mercoledì 26 marzo 2025

Corso di storia dell'architettura: 26 Movimento Moderno





La rivoluzione tipologica del Movimento Moderno
sviluppo analitico e quadro tecnico

«La rivoluzione del Movimento moderno è stata, prima di ogni altra cosa, una rivoluzione tipologica: non c’è stato edificio che ha mantenuto, a rivoluzione compiuta, il tipo o i tipi, il modello o i modelli che esistevano prima» (Ludovico Quaroni). Questa affermazione tiene insieme due linee di sviluppo che definiscono la modernità in architettura: la trasformazione delle tipologie funzionali (casa, fabbrica, scuola, ospedale, teatro, edificio amministrativo, grattacielo) e la correlata trasformazione dei linguaggi formali, dei sistemi costruttivi e delle pratiche progettuali. Nel testo che segue si propone un’analisi tecnica e critica, articolata per ambiti — teorico-metodologico, tipologico, costruttivo, urbano e conservativo — con riferimenti a esempi emblematici e considerazioni di metodo.


1. Premessa teorica: il cambiamento tipologico come dispositivo progettuale

Parlare di «rivoluzione tipologica» significa porre l’attenzione su quel livello di progetto che definisce lo schema organizzativo fondamentale di un edificio: la relazione tra programma, flussi, gerarchie spaziali, sezioni e moduli ricorrenti. Il Movimento Moderno, tra le due guerre mondiali, riorienta tali schemi partendo da tre assunti interconnessi:

  1. la priorità del programma funzionale come vincolo primario (funzionalismo);
  2. la possibilità di ripensare la forma attraverso nuovi materiali e sistemi strutturali (cemento armato, acciaio, vetro, prefabbricazione);
  3. l’idea che l’architettura debba porsi come risposta tecnica e sociale a problemi urbani ed economici nuovi (industrializzazione, urbanizzazione di massa, crisi abitative).

Questo orientamento implica che la tipologia — es. la casa borghese del XIX secolo con pianta tripartita, corridoio centrale, facciata ordinata — non sia più assunto immutabile, ma elemento da ridefinire. La tipologia diventa una variabile progettuale e non una forma ereditata.


2. Antefatti e presupposti: trasformazioni tecnologiche e culturali

Prima della codificazione del Movimento Moderno, alcuni fenomeni prepararono il terreno:

  • la rivoluzione industriale e la produzione di massa, che introducono nuovi criteri di modularità e standard;
  • le teorie di William Morris e la critica all’industria come degrado dell’artigianato, che paradossalmente spingono una generazione successiva a riconciliare tecnica e qualità del progetto;
  • le sperimentazioni dell’Art Nouveau, della Secessione viennese e del Modern Style, che demolirono l’eclettismo ma mantennero spesso una forte accentuazione ornamentale e artigianale.

Questi antecedenti spostano il problema: da “che decorazione usare?” a “come ripensare l’oggetto architettonico in relazione alle nuove condizioni produttive, sociali e tecnologiche?”.


3. Il funzionalismo: principio organizzatore e sue declinazioni

Il funzionalismo, come principio, asserisce che l’ordine architettonico debba derivare dalla natura e dalla gerarchia delle funzioni. Questa posizione ha traduzioni teoriche e pratiche diverse:

  • Funzionalismo analitico: inventaria funzioni, tempi, flussi e le traduce in piante-effettive (es. layout degli ospedali, distribuzione dei reparti industriali).
  • Funzionalismo estético-utilitario: assume che la bellezza emerga dalla chiarezza funzionale e dalla verità dei materiali (linea del “less is more”).
  • Funzionalismo sociale: orienta il progetto verso la risoluzione di bisogni collettivi (case popolari, sanità, scuole), con attenzione alla scalarità economica.

Il funzionalismo non è mera negazione dell’estetica; piuttosto propone una nuova estetica derivata dall’efficacia e dall’economia del sistema costruttivo.


