giovedì 6 febbraio 2025

Corso di storia dell'architettura: Johnson 1906

 Johnson 1906


 







Philip Cortelyou Johnson (Cleveland, 8 luglio 1906 – New Canaan, 25 gennaio 2005) è stato un architetto statunitense, tra i più influenti del XX secolo, teorizzatore dell'International Style e del Decostruttivismo.
È stato eletto Accademico d'Onore dell'Accademia delle Arti del Disegno ed è stato il primo architetto a vincere il Premio Pritzker nel 1979.
Il primo approccio di Philip Johnson con l'architettura avviene nel 1928 durante un viaggio in Egitto, dove dimostra particolare interesse nei templi egizi del Cairo e a Menfi, ma è nel 1929 la figura di Alfred H. Barr Jr., docente di arte moderna presso il Wellesley College a sollecitare l'interesse di Johnson per l'architettura.
Barr, ingaggiato da Abby Aldrich Rockefeller, come direttore del Museum of Modern Art di New York, spinge Philip Johnson ad iscriversi presso la Junior Advisory Commitee del museo, dove incontra Henry Russel Hitchcock, giovane e brillante storico laureatosi all'Università di Harvard nel 1927.
Come sostiene Alba Cappellieri nel suo testo Dall'International Style al Decostruttivismo (ed. CLEAN 1996) la prima monografia dedicata all'architetto americano in italiano, Harvard rappresenta “l'anello di congiunzione” tra Hitchcock e Johnson; i due, dopo la laurea di Johnson nel 1930 in filosofia si incontrano a Parigi per intraprendere un viaggio in Europa, dove nasce il progetto dell'International Style.
Muore nel 2005 a 99 anni nella villa di New Canaan in cui aveva vissuto per 45 anni insieme al compagno David Whitney, deceduto solo sei mesi prima. I due avevano trasformato l'edificio in una galleria d'arte a cielo aperto.
L'International Style
A partire da un progetto di un libro e poi con una mostra, Hitchcock e Johnson intendono proporre in America i nuovi fermenti architettonici che divulgavano in Francia, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Svezia, Danimarca, Svizzera e i loro principali artefici quali: Le Corbusier, Ludwig Mies van der Rohe, Jacobus Johannes Pieter Oud, Walter Gropius, Otto Haesler, Sigfried Giedion. La mostra dal titolo “Modern Architecture-International Exhibition” inaugurata al MoMA di New York il 9 febbraio 1932 sotto la direzione di Philip Johnson è volta a illustrare i criteri che accomunano gli architetti in fase progettuale, come la regolarità, l'enfasi sul volume e l'eleganza intrinseca del materiale. Questi principi ben si delineano nel libro di Hitchcock e Johnson “The International Style-Architecture since 1922”, pubblicato nel 1932 e che si rifà per certo ai canoni architettonici di Le Corbusier degli anni '20 nel suo libro “Verso una Architettura” (ed. Longanesi&C. Milano2004). La mostra composta da 66 opere realizzate tra il 1922 e il 1931 in 15 paesi, è il trionfo del Movimento Moderno e Barr, Hitchcock e Johnson vogliono dimostrare l'esistenza di uno stile, un denominatore comune, la cui omogeneità funge da scudo contro la mescolanza stilistica imponente nell'America degli anni ‘30.
Nel 1940 Johnson frequenta la Facoltà di Architettura di Harvard sotto la guida di Walter Gropius, e proprio a causa dell'eccessiva posizione funzionalistica del grande maestro, Johnson inizia a negare le basi dell'Existenz-Minimum, esprimendo il suo vero credo nella realizzazione della sua prima opera, la Johnson House a Cambridge, nel 1942, chiaro omaggio al maestro tedesco Mies Van Der Rohe, da cui copia l'esempio tipo della casa-corte del 1938. È nel 1949 che però Johnson realizza il suo più raffinato esperimento estetico: la Glass House a New Canaan; in questo progetto, si impose la chiarezza, l'autorità e la purezza del vetro come carica avanguardistica applicata tempo prima da Bruno Taut e Mies van der Rohe.
Eclettismo funzionale
Con lo scioglimento del CIAM nel 1959, Johnson è spinto a ricercare nella storia una nuova forma architettonica per poter ripetere “l'antico nel nuovo” in modo da poter attingere esempi arcaici in strutture moderne. Come si autodefinisce Johnson durante una lezione tenuta a Yale nel 1958 «”…io sono prima un classicista strutturale e poi un eclettico funzionale…”»: è un classicista in quanto ha bisogno di un programma stabilito da un cliente per il progetto, mentre è un eclettico perché è libero di vagabondare su e giù per la storia attingendo a forme preferite.
