mercoledì 5 febbraio 2025

Corso di storia dell'architettura: Albini 1905

Albini 1905









Franco Albini (Robbiate, 17 ottobre 1905 – Milano, 1º novembre 1977) è stato un architetto, urbanista, designer e accademico italiano, uno dei più importanti e rigorosi architetti italiani del XX secolo, aderente al razionalismo italiano, riconosciuto internazionalmente attraverso un’ampia pubblicistica delle sue opere. Figlio di un ingegnere, nel 1929 si laureò in Architettura al Politecnico di Milano, compiendo viaggi in Europa che gli permisero di conoscere personalmente personalità quali Le Corbusier e Ludwig Mies van der Rohe. Nel 1931 iniziò un propria attività professionale con studio associato con gli architetti Giancarlo Palanti e Renato Camus, realizzando nei primi anni principalmente progetti di mobili d'arredamento. Entrò presto in contatto con l'ambiente di Casabella (nel 1932 l'incontro con Edoardo Persico), che in quegli anni ebbe il ruolo di vero crogiolo dell'architettura del Razionalismo italiano. Nel 1936 ebbe il primo incarico di rilievo progettando il quartiere Fabio Filzi a Milano. Alla fine degli anni trenta prese parte ad alcuni importanti gruppi progettuali quali il piano urbanistico Milano Verde (assieme ad Ignazio Gardella, Giuseppe Pagano, Giovanni Romano e altri), e ad alcuni importanti concorsi per l'EUR. Nel 1945 fu tra i fondatori di Movimento Studi Architettura, un importante momento di rinascita culturale e per poco tempo (1946) fu direttore della rivista Costruzioni Casabella (assieme a Giancarlo Palanti). In detti anni firmò i piani regolatori di Milano e Reggio Emilia (oltre ad alcuni piani particolareggiati a Genova). Nel 1952 entrò a far parte dello studio Franca Helg, architetto con cui Albini condivise i successivi progetti. Nei primi anni cinquanta ebbe i primi incarichi che ottennero ampio riscontro di critica. La sistemazione delle Gallerie comunali di Palazzo Bianco a Genova fu uno dei primi musei realizzati all'interno di una struttura storica e impostato secondo i principi del Movimento Moderno, realizzato con interventi in netto contrasto con l'edificio preesistente, ma che rappresentano comunque un "felice inserimento". Questo progetto inaugura una serie di progetti, di cui quattro a Genova, che renderanno Albini un maestro della museografia. Ma Albini si distinse anche in altri progetti importanti come l'edificio per uffici Ina a Parma (1950-54), e gli Uffici Comunali, sempre a Genova (1950-63), che si confrontano con la città storica in modo inedito. Nei primi anni '60 entrano nello studio le altre due presenze importanti di Antonio Piva (nel 1962) e del figlio Marco Albini (nel 1965), che assieme a Franca Helg costituiranno un gruppo che porterà a termine numerosi progetti di Albini anche dopo la sua morte[1]. Successivamente l'architetto ebbe numerosi incarichi, tra questi la sede della Rinascente a Roma (1957-61) e la stazioni della linea 1 della Metropolitana Milanese (1962-63), inaugurata il primo novembre 1964[2]. Vanno anche ricordati i numerosi e magistrali allestimenti di mostre. Albini affiancò all'attività di architetto quella di designer, soprattutto di elementi d'arredo, per tutta la carriera. Alcuni mobili, quali la sperimentale libreria in tensostruttura del 1938, lo pongono come grande innovatore in questo campo. Alcuni degli oggetti progettati da Albini, mobili e altri oggetti, tra cui alcune famose maniglie, sono ancora in produzione e sono venduti in tutto il mondo: fra questi vi è la poltrona Fiorenza, disegnata nel 1952 per Arflex utilizzando materiali allora innovativi per il settore del mobile. Già nel 1936, aveva dato alle stampe il volumetto La Gommapiuma Pirelli alla VI Triennale, in cui illustrava le applicazioni innovative di questo materiale nell'industria del mobile, portando, come esempi, le realizzazioni di sedute proposte in diversi spazi espositivi della VI Triennale di Milano, disegnate da lui stesso, e da vari architetti, tra cui Giulio Minoletti, Gio Ponti, Piero Bottoni, e altri ancora. Albini ebbe anche un'importante attività didattica, da quando, nel 1949, insieme ad altri architetti importanti, fu chiamato da Giuseppe Samonà allo IUAV (Istituto Universitario di Architettura di Venezia), in cui insegnò negli anni 1949-1954 e 1955-1964. Ha inoltre insegnato al Politecnico di Torino, nell'anno accademico 1954-1955, per la prima volta come professore di ruolo, e dal 1964 al Politecnico di Milano.Albini fu nel gruppo di architetti del CIAM (Congresso internazionale di architettura moderna) e fu membro dell'INU (Istituto Nazionale di Urbanistica), dell'Accademia di San Luca, dell'American Institute of Architects (AIA), dell'Istituto scientifico del CNR-Consiglio nazionale delle ricerche per la sezione di museografia (1970). Numerosi furono i premi e i riconoscimenti, tra i quali si citano:  i tre Compasso d’oro (1955, 1958, 1964); il premio Olivetti per l'Architettura (1957); il premio "Royal Designer for Industry" dalla Royal Society di Londra (1971).