4. Principi formali e tipologici del Movimento Moderno

Qui sintetizziamo i nodi formali che ricorrono nei progetti moderni e che segnano la trasformazione tipologica:

4.1. Separazione tra struttura portante e involucro

La diffusione di strutture a telaio in cemento armato o acciaio separa la funzione portante dalle chiusure: la parete non è più muro portante ma facciata leggera (curtain wall) o tamponamento. Questo apre alla libera composizione della pianta e alla trasparenza della facciata.

4.2. Piano libero (free plan)

La griglia strutturale consente di presidiare le forze di carico in travi e pilastri, liberando il piano dalle partizioni rigide. Tipologia: planimetria a pianta libera (Villa Savoye, 1929–31, Le Corbusier) dove la disposizione interna è subordinata al progetto degli spazi e degli arredi.

4.3. Facciata libera (free façade) e finestratura continua

Le aperture si distribuiscono secondo esigenze d’illuminazione e vista; si afferma la banda finestrata (ribbon window) come elemento tipologico che riformula la gerarchia tra superfici piene e vuote.

4.4. Pilotis e sollevamento della massa

Ingresso libero sotto l’edificio, uso dei pilotis per liberare il terreno e ricomporre relazioni urbane; compone la sezione e il rapporto con il suolo (Villa Savoye, Unité d’Habitation).

4.5. Tetto-giardino

Flat roof come superficie utile, compensazione dell’impermeabilizzazione con spazi esterni aggiuntivi: tetto-giardino come estensione del programma abitativo.

4.6. Modulazione e standardizzazione

L’adozione di moduli dimensionali e di sistemi di prefabbricazione (Modulor di Le Corbusier come tentativo di un modulo antropometrico standard) influenza la scala e le proporzioni tipologiche.

4.7. Purezza volumetrica e riduzione ornamentale

La forma come risultato di intersezione di volumi puri, superfici bianche, piani ortogonali; l’ornamento viene rifiutato o trasposto in forma costruttiva (traccia della giunzione, incisione del giunto di calcestruzzo).


5. Tipologie trasformate: casi esemplari

5.1. La casa unifamiliare → tipologie dell’abitare

La casa borghese tradizionale si trasforma in case ad unità razionalizzate (Ville Savoye; Casas de Le Corbusier): piano libero, cucina razionalizzata, servizi igienici standard, razionalizzazione delle camere. Nasce la tipologia della casa- macchina per abitare.

5.2. Alloggi collettivi → Unités e slab-blocks

La domanda di abitazioni popolari porta allo sviluppo di tipologie seriali: case a schiera standardizzate, slab-block (edifici-lungo) e point-block (towers) su parco. L’Unité d’Habitation (Marsiglia, 1947–52) sviluppa una tipologia ibrida: cellula abitativa ripetuta, spazi di servizio integrati, corridoio/strada interna come sistema distributivo verticale.

5.3. La fabbrica e l’edificio industriale

La pianta produttiva viene organizzata secondo flussi di processo; l’involucro diventa grande apertura per luce zenitale (shed roofs) o superfici vetrate continue. La fabbrica ottimizzata (Fagus Werk, Gropius) anticipa la relazione tra modulazione produttiva e immagine aziendale.

5.4. Il teatro, la scuola, l’ospedale

Queste tipologie vengono ridefinite sulla base di efficienza funzionale: teatri più razionalizzati nella vista e nell’acustica; scuole con aule modulabili e ventilazione naturale; ospedali con reparti organizzati per notte/giorno, flusso pazienti/servizi. I progetti razionalisti indagano percorsi, livelli di servizio e igiene.

5.5. Il grattacielo modernista

Il Chicago school evolve in un’interpretazione modernista: struttura a scheletro, facciata libera in vetro e metallo (Mies van der Rohe — Seagram Building come esempio di sviluppo successivo), ma con nuove gerarchie spaziali legate al controllo dell’illuminazione e dell’aria.


6. Materiali e tecniche costruttive: dalla sperimentazione alla standardizzazione

6.1. Cemento armato

Il cemento armato diventa il materiale-simbolo: portata elevata, duttilità formale, possibilità di gettare elementi monolitici. Tecniche: getti in opera, casseforme, travature reticolari. Limiti: problematiche di durabilità, controllo delle armature, fenomeni di carbonatazione e corrosione.

