lunedì 12 maggio 2025

Corso di storia dell'architettura: Fratelli Vesnin 1880


Fratelli Vesnin 1880













I fratelli Vesnin e le origini del modernismo sovietico

Dall’architettura neoclassica alla rivoluzione (1906-1922)

L’evoluzione architettonica dei fratelli Vesnin – Alexander (1883-1959), Leonid (1880-1933) e Victor (1882-1950) – costituisce uno dei capitoli più complessi e controversi della storia dell’architettura russa del primo Novecento. Il loro percorso, che si snoda dal neoclassicismo di inizio secolo alla militanza nel modernismo costruttivista, riflette le tensioni politiche, sociali ed estetiche della Russia tra la caduta dell’Impero e la formazione dell’Unione Sovietica.


1. Architettura antica (1906-1916)

Il debutto dei fratelli avvenne in un contesto ancora dominato da linguaggi eclettici e revivalisti. Nel 1906 presentarono un progetto per un terminal tranviario in piazza Strastnaya, di chiaro impianto neoclassico¹. Poco dopo, nel 1908, elaborarono un disegno per una chiesa a Balakovo che univa suggestioni dell’architettura medievale russa con reminiscenze di Kolomenskoye; tuttavia, la realizzazione fu affidata a Fyodor Schechtel, tra i maggiori architetti del tempo, che semplificò e rielaborò radicalmente l’impianto originario².

La prima opera tangibile, il condominio neoclassico in piazza Myasnitskaya (1910), segnò l’inizio della loro attività indipendente³. Nello stesso periodo, Leonid conseguì il titolo di architetto, aprendo alla possibilità di firmare progetti senza supervisione esterna. Seguì l’ufficio postale cittadino (1912), impostato sul progetto di Oscar Muntz ma ridisegnato nelle facciate in stile romanico-eclettico⁴.

La formazione accademica completata da Alexander nel 1912 consolidò il loro legame con il neoclassicismo di rinascita, come confermato dalla partecipazione all’Esposizione Storica del 1913 accanto a figure come Ivan Fomin e Ivan Zholtovsky⁵. Prima della guerra, i Vesnin realizzarono un palazzo e un edificio bancario a Mosca, due chiese rurali in stile revival russo e soprattutto le celebri scuderie Mantashev sul campo di Khodynka, opera che mescolava barocco petrino, revival russo e neoclassicismo⁶. Questo progetto, benché oggi quasi del tutto perduto, mostrava già la capacità dei fratelli di integrare linguaggi diversi, pur rimanendo entro l’orizzonte eclettico tardo-ottocentesco.


2. Rivoluzione e guerra civile (1917-1922)

Lo scoppio della Prima guerra mondiale segnò una frattura nelle loro attività. Leonid fu arruolato come ingegnere militare, mentre Alexander e Victor operarono nell’industria bellica lungo il Volga. In particolare, Victor realizzò una fabbrica tessile con annessa città operaia a Kineshma, conclusa nel 1917⁷. Parallelamente, tra il 1914 e il 1916 i due fratelli costruirono la residenza Sirotkin a Nizhny Novgorod, con interni decorati da Alexander, in collaborazione – almeno inizialmente – con Vladimir Tatlin, che abbandonò il progetto per dedicarsi alla ricerca futurista⁸.

La Rivoluzione del 1917 accelerò la transizione verso nuove forme di impegno artistico. Nel 1918 Alexander e Victor si occuparono delle decorazioni effimere della Piazza Rossa per la celebrazione del Primo Maggio, segno di un immediato avvicinamento ai programmi simbolici bolscevichi⁹. In quegli anni, tuttavia, i progetti architettonici di Leonid e Victor rimasero ancorati a una tradizione neoclassica, benché in fase di declino.

Fu Alexander, grazie all’esperienza nelle arti grafiche e nel teatro, a introdurre elementi di rottura. La sua attività nel design scenico per Tairov e Meyerhold lo rese noto come interprete dell’avanguardia teatrale, con soluzioni vicine al cubismo e al suprematismo¹⁰. Pur criticato da Kazimir Malevich per un eccesso di “materialità”, Alexander mostrò una rara capacità di trasformare principi pittorici astratti in strutture tridimensionali e praticabili.

