martedì 25 marzo 2025

Corso di storia dell'architettura: 25 Espressionismo




https://youtu.be/7XYRBrPHsUg?si=G26a7xE9xxwDJ6eR

L'Architettura Espressionista: Una Rivoluzione nell'Estetica Urbana































Architettura Espressionista: dove la città diventa emozione

Immagina di entrare in un edificio e avere la sensazione che ti stia parlando. Non con parole, ma con curve, tagli di luce, superfici che vibrano come un’orchestra. Questa è l’Architettura Espressionista: un linguaggio nato per dare forma a emozioni forti, un’arte che nel XX secolo ha osato più di chiunque altro trasformare la città in un’esperienza sensoriale.

Le radici: un tempo inquieto, un’energia nuova

All’inizio del Novecento l’Europa è un laboratorio in ebollizione. La Prima guerra mondiale sconvolge certezze e mappe; nelle arti, la pittura espressionista rompe l’armonia accademica per dire il mondo così com’è: teso, frammentato, potentissimo. In Germania, questo clima genera un’architettura che rifiuta la compostezza classica e la ripetizione storicista: cerca invece visioni, comunità nuove, edifici capaci di confortare e scuotere insieme.

Nascono così idee ardite: città di cristallo, cattedrali laiche, teatri cavernosi, torri fluide come corpi in movimento. Sulle scrivanie di architetti e artisti circolano manifesti e lettere—celebre la “Gläserne Kette” (Catena di Cristallo), corrispondenza utopica promossa da Bruno Taut dopo il 1919—dove si immaginano architetture di vetro e luce come strumenti di rigenerazione morale.

Principi: forma, luce, materia—senza compromessi

L’Architettura Espressionista è un atteggiamento prima ancora che uno stile.

Forma come emozione.
Linee curve che si tendono come muscoli, profili a lama, volumi scultorei: la geometria diventa gesto, una pennellata nello spazio. La facciata non è un vestito, ma il volto dell’edificio.

Luce come materia prima.
Vetri prismatici, lanterne, pareti filtranti: la luce non “illumina”, costruisce. Scava, addensa, alleggerisce; al mattino un volume è quieto, al tramonto vibra. Ogni ora racconta un edificio diverso.

Materia come linguaggio.
Cemento armato, acciaio, vetro, ma anche mattoni cotti, smaltati, tagliati a disegnare ombre: gli espressionisti non adorano la tecnologia in sé, bensì la forza espressiva della materia. Anche quando il cemento manca, si inventano soluzioni (rivestimenti, intonaci, laterizi sagomati) per raggiungere l’effetto desiderato.

Spazio come esperienza.
Percorsi che si stringono e si aprono, fuochi visivi, acustiche avvolgenti nei teatri: l’utente non “usa” l’edificio, lo vive. La pianta è una partitura; chi entra è l’esecutore.

Integrazione col contesto.
Audacia non significa isolamento. Molti progetti nascono ascoltando il luogo: la curva che asseconda una strada, il mattone che richiama le città del Nord, la massa che incornicia una piazza. L’edificio partecipa alla vita urbana.

Officina di visioni: opere e cantieri che hanno fatto scuola

Il Padiglione di Vetro di Bruno Taut (1914).
Una lanterna multifaccettata per l’Esposizione del Werkbund a Colonia: vetri colorati, scale che scintillano, superfici che spezzano e moltiplicano la luce. Un manifesto: la città potrebbe essere un cristallo abitabile, etico e gioioso.

Il Großes Schauspielhaus di Hans Poelzig (1919).
Teatro berlinese trasformato in una grotta di gocce stalattitiche: le volte interne disegnano un cielo poroso, l’acustica avvolge. Entrare significava passare dal caos della strada alla grande scena collettiva. (L’interno originale è perduto, ma la lezione rimane: lo spazio può “recitare”.)

La Torre di Einstein di Erich Mendelsohn (1920–24).
A Potsdam, un osservatorio che sembra modellato dal vento: un corpo plastico continuo, privo di spigoli, con aperture come fenditure di luce. Dove il cemento armato non bastò, si mimò la continuità con mattoni e intonaco. Risultato? Un’icona del dinamismo.