Secondo Peter Eisenman l'eclettismo invalida il rigore etico del funzionalismo legittimando le incursioni nella società iconologica della storia. Di questo periodo ne sono tipici esempi le realizzazioni del Pavillon a New Canaan nel Connecticut del 1962 e la Roofless Church a New Harmony nell'Indiana nel 1960.
Il Postmoderno
La cattedrale del Cristo, nota con il nome di "cattedrale di cristallo" quando era una chiesa protestante, a Garden Grove, California.
Nella fase post-moderna di Johnson si nota che la struttura prende la forma della scultura e la funzione incomincia a seguire una forma. Secondo Charles Jencks, nel suo libro “Il Linguaggio dell'Architettura Postmoderna” (Londra 1978), il post-moderno si può identificare in ogni edificio con divertenti ghiribizzi o immagini voluttuose, senza comunicare coerentemente perché sono codificati esclusivamente a livello estetico, quindi il termine Post-Modern va applicato solo a quei progettisti che concepiscono l'architettura come linguaggio. Ne è un chiaro esempio l'AT&T Building (oggi Sony Center) realizzato con John Burgee tra il 1978 e il 1984, un grattacielo formato da uno scheletro in acciaio e vetro, imprigionato in una scatola di granito, ricco di riferimenti storici come Serlio e Brunelleschi per il portale, Hood per la facciata. È proprio il modello in scala di questo grattacielo, tra le mani di Johnson, sulla copertina del TIME dell'8 gennaio 1979 a sembrare quasi una enorme clessidra che sembra identificare il clima spazio-temporale che si stava vivendo particolare negli States, o meglio a New York, sede dell'economia mondiale. Con questa copertina per citare Giovanni Damiani nel suo testo “Continuità” (Bernard Tschumi-Skira/Rizzoli2003), «”… è Johnson a definire qual è lo stile scelto dal grande capitale per rappresentare se stesso dopo il cambio di strategie economiche post-Vietnam…”». L'edificio dell'AT&T è uno strumento pubblicitario per pubblicizzare il contenuto e il contenitore edilizio o meglio come dice Robert Venturi nel suo libro “Learning from Las Vegas” del 1968 è un “Mass-Medium”.
Decostruttivismo
Nel 1967 il filosofo algerino/francese Jacques Derrida pubblica un libro “De La Gramatologie”, nel quale affronta il tema della decostruzione dal profilo filosofico. La parola “Decostruzionismo” è presente nella forma letteraria, mentre il “Decostruttivismo” è presente nei criteri architettonici. Nel 1988 Johnson inaugura al MoMA una mostra dal titolo “Deconstructivist Architecture” assieme a Mark Wigley, incentrata sull'emergenza di trovare una nuova sensibilità architettonica attraverso 10 progetti eseguiti da Frank O. Gehry a Los Angeles, Daniel Libeskind a Milano, Rem Koolhass a Rotterdam, Peter Eisenman a New York, Zaha Hadid a Londra, Bernard Tschumi a New York e Prix+Swiczinky dei Coop Himmelblau a Vienna e le opere presentano un denominatore comune rappresentato dall'uso di piani inclinati, deviazioni angolari, e sovrapposizioni volumetriche volte tutte ad una nuova poetica dai confini internazionali e dal lessico unitario.
Benché dai singoli architetti il termine decostruttivismo non venga completamente accettato, la mostra darà inizio ad un uso massiccio di questa parola che deriva da Johnson stesso, realizzando in questo “stile” diverse opere.
Opere
    Philip Johnson House, Cambridge, Massachusetts, 1943.
    Johnson House, "The Glass House", New Caanan, Connecticut, 1949.
    John de Menil House, Houston, Texas, 1950.
    Mrs. John D. Rockefeller III Guest House, New York, 1950.
    Hodgson House, at New Canaan, Connecticut, 1951. (con Landis Gores)
    Oneto House, Irvington, New York, 1951. (con Landis Gores)
    Reattore Nucleare a Rehovot, Israele, 1960.
    Amon Carter Museum of Western Art, Fort Worth, Texas, 1961.
    Museum for Pre-Columbian Art, Dumbarton Oaks, Washington, D.C., 1963.
    Kline Geology Laboratory, Yale University, New Haven, Connecticut, 1965. (con Richard Foster)
    New York State Theater, Lincoln Center, New York, New York, 1964. (con Richard Foster)
    Epidemiology and Public Healh Building, Yale University, New Haven, Connecticut, 1965.
    Kline Science Center, Yale University, New Haven, Connecticut, 1965. (con Richard Foster)
    Henry L. Moses Institute, Montefiore Hospital, Bronx, New York, 1965.