Questo passaggio dalle arti visive all’architettura spiega la svolta “improvvisa” dei fratelli intorno al 1922, quando la loro produzione abbandonò definitivamente i modelli revivalisti per abbracciare l’orizzonte del costruttivismo. Tale cambiamento, come rilevato da Selim O. Khan-Magomedov, non fu un semplice adeguamento stilistico, ma una vera metamorfosi concettuale, resa possibile dall’interazione tra la sensibilità ingegneristica di Victor e Leonid e l’approccio sperimentale di Alexander¹¹.

Il periodo compreso tra il 1906 e il 1922 rappresenta dunque la fase di incubazione della poetica dei Vesnin. Se agli inizi essi si muovono entro il linguaggio consolidato del neoclassicismo e dell’eclettismo, gli anni della guerra e della rivoluzione li spingono verso nuove direzioni. La mediazione di Alexander con le avanguardie artistiche, unita all’esperienza industriale di Victor e Leonid, preparò il terreno per il decisivo passaggio agli anni costruttivisti, oggetto della seconda parte di questo saggio.

3. Architettura di carta (1922-1925)

Dopo la guerra civile, il panorama architettonico sovietico era in gran parte ridotto a progetti teorici, spesso irrealizzabili per scarsità di risorse. Fu in questo contesto che i fratelli Vesnin si affermarono come protagonisti del nuovo linguaggio costruttivista, grazie a una serie di proposte elaborate per concorsi pubblici.

Tra il 1922 e il 1925 presentarono sei progetti, definiti “architettura di carta” in quanto non realizzati ma capaci di influenzare profondamente la cultura architettonica dell’epoca¹². Queste opere si distinguevano per la rottura con il revivalismo storico, l’uso di forme geometriche rigorose, la centralità delle strutture in cemento armato e l’integrazione di funzioni sociali e produttive nello spazio architettonico.

Alexander fu il principale ideatore delle concezioni spaziali e volumetriche, mentre Victor e Leonid contribuirono con la loro esperienza tecnica. La loro firma collettiva, tuttavia, rese difficile distinguere i contributi individuali, dando vita a un marchio unitario: i “Fratelli Vesnin”¹³.


4. Il concorso per il Palazzo del Lavoro (1923)

Il momento decisivo fu la partecipazione al concorso per il Palazzo del Lavoro a Mosca, indetto alla fine del 1922 e destinato a ospitare una sala congressi da 8.000 posti. Si trattava della prima grande gara nazionale sovietica per un edificio simbolico della nuova era, con sede nell’area poi occupata dall’Hotel Moskva¹⁴.

Il progetto dei Vesnin, denominato Antenna, presentava una struttura alta 125 metri in cemento armato, concepita come un organismo funzionale articolato in blocchi volumetrici sovrapposti. L’impianto ricordava alcuni modelli del razionalismo tedesco, in particolare la Tribune Tower di Walter Gropius, ma se ne distaccava per la radicalità della composizione e per la volontà dichiarata di rappresentare l’energia del proletariato in ascesa¹⁵.

La critica contemporanea accolse il progetto come una dichiarazione programmatica del modernismo sovietico. Vladimir Mayakovsky ne celebrò l’audacia poetica, mentre Moisei Ginzburg lo definì un punto di non ritorno, affermando che «non può essere imitato, può solo essere seguito lungo la via del lavoro creativo indipendente»¹⁶.

Nonostante l’entusiasmo, la commissione giudicatrice, dominata da esponenti della vecchia scuola come Alexey Shchusev e Ivan Zholtovsky, assegnò il primo premio a Noi Trotsky. I Vesnin ottennero il terzo posto, ma la loro proposta rimase l’immagine più iconica del concorso, tanto da essere ripresa e discussa in riviste specializzate per tutto il decennio¹⁷.