L’Espressionismo in mattoni (Backsteinexpressionismus).
Nel Nord tedesco e non solo, il mattone diventa materia musicale: facciate increspate, prore navali che tagliano gli isolati, torri che ritmano il cielo. Qui la temperatura emotiva è calda, terrosa—l’espressione non dipende dal calcestruzzo, ma dalla plasticità del laterizio.

La Scuola di Amsterdam.
Curve morbide, finestre come occhi, tetti che ondeggiano: il quartiere sembra un animale urbano. L’idea di città come organismo—non come griglia astratta—si consolida.

Le chiese di Dominikus Böhm.
Volumi severi, luce tagliata con precisione, interni potenti e raccolti: la spiritualità nasce dal contrasto tra ombra e squarci luminosi, tra massa e rarefazione.

Tecniche e invenzioni: la poesia dell’ingegneria

Gli espressionisti amano le strutture-simbolo: gusci sottili, nervature radiali, archi che sembrano danzare. Prima dei software parametrici, tutto si calcola a mano e si disegna con pazienza: cassaforme complesse, pelli continue di intonaco, vetri speciali. Nascono dettagli inediti—cornici che piegano la luce, giunti che diventano calligrafia. L’acustica dei teatri è testata come in uno strumento musicale; la luce naturale è trattata come un materiale da modellare.

Utopia e realtà: dalla visione alla città quotidiana

L’Espressionismo è anche una politica del sentimento: in un’epoca di fratture, spera di ricucire con spazi intensi, comunitari. Al cinema, scenografie angolate e prospettive impossibili (pensiamo al clima di Caligari) dialogano con i progetti di teatri e sale pubbliche. Ma gli anni Venti portano anche altre priorità: Nuova Oggettività, edilizia economica, standardizzazione. Molti architetti espressionisti—come lo stesso Bruno Taut—si spostano verso quartieri residenziali moderni, pragmatici nelle tecniche, poetici nella composizione urbana (colori, semicorti, piazze verdi).

Poi arrivano crisi e regimi autoritari: libertà formale e sperimentazione vengono soffocate, cantieri interrotti, carriere spezzate o emigrate. La “fiamma” non si spegne: si incunea in altri linguaggi.

L’eredità: onde lunghe fino a oggi

Dire che l’Espressionismo abbia “influenzato il Brutalismo e il Postmodernismo” è vero, ma va spiegato.

  • Brutalismo: spesso ruvido e onesto nel materiale (calcestruzzo a vista), eredita dall’Espressionismo la pulsione scultorea. Alcune opere di Chiese e sale civiche del dopoguerra—insieme a capolavori come Ronchamp di Le Corbusier—mostrano come il volume possa farsi icone emotive anche quando la pelle è grezza.

  • Postmodernismo: riapre al simbolo e al racconto. L’Espressionismo gli fornisce il coraggio di parlare all’utente con metafore, silhouette riconoscibili, persino ironia.

  • Neo-espressionismo del dopoguerra: gusci sottili e strutture ardite (si pensi a Pier Luigi Nervi, alle coperture che fioriscono come conchiglie; a Eero Saarinen con il TWA Flight Center; a Jørn Utzon con l’Opera House di Sydney; a Oscar Niemeyer con Brasilia) riportano in auge l’idea che un edificio possa essere un gesto nel paesaggio.

  • Contemporaneo: la progettazione digitale permette quelle continuità fluide che gli espressionisti disegnavano a mano. Le architetture di Zaha Hadid o Santiago Calatrava sono eredi, per ambizione plastica e dinamismo, di quella prima, coraggiosa insurrezione della forma.

Come riconoscerla, camminando in città

  • Profili non ovvi: angoli taglienti alternati a curve tese; torri che “ruotano”.
  • Facciate come pelli vive: mattoni mossi, intonaci scolpiti, vetri che non sono semplici finestre ma lame di luce.
  • Interni teatrali: scale come scenografie, volte che comprimono e rilasciano, acustiche pensate per avvolgere.
  • Dettagli espressivi: maniglie, ringhiere, lucernari progettati come micro-sculture.

Perché ci riguarda ancora

L’Architettura Espressionista ricorda che una casa, un teatro, un municipio possono fare più che riparare dalla pioggia: possono dare senso, comunità, speranza. In un’epoca che chiede sostenibilità, ci propone anche una sostenibilità emotiva: edifici che non invecchiano come meri contenitori, ma restano amati perché sanno parlare a chi li abita.

