta degli attrezzi culturale: non solo oggetti belli, ma un metodo — pensare il progetto come problema sociale, sperimentare materiali, documentare e insegnare. È un modello che continua a ispirare architetti, designer, grafici e persino software designer (pensiamo all’importanza delle interfacce chiare e delle griglie modulari).

È anche un racconto: quello di come un’avanguardia possa trasformare il quotidiano e diffondersi nel mondo, nonostante ostacoli politici e culturali.


Piccoli dettagli da ricordare (che fanno scena in un aperitivo culturale)

  • Haus am Horn (1923): la piccola casa-modello che mostrava l’idea di vita moderna.
  • Bauhausgebäude di Dessau: l’edificio vetrato di Gropius che è diventato manifesto architettonico.
  • Vorkurs: il corso introduttivo che insegnava linguaggio formale e materiali.
  • Materiali rivoluzionari: tubo d’acciaio, vetro a facciata continua, pannelli prefabbricati.
  • Tipografia: Herbert Bayer sperimentò il layout tipografico moderno e la riduzione delle maiuscole.
  • Donne al Bauhaus: figure come Gunta Stölzl dimostrano che la scuola offrì spazi alle donne, ma non senza gerarchie.

Conclusione: il Bauhaus come “macchina del possibile”

Se chiudi gli occhi e pensi a un oggetto quotidiano ben fatto — una sedia che sostiene, una lampada che illumina senza clamore, una pianta di casa ben disegnata — probabilmente stai davanti a un lascito bauhausiano. Non è solo stile: è la convinzione che il progetto ben pensato migliora la vita. E questo, più di ogni manifesto, è il vero patrimonio del Bauhaus.


La Bauhaus è stata molto più di una semplice istituzione educativa; è stata un movimento culturale che ha rivoluzionato il mondo del design, dell'architettura e delle arti visive nel XX secolo. Ecco alcuni punti chiave per approfondire la sua importanza:

  1. Approccio interdisciplinare: La Bauhaus ha adottato un approccio interdisciplinare all'arte e al design, integrando l'arte, l'artigianato e l'industria. Questo significava che gli studenti venivano formati in diverse discipline, tra cui pittura, scultura, architettura, design tessile, design grafico e mobili. Questo approccio ha promosso la collaborazione tra artisti e artigiani, incoraggiando la sperimentazione e l'innovazione.

  2. Rivoluzione nel design: La Bauhaus ha introdotto una nuova estetica nel design, caratterizzata dalla semplicità, la funzionalità e la razionalità. Gli insegnanti della Bauhaus hanno sviluppato un linguaggio visivo distinto basato sulla geometria, sulle forme semplici e sui colori primari. Questo approccio minimalista ha influenzato il design industriale e grafico, nonché l'architettura moderna.

  3. Mobili Bauhaus: I mobili progettati alla Bauhaus sono diventati icone del design moderno. Artisti e designer come Marcel Breuer e Ludwig Mies van der Rohe hanno creato pezzi innovativi che combinavano materiali moderni come l'acciaio tubolare e il compensato curvato con forme geometriche pulite. Questi mobili erano funzionali, ergonomici e spesso privi di ornamenti superflui.

  4. Architettura Bauhaus: Gli architetti della Bauhaus hanno abbracciato l'idea di "architettura totale", che integrava design, funzionalità e tecnologia per creare spazi abitativi moderni ed efficienti. I principi architettonici della Bauhaus, come la trasparenza, la simmetria e l'uso innovativo dei materiali, sono stati applicati a edifici residenziali, scuole e edifici pubblici in tutto il mondo.

  5. Eredità duratura: Nonostante la chiusura della scuola nel 1933 sotto la pressione del regime nazista, l'eredità della Bauhaus continua a influenzare il design e l'arte contemporanei. I principi di design della Bauhaus, come la forma segue la funzione e la ricerca della semplicità, sono ancora rilevanti oggi e hanno ispirato molte generazioni di designer e artisti.



Il Bauhaus ha attratto numerosi artisti, designer e architetti di talento che hanno contribuito in modo significativo allo sviluppo e alla diffusione dei principi del movimento. Ecco alcuni dei principali esponenti del Bauhaus:

  1. Walter Gropius: Fondatore e primo direttore della Bauhaus, Gropius era un architetto visionario che ha sviluppato la filosofia e i principi fondamentali della scuola. Ha promosso l'integrazione tra arte e industria e ha sottolineato l'importanza della collaborazione interdisciplinare.






  1. Paul Klee: Uno dei più importanti pittori e teorici dell'arte del XX secolo, Klee ha insegnato alla Bauhaus dal 1921 al 1931. La sua opera rifletteva un approccio innovativo alla pittura basato su forme geometriche e colori vivaci.





  1. Wassily Kandinsky: Conosciuto per essere uno dei pionieri dell'arte astratta, Kandinsky è stato uno degli insegnanti più influenti della Bauhaus. Ha sviluppato teorie sulla spiritualità dell'arte e sull'uso simbolico del colore e della forma.





  1. Ludwig Mies van der Rohe: Dopo Gropius, Mies van der Rohe è stato direttore della Bauhaus dal 1930 al 1933. È noto per il suo lavoro nell'architettura moderna, con opere iconiche come il padiglione tedesco per l'Esposizione Internazionale del 1929 a Barcellona e la famosa casa Tugendhat a Brno.









  1. Marcel Breuer: Famoso per i suoi mobili in acciaio tubolare e il design innovativo, Breuer è stato uno dei principali designer della Bauhaus. Ha contribuito a definire lo stile Bauhaus con le sue sedie, poltrone e tavoli caratterizzati da linee pulite e materiali moderni.





  1. László Moholy-Nagy: Artista multiforme, Moholy-Nagy ha lavorato alla Bauhaus come insegnante e capo del dipartimento di metallo, vetro e ceramica. È noto per le sue opere sperimentali nell'arte fotografica, nell'arte cinetica e nell'arte delle installazioni.












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