    Bielefeld Art Gallery, Bielefeld, Germania, 1968.
    John F. Kennedy Memorial, Dallas, Texas, 1970.
    Philip Johnson Sculpture Gallery, New Canaan, Connecticut, 1970.
    Albert and Vera List Art Building, Brown University, Providence, Rhode Island, 1972.
    Tisch Hall, New York University, New York, New York, 1972. (con Richard Foster)
    Andre and Bella Meyer Hall of Physics (facciata), New York University, New York, 1972. (con Richard Foster)
    Pennzoil Place, Houston, Texas, 1976. (Johnson-Burgee)
    Garden Grove Church (the Crystal Cathedral), Garden Grove, Los Angeles, California, 1978. (Johnson-Burgee)
    AT&T Building (ora Sony Center), New York, New York, 1984. (Johnson-Burgee)
    Museum of Television and Radio, West 52nd Street, New York, New York.
    1 Central Park West, New York, New York. (con Alan Richie)

Corso di storia dell'architettura: Moretti 1906

Moretti 1906
















Luigi Walter Moretti (Roma, 22 novembre 1906 – Capraia Isola, 14 luglio 1973) è stato un architetto italiano tra i più rilevanti del XX secolo. Fu molto attivo anche come studioso e critico d'arte. Nato nel 1906 a Roma in via Napoleone III, sul colle dell'Esquilino, nello stesso appartamento in cui visse quasi tutta la sua vita, Luigi Moretti era figlio naturale dell'architetto Luigi Rolland, le cui opere più importanti sono il Teatro Adriano e il palazzo della Cassa di Risparmio delle Poste in Piazza Dante. Sua madre, Maria Giuseppina Moretti della quale porta il cognome, era originaria di Gallo, piccola frazione del comune di Tagliacozzo in provincia dell'Aquila. Frequentò dapprima la scuola tecnica, poi il liceo classico e, dal 1925 al 1930, la Regia Scuola di Architettura di Roma. Si laureò nel 1930, con il massimo dei voti, con un progetto per un collegio di alta educazione classica in località Villa dei Papi, presso Grottaferrata, con il quale vinse il premio intitolato a Giuseppe Valadier per la miglior tesi di laurea dell'istituto. Tra il 1931 e il 1934 svolse l'attività di assistente alla cattedra di Storia e stili dell'architettura retta da Vincenzo Fasolo (autore del progetto del Liceo romano Mamiani e del ponte Duca d'Aosta) e alla cattedra di Gustavo Giovannoni di Restauro dei monumenti.[1] Nel 1931 fu vincitore della borsa di studio triennale per gli studi romani, istituita dal Governatorato di Roma e dalla Regia Scuola di Architettura: grazie a questo finanziamento poté collaborare con Corrado Ricci nella sistemazione dei settori orientale e settentrionale dei Mercati traianei. Nel 1932 Moretti abbandonò la carriera accademica e iniziò a partecipare a una serie di concorsi per progettazioni edilizie e urbanistiche, ottenendo il secondo premio per i piani regolatori, di Verona, Perugia e Faenza e per le case popolari di Napoli. Nel 1933 partecipò con Paniconi, Pediconi e Tufaroli alla V Triennale di Milano presentando un progetto per una casa per un uomo di studio. Nello stesso anno fu presentato a Renato Ricci, presidente dell'Opera nazionale balilla (poi Gioventù italiana del littorio), che l'anno seguente lo nominò direttore dell'ufficio tecnico dell'ONB al posto di Enrico Del Debbio che aveva lasciato di sua volontà l'ONB. Per l'ONB, e in seguito per la GIL, Moretti progettò tra l'altro, nello stesso anno, le case della gioventù di Piacenza (ora sede del Liceo Scientifico Respighi) e di Trastevere,[3] nel 1934 quella di Trecate, nel 1935 quella femminile di Piacenza e nel 1937 quelle di Urbino e Tivoli.