sabato 11 ottobre 2025

Corso di storia dell'architettura: 6 La nascita della teoria dell’arte: l’estetica


Allegoria di apollineo e dionisiaco.

La nascita della teoria dell’arte: l’estetica

L’arte greca rappresenta uno dei momenti più alti della storia del pensiero umano, non soltanto per la bellezza delle sue opere, ma per la riflessione teorica che ne scaturì. Parlare di arte greca significa, inevitabilmente, parlare della nascita della teoria dell’arte, dell’idea stessa di bellezza come valore universale e della fondazione della disciplina che, secoli più tardi, sarà chiamata “estetica”¹.

1. Arte e conoscenza: la mimesi come fondamento

Nell’antica Grecia, l’arte non era considerata un’attività autonoma, bensì una forma di conoscenza. Il termine greco mimesis, tradotto come “imitazione”, non indica una copia passiva della natura, ma un atto conoscitivo, una ricostruzione razionale dell’ordine naturale e ideale del mondo². In tal senso, l’artista greco non riproduce ciò che vede, ma seleziona e combina elementi di realtà per raggiungere una sintesi ideale, un modello di perfezione accessibile solo alla mente.

Già Platone, nel Simposio e nella Repubblica, individua nell’arte una tensione verso l’idea del bello, una forma di elevazione dello spirito attraverso la contemplazione³. Tuttavia, egli diffida dell’arte come mimesi sensibile, perché essa duplica la realtà delle apparenze. Sarà Aristotele, nella Poetica, a rivalutarla come strumento di comprensione del reale: la mimesi artistica non è mera copia, ma imitazione del possibile, ossia rappresentazione di ciò che potrebbe accadere secondo verosimiglianza e necessità⁴.

2. L’artista tra “inspirazione” e “tecnica”: il dualismo apollineo e dionisiaco

La riflessione greca riconosce all’artista una duplice natura: egli è al contempo ispirato e razionale. Da un lato, la componente dionisiaca dell’arte esprime la potenza creativa e l’estasi intuitiva, quella forza “divina” che infiamma l’animo e conduce alla scoperta del nuovo⁵. Dall’altro lato, la componente apollinea rappresenta la misura, la proporzione, la capacità di dare forma all’intuizione secondo regole e leggi razionali.

Questa dialettica tra caos e ordine, tra impulso e ragione, costituisce il cuore della teoria dell’arte greca e sarà, secoli dopo, ripresa da Friedrich Nietzsche nella Nascita della tragedia (1872), dove il filosofo tedesco vede nell’arte attica l’equilibrio perfetto tra l’ebbrezza dionisiaca e la lucidità apollinea⁶.

3. La libertà dell’artista e la nascita del pensiero estetico

In Grecia, l’artista (technites) non è più un artigiano servile al potere politico o religioso, come in Egitto o in Oriente, ma un cittadino libero, depositario di un sapere tecnico e di una cultura teorica riconosciuta⁷. L’arte diventa così scienza del bello, fondata su principi oggettivi – simmetria, proporzione, armonia – che riflettono le leggi dell’universo.

Il concetto di kanon, introdotto dallo scultore Policleto nel suo trattato omonimo (V sec. a.C.), rappresenta il tentativo di tradurre la bellezza in regola matematica, proporzione misurabile del corpo umano⁸. Tale idealizzazione del reale costituirà la base per tutta la riflessione estetica successiva, da Vitruvio a Leon Battista Alberti, fino al Neoclassicismo di Winckelmann⁹.

4. Dalla teoria all’estetica moderna

Il termine “estetica” comparirà solo nel XVIII secolo, con Alexander Gottlieb Baumgarten, che la definirà come “scientia cognitionis sensitivae”, ossia scienza della conoscenza sensibile¹⁰. Tuttavia, le sue radici risalgono proprio alla Grecia classica, dove l’arte fu per la prima volta concepita come via di accesso alla verità attraverso la forma.

Il lascito greco all’Occidente è dunque duplice: da un lato la convinzione che il bello abbia valore conoscitivo e morale, dall’altro l’idea che l’artista sia un mediatore tra natura e ragione, tra l’invisibile e il visibile.
La “teoria dell’arte” nasce così non come semplice riflessione estetica, ma come filosofia della forma, un tentativo di comprendere la realtà attraverso la sua manifestazione armonica.

Note

  1. Cfr. E. Panofsky, Idea. Contributo alla storia del concetto di arte, Torino, Einaudi, 1973, p. 11.

  2. G. Colli, La sapienza greca, Milano, Adelphi, 1977, vol. II, p. 63.

  3. Platone, Simposio, 210a–212a.

  4. Aristotele, Poetica, 1447a–1451b.

  5. W. Tatarkiewicz, Storia dell’estetica. L’antichità, Milano, Bompiani, 1987, p. 58.

  6. F. Nietzsche, La nascita della tragedia, Milano, Adelphi, 1972, cap. 1–3.

  7. J. Boardman, Greek Art, London, Thames & Hudson, 1996, p. 27.

  8. Policleto, Kanon (frammenti), in A. Stewart, Greek Sculpture: An Exploration, New Haven, Yale University Press, 1990, p. 123.

  9. J. J. Winckelmann, Storia dell’arte nell’antichità, Roma, Laterza, 1981, p. 87.

  10. A. G. Baumgarten, Aesthetica (1750–58), Hamburg, Meiner Verlag, 1988, § 1.

Bibliografia

  • Aristotele, Poetica, a cura di G. Colli, Milano, BUR, 2003.

  • Baumgarten, A. G., Aesthetica, Hamburg, Meiner Verlag, 1988.

  • Boardman, J., Greek Art, London, Thames & Hudson, 1996.

  • Colli, G., La sapienza greca, Milano, Adelphi, 1977.

  • Nietzsche, F., La nascita della tragedia, Milano, Adelphi, 1972.

  • Panofsky, E., Idea. Contributo alla storia del concetto di arte, Torino, Einaudi, 1973.

  • Policleto, Kanon (frammenti), in Stewart, A., Greek Sculpture: An Exploration, New Haven, Yale University Press, 1990.

  • Tatarkiewicz, W., Storia dell’estetica. L’antichità, Milano, Bompiani, 1987.

  • Winckelmann, J. J., Storia dell’arte nell’antichità, Roma, Laterza, 1981.


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