venerdì 6 gennaio 2023

Corso di storia dell'architettura moderna: Lezione 8 L'International Style

 





Nel 1932 viene organizzata da Philip Johnson al Museum of Modern Art di New York un'esposizione di una certa produzione architettonica negli USA. Il catalogo della mostra, il cui titolo è International Style, è scritto dallo stesso organizzatore assieme ad Henry Russell Hitchcock e raccoglie edifici realizzati in USA dal 1922 al 1932. Johnson nomina, codifica, promuove, sottotitola e ridefinisce l'intero movimento e gli architetti che ne fanno parte, definendone i motivi ed i valori. Da questo lavoro nasce uno Style che trascende le identità regionali, nazionali, continentali e che diviene appunto internazionale. Essi giunsero anche ad indicare i tre principi base di questo codice-stile:

    La concezione dell'architettura come volume, ovvero come spazio definito da piani o superfici sottili in contrasto con il senso della massa e della solidità.

    La composizione basata sulla regolarità piuttosto che sulla simmetria e su altri tipi ovvi di equilibrio

    Il gusto dei materiali, della perfezione tecnica e delle proporzioni in opposizione alla decorazione applicata.

Attualmente con questo termine si definisce l'intero movimento moderno e spesso sono ricompresi anche edifici realizzati nei decenni successivi agli anni '30.

Rapporti con l'Europa

Un noto architetto europeo che arriva negli Stati Uniti nel 1923 è Richard Neutra. Questi riuscirà ad inserirsi nella realtà americana con grande successo proponendo i canoni del Movimento Moderno. Neutra è nato a Vienna, allievo di Adolf Loos, ed ha lavorato nello studio di Erich Mendelsohn. La sua produzione è varia e combina un semplice rigore tecnico di chiare strutture di metallo e di fine intonaco a effetti di luce estendendo nelle sue case lo spazio architettonico dentro il paesaggio. L'ambiente costruito di Neutra si inserisce drammaticamente in mezzo a sensazionali ambienti naturali con il chiaro intento di accostare e paragonare l'opera dell'uomo senza alterazioni alla natura.

Con l'avvento in Germania del Nazionalsocialismo negli anni trenta, avviene un rigetto da parte del governo tedesco dell'architettura moderna che si pensa sia degenerata e bolscevica. Questo significa che intere generazioni di architetti sono forzate a lasciare l'Europa. Accanto ai più famosi Walter Gropius e Marcel Breuer, che si stabiliscono alla Harvard Graduate School of Design e Ludwig Mies van der Rohe che va a Chicago, arrivano negli Stati Uniti anche altri insegnanti del Bauhaus ed altri architetti Europei. Così l'influenza della scuola tedesca si estende negli Stati Uniti e Gropius tenta di adattarla ed integrarla alle caratteristiche del mondo nuovo, come negli studi assieme a Konrad Wachsman sulla prefabbricazione delle case unifamiliari.

Ludwig Mies van der Rohe è chiamato nel 1938 a dirigere la sezione di architettura dell'Illinois Institute of Technology e nel suo programma di insegnamento si rileva immediatamente quella che sarà la filosofia della sua attività americana. Mies è alla ricerca di un rigore architettonico che il repertorio moderno sembra avere perduto in alcune delle sue superficiali realizzazioni. Da un lato ricerca nella osservazione ed applicazione dei materiali da costruzione elementari valori, dall'altro è alla ricerca simbolicamente della sezione aurea tra gli elementi e le strutture nei suoi edifici. Così prima del Campus dell'università Chicago del 1939, e poi nei grattacieli di cui il Seagram Building a New York del 1956 ne è l'apoteosi, usa l'acciaio e il vetro e studia l'unicità di espressione tra particolare costruttivo e particolare architettonico, tra ritmo e proporzione, texture e giunto degli elementi; il tutto teso alla ricerca di un'armonia come in un antico tempio greco.

