https://youtu.be/3gwX4l9jZ34
La blob
architettura o blobitettura oppure architettura di blob
recupera un termine inglese che significa goccia, per definire una corrente
architettonica dove gli edifici assumono biomorficamente una forma organica
molle e bombata che ricorda delle grosse amebe. Il nome è stato proposto da
Greg Lynn nel 1995 per definire le sue sperimentazioni architettoniche legate
alla progettazione sostenuta da computer. Infatti senza di esso la blob
architettura appare difficile se non impossibile. I precursori possono essere
individuati in Antoni Gaudí, Bruno Taut, Archigram, il gruppo di
sperimentazione britannico attivo dagli anni sessanta e Frederick Kiesler con
la sua Casa senza fine.
Si possono individuare tre ottiche all’interno della blob architettura: una filosofica che si richiama all’architettura organica invocando un sempre crescente armonico convivere tra costruito e natura; una strutturale che prende a modello la natura per ciò che riguarda le forme derivanti da una tensione minima di superficie; una formale che ricerca forme innovative e sinuose.
Il primo edificio dichiaratamente blobesco è il Padiglione dell’Acqua (1993) costruito nei Paesi Bassi da Lars Spuybroek (NOX) et Kas Ooserhuis, di cui si evidenziano le forme e la potenziale interattività elettronica degli interni con i visitatori. Ma possiamo ascrivere a tale corrente molti edifici di architetti che sono o sono stati esponenti di altre correnti: ad esempio il Museo Guggenheim a Bilbao (1997) e l'Experience Music Center (2000) di Frank Gehry; la Kunsthaus a Graz (2003) di Peter Cook et Colin Fournier; i Magazzini Selfridges a Birmingham (2003) di Future Systems che richiamano il celebre vestito cotte de maille de Paco Rabanne; il Sage Gateshead (2004) di Norman Foster; l'Allianz Arena a Monaco (2005) di Herzog & de Meuron.
Insomma il blob ha conquistato molti architetti decostruttivisti o high tech, ma crediamo che sia solo l’inizio di un nuovo approccio formale e strutturale di grande interesse.
Nel 1991 le bombe adoperate dagli americani nella guerra del Golfo sono guidate dai flussi informativi sfuggiti agli avversari e colpiscono con precisione chirurgica anche ciò che si nasconde ad occhio nudo. è un segno dei tempi. Il tema sul quale si confronterà il nuovo decennio sarà l'elettronica.
Negli anni ottanta le nuove tecnologie si sono diffuse capillarmente nel mondo produttivo, negli studi professionali, nella tecnologia di tutti i giorni. A partire dagli anni novanta, computer, nuovi media, servizi televisivi in tempo reale, internet, fax, videogiochi creano un mondo etereo e artificiale parallelo e sovrapposto allo spazio reale.
Cominciano a vedesi i primi interessanti sviluppi nell'interazione tra uomo e oggetti, che sono sempre più smart, intelligenti e interattivi. Ciò porta gradualmente a nuove forme degli spazi ed a nuovi modi di porre il corpo in relazione con le cose. Si pensi a come si problematizzano categorie classiche quali:
vicino/lontano,
dentro/fuori,
ideale/materiale,
originale/copia,
virtuale/reale,
corporeo/incorporeo,
naturale/artificiale,
high tech /low tech,
trasparenza/privacy,
socialità/artificialità della comunicazione,
individualità/omologazione,
globalità/località,
superficialità /profondità,
eterno presente/bisogno di passato e di futuro, ecc.
Il mondo dell’architettura supera queste contraddizioni, attraverso sintesi provvisorie, lavorando sulla dematerializzazione e sulla virtualità.
Nouvel, Fuksas, Koolhaas rispondono con un'architettura leggera e trasparente giocata sul vetro sino alla sua scomparsa.
Eisenman inseguendo le scienze della complessità e della comunicazione teorizza forme sfuggenti, bloboidali, fluide, come i flussi che si vogliono rappresentare, che vanno oltre lo spazio euclideo e la concezione prospettica.
Venturi teorizza di trasformare le facciate degli edifici in schermi su cui proiettare fatti ed eventi, e paragona l'immagine elettronica ai mosaici bizantini.
Novak, Diller & Scofidio e Asymptote lanciano la transarchitettura concependo uno spazio a più dimensioni, oltre le tre fisiche, percepibili attraverso l'ausilio di strumentazioni elettroniche che producono finestre virtuali, telecamere che ci consentono di vedere oltre lo spazio fisico, proiezioni di grafici sul pavimento per conoscere l'andamento della borsa di New York.
Nel 1991 Ito ne dà una sua particolare declinazione con l'Uovo dei Venti a Okawabata.
Nel 1995 Coop Himmelb(l)au immagina un edificio a forma di nuvola, Cloud n. 9, per la piazza delle Nazioni Unite a Ginevra.
A grandi passi verso il terzo millennio.
11 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 1
Vi racconto la Storia dell’Architettura 1 raccoglie in maniera divulgativa e narrativa le lezioni tenute nel corso di molti anni d’insegnamento superiore ed universitario e pubblicate nel blog “Homo ludens” (https://nonmirompereitabu.blogspot.com/). L’opera completa si compone di 3 volumi.
12 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 2
Vi racconto la Storia dell’Architettura 2. In questo secondo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione prebellica ed interbellica pubblicate nel blog “Homo ludens” (https://nonmirompereitabu.blogspot.com/). L’opera completa si compone di 3 volumi.
13 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 3
Vi racconto la Storia dell’Architettura 3. In questo terzo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione postbellica pubblicate nel blog “Homo ludens” (https://nonmirompereitabu.blogspot.com/) L’opera completa si compone di 3 volumi.
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