6.2. Strutture metalliche e telaio in acciaio

L’acciaio concede luci maggiori e leggerezza complessiva; viene utilizzato per telai prefabbricati e per sviluppare grandi trasparenze.

6.3. Vetro e sistemi di chiusura

Dalla finestra a telaio alla facciata continua: sviluppo di sistemi di giunti, profili in alluminio, sealant per continuità a tenuta. Tecniche incipienti di curtain wall negli anni ’20–’30, evoluzione tecnologica nel dopoguerra.

6.4. Prefabbricazione e industrializzazione

Le ricerche sul prefabbricato nascono dall’esigenza di rapidità costruttiva e costo ridotto: pannelli prefabbricati in calcestruzzo, elementi standard, connessioni meccaniche. La precisione dimensionale impone controllo strettissimo sugli accoppiamenti e sulle tolleranze.


7. Urbanistica modernista: CIAM, Carta di Atene e modelli funzionali

I Congressi Internazionali di Architettura Moderna (CIAM) e i testi come la Carta di Atene (1933/1943) propongono una visione della città funzionale: zonizzazione (abitare, lavorare, ricreazione, circolazione), densificazione controllata e verde pubblico. Le proposte teoriche (Ville Radieuse di Le Corbusier) leggono la città come macchina organizzata per efficienza, salute e mobilità. Materialmente, questo produce il modello del tower-in-park e la gerarchia di reti (strade di scorrimento, accesso locale).

Critiche classiche: la rottura con tessuti storici, l’omogeneizzazione del paesaggio urbano, la perdita di complessità morfologica, problemi di vita pubblica spontanea nelle nuove realtà residenziali.


8. Linguaggio formale: da De Stijl al Razionalismo

Il Movimento Moderno non è monolitico: include correnti divergenti con affinità strutturali:

  • De Stijl: astrazione geometrica, uso di piani ortogonali, colorazione primaria (Mondrian): influenza sulla composizione spaziale e sull’uso del colore come elemento strutturale.
  • Bauhaus: integrazione delle arti applicate e dell’industria, ricerca di unità tra progetto, produzione e didattica; impostazione progettuale sistematica.
  • Razionalismo italiano: rielaborazione locale con attenzione al contesto, all’ornamentazione nuova (come pattern materici) e alla tipologia pubblica (es.: Casa del Fascio, Como, Terragni).
  • Costruttivismo russo: tensione verso monumentalità sociale, uso espressivo di struttura e segno come linguaggio politico.

Le differenze si manifestano su scala formale (trattamento del volume, uso del colore, articolazione del vuoto), ma convergono su principi di chiarezza, sperimentazione tecnologica e rifiuto dell’ornamento storico.


9. Contrasti: l’architettura organica di Wright e la risposta umanistica di Aalto

Frank Lloyd Wright sviluppa una traiettoria fortemente contestativa del modernismo «internazionale»: enfatizza la relazione con il sito, l’uso del materiale locale, la prospettiva orizzontale e la connessione tra interno ed esterno (Fallingwater). Alvar Aalto rappresenta una via europea umanistica: pur adottando principi razionali, integra il legno, curvature e una cura puntuale dell’ergonomia (Paimio Sanatorium), progettando dettagli e arredi con sensibilità locale. Queste posizioni rivelano che il Movimento non è sinonimo di un dogma formale, ma di un campo di tensione tra universalismo tecnico e attenzione al luogo.


10. Critiche storiche e valutazione delle conseguenze sociali

Le critiche al Movimento Moderno si concentrano su più piani:

  • Urbanistico-sociale: torri su parco, zonizzazione funzionale e piani a griglia hanno talvolta prodotto spazi con scarsa vitalità sociale e problemi di sicurezza e manutenzione.
  • Culturale: l’universalismo formale può condurre a perdita di valore identitario e marginalizzazione del patrimonio vernacolare.
  • Tecnologico: alcune soluzioni moderniste (facciate continue, isolamento inadeguato) hanno manifestato criticità energetiche e di durabilità quando esportate senza adattamento climatico.

