sabato 11 ottobre 2025

Corso di storia dell'architettura: 18. Urbs e imperium

 


Viste di Pompei


18. Urbs e imperium

Introduzione

Ben diverso è, viceversa, l’interesse che si deve riservare a Roma, città nata da successive aggregazioni di villaggi, ma trasformatasi, nel tempo, in un organismo urbano di straordinaria complessità e innovazione. Di tutte le città antiche, Roma risulta, nel bene e nel male, la più affine alle metropoli moderne: un centro vivo, policentrico, stratificato, dove il potere politico, religioso e simbolico si intrecciano in una trama indissolubile¹. Due caratteristiche, in particolare, la contraddistinguono: l’apparente caos urbanistico e la monumentalità architettonica come linguaggio politico.


1. La Forma Urbis: Caos e Simbolo

Lo storico Tito Livio descrisse Roma come forma urbis occupatae magis quam divisae similis, “la forma di una città simile più a un territorio occupato che pianificato”². Tale impressione di disordine nasce dall’espansione repentina e dall’accumulo di funzioni pubbliche e sacre dopo il saccheggio gallico (390 a.C.), che determinò una ricostruzione affrettata e spontanea. Tuttavia, il presunto caos romano cela una logica profonda: l’architettura monumentale diventa espressione visiva del potere e della memoria, una forma di propaganda civica e religiosa³.

La città cresce attraverso successivi anelli di mura — dalle Serviane alle Aureliane — e attraverso una fitta rete di fori, templi, terme e teatri. Gli interventi urbanistici di età augustea, flavia e traianea mirano a rappresentare la gloria dell’Impero, più che a organizzare la vita quotidiana⁴.


2. Le Colonie Romane: L’Ordine nel Caos

Se Roma appare caotica, le colonie romane rivelano invece una perfetta razionalità. Esse nascono come operazioni militari e commerciali, pianificate secondo una logica di controllo e integrazione dei territori conquistati⁵. A differenza delle polis greche, frutto di processi organici e religiosi, le colonie romane sono costruzioni amministrative, espressioni di un potere centrale pragmatico e universale.

Spesso si sviluppano a partire da un accampamento militare (castrum), organizzato secondo uno schema ortogonale che riflette la centuriazione agricola. Al centro si trovano il cardo e il decumanus maximus, incrociati nel foro, cuore civile e religioso della colonia⁶. Gli edifici simbolici — arco trionfale, tempio imperiale, ippodromo, anfiteatro — fungono da emblemi di romanità, imprimendo sul territorio il sigillo dell’Impero.


3. Il Controllo del Territorio

Il dominio romano si fonda su una visione spaziale integrata: la città, la campagna e le vie di comunicazione formano un sistema coerente. Le grandi infrastrutture — acquedotti, ponti, strade consolari — garantiscono l’unità politica e militare dell’Impero⁷.

Il limes germanico e il Vallo di Adriano testimoniano l’estensione del controllo territoriale, mentre la Tavola Peutingeriana rappresenta una vera mappa concettuale del mondo romano, centrato sull’Urbe⁸. La centuriazione, sistema di suddivisione agraria e amministrativa, trasforma il paesaggio stesso in una griglia razionale, anticipando forme di pianificazione moderna⁹.


4. Apoteosi e Crollo dell’Impero

L’apogeo di Roma coincide con la massima concentrazione di risorse economiche, tecniche e intellettuali dell’intero bacino mediterraneo. Le grandi opere — il Faro e la Biblioteca di Alessandria, i porti, le vie, le terme e i sistemi idraulici — rappresentano una forma di civiltà urbana senza precedenti¹⁰. Tuttavia, la magnificenza imperiale nasconde una crisi strutturale.

L’eccessiva centralizzazione, l’ineguale distribuzione della ricchezza e la dipendenza dalle province determinano uno squilibrio crescente tra centro e periferia¹¹. La caduta dell’Impero segna non solo il crollo di un potere politico, ma anche la fine dell’idea di città come microcosmo del mondo. Le viae consulares, che un tempo portavano a Roma, lasciano il posto alle strade di arroccamento medievale. Il cantiere alto-medievale eredita un mondo frammentato, fondato sull’autarchia rurale e sulla perdita della grande organizzazione urbana¹².