Il superamento dell'International Style

Le cause delle crisi

Il Movimento Moderno aveva rielaborato la cultura dell'architettura e del costruire dapprima in Europa ed in America realizzando uno stile internazionale, e, dopo la Seconda guerra mondiale, anche in altri paesi, come il Giappone e il Brasile, ed in India con l'esperienza di Chandigarh di Le Corbusier. La rivoluzione del razionalismo era stata tale che si era perduto ogni vincolo sentimentale e occasionale con l'originaria struttura sociale, economica e produttiva.

Questi concetti erano ben espressi nel lavoro dell'"Unités d'Habitation"; Le Corbusier sosteneva che, per riordinare la città moderna, v'era la necessità di rovesciare la "follia della casa unifamiliare", espressione di una "emarginazione abitativa", e creare un nuovo "abitare collettivo". Il grande maestro progettava nella pratica una sua vecchia teoria, quella della macchina per abitare, che era una modificazione del concetto stesso del vivere la casa come unità abitativa facente parte di un tutto, il quartiere e la città. Le tesi erano troppo in avanti e non riuscirono ad adattarsi all'ambiente europeo. La morte dei grandi maestri poi, e la ricostruzione del secondo dopoguerra, che condusse ad un nuovo boom edilizio, portarono ad uno svuotamento dei contenuti delle forme architettoniche del Movimento Moderno, e ad una loro banalizzazione e facile sfruttamento da parte della speculazione edilizia. Tutta questa situazione portò ad una reazione che generò nuove tendenze architettoniche contrarie ai principi del funzionalismo.

Le esperienze nei nuovi paesi

In questo contesto di critica si ebbero le esperienze brasiliane ed anche le esperienze indiane di Le Corbusier. I progettisti di Brasilia, la nuova capitale del Brasile, Oscar Niemeyer e Lúcio Costa, usarono i canoni ed il linguaggio del razionalismo internazionale, il curtain wall (pannello), il brise soleil (frangisole), i pilotis (pilastri), che però divennero forme applicate in modo convenzionale, svuotate da un reale aggancio alle esigenze proprie di quella realtà. La città progettata ex novo appare così formalisticamente bella in astratto, simbolica ma vuota, priva della vitalità che deve essere propria dell'ambiente urbano.

Le Corbusier al contrario tenta di calarsi nell'ambiente locale, che sente decisamente diverso da quello europeo o nordamericano, di abbandonare ogni campione definito e di ricavare dalla tangibilità nativa una nuova architettura. Ci riuscirà solo in parte interpretando a suo modo alcuni simboli della tradizione Indiana, ma lasciando sulla pianura del Capitol il segno di una coraggiosa espressione del grande talento personale, isolato nel contesto della città. L'altra edilizia, infatti, realizzata a Chandigarh da altri progettisti europei o indiani, se paragonata alle opere del maestro, accentua la sua limitatezza e meccanicità nella ripetizione di alcuni temi convenzionali che dovevano essere una reinterpretazione di figure ricorrenti tradizionali. In queste opere in "cemento a vista" estremamente plastiche e fortemente espressive dell'ultimo Le Corbusier, già adottate per "Unités d'Habitation" di Marsiglia, molti intravedono il superamento del razionalismo e leggono i segni di quello che sarà il Postmodern. In Inghilterra tale modo di fare architettura e di sottolineare l'asprezza di forme e strutture oltremisura robuste, dette vita in quegli anni alla corrente architettonica definita brutalismo.

11 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 1

  

Vi racconto la Storia dell’Architettura 1 raccoglie in maniera divulgativa e narrativa le lezioni tenute nel corso di molti anni d’insegnamento superiore ed universitario e pubblicate nel blog “Homo ludens” (https://nonmirompereitabu.blogspot.com/). L’opera completa si compone di 3 volumi.

12 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 2


 
Vi racconto la Storia dell’Architettura 2. In questo secondo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione prebellica ed interbellica pubblicate nel blog  “Homo ludens” (https://nonmirompereitabu.blogspot.com/). L’opera completa si compone di 3 volumi.



 
Vi racconto la Storia dell’Architettura 3In questo terzo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione postbellica pubblicate nel blog “Homo ludens” (https://nonmirompereitabu.blogspot.com/) L’opera completa si compone di 3 volumi.

Nessun commento:

Posta un commento