Va tuttavia riconosciuto il merito: trasformazione della scala progettuale, razionalizzazione produttiva, standardizzazione utile per rispondere a crisi abitative, ridefinizione del rapporto tra architettura e industria.


11. Conservazione e problemi di restauro del patrimonio modernista

Il patrimonio modernista pone problemi tecnici e filosofici peculiari:

  • Degrado dei materiali: calcestruzzo armato (carbonatazione, corrosione armature), vetri originali e sigillature degradate, rivestimenti metallici ossidati.
  • Compatibilità delle riparazioni: uso di materiali moderni a basso impatto ma con caratteristiche meccaniche termiche diverse può generare ulteriori danni. Interventi devono essere reversibili e documentati.
  • Isolamento termico e adeguamento energetico: ritrovare equilibrio fra conservazione dell’integrità formale (larga superficie vetrata) e miglioramento delle prestazioni energetiche attraverso sistemi compatibili (vetri a controllo solare con profili sommariamente simili, schermature esterne recuperabili).
  • Valore immateriale: preservare il progetto intellettuale (modulo, griglia, rapporto tra pieni e vuoti) oltre ai singoli elementi materiali.

Linee guida tecniche: diagnostica approfondita (carotaggi, analisi dei materiali), messa a punto di interventi conservativi specifici su conglomerati cementizi, valutazione della reversibilità, gestione del «gap» normativo fra protezione monumentale e necessità d’uso contemporanee.


12. Eredità e sviluppi successivi

Il Movimento Moderno ha lasciato tracce pervasive: dalla cultura del progetto razionalizzato alla prassi della serializzazione, dalle tecnologie costruttive alle scuole di pensiero. Le declinazioni successive — New Brutalism, High-Tech, Minimalismo, Neo-Modernismo — riprendono e ripensano principi modernisti in chiavi diverse; la contemporaneità li rilegge ponendosi problemi di sostenibilità, adattamento climatico e rigenerazione urbana.

Una lettura contemporanea dell’eredità modernista richiede quindi di coniugare due tensioni: la necessità di preservare il patrimonio tecnico-intellettuale del Novecento e l’esigenza di aggiornare le soluzioni progettuali alla crisi ecologica e sociale del XXI secolo.


13. Conclusione: la tipologia come dispositivo per il progetto critico

La rivoluzione tipologica del Movimento Moderno non è stata esclusivamente stylistic shift ma una ridefinizione dei rapporti tra programma, tecnologia, produzione e società. La trasformazione delle tipologie — dalla casa alla fabbrica, dallo spazio pubblico al grattacielo — ha istituito una nuova grammatica progettuale: griglia, modulo, piano libero, facciata come membrana, prefabbricazione e standard. Questa grammatica ha reso possibile sia progetti di larga scala (housing sociale, infrastrutture) sia sperimentazioni formali di alta qualità.

Il compito del progetto contemporaneo è oggi duplice: comprendere storicamente le ragioni formali e tipologiche del Movimento Moderno e aggiornare quelle soluzioni con criteri di sostenibilità, contesto e cura del materiale. L’analisi tipologica rimane lo strumento critico- operativo fondamentale per pensare e praticare l’architettura, in continuità con l’eredità di cui Quaroni individua la portata.


Bibliografia selettiva per approfondimento tecnico (indicativa)

  • Le Corbusier, Vers une architecture (1923) [principi e Cinque punti].
  • CIAM, La Carta di Atene (1933/1943).
  • Sigfried Giedion, Space, Time and Architecture (1941).
  • Reyner Banham, Theory and Design in the First Machine Age (1960).
  • Kenneth Frampton, Modern Architecture: A Critical History (storico-critico).
  • Paul Rudolph, testi su prefabbricazione e beton armé (per tecniche costruttive).
  • Testi tecnici su calcestruzzo armato, durability e conservazione (manuali di ingegneria delle costruzioni moderniste).


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