Note

  1. G. Lugli, La tecnica edilizia romana, Roma, L’Erma di Bretschneider, 1957.

  2. Tito Livio, Ab Urbe Condita, V, 55.

  3. P. Zanker, Augusto e il potere delle immagini, Torino, Einaudi, 1989.

  4. L. Richardson, A New Topographical Dictionary of Ancient Rome, Baltimore, Johns Hopkins University Press, 1992.

  5. A. Claridge, Rome: An Oxford Archaeological Guide, Oxford University Press, 1998.

  6. J. E. Stambaugh, The Ancient Roman City, Baltimore, Johns Hopkins University Press, 1988.

  7. A. Wallace-Hadrill, Rome’s Cultural Revolution, Cambridge University Press, 2008.

  8. R. Talbert, Rome’s World: The Peutinger Map Reconsidered, Cambridge University Press, 2010.

  9. J. B. Ward-Perkins, Roman Imperial Architecture, New Haven, Yale University Press, 1981.

  10. F. Coarelli, Roma, Roma-Bari, Laterza, 2001.

  11. C. Nicolet, L’inventaire du monde: géographie et politique aux origines de l’Empire romain, Parigi, Fayard, 1988.

  12. C. Wickham, Framing the Early Middle Ages: Europe and the Mediterranean, 400–800, Oxford University Press, 2005.


Bibliografia

  • Claridge, A., Rome: An Oxford Archaeological Guide, Oxford, Oxford University Press, 1998.

  • Coarelli, F., Roma, Roma-Bari, Laterza, 2001.

  • Livio, T., Ab Urbe Condita, trad. e commento a cura di G. Pasquali, Milano, Mondadori, 1997.

  • Lugli, G., La tecnica edilizia romana, Roma, L’Erma di Bretschneider, 1957.

  • Nicolet, C., L’inventaire du monde, Parigi, Fayard, 1988.

  • Richardson, L., A New Topographical Dictionary of Ancient Rome, Baltimore, Johns Hopkins University Press, 1992.

  • Stambaugh, J. E., The Ancient Roman City, Baltimore, Johns Hopkins University Press, 1988.

  • Talbert, R., Rome’s World: The Peutinger Map Reconsidered, Cambridge University Press, 2010.

  • Wallace-Hadrill, A., Rome’s Cultural Revolution, Cambridge University Press, 2008.

  • Ward-Perkins, J. B., Roman Imperial Architecture, New Haven, Yale University Press, 1981.

  • Wickham, C., Framing the Early Middle Ages: Europe and the Mediterranean, 400–800, Oxford University Press, 2005.

  • Zanker, P., Augusto e il potere delle immagini, Torino, Einaudi, 1989.

Corso di storia dell'architettura: 17 L’ARCHITETTURA ROMANA REPUBBLICANA E IMPERIALE


Tempio di Portuno, detto anche della Fortuna Virile a Roma.
L’Ara Pacis.
Ricostruzione del grandioso Santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina, dove si fondono, le tendenze scenografiche dell'architettura ellenistica, con una tecnica muraria, tipicamente romana, composta di piccoli elementi legati con malta pozzolanica, nobilitati in seguito, con copertura marmorea. 

L’ARCHITETTURA ROMANA REPUBBLICANA E IMPERIALE: STRUTTURA, SPAZIO E IDEOLOGIA DEL POTERE

Introduzione

L’architettura romana rappresenta una delle più alte sintesi fra tecnica costruttiva e ideologia del potere politico. Se l’arte greca aveva dato forma visibile all’ideale di armonia della polis, Roma trasforma la costruzione in strumento di governo, celebrativo e funzionale insieme. L’edificio non è più solo spazio sacro o estetico, ma immagine concreta della civiltà urbana e della potenza imperiale.

1. Le caratteristiche dell’architettura repubblicana

Pur derivando dall’esperienza ellenistica, l’architettura romana repubblicana presenta una spazialità aperta e articolata, fondata sulla combinazione fra forma costruttiva e decoro urbano1. Nella tarda Repubblica (II–I sec. a.C.) la città di Roma inizia a configurarsi come organismo monumentale unitario, nel quale la tecnica muraria si affina grazie all’uso dell’opus caementicium, precursore del moderno calcestruzzo2.

