domenica 23 marzo 2025

Corso di storia dell'architettura: 23 DE STIJL

 









De Stijl: Il Movimento che Ridefinì Arte, Architettura e Design

Immaginate un mondo in cui ogni linea, ogni colore e ogni spazio avesse un ordine rigoroso, un senso matematico che guida la percezione e l’emozione. Questo mondo esiste, almeno nell’arte e nell’architettura, ed è quello che ha creato De Stijl, movimento olandese fondato nel 1917. In olandese, “De Stijl” significa semplicemente Lo stile, ma quel nome racchiude una rivoluzione: il Neoplasticismo. Questo termine, coniato da Piet Mondrian e Theo van Doesburg nel manifesto pubblicato sul primo numero della rivista De Stijl, indicava una forma d’arte nuova, astratta, geometrica, essenziale.

L’arte del Neoplasticismo

Il neoplasticismo non era solo pittura: era un approccio totale all’arte. Qui, la distinzione tra pittura, scultura e architettura si dissolve. Come scrive Giulio Carlo Argan, “Nella poetica neo-plastica è estetico il puro atto costruttivo: combinare una verticale e una orizzontale oppure due colori elementari è già costruzione.” Per Mondrian, Vantongerloo, Rietveld, Oud o Van Eesteren, l’atto creativo era ridotto all’essenza: linee, piani e colori elementari diventavano strumenti per costruire armonia e proporzione.

In pittura, il neoplasticismo somigliava a un’operazione matematica. Tutto era basato su linee verticali e orizzontali, su campiture di colori primari e neutri, su rettangoli e quadrati, con l’obiettivo di creare equilibrio visivo e ordine assoluto. Mondrian, pubblicando tra il 1917 e il 1918 i suoi articoli sulla rivista De Stijl, descrisse la sua evoluzione dalla rappresentazione naturale alla forma pura, astratta e geometrica. Van Doesburg, con la serie di saggi De Nieuwe in de Schilder-kunst, illustrava come l’arte dovesse liberarsi dalle imitazioni della natura per esprimere emozioni attraverso la forma pura.


Architettura: L’arte dello spazio

Il Neoplasticismo non si fermò sulla tela. Nell’architettura, la rivoluzione fu radicale. Gli edifici non imitavano la natura, non erano decorativi, non raccontavano storie figurative: erano strutture essenziali, costruite su piani ortogonali e setti murari, spesso colorati, che si intersecano con logica rigorosa. Spazi interni ed esterni si compenetrano, e il colore e la geometria diventano linguaggio universale.

Tra gli interpreti più celebri troviamo Gerrit Rietveld, autore della celebre Casa Schröder (Utrecht, 1924), un manifesto tridimensionale dei principi di De Stijl. Qui ogni parete, ogni piano e ogni arredo rispetta la regola dell’ortogonalità, dei colori primari e dei non colori, creando un equilibrio perfetto tra forma e funzione. Rietveld, con la sua formazione da falegname, portò il Neoplasticismo anche nel design, realizzando icone immortali come la Sedia rossa e blu (1918) e la Sedia Zig-Zag (1932), dove la geometria e il colore diventano protagonisti assoluti.

L’architettura De Stijl condivise molte idee con il Bauhaus: razionalità, chiarezza e un forte impegno sociale. Tuttavia, il modernismo dei movimenti olandesi e tedeschi si scontrò con l’ascesa del nazismo, che guardava con sospetto alle avanguardie legate a ideali socialisti e comunisti, costringendo molti architetti e artisti a confrontarsi con nuovi contesti.


Storia del movimento

Il gruppo fondatore di De Stijl era eterogeneo: pittori come Mondrian, van der Leck, Vantongerloo, Huszar e architetti come Oud, van’t Hoff, Wils, Van Eesteren, affiancati dal poeta Antony Kok, diedero vita a una vera e propria rivoluzione estetica. Il manifesto in otto punti del 1918 chiariva le regole di un’arte che doveva essere pura, geometrica e razionale.

I primi esperimenti architettonici furono modesti: la villa in stile Wright di Robert van’t Hoff a Utrecht (1916) e la fabbrica di Oud a Purmerend (1919) anticipavano le idee del movimento, ma fu Rietveld, con l’arredo dello studio del dottor Hartog a Maarssen (1920), a tradurre pienamente le teorie neoplastiche nello spazio abitabile.

Negli anni successivi, nuovi membri come El Lissitzky e Hans Richter introdussero influenze internazionali, portando la composizione asimmetrica, sospesa nello spazio, e la sintesi quadridimensionale, concetti che vennero illustrati in mostra a Parigi nel 1923.

La fase finale del movimento (1925-1931) fu segnata dalla frattura tra Mondrian e Van Doesburg, quest’ultimo sperimentando la diagonale nella pittura e nell’architettura. Rietveld, a sua volta, si allontanò dall’ortogonalità rigorosa, introducendo superfici curve e materiali industriali come acciaio e cemento, come nel Garage a Utrecht (1927) e nel Ciné-dancing dell’Aubette a Strasburgo (1928-1929).


Il design: funzionalità e geometria

Il contributo del Neoplasticismo al design industriale fu rivoluzionario. Rietveld applicò le regole geometriche e cromatiche all’arredo, trasformando mobili in vere opere d’arte. La Sedia rossa e blu resta un simbolo universale: un oggetto che parla la lingua dei piani e delle linee, in cui il colore definisce spazio e movimento. Tavoli, sedute e interni diventano composizioni tridimensionali, dove ogni elemento ha una funzione estetica e pratica.


I protagonisti

Tra i principali interpreti del movimento troviamo:

  • Theo van Doesburg (1883-1931): teorico, pittore e architetto, anima concettuale del De Stijl.
  • Gerrit Thomas Rietveld (1888-1964): architetto e designer, interprete pratico delle idee neoplastiche.
  • Jacobus Johannes Pieter Oud (1890-1963): architetto olandese, fautore di prime sperimentazioni architettoniche.
  • Cornelis van Eesteren (1897-1988): architetto e urbanista, promotore della sintesi spaziale.
  • Mies van der Rohe e Walter Gropius: influenze internazionali e legami con il modernismo europeo.

Conclusione

Il Neoplasticismo non fu solo un movimento artistico, ma una filosofia estetica che cercava ordine e armonia in un mondo post-bellico in crisi. Attraverso la pittura, l’architettura e il design, Mondrian, Van Doesburg e Rietveld ridefinirono la percezione dello spazio e del colore, aprendo la strada al Modernismo e influenzando generazioni di artisti e architetti. La loro ricerca di essenzialità e purezza è oggi più attuale che mai, e ci invita a guardare oltre la forma, verso la costruzione di un mondo visivamente coerente, equilibrato e profondamente umano.

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