[1] Nel 1936 viene incaricato di redigere il Piano regolatore del Foro Mussolini, precedentemente affidato all'architetto Enrico Del Debbio,[1] progettando, senza tuttavia mai realizzarlo, un piano espansivo. Nella stessa area realizzò la Casa Balilla sperimentale, poi Accademia di scherma al Foro italico anche nota come Casa delle Armi, la Palestra del Duce, posta al primo piano dell'edificio della piscina coperta, e la Cella Commemorativa del 1940. Nel 1934 partecipò al concorso nazionale per il Palazzo del Littorio - con un progetto duramente contestato dalla rivista Casabella e dalla cultura architettonica progressista italiana in generale - e per la Mostra della rivoluzione fascista: fu prescelto per la gara di II grado, ottenendo una menzione speciale. La capacità di coniugare nelle sue opere tradizione e modernità sollecitarono espliciti riconoscimenti. Nell'intervista concessa a ventinove anni a Luigi Diemoz, pubblicata su «Quadrivio» (dicembre 1936), anticipò alcuni concetti relativi all'architettura che sviluppò nel corso della sua attività. Nel 1937 realizzò la sistemazione architettonica del Piazzale dell'Impero che nel disegno urbanistico era già stato tracciato nei piani di Del Debbio. Le opere di Moretti furono pubblicate dalla rivista di critica Architettura con grande risalto e approfondimento. A Roma intanto era stato avviato il grande progetto relativo alla Esposizione universale prevista per il 1942, intervento urbanistico denominato E42: Moretti nel 1938 vinse - ex aequo con il gruppo Muratori, Fariello e Quaroni - il concorso per la piazza Imperiale (l'odierno piazzale Guglielmo Marconi) e nell'ambito del progetto finale, si occupò in particolare del Gran Teatro, la cui realizzazione venne interrotta a causa dell'entrata in guerra dell'Italia. Il grande edificio fronteggiante la piazza non fu mai realizzato, ma nel dopoguerra le strutture già eseguite furono utilizzate per il "grattacielo Italia" di Luigi Mattioni. Moretti ricoprì, in quel periodo, incarichi privati, grazie soprattutto alle sue amicizie con esponenti del Fascismo e giornalisti. Tra questi, il restauro della torre di Porta San Sebastiano e la sua sistemazione ad abitazione per Ettore Muti (1940). Nel 1941 si dedicò al restauro della chiesa parrocchiale di Gallo, paese d'origine della madre. Durante i lavori, ospitato dagli zii materni, con i quali sino alla loro morte intrattenne sempre ottimi rapporti, si soffermò spesso nel piccolo paese. Nel periodo tra il 1942 e il 1945 Moretti scomparve dalla scena pubblica nazionale per riapparire nel 1945 quando, arrestato per le sue collaborazioni con il fascismo, fu brevemente rinchiuso nel carcere di San Vittore. Nel novembre del 1945 fondò con il conte Adolfo Fossataro, conosciuto in carcere, la Cofimprese, società che svolse un ruolo non marginale nella gestione delle operazioni della ricostruzione post-bellica a Milano. La Cofimprese previde la costruzione di venti case-albergo nel capoluogo lombardo, solo tre delle furono poi effettivamente costruite, che diverranno un classico di questa nuova tipologia edilizia,[1] un complesso edilizio per uffici e abitazioni in corso Italia e a Roma, tra il 1947 e il 1951, un edificio residenziale per la cooperativa Astrea e la palazzina del Girasole. Dopo queste prime realizzazioni la Cofimprese si sciolse nel 1950. La palazzina "Il Girasole" costruita a viale Bruno Buozzi a Roma nel 1950 è uno dei progetti più noti del periodo, ed è considerata un esempio precoce di architettura postmoderna. L'edificio è citato anche nel saggio di Robert Venturi Complessità e contraddizioni nell'architettura come esempio di architettura ambigua, in bilico tra tradizione ed innovazione. Del 1954 è il primo schizzo per la Villa La Saracena di Santa Marinella per l'ex direttore del quotidiano romano Il Messaggero Francesco Malgeri, nella quale includerà una cancellata di Claire Falkenstein, e sculture di Pietro De Laurentiis. Dal 1950 Moretti riprese una fervida attività non solo nel campo dell'architettura ma anche come studioso e critico d'arte. Nel 1950 fondò la rivista Spazio, Rassegna delle Arti e dell'Architettura (pubblicata fino al 1953), volta alla ricerca di un collegamento fra le diverse forme d'arte (dall'architettura alla scultura, dalla pittura al cinema e al teatro): non a caso il numero uno si apriva con un saggio intitolato Eclettismo e unità di linguaggio. La rivista era gestita e redatta quasi totalmente dall'architetto romano, che fece confluire in essa i risultati della sua attività di ricerca e di studio, pubblicando su di essa saggi