L’introduzione di elementi plastici e coloristici nelle superfici murarie segna il passaggio dalla pura funzionalità alla rappresentazione. La monumentalità dell’Ara Pacis o del Santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina ne è esempio emblematico: l’architettura diventa scena della vita pubblica, fusione fra esigenza costruttiva e retorica figurativa3.

2. Il distacco dall’ellenismo e la definizione del modello romano

Con l’età di Domiziano (81–96 d.C.), l’architettura romana si emancipa definitivamente dai modelli greco-ellenistici. La costruzione è concepita come processo empirico e tecnico, non più come composizione ideale4. I nuovi materiali — mattoni, tufo, pozzolana — consentono l’ampliamento degli spazi e la nascita di nuovi tipi edilizi (anfiteatri, terme, basiliche).

Il Colosseo, monumento simbolo della Roma imperiale, sintetizza le conquiste tecniche e formali dell’epoca: struttura ad archi in travertino e tufo, capace di ospitare 45.000 spettatori, in un complesso sistema di gallerie anulari e arcate sovrapposte5. L’edificio esprime il valore politico del monumento come trait d’union fra popolo e imperatore.

3. Il contributo di Vitruvio e la codificazione del sapere architettonico

Il trattato De Architectura di Marco Vitruvio Pollione (I sec. a.C.) costituisce il punto di sistematizzazione della teoria architettonica antica6. In esso, l’autore stabilisce le tre qualità fondamentali dell’architettura — firmitas, utilitas, venustas — e ne illustra le proporzioni, i materiali, l’orientamento e la decorazione. L’opera rappresenta il manifesto tecnico e filosofico della civiltà romana, e diviene, per il Rinascimento, fonte primaria di riscoperta dell’antico.

4. Visione ambientale e spazialità dinamica

L’architettura romana sviluppa una nuova relazione fra edificio e paesaggio. La scala dei complessi monumentali impone una “visione dinamica”: il monumento si percepisce progressivamente, attraverso percorsi e scorci, più che in un solo colpo d’occhio7. Il paesaggio diventa parte integrante della costruzione, e lo spazio urbano, un teatro dell’esperienza sensibile.

Esempi paradigmatici sono le città di Pompei e Ercolano, dove le case — come la Domus di Pansa — presentano una sequenza articolata di ambienti interni e cortili, ricchi di decorazioni parietali e mosaici policromi.

5. Forma e struttura: il sistema voltato e il principio della coesione

La progressiva sperimentazione tecnica conduce alla distinzione tra due sistemi strutturali:

  • Analitico, derivato dal trilitico greco, basato sulla ripetizione di elementi autonomi;

  • Sintetico, basato sul sistema voltato, nel quale tutti gli elementi collaborano solidalmente8.

La scoperta della volta a botte e della cupola consente la creazione di spazi interni di grande respiro, nei quali la luce e la materia generano un’esperienza immersiva. Le Terme di Caracalla e la Basilica di Massenzio rappresentano l’apice di tale concezione: l’edificio si fa organismo vivente, struttura unitaria e plastica al tempo stesso.

6. Dalla Roma di Traiano a Costantino: il trionfo e il declino

Con Traiano (98–117 d.C.) e Adriano (117–138 d.C.), Roma raggiunge l’apogeo della sua architettura imperiale. Il Foro di Traiano e la Basilica Ulpia incarnano l’ideale di uno spazio pubblico totalizzante, mentre la Villa Adriana a Tivoli anticipa la complessità compositiva dei palazzi rinascimentali9.

Nel IV secolo, con Costantino, si assiste al declino della città eterna. Le Mura Aureliane (272 d.C.) sanciscono i limiti territoriali di Roma, e l’Arco di Costantino (315 d.C.) ne celebra l’ultima gloria. Lo spostamento della capitale a Costantinopoli segna la fine dell’architettura romana e l’inizio di quella bizantina. Tuttavia, l’eredità formale e simbolica dell’Urbe continuerà a ispirare il Rinascimento e il Neoclassicismo.