Conclusione

Più che uno stile, l’Espressionismo è un atto di fiducia nella creatività umana. Ha osato dire che la città può essere una cattedrale di luce, un organismo vivo, una scena condivisa. E quando oggi attraversiamo uno spazio che ci fa rallentare, guardare in su, sorridere senza motivo, è probabile che—consci o no—stiamo incrociando la sua scia. Forme audaci, visione avveniristica, emozioni in piena luce: ecco perché l’Architettura Espressionista continua a ispirare e affascinare chiunque si avventuri nei suoi spazi straordinari.


Principali Architetti Espressionisti e le Loro Opere Iconiche

1. Erich Mendelsohn (1887-1953)






Erich Mendelsohn è considerato uno dei pionieri dell'architettura espressionista. Nato in Polonia e formatosi in Germania, Mendelsohn ha lasciato un'impronta indelebile nel panorama architettonico del XX secolo con opere innovative e futuristiche. Tra le sue opere più celebri si annoverano:

  • Einsteinturm (Torre Einstein) a Potsdam, Germania: Questa torre di osservazione astronomica, completata nel 1924, è un esempio iconico di architettura espressionista, caratterizzata da forme curve e una facciata dinamica.

  • Teatro del Mondo (Universum Kino) a Berlino, Germania: Progettato nel 1927, questo cinema all'aperto è famoso per la sua facciata ondulata e la sua forma che ricorda una nave pronta a salpare.

  • Magazzini Schocken a Berlino

2. Bruno Taut (1880-1938)




Bruno Taut è stato un altro importante esponente dell'architettura espressionista tedesca. Le sue opere si distinguono per l'uso audace del colore e delle forme geometriche. Alcune delle sue realizzazioni più significative includono: Glass House a Vienna. Padiglione di vetro.

3. Hans Poelzig (1869-1936)





Hans Poelzig è stato un altro importante architetto e scenografo tedesco, noto per la sua opera eclettica che spaziava dall'espressionismo al neoclassicismo. Tra le sue realizzazioni più rilevanti si annoverano: Grosses Schauspielhaus (Grande Teatro) a Berlino, Germania: Questo teatro, completato nel 1919, presenta una facciata imponente e un interno sontuoso, che combinano elementi espressionisti e neoclassici.

4. Fritz Höger (1877-1949)



Fritz Höger è stato un architetto tedesco, noto soprattutto per il suo capolavoro, il Chilehaus. Nato nel 1877, Höger ricevette la sua formazione presso la Scuola Tecnica Superiore di Amburgo e successivamente lavorò per importanti architetti dell'epoca, tra cui Martin Haller e Johannes Otzen.

L'opera più celebre di Höger, il Chilehaus, è situata ad Amburgo ed è considerata uno dei più significativi esempi di architettura espressionista del mondo. Costruito tra il 1922 e il 1924, il Chilehaus è un edificio a forma di nave con una facciata decorata con mattoni a forma di scale che creano un effetto dinamico e tridimensionale. Questo imponente edificio, con le sue linee affilate e la sua struttura impressionante, rappresenta l'apice dell'estetica espressionista nell'architettura.

Questi sono solo alcuni degli architetti più influenti dell'era espressionista, il cui lavoro ha contribuito a ridefinire il concetto di architettura nel XX secolo e ha lasciato un'impronta indelebile sulla storia dell'arte e del design.


11 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 1

  

Vi racconto la Storia dell’Architettura 1 raccoglie in maniera divulgativa e narrativa le lezioni tenute nel corso di molti anni d’insegnamento superiore ed universitario e pubblicate nel blog “Homo ludens” (https://nonmirompereitabu.blogspot.com/). L’opera completa si compone di 3 volumi.

12 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 2


 
Vi racconto la Storia dell’Architettura 2. In questo secondo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione prebellica ed interbellica pubblicate nel blog  “Homo ludens” (
https://nonmirompereitabu.blogspot.com/). L’opera completa si compone di 3 volumi.



13 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 3


 
Vi racconto la Storia dell’Architettura 3
. In questo terzo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione postbellica pubblicate nel blog “Homo ludens” (https://nonmirompereitabu.blogspot.com/) L’opera completa si compone di 3 volumi.

 

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