fondamentali quali Forme astratte nella scultura barocca, Discontinuità dello spazio in Caravaggio e Strutture e sequenze di spazi. Moretti ne fu per l'intero ciclo editoriale direttore e redattore. La rivista, stampata a Milano in un primo momento dalla tipografia E. Barigazzi, quindi dalla tipografia Lucini, ebbe una certa continuità dal 1950 al 1953, periodo in cui uscirono i sette numeri che resero celebre la testata tra gli addetti ai lavori. Nei decenni successivi Moretti fece uscire la rivista in maniera sporadica. In un numero del 1957 pubblicò il suo saggio Forma come struttura; nel gennaio febbraio 1959 uscì un numero contenente articoli di Fernand Léger, Alberto Gatti, Giampiero Giani e un'Antologia di Spazio dedicata allo scultore Pietro De Laurentiis, articolo che venne poi estratto e pubblicato - sempre a cura delle edizioni Spazio - come catalogo di una mostra tenutasi quello stesso anno. Nell'aprile del 1963 pubblicò il saggio Strutture di insiemi e, nel 1964, il saggio Significato attuale della dizione architettura. È del luglio del 1968 un numero in cui compare il saggio Capogrossi, dedicato al celebre pittore romano. Era il 1954 quando Moretti, con Michel Tapié, decise di fondare la galleria d'arte, anch'essa denominata Spazio, nella sua città, Roma, cui si affiancarono successivamente altri luoghi espositivi che alimentarono il dibattito sull'arte informale tra la Capitale e Torino. Il suo interesse verso l'arte si palesò inoltre dalla tendenza al collezionismo d'opere, soprattutto del Seicento e dell'antichità. L'attività dell'architetto dalla metà degli anni cinquanta fu ricca e diversificata: Moretti ricevette incarichi da parte di privati, amministrazioni pubbliche ed enti di rilevanza nazionale. Redasse i progetti per il Nuovo piano di coordinamento dei parchi urbani e rappresentò il Ministero dei lavori pubblici nel comitato di elaborazione del Piano intercomunale di Roma. Nel 1957 divenne consulente esterno della SGI (Società Generale Immobiliare) per la quale progettò, tra l'altro, gli edifici alla testata dell'Eur. Nello stesso anno collaborò con il Comune di Roma e con il ministero dei Lavori Pubblici, elaborando i progetti per il piano intercomunale di Roma (mai approvato) e per il Parco Archeologico, dai quali nacque la polemica con Bruno Zevi e con l'Espresso sulla "devastazione dell'Appia". Sempre nel 1957 fondò l'Istituto per la Ricerca Matematica e Operativa applicata all'Urbanistica (IRMOU) con il fine dichiarato di portare avanti gli studi sulla cosiddetta "architettura parametrica", dottrina che si rifaceva all'applicazione di teorie matematiche nella progettazione urbanistica. Rapportare la progettazione dell'ambiente costruito all'analisi matematica, evidenzia le radici funzionaliste di Moretti che studiò nuove relazioni dimensionali dello spazio architettonico e urbanistico, come Le Corbusier aveva studiato il modulor e la sezione aurea. Questi studi furono presentanti nel 1960, con vasta eco di stampa, alla XIII Triennale di Milano. Come presidente dell'Istituto, fu chiamato a far parte di numerose commissioni e intervenne a congressi e dibattiti su temi urbanistici. Nel 1958 passò poi a progettare importanti quartieri residenziali, tra cui il CEP di Livorno; inoltre in quell'anno partecipò alla realizzazione del progetto del Villaggio Olimpico pensato per la XVII Olimpiade in programma a Roma nel 1960. Proprio per la progettazione del villaggio nel 1961 ottenne il Premio IN/ARCH 1961 per la miglior realizzazione nella regione Lazio. Sulla medesima direttrice urbanistico-progettuale è il centro risidenziale denominato "Quartiere INCIS Decima" a Roma, parzialmente realizzato tra il 1960 e il 1966 per conto dell'INCIS. In questo periodo Moretti ebbe un'influenza rilevante sui lavori del piano regolatore di Roma, che sarà adottato dal Consiglio comunale il 18 dicembre 1962. Moretti ricevette, dalla metà degli anni cinquanta, significativi riconoscimenti: nel 1957 il premio nazionale di architettura Giovanni Gronchi, istituito dall'Accademia