Corso di storia dell'architettura: Gardella 1905

Gardella 1905







Mario Gardella, detto Ignazio (Milano, 30 marzo 1905 – Oleggio, 15 marzo 1999) è stato un architetto, ingegnere, designer e accademico italiano. Nacque in una famiglia di ingegneri e architetti di origine genovese, il cui capostipite fu l'omonimo bisnonno Ignazio Gardella senior. Benché il suo nome originale di battesimo fosse Mario, Gardella scelse a 18 anni di firmarsi Ignazio, in onore del bisnonno. Dal 1915 al 1923 frequentò il Regio Liceo Ginnasio Giovanni Berchet di Milano e strinse amicizia con il compagno di scuola Luchino Visconti, futuro regista teatrale e cinematografico. Si laureò in Ingegneria al Regio Istituto Tecnico Superiore (futuro Politecnico di Milano) nel 1928, mentre ottenne successivamente la laurea in Architettura allo IUAV, Istituto Universitario d'Architettura di Venezia, nel 1949. Nel periodo universitario entrò in contatto con gli altri giovani protagonisti della scena milanese assieme ai quali prende parte attiva alla creazione del Movimento Moderno italiano. La lunga attività professionale, che iniziò prima della laurea alla fine degli anni venti con il padre Arnaldo Gardella, produsse un'enorme quantità di progetti e realizzazioni, in particolare alcuni lavori di edilizia ospedaliera e assistenziale commissionati da Teresio Borsalino, figlio del fondatore dell'omonima azienda e prozio di Aura Usuelli, moglie di Ignazio Gardella dal 1933. Tra i primi edifici il Dispensario antitubercolare di Alessandria (1934-38), considerato uno dei capolavori dell'architettura razionalista italiana. Prima della guerra si collocano anche alcune importanti partecipazioni a concorsi d'architettura, come quello per la costruzione della Casa del Fascio di Oleggio insieme all'architetto Luigi Vietti. Nel dopoguerra Gardella riprese l'attività con pieno vigore producendo molte opere importanti e alcuni capolavori, come le case Borsalino per impiegati ad Alessandria (1952). Negli stessi anni fu protagonista dei maggiori momenti culturali, quali i CIAM (nel 1952 fondò con altri la sessione estiva di Venezia; nel 1959 partecipò al XI CIAM ad Otterlo nei Paesi Bassi) e i primi congressi INU (il primo nel 1949). La figura di Gardella rimase ai vertici dell'architettura italiana per tutti gli anni sessanta e settanta, con intensa attività professionale la cui importanza è testimoniata dalla presenza sulle maggiori riviste internazionali. Suo è il progetto del nuovo Palazzo di Giustizia della Spezia[9]. Nell'ultimo periodo della sua vita Gardella, ormai tra i decani dell'architettura nazionale, produce ancora significativi progetti, come la Facoltà di Architettura di Genova (1975-89), che lo pongono ancora in prima linea nel dibattito sull'architettura. L'attività di Gardella ha avuto un ruolo determinante anche nel campo del design già dal 1947 quando, insieme a Luigi Caccia Dominioni, fondò Azucena, la prima azienda che inaugurò la produzione italiana di design di qualità. Gardella ha progettato principalmente mobili d'arredamento. Gardella svolse anche un'importante attività didattica, da quando nel 1949 venne invitato da Giuseppe Samonà a far parte dello staff dell'Istituto d'Architettura di Venezia. La carriera universitaria lo portò ad essere nominato professore ordinario nel 1962 e si protrasse fino al 1975. Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma conserva un fondo dedicato a Ignazio Gardella, consistente in 32.759 materiali progettuali (schizzi, disegni, disegni esecutivi, copie eliografiche, radex e materiali documentari) relativi a 974 progetti. La prima parte del fondo, pubblico e liberamente consultabile, consistente in 15.579 disegni esecutivi su lucido, proviene dallo studio di Ignazio Gardella ed è stato legalmente donato allo CSAC nel 1982. La seconda parte del fondo, depositata allo CSAC dal figlio Architetto Jacopo Gardella e dagli altri eredi nel 2005, è in corso di donazione legale. Le lastre in vetro e triacetato sono consultabili sulle riproduzioni in b.n. stampate nel 2005. Parte dell'archivio Gardella, Archivio Storico Gardella Oleggio, ancora di proprietà della famiglia conserva i documenti storici d'archivio di quattro generazioni di architetti e artisti e la biblioteca privata di famiglia. Antonio Monestiroli ha condotto una lunga intervista a Gardella nel 1995, pochi anni prima della morte dell'architetto. L'intervista è stata poi interamente pubblicata da Monestiroli nel volume "L'architettura secondo Gardella". Ignazio Gardella muore a Oleggio, Novara, nel 1999.