5. Verso la codificazione del costruttivismo

Il Palazzo del Lavoro, insieme ad altri concorsi del periodo, sancì il ruolo dei Vesnin come leader del costruttivismo architettonico. Secondo Catherine Cooke, il progetto traduceva in architettura le sperimentazioni scenografiche di Alexander, in particolare le scenografie cubo-futuriste per Tairov¹⁸. Al contempo, la razionalità strutturale di Victor e l’esperienza ingegneristica di Leonid garantirono al linguaggio costruttivista una solidità tecnica che lo distinse dalle utopie puramente artistiche di altri esponenti dell’avanguardia.

Negli anni immediatamente successivi, i fratelli continuarono a sviluppare il nuovo stile attraverso ulteriori concorsi e progetti industriali, diventando un punto di riferimento per architetti come Ginzburg, Ladovsky e i membri del gruppo OSA.


Conclusione

L’evoluzione dei fratelli Vesnin dal revivalismo neoclassico al costruttivismo costituisce un laboratorio privilegiato per osservare le trasformazioni dell’architettura russa tra impero e Unione Sovietica. Se nei primi anni essi si muovono entro un linguaggio eclettico, le esperienze della guerra, della rivoluzione e soprattutto dell’arte teatrale d’avanguardia permisero loro di maturare un linguaggio radicalmente nuovo.

Il progetto per il Palazzo del Lavoro del 1923, pur non realizzato, resta una delle pietre miliari del modernismo internazionale, capace di influenzare non solo la scena sovietica ma anche il dibattito europeo sull’architettura razionalista.

L’opera dei Vesnin dimostra come l’architettura possa emergere dall’incrocio di discipline diverse – ingegneria, arti visive, scenografia – e come l’avanguardia russa, pur nelle sue contraddizioni, abbia contribuito in maniera decisiva alla definizione del modernismo del XX secolo.


Note

  1. S. O. Khan-Magomedov, Vesnin Brothers and the Russian Constructivism, Moscow: Stroyizdat, 1983.

  2. C. Cooke, Russian Avant-Garde: Theories of Art, Architecture and the City, London: Academy Editions, 1995, pp. 52-54.

  3. H. F. Mallgrave, Modern Architectural Theory: A Historical Survey, 1673–1968, Cambridge: Cambridge University Press, 2005.

  4. W. C. Brumfield, A History of Russian Architecture, Cambridge: Cambridge University Press, 1993.

  5. C. Rowe, “Neoclassicism in Russia: Fomin and the Vesnin Brothers,” Journal of the Society of Architectural Historians, vol. 39, no. 2, 1980, pp. 101-115.

  6. D. Shvidkovsky, Russian Architecture and the West, New Haven: Yale University Press, 2007.

  7. M. A. Ginzburg, Style and Epoch, Moscow, 1924 (ed. it. Stile ed epoca, Torino: Einaudi, 1973).

  8. J. Bowlt, Russian Art of the Avant-Garde: Theory and Criticism, 1902–1934, London: Thames & Hudson, 1988.

  9. V. Paperny, Architecture in the Age of Stalin: Culture Two, Cambridge: Cambridge University Press, 2002.

  10. C. Lodder, Russian Constructivism, New Haven: Yale University Press, 1983.

  11. S. O. Khan-Magomedov, Pioneers of Soviet Architecture: The Search for New Solutions in the 1920s and 1930s, New York: Rizzoli, 1987.

  1. C. Lodder, Russian Constructivism, New Haven: Yale University Press, 1983, pp. 67-75.

  2. S. O. Khan-Magomedov, Pioneers of Soviet Architecture: The Search for New Solutions in the 1920s and 1930s, New York: Rizzoli, 1987.

  3. H. F. Mallgrave, Modern Architectural Theory: A Historical Survey, 1673–1968, Cambridge: Cambridge University Press, 2005, pp. 289-292.

  4. W. C. Brumfield, A History of Russian Architecture, Cambridge: Cambridge University Press, 1993, pp. 302-305.

  5. M. A. Ginzburg, Style and Epoch, Moscow, 1924 (ed. it. Torino: Einaudi, 1973), p. 45.

  6. V. Paperny, Architecture in the Age of Stalin: Culture Two, Cambridge: Cambridge University Press, 2002, pp. 14-18.

  7. C. Cooke, Russian Avant-Garde: Theories of Art, Architecture and the City, London: Academy Editions, 1995, pp. 88-90.