nazionale di San Luca; nel 1963 vinse di nuovo il Premio IN/ARCH per la miglior realizzazione nella regione Lazio con lo studio di progettazione di due edifici gemelli all'EUR (le sedi della Esso e della Società Generale Immobiliare). Nel 1964 gli fu conferita dall'allora Presidente della Repubblica Antonio Segni la Medaglia ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte; nello stesso anno ricevette il premio conferito dall'Istituto di architettura di Saint Louis, fu nominato membro onorario dell'American Institute of Architects e fu eletto accademico dell'Accademia nazionale di San Luca. Per la Società generale immobiliare nel 1960 iniziò a lavorare al progetto per la Stock Exchange Tower di Montréal e per il complesso residenziale Watergate di Washington (lo stesso che diede il nome allo scandalo politico omonimo). Le due opere contribuirono ad affermare la fama dell'architetto nel panorama internazionale. Tra le opere progettate nel corso degli anni sessanta a Roma la palazzina San Maurizio a Monte Mario, i due edifici gemelli all'EUR, sedi della ESSO e della Società generale immobiliare, per i quali vinse il premio regionale IN/ARCH 1966. Dal 1965, intrapreso un fecondo rapporto di consulenza con il gruppo Le Condotte (successivamente confluito nell'Italstat), curò la progettazione e la realizzazione della nuova sistemazione delle Terme Bonifacio VIII a Fiuggi, della Metropolitana di Roma nel tronco dalla stazione Termini a via Ottaviano in quartiere Prati, inaugurato nel 1980. Nell'ambito dei lavori per la metropolitana di Roma, progettò l'attuale ponte Pietro Nenni (con l'ingegnere Silvano Zorzi), aperto al transito automobilistico nel 1972. Un'altra opera considerevole di Moretti fu il parcheggio sotterraneo da duemila posti sotto Villa Borghese, inaugurato nel 1973. Luigi Moretti, nonostante gli importanti impegni nel campo della progettazione, non abbandonò gli altri suoi numerosi interessi. Partecipò al convegno internazionale di studi michelangioleschi (1964) con il saggio Le strutture ideali dell'architettura di Michelangelo e dei barocchi e produsse con Charles Conrad un film sulla vita di Michelangelo Buonarroti che ricevette il premio Film d'Arte alla Biennale di Venezia.[1][6] Nel 1967 svolse una conferenza all'Accademia nazionale di San Luca su Le serie di strutture generalizzate di Borromini. Nel 1967 ricevette il Prix d'Excellence Design Canada e nel 1968 il premio Antonio Feltrinelli dell'Accademia nazionale dei Lincei. Nel 1968 l'editore De Luca pubblicò 50 immagini di architetture di Luigi Moretti, con la prefazione di Giuseppe Ungaretti. Nello stesso anno ottenne l'incarico di progettare un santuario a Tagbha, sul Lago di Tiberiade. Il progetto venne approvato dalla Santa Sede ma i lavori non furono iniziati a causa della delicata situazione tra israeliani e palestinesi che ben presto sfociò in eventi bellici. In quell'anno Moretti si sposò con Maria Teresa Albani. L'anno seguente, nel 1969 trovò un fertile mercato di lavoro nei Paesi arabi, soprattutto in Kuwait, dove progettò la sede dell'Engineer Club e le Beduin Houses, e in Algeria (Hotel El Aurassi e il complesso Club des Pins, oltre a una serie di scuole e di quartieri residenziali; una serie di progetti che furono portati a termine dai suoi collaboratori di studio, gli architetti Giovanni Quadarella e Lucio Causa e l'ingegnere Pierluigi Borlenghi). Nel 1971 progettò le nuove costruzioni, relative ai progetti di edificazione della Generale Immobiliare all'estero, tra i quali il centro residenziale sul Potomac ad Alexandria negli Stati Uniti d'America e il centro residenziale a Roquencourt (Parigi); a Montreal, progettò infine, l'affiancamento alla sua precedente realizzazione del 1961, la Torre della Borsa (Stock Exchange Tower), di un nuovo grattacielo. Nello stesso anno espose i suoi lavori in una mostra monografica a Madrid. Morì nel 1973, 14 luglio,a causa di collasso cardiaco, a bordo dell'imbarcazione a vela KIWI nell'isola di Capraia mentre era in vacanza con la famiglia.