Corso di storia dell'architettura: Mollino 1905

Mollino 1905





















Carlo Mollino (Torino, 6 maggio 1905 – Torino, 27 agosto 1973) è stato un architetto, designer, fotografo e aviatore italiano. Nato a Torino, figlio unico dell'ingegnere Eugenio Mollino, completò gli studi, dalle elementari alle superiori, presso il Collegio San Giuseppe. Nel 1925 si iscrisse alla facoltà di Ingegneria e, dopo un anno, si trasferì alla Regia Scuola Superiore di Architettura dell'Accademia Albertina di Torino, in seguito divenuta facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, dove si laureò nel luglio del 1931. Mollino è stato, oltre che architetto e designer, anche pilota di aeroplani e di auto da corsa, scrittore, fotografo. Ottimo sciatore, divenne nel 1942 maestro di sci e nel dopoguerra presidente della CoScuMa (commissione delle scuole e dei maestri di sci) della F.I.S.I., nel 1951 scrisse il trattato Introduzione al discesismo dalle cui pagine emerge appieno tutta la sua personalità inquieta, fantasiosa, bizzarra. Dopo avere pubblicato nel 1948 i volumi Architettura, arte e tecnica, nel 1953 vinse il concorso a professore ordinario e ottenne la cattedra di Composizione architettonica, che conservò fino alla morte. Nel 1957 partecipò al Comitato organizzativo della XI Triennale di Milano. Mollino morì improvvisamente nel 1973, quando ancora era in attività, nel suo studio. Nel 1930, non ancora laureato, progettò la casa per vacanza a Forte dei Marmi e ricevette il premio "G. Pistono" per l'Architettura. Tra il 1933 e il 1948, mentre lavorava nello studio del padre, partecipò a numerosi concorsi. Vinse il primo concorso per la sede della Federazione agricoltori di Cuneo, il primo premio al concorso per la Casa del Fascio di Voghera e, in collaborazione con lo scultore Umberto Mastroianni, il primo premio al concorso per il Monumento ai Caduti per la Libertà di Torino (noto anche come Monumento al Partigiano), che venne collocato nel Campo della Gloria del cimitero Generale di Torino. Tra il 1936 e il 1939 realizzò, in collaborazione con l'ingegner Vittorio Baudi di Selve, l'edificio della Società Ippica Torinese, considerato il suo capolavoro, costruito a Torino in corso Dante e demolito nel 1960. Era un'opera che rompeva con il passato e che prendeva le distanze dall'architettura di regime, rifiutando i dettami del razionalismo e ispirandosi ad Alvar Aalto ed Erich Mendelsohn. Innamorato della montagna, progettò anche alcuni edifici montani, tra i quali la casa del Sole a Cervinia, la stazione di arrivo della funivia del Furggen e la Slittovia del Lago Nero presso Sauze d'Oulx. Quest'ultimo chalet, realizzato fra il 1946 e il 1947, presenta, verso monte, una grande terrazza che emerge con vigore dal volume principale, coniugando la modernità delle forme e delle tecniche costruttive con la tradizionalità dei materiali utilizzati. L'edificio è stato oggetto nel 2001 di un radicale intervento di restauro, reso necessario da decenni di abbandono e di vandalismi. Nel 1952 progettò a Torino l'Auditorium della Rai in via Rossini, oggetto di un controverso restauro eseguito nel 2006, che