venerdì 21 marzo 2025

Corso di storia dell'architettura: 21 DEUTSCHER WERKBUND






Dai Cuscini per il Sofà alla Città del Futuro

Il sogno e la sfida del Deutscher Werkbund

All’inizio del XX secolo, la Germania si trovava davanti a una domanda cruciale:
come conciliare la crescente industrializzazione con la tradizione artigianale che, per secoli, aveva definito l’eccellenza delle sue produzioni?

Nel 1907, in una Monaco di Baviera in fermento culturale, tre figure decisero che era tempo di dare una risposta: l’architetto Hermann Muthesius, l’imprenditore Karl Schmidt e il pastore protestante, nonché politico liberale, Friedrich Naumann. Insieme fondarono il Deutscher Werkbund (“Lega tedesca degli artigiani”), un’associazione che non si limitava a discutere di design: voleva cambiare il modo stesso in cui la Germania produceva e pensava gli oggetti.


Un motto che dice tutto

Il loro slogan, “Vom Sofakissen zum Städtebau”“Dai cuscini per il sofà alla costruzione della città” – era un programma di lavoro: ogni aspetto della vita, dal più piccolo dettaglio domestico alle grandi infrastrutture urbane, poteva e doveva essere progettato con intelligenza, funzionalità e bellezza.


Radici teoriche: Semper e l’arte nell’epoca della macchina

Per capire da dove veniva questa idea, bisogna tornare indietro di qualche decennio.
Nel 1852, l’architetto rivoluzionario Gottfried Semper aveva pubblicato Wissenschaft, Industrie und Kunst (Scienza, industria e arte), un saggio che rifletteva sul modo in cui i nuovi materiali e i processi industriali stavano cambiando il design.

Semper, osservando la rivoluzione industriale, scrisse:

“L’industria non è il nemico dell’arte. È l’arte che deve imparare a dominare l’industria, non a subirla.”

Le sue idee, sviluppate poi in Der Stil in den technischen und tektonischen Künsten (1860–63), alimentarono il dibattito tedesco per decenni, preparando il terreno culturale per il Werkbund.


Un contesto di crescita e competizione

Dopo l’unificazione del 1871, la Germania conobbe un boom industriale senza precedenti.
Nel 1883, Emil Rathenau fondò a Berlino la AEG, che in pochi anni divenne una potenza internazionale.
Tuttavia, a fine secolo, molti critici lamentavano che la produzione tedesca, pur efficiente, mancasse di quella qualità estetica che rendeva irresistibili i prodotti inglesi o americani.

Uno di quei critici era Friedrich Naumann, che nel 1904 pubblicò Die Kunst im Maschinenzeitalter (L’arte nell’epoca della macchina), un appello a un’alleanza fra creatività e industria.


Muthesius e il viaggio che cambiò tutto

Il punto di svolta arrivò quando il governo prussiano mandò Hermann Muthesius a Londra nel 1896 per studiare architettura e design.
Lì scoprì il movimento Arts and Crafts di William Morris e Charles Robert Ashbee, che celebrava la bellezza dell’artigianato, pur rimanendo critico verso la produzione di massa.

Muthesius tornò in Germania nel 1904 con un’idea precisa: non bisognava rifiutare la macchina, ma metterla al servizio della qualità.


La nascita del Deutscher Werkbund

Nel 1906, durante l’Esposizione tedesca delle arti e mestieri a Dresda, Muthesius, Naumann e Schmidt unirono le forze.
Nel 1907, nacque ufficialmente il Werkbund, con 12 architetti e 12 aziende fondatrici.

Fra i nomi più illustri:

  • Peter Behrens – il “padre” del design industriale moderno e mentore di Gropius, Mies van der Rohe e Le Corbusier.
  • Josef Hoffmann – raffinato architetto viennese, legato alla Secessione e alla Wiener Werkstätte.
  • Henry van de Velde – maestro dell’Art Nouveau e futuro protagonista del dibattito interno al Werkbund.
  • Theodor Fischer, primo presidente.

Le aziende includevano eccellenze come Silberwarenfabrik Peter Bruckmann & Söhne (argenteria di qualità) e la Vereinigte Werkstätten für Kunst im Handwerk di Monaco.


Colonia 1914: il sogno e la frattura

L’Esposizione del Werkbund a Colonia, nel maggio–ottobre 1914, doveva essere la consacrazione del movimento.
Fra i padiglioni più ammirati:

  • Il Teatro del Werkbund di Henry van de Velde – un inno alla creatività individuale.
  • Padiglioni industriali di Walter Gropius e Adolf Meyer – rigorosi, funzionali, precursori del Bauhaus.
  • La casa a schiera sperimentale di Bruno Taut – colorata, vivace, quasi utopica.

Ma fu proprio qui che esplose il conflitto ideologico:

  • Da un lato, Muthesius, Behrens e Gropius, favorevoli alla Typisierung (standardizzazione).
  • Dall’altro, van de Velde e Taut, difensori della Kunstwollen (volontà artistica individuale).

Era la domanda eterna: la bellezza deve essere universale e replicabile, o unica e irripetibile?


Dal Werkbund al Bauhaus e oltre

Nonostante le tensioni, il Werkbund gettò le basi per la nascita del Bauhaus nel 1919, dove molti dei protagonisti di Colonia avrebbero trovato una nuova casa artistica.
La sua influenza si estese al design di prodotto, alla grafica, all’urbanistica.

Il movimento sopravvisse fino al 1934, quando fu soppresso dal regime nazista, per poi rinascere nel 1950. Negli anni ’60, perse progressivamente peso, ma la sua eredità è ancora viva ogni volta che un oggetto industriale unisce funzione, estetica e qualità.


📜 Come disse Peter Behrens:

“Non esiste separazione fra arte e industria.
Il futuro appartiene a chi saprà dare forma alla macchina con l’anima dell’artigiano.”



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