Corso di storia dell'architettura: Scarpa 1906

Scarpa 1906














Carlo Scarpa (Venezia, 2 giugno 1906 – Sendai, 28 novembre 1978) è stato un architetto, designer e accademico italiano, tra i più importanti del XX secolo. Per la sua opera ha ottenuto il premio Olivetti, il premio IN/ARCH, la Medaglia d'Oro ai Benemeriti della Cultura e dell'Arte, il Premio della Presidenza della Repubblica per l'architettura, e le nomine a membro degli Honorary Royal Designers for Industry, dell'Accademia Olimpica di Vicenza e dell'Accademia nazionale di San Luca. Carlo Alberto Scarpa nacque il 2 giugno 1906 a Venezia, dove tornò nel 1919, dopo aver trascorso l'infanzia a Vicenza, per studiare presso l'Accademia di Belle Arti; ambiente in cui conobbe l'architetto anconitano Guido Cirilli e il veneziano Vincenzo Rinaldo, di cui divenne assistente e del quale nel 1934 sposò la nipote Nini Lazzari (Onorina Lazzari). Mentre ancora studiava all'Accademia, ottenne il primo incarico professionale, iniziando a collaborare come progettista con alcuni vetrai di Murano. Nel 1926 ottenne l'abilitazione in Disegno architettonico e sino al 1931 lavorò nello studio veneziano di Guido Cirilli, che poi affiancò come assistente universitario presso l'Istituto Superiore di Architettura di Venezia, fondato quello stesso anno. Ereditò dal Cirilli l'attenzione per i dettagli e per la qualità dei materiali costruttivi. Dal 1927 al 1930, mentre insegnava, lavorò anche per la vetreria artistica di Murano MVM Cappellin & Co. Alla fine degli anni venti realizzò i suoi primi arredamenti e cominciò a frequentare gli ambienti intellettuali e artistici veneziani, nei quali conobbe e si legò con personaggi come Giuseppe Ungaretti, Carlo Carrà, Lionello Venturi, Diego Valeri, Giacomo Noventa, Arturo Martini, Mario Deluigi, Bice Lazzari e Felice Casorati. A partire dal 1932, iniziò a lavorare con la vetreria di Paolo Venini, della quale fu nominato direttore artistico, incarico che mantenne fino al 1946; la collaborazione con Venini si protrasse fino al 1947: di grande innovazione sono sia i disegni, che le tecniche produttive dei modelli. Le sue prime esposizioni avvennero nel 1932 alla Biennale di Venezia e, due anni dopo, alla Triennale di Milano. Al compimento dei suoi trent'anni, tra il 1935 e il 1937, Scarpa realizzò la sua prima opera impegnativa, la sistemazione della Ca' Foscari di Venezia, sede dell'omonima università: il suo intervento si risolse principalmente nella rifunzionalizzazione degli ambienti più prestigiosi, che avrebbero ospitato il Rettorato e l'Aula degli Atti Accademici. Tale opera, che vide un'ulteriore modifica da parte dell'architetto veneto tra il 1955 e il 1957, ma che fu in seguito manomessa, risultò essere uno dei più innovativi progetti di restauro di quel periodo. L'ampia vetrata, giustapposta alla polifora che si affaccia sul Canal Grande, l'elemento più notevole del primo restauro, se confrontata con l'azione più interessante del secondo restauro della Ca' Foscari, ovvero la riconfigurazione della tribuna lignea che aveva progettato lui stesso una ventina di anni prima, segnala chiaramente la crescita compiuta dall'architetto, che nel primo caso si confrontò con la lezione di Le Corbusier e nel secondo con quella di Frank Lloyd Wright. La sua attività non venne interrotta nemmeno durante la seconda guerra mondiale anche se, naturalmente, dopo il 1945 essa riprenderà più vigorosa. Di rilievo fu la realizzazione all'inizio degli anni cinquanta del Padiglione del Libro nei giardini della Biennale, nel quale sono evidenti alcuni temi wrightiani: si tratta di un piccolo edificio in legno con ampie vetrate riparate da aggetti, in cui emergono alcuni elementi particolari, come, oltre agli aggetti, su cui è giocato il progetto, i telai distorti in legno e le strutture triangolari aeree. In seguito incontrò di persona Frank Lloyd Wright e ciò portò a una sua ancora maggiore influenza nelle opere di Scarpa degli anni successivi, in particolare per il progetto del 1953 di Villa Zoppas a Conegliano. Nel 1956 ottenne il Premio Nazionale Olivetti per l'architettura e la stessa azienda gli commissionò la sistemazione di uno spazio espositivo Olivetti in piazza San Marco a Venezia; ma nello stesso anno venne accusato dall'Ordine degli Architetti di esercitare la professione illegalmente e quindi portato in tribunale. Ricevette numerosi importanti riconoscimenti tra cui, oltre al Premio Olivetti, il Premio IN/Arch. (1962) e la Medaglia d'oro del Ministero per la Pubblica Istruzione per la cultura e l'arte (1962), il Premio della Presidenza della Repubblica per l'architettura (1967). È stato membro del Royal British Institute of Design (1970), dell'Accademia Olimpica di Vicenza e dell'Accademia Nazionale di San Luca a Roma (1976). La sua opera venne presentata