ne ha modificato radicalmente la struttura originaria. Nella prima metà degli anni sessanta diresse il gruppo di professionisti incaricati di progettare il quartiere INA-Casa in corso Sebastopoli a Torino e ricevette il secondo premio al concorso per il Palazzo del Lavoro di Torino, vinto da Pier Luigi Nervi nonostante il bando di concorso richiedesse un edificio con un unico volume senza colonne nella parte centrale. Nel 1964 partecipò al concorso per la Camera di Commercio di Torino, dove si classificò primo, e al concorso per il Teatro Comunale di Cagliari, dove fu terzo. Negli ultimi anni della sua carriera, dal 1965 al 1973, progettò e costruì i due edifici torinesi che lo hanno reso celebre: il palazzo della Camera di Commercio in via San Francesco da Paola e il nuovo teatro Regio (ricostruito dopo l'incendio del 1936), inaugurato nel 1973. Poco prima della morte terminò i progetti per gli uffici AEM a Torino e partecipò ai concorsi per il Centro direzionale FIAT a Candiolo e per il Club Mediterranèe a Sestrière. Negli anni quaranta Mollino iniziò l'attività di progettista di interni e di designer. Gli arredi, spesso prodotti in pezzi unici o in serie limitate, fondono l'utilizzo di tecniche costruttive artigiane con la sperimentazione di nuovi materiali e nuove tecnologie, come il compensato curvato a strati sovrapposti. In particolare la tecnica della curvatura 'a freddo' del legno compensato rese celebri nei primi anni Cinquanta le sue sedie, i tavoli, e le poltrone. L'estetica che ne deriva non è direttamente riconducibile ad alcuna corrente artistica come, del resto, è sicuramente errato inserire l'opera molliniana in un contesto esclusivamente futurista. Carlo Mollino attingeva dalle sue passioni come lo sport dello sci, l'aviazione, per riprodurne alcune forme in architettura e nel disegni d'interni, proponendo forme fortemente innovative ma disgiunte dalla replicabilità su scala industriale: il tavolo "Reale" (1949), di derivazione aeronautica, come pure la lampada "Cadma" (1947), che richiama la forma di un'elica, e la poltrona "Gilda" (1947), che anticipa il gusto hi-tech. In quasi tutte le sue opere traspare il suo interesse per la velocità ed il movimento. I suoi arredi sono riconoscibili soprattutto per le linee sinuose quasi erotiche che evocano chiaramente il corpo femminile, che l'artista amava fotografare, avendo scelto di condurre una vita in cui le sue passioni fossero constantemente coinvolte nel suo lavoro. La sua figura di creativo fu costantemente fuori dagli schemi tanto da essersi guadagnato l'appellativo di "designer senza industria". Profondamente affascinato dalla natura, Mollino ne ripropose le forme all'interno della propria produzione artistica, rielaborandole con estrema abilità e miscelandole con elementi propri del Modernismo, dell'Art Nouveau, del Surrealismo, del Barocco e del Rococò. Nel 1963, in occasione del Capodanno, Carlo Mollino realizzò il drago da passeggio, una scultura in carta pieghettata e decorata da lui stesso. I diversi esemplari corredati di rocchetto per il filo e di un libretto di istruzioni per l'uso sono tutti numerati e intitolati.