https://youtu.be/m0qxQhzE5mo
Quali sono negli anni ottanta i rapporti tra
architettura e natura? Molteplici ed esemplificarne alcuni contribuirà in parte
a fare chiarezza. Ma prima una premessa. Gia’ la crisi energetica del ‘73 aveva
dato il via ad una serie di riflessioni sul tema. Van der Ryn e Bunnell, in The
Integral Urban House, invitano ad una biomorphic aesthetic fondata su forme
naturali, per favorire il risparmio energetico. Forse si tratta di
un'impostazione ancora ingenuamente naturalistica, ma con le prime concrete
realizzazioni il discorso cambia. C’è un approccio possiamo dire
semplificatorio. E’ quanto succede nel 1981 quando Maya Lin, una studentessa
non ancora ventunenne, figlia di due intellettuali scappati dalla Cina di Mao
Tze Tung, vince, con un progetto di alto valore paesaggistico, il concorso per
la realizzazione del Vietnam Veterans Memorial nel Mall di Washington, vicino
al Lincoln Memorial, al Washington Memorial ed al Campidoglio, cioe’ la sede
del Congresso degli Stati Uniti. Il monumento è semplicissimo: una zona del
terreno, delimitata da due tagli secchi, viene incassata mentre a raccordare il
dislivello creato c’e’ una lastra continua di granito nero sulla quale sono
incisi i nomi di tutti i soldati caduti. Il giudizio sull’opera vede subito
delle contrapposizioni nette. C’e’ chi lo trova troppo semplice, minimalista,
laconico, silenzioso, senza statue di eroi che cadono brandendo un'arma o una
bandiera. Ma c’e’ chi si commuove di fronte alla vista del gelido ma eloquente
elenco dei 57.000 morti, chi trova il nome del proprio caro e lo ricalca su
fogli di carta con il frottage, chi fotografa la propria immagine riflessa
sulla pietra sovrapponendola al nome di un amico scomparso. In ogni caso il
Vietnam Veterans Memorial diventa subito un'icona popolare che accoglie
2.500.000 di visitatori l'anno. Ma il suo successo e’ ancora piu’ incisivo
poiche’ comincia a farsi strada l'idea che si possa fare architettura col
verde, riducendo l'intervento a poche e selezionate emergenze. Una integrazione
più stretta tra edificio e verde è quella di Wines dei SITE nell'Hialeah
Showroom un intervento del 1982, dietro alla facciata in curtain wall, colloca
una serra per favorire il bilancio termico, che diventa il reale prospetto
dell'edificio con interessanti effetti estetici. Successivamente nel Forest
Building distaccano la facciata in mattoni dal corpo principale dell'edificio
per far crescere una abbondante vegetazione. Ma c’è anche chi affronta la
materia in maniera diametralmente opposta, usando la natura potremmo “contro
natura”. Siamo nel 1982 e Tschumi vince il concorso per il parco della Villette
di Parigi con una progettazione antinaturalistica, metropolitana, i cui
riferimenti sono il razionalismo architettonico, la pittura astratta di
Kandinsky, le teorie della complessita’, dei frattali, del caos e delle
catastrofi di Thom, Mandelbrot, Prigogine, la logica rizomatica di Deleuze e
Guattari rielaborate grazie alla luce dei programmi CAD di disegno su computer.
Nel parco sono individuabili tre livelli progettuali: i punti, le linee, le
superfici. I punti sono le follies, costruzioni organizzate su un reticolo
cubico di 10x10x10m, cadenzate su una griglia modulare di 120 metri. Ognuna
ospita una funzione diversa ed ha una forma nata da permutazioni casuali dei
suoi elementi di base. Le linee sono i percorsi, due assi tra loro ortogonali,
una serpentina e i muri. Le superfici sono spazi triangolari, circolari,
rettangolari o più complessi per le varie attività. Così facendo Tschumi si
scrolla di dosso le soluzioni preconfezionate, schemi, tipologie o morfologie
consolidate e tronca con il passato. Aggrega gli elementi secondo un principio
debole di ordine, per aggiungere o togliere senza alterare l'equilibrio
complessivo, giungendo persino ad una logica casuale che introduce l'imprevisto
generando una nuova complessità. Ed infine c’è la progettazione architettonica
con la natura. Un architetto che esemplifica questa istanza è Ambasz che nel
1988 progetta il Lucile Halsell Conservatory a San Antonio in Texas, un
edificio ipogeo coperto da un prato illuminato da lucernari e pozzi che evoca
una vita nel sottosuolo insieme arcaica e tecnologicamente sviluppata. Quale di
queste soluzioni risulterà vincente? E’ ancora presto per dirlo, o forse è già
tardi visto l’effetto serra che marcia spedito in tutto il globo?
11 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 1
Vi racconto la Storia dell’Architettura 1 raccoglie in maniera divulgativa e narrativa le lezioni tenute nel corso di molti anni d’insegnamento superiore ed universitario e pubblicate nel blog HOMO LUDENS
(https://nonmirompereitabu.blogspot.com/)
L’opera completa si compone di 3 volumi.
Vi racconto la Storia dell’Architettura 2. In questo secondo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione prebellica ed interbellica pubblicate nel blog
HOMO LUDENS
(https://nonmirompereitabu.blogspot.com/).
L’opera completa si compone di 3 volumi.
Vi racconto la Storia dell’Architettura 3. In questo terzo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione postbellica pubblicate nel blog HOMO LUDENS
(https://nonmirompereitabu.blogspot.com/)
L’opera completa si compone di 3 volumi.
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