in Italia e all'estero in importanti mostre personali presso il Museum of Modern Art di New York nel 1966, la Biennale di Venezia nel 1968, la Heinz Gallery di Londra, l'Institut de l'Environnement a Parigi, e infine a Barcellona nel 1978. Nel 1972 divenne direttore dell'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, dal quale nel 1978 ricevette una laurea honoris causa in architettura, ponendo così fine alla diatriba sulla legittimità del suo operato. Non poté tuttavia partecipare alla cerimonia di consegna, in quanto il 28 novembre dello stesso anno morì in Giappone a causa di un incidente: quel giorno a Sendai pioveva, Scarpa non volle uscire ma, nello scendere la scala dell'albergo, che portava ai negozi del sottosuolo, cadde e successivamente morì in ospedale per le conseguenze del trauma cranico. La laurea fu consegnata alla famiglia nel 1983. Il Museum für angewandte Kunst (MAK) di Vienna ha dedicato due mostre postume all'architetto italiano: nel 1989-90 ha realizzato un'esposizione intitolata Carlo Scarpa: The Other City/Die andere Stadt; nel 2003 ha allestito la mostra Carlo Scarpa: Das Handwerk der Architektur/The Craft of Architecture. In seguito il MAK di Vienna nel 1999 ha acquistato diversi disegni architettonici dei progetti per il Museo civico di Castelvecchio a Verona (1956-1964), per la Fondazione Querini Stampalia a Venezia (1961-1963), per la Tomba Brion a San Vito d'Altivole (Treviso) (1969-1978) e inoltre ha ampliato la sua collezione con modelli lignei e disegni di mobili; uno schizzo della raccolta mostra un tavolo disegnato per il compositore d'avanguardia Luigi Nono, concittadino veneziano, che gli ha dedicato una composizione orchestrale A Carlo Scarpa, Architetto, Ai suoi infiniti possibili; con questa collezione, anche se di contenuto limitato, il MAK di Vienna gestisce uno dei pochi archivi fuori d'Italia con progetti dell'architetto. Nel 2015 l'Henry Moore Institute di Leeds ha messo a confronto l'opera di Scarpa con le sculture dell'artista americana Carol Bove (Ginevra, 1971) in una mostra intitolata Carol Bove/Carlo Scarpa; la mostra era stata aperta in anteprima in Italia, al Museion di Bolzano. «Possiamo dire che l'architettura che noi vorremmo essere poesia dovrebbe chiamarsi armonia, come un bellissimo viso di donna. Ci sono forme che esprimono qualche cosa. L'architettura è un linguaggio molto difficile da comprendere, è misterioso, a differenza delle altre arti, della musica in particolare, più direttamente comprensibili... Il valore di un'opera consiste nella sua espressione: quando una cosa è espressa bene, il suo valore diviene molto alto.» (Carlo Scarpa, 1976) Scarpa utilizzava il disegno come pensiero, nei disegni dava spazio a riflessioni e ragionamenti, si poteva vedere in diretta il suo pensiero che si imprimeva sulla carta: disegnava una serie concatenata di figure, ma con una logica diversa da quella usuale degli altri architetti, che è di tipo concettuale. Essa era governata da una ragione che generava passaggi momentaneamente apparentemente inutili e ovvi, ma che successivamente si dimostravano particolarmente produttivi. Il suo sistema compositivo era svolto mediante il disegno, con modalità esemplificative ma anche con dettagli tipici della raffigurazione, della citazione. La luce dell'architettura di Scarpa consente di comporre architetture per istituzioni come i musei e le opere che li costituiscono. La particolare luce che fa vedere le statue nei suoi musei diventa uno straordinario strumento di critica architettonica, lo spazio luminoso diventa uno strumento per comprendere e far comprendere le sculture. Egli fa posto alle sculture mettendole nella giusta luce, al punto che poi diventa impossibile spostarle o toglierle. L'architetto veneto utilizza l'architettura e la luce come linguaggio critico: egli cerca un metodo per arrivare ad un compimento dell'opera esposta, senza darne un giudizio. Quindi l'architettura scarpiana diviene un mezzo per conoscere una realtà, piuttosto che divenire essa stessa oggetto di conoscenza; l'oggetto delle esplorazioni di Scarpa non è tanto l'edificio che contiene le sculture, quanto le sculture stesse, contrariamente al Movimento Moderno, che vede l'architettura oggetto della conoscenza. Carlo Scarpa ha avuto la capacità di elaborare progetti e interventi in contesti antichi e di valore, grazie alla sua bravura nel leggere il contesto architettonico preesistente. Questa caratteristica dai suoi contemporanei veniva vista come limite, mentre dai critici odierni viene vista come punto di forza: egli lavora nel costruito come i grandi architetti del passato, Andrea Palladio, Bramante, Filippo Brunelleschi, Leon Battista Alberti, Francesco Borromini. La sua è quindi un'architettura controcorrente rispetto ai movimenti a lui contemporanei.