sabato 10 maggio 2025

Corso di storia dell'architettura: Höger 1877

Höger 1877










Johann Friedrich (Fritz) Höger e l’Espressionismo in mattoni:
tradizione e modernità nell’architettura tedesca del primo Novecento

Introduzione

Johann Friedrich (Fritz) Höger (Bekenreihe, 12 giugno 1877 – Bad Segeberg, 21 giugno 1949) rappresenta una delle figure più significative dell’architettura espressionista tedesca. La sua opera, ancorata all’uso del mattone e al linguaggio monumentale, costituisce un punto di incontro tra tradizione costruttiva locale e aspirazioni moderniste. Attraverso il celebre Chilehaus (1922-1924) ad Amburgo e numerosi altri edifici civili e religiosi, Höger elaborò un linguaggio che seppe dare dignità urbana al materiale più tipico della Germania settentrionale, facendolo strumento di innovazione formale.

Il Chilehaus e la consacrazione dell’Espressionismo

Commissionato dall’imprenditore Henry Sloman, arricchitosi con il commercio di nitrato dal Cile, il Chilehaus si impose fin da subito come icona dell’Espressionismo architettonico europeo. L’edificio, celebre per la sua pianta a cuneo e per la drammatica verticalità delle superfici in mattoni, trasforma un quartiere commerciale in una scenografia dinamica, quasi teatrale. La scelta del materiale non fu solo un omaggio alla tradizione costruttiva anseatica, ma anche un atto di modernità: la plasticità del laterizio divenne mezzo per sperimentare geometrie ardite e soluzioni di facciata capaci di evocare movimento.

Il Chilehaus non è soltanto un edificio funzionale, ma una dichiarazione di poetica: l’architettura come forza vitale, in grado di trasfigurare la città attraverso un linguaggio espressivo, al di là della pura utilità.

Oltre il Chilehaus: scuole, chiese e municipi

Oltre al celebre complesso amburghese, Höger fu autore di edifici pubblici e religiosi che confermano la sua volontà di coniugare monumentalità e innovazione. La Kirche am Hohenzollernplatz a Berlino-Wilmersdorf (1930-1933) mostra come il linguaggio espressionista potesse dialogare con la tipologia ecclesiastica, fondendo verticalità e austerità con un uso sapiente del mattone. Analogamente, il municipio di Wilhelmshaven o le scuole dotate di planetari testimoniano la capacità dell’architetto di dare forma a spazi collettivi di forte identità, in una Germania segnata da profonde trasformazioni sociali e politiche.

Tradizione, modernità e rapporto con il potere

Höger si formò nell’alveo della tradizione tedesca, in particolare sotto l’influenza di Fritz Schumacher, il grande urbanista di Amburgo. Tuttavia, egli non rimase vincolato a un classicismo accademico: cercò piuttosto una mediazione tra memoria costruttiva e linguaggio contemporaneo, proiettando la tradizione nel futuro.

Il rapporto con il potere politico fu invece problematico. Nonostante alcuni segni di vicinanza al nazionalsocialismo, lo stile espressionista di Höger non incontrò il favore del regime hitleriano, che prediligeva monumentalità neoclassica e linguaggi semplificati, funzionali alla retorica ideologica. Höger non rinunciò al proprio linguaggio in mattoni, e ciò gli impedì di ottenere il titolo di “architetto di Stato”. La sua marginalità durante il periodo nazista è dunque da leggersi non tanto come una scelta apertamente oppositiva, quanto come la conseguenza di una fedeltà a un linguaggio artistico non conforme all’estetica dominante.

Conclusione

L’opera di Fritz Höger rappresenta un laboratorio di sperimentazione in cui tradizione e modernità trovano una sintesi originale. Con il Chilehaus egli raggiunse l’apice dell’Espressionismo architettonico europeo, elaborando un modello che ancora oggi costituisce un riferimento per la capacità di conciliare funzionalità, identità urbana e forza espressiva. La sua vicenda biografica e professionale testimonia le difficoltà di chi, pur cercando un compromesso con il proprio tempo, non volle piegare il linguaggio artistico a esigenze ideologiche estranee al progetto.


Bibliografia essenziale

  • Behne, A. (1923). Der moderne Zweckbau. München: Drei Masken Verlag.

  • Blundell Jones, P. (1995). German Architecture 1900–1945. London: Phaidon.

  • Kähler, G. (1985). Backsteinexpressionismus in Hamburg: Fritz Höger und das Chilehaus. Hamburg: Christians.

  • Nerdinger, W. (a cura di). (1987). Bauen in Deutschland 1918–1933: Reform und Avantgarde. München: Prestel.

  • Sharp, D. (1966). Modern Architecture and Expressionism. London: Longman.

  • Tafuri, M. (1980). Storia dell’architettura italiana 1915–1945. Torino: Einaudi.