Conclusione

L’architettura romana costituisce il culmine dell’esperienza costruttiva del mondo antico. Nata dal pragmatismo repubblicano e maturata come linguaggio universale dell’Impero, essa fonde tecnica e rappresentazione, funzionalità e ideologia. Il monumento diventa medium politico, memoria storica e strumento pedagogico. Come affermava Orazio, essa rimane monumentum aere perennius, un segno eterno della grandezza di Roma.

Note

  1. R. Krautheimer, Architettura paleocristiana e romana, Torino, Einaudi, 1975. 

  2. F. Coarelli, Roma, Bari, Laterza, 1980. 

  3. P. Gros, L’architettura romana dagli inizi del III secolo a.C. alla fine dell’Alto Impero, Milano, Electa, 1996. 

  4. A. Boëthius – J. B. Ward-Perkins, Etruscan and Roman Architecture, Harmondsworth, Penguin, 1970. 

  5. F. Guidobaldi, Il Colosseo: storia, architettura e spettacoli, Roma, De Luca, 2001. 

  6. Vitruvio, De Architectura, a cura di P. Gros, Torino, Einaudi, 1997. 

  7. J. Rykwert, The Idea of a Town: The Anthropology of Urban Form in Rome, Italy and the Ancient World, MIT Press, 1988. 

  8. P. Zanker, Pompeii: Public and Private Life, Harvard University Press, 1998. 

  9. M. Torelli, Traiano e l’architettura del potere, Milano, Skira, 2001. 

Bibliografia essenziale

  • Boëthius, A., Ward-Perkins, J. B., Etruscan and Roman Architecture, Penguin Books, 1970.

  • Coarelli, F., Roma, Laterza, 1980.

  • Gros, P., L’architettura romana dagli inizi del III secolo a.C. alla fine dell’Alto Impero, Electa, 1996.

  • Guidobaldi, F., Il Colosseo: storia, architettura e spettacoli, De Luca, 2001.

  • Krautheimer, R., Architettura paleocristiana e romana, Einaudi, 1975.

  • Rykwert, J., The Idea of a Town, MIT Press, 1988.

  • Torelli, M., Traiano e l’architettura del potere, Skira, 2001.

  • Vitruvio, De Architectura, a cura di P. Gros, Einaudi, 1997.

  • Zanker, P., Pompeii: Public and Private Life, Harvard University Press, 1998.

Tomba di Cecilia Metella

La Maison Carrée di Nîmes
Il teatro di Marcello. I tre ordini architettonici si succedono in altezza (tuscanico, ionico e corinzio) badando all’effetto figurativo.

Spaccato e foto aerea dell’Anfiteatro Flavio.
 Detto Colosseo per la grande mole ellittica che domina e caratterizza i1 paesaggio urbano (50 m. altezza, 188 m. asse maggiore, 45.000 spettatori), è collocato in asse col Foro e ne conclude la prospettiva monumentale, assumendo il valore di simbolo dei governanti e del popolo di Roma. Le grandi gallerie anulari, sotto le gradinate della cavea (travertino nelle parti strutturali, tufo nei riempimenti), si affacciano all'esterno, in tre ordini di arcate, concluse da un ultimo anello di muratura continua


Il frontespizio di una edizione del 1567 ed una illustrazione contenuta nell'opera.



Viste di Pompei




Spaccati ed interni di case di Pompei



Casa di Pansa a Pompei

Fasi della costruzione di volta a botte.



Planimetria e foto dei Mercati Traianei 
Arco di Traiano.
Ricostruzione della Basilica Ulpia.
Foro di Traiano
Tempio di Vesta

ETA' ADRIANA


Ricostruzione del Mausoleo di Adriano e sezione oggi (Castel Sant'Angelo) 

Ricostruzione d'insieme e vedute della Villa Adriana a Tivoli
Arco di trionfo di Settimio Severo
Resti delle Terme di Diocleziano

Ricostruzione delle Terme di Caracalla.
Basilica di Massenzio
Ricostruzione del Palazzo di Diocleziano a Spalato.
Porta Nigra a Treviri..
Arco di Costantino



Mura aureliane