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Ricostruzione filologico congetturale della Biblioteca di Alessandria.
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L’Architettura Ellenistica (323–31 a.C.): Dalla Città Ideale al Paesaggio Monumentale
1. Premessa storica: crisi della polis e diffusione della cultura greca
Con la morte di Alessandro Magno nel 323 a.C. e la frammentazione del suo impero nei regni dei diadochi, la polis greca perde la propria autonomia politica e, con essa, il ruolo di centro creativo della vita culturale e civile. Tuttavia, proprio questa crisi politica coincide con un’espansione senza precedenti della cultura ellenica in tutto il bacino del Mediterraneo e fino all’Oriente asiatico⁽¹⁾.
Il periodo ellenistico — convenzionalmente delimitato tra il 323 e il 31 a.C., anno della conquista romana dell’Egitto — è caratterizzato da una sintesi tra tradizione greca e influssi orientali, da un cosmopolitismo culturale, e da una crescente attenzione verso le arti applicate al potere.
La nuova architettura, libera dalla misura classica della polis, si apre alla scala imperiale e al monumentalismo scenografico⁽²⁾.
2. La nuova organizzazione del sapere e del lavoro artistico
La trasformazione politica e sociale del mondo ellenistico si accompagna a un profondo mutamento della condizione dell’artista e dell’intellettuale.
Se nel periodo classico l’artista era un libero professionista, riconosciuto ma itinerante, nel mondo ellenistico nasce un sistema organizzato della cultura. Si istituiscono centri di ricerca e formazione come il Museion e la Biblioteca di Alessandria, dove l’arte e la scienza si intrecciano in un quadro di razionalizzazione del sapere⁽³⁾.
L’artista non è più semplice interprete del mito, ma funzionario del potere: lavora al servizio delle dinastie ellenistiche — in particolare dei Tolomei, dei Seleucidi e degli Attalidi — e diventa parte integrante di una politica culturale pianificata⁽⁴⁾.
Questa nuova condizione istituzionalizza il lavoro artistico, che si configura come attività specialistica, scientificamente fondata, in grado di fornire modelli replicabili di architettura, scultura e decorazione.
3. Evoluzione dell’architettura ellenistica
3.1. Dall’ordine dorico all’eclettismo ionico e corinzio
La riflessione sull’architettura si fa storica e teorica: l’artista guarda al passato, ne analizza i modelli, li codifica e li rielabora.
Il dorico tende a scomparire, mentre ionico e corinzio si affermano come ordini dominanti per la loro flessibilità decorativa e per la capacità di adattarsi a edifici complessi e scenografici⁽⁵⁾.
Il corinzio, in particolare, raggiunge ora la sua forma canonica, e diviene simbolo dell’eleganza e della raffinatezza ellenistica, diffondendosi in tutto il Mediterraneo, fino a Roma⁽⁶⁾.
3.2. Teoria, trattatistica e standardizzazione
Si definisce progressivamente una teoria architettonica sistematica, anticipata dai trattatisti greci e poi formalizzata nel De Architectura di Vitruvio, scritto in epoca augustea.
L’architettura viene analizzata attraverso moduli, proporzioni e numeri, in una sorta di razionalizzazione del canone estetico, parallela alla formazione della koiné linguistica⁽⁷⁾.
Questa tendenza alla codificazione porta a un meccanismo stilistico che, se da un lato consente il controllo delle forme, dall’altro riduce la libertà creativa dell’artista.
3.3. L’espansione della scala architettonica
Una delle più profonde innovazioni dell’età ellenistica è la modifica della scala architettonica.
L’interesse compositivo si sposta dalla precisione dei dettagli alla visione d’insieme, dalla percezione ravvicinata a quella panoramica e sintetica⁽⁸⁾.
Si sviluppa un gusto per le grandi dimensioni, favorito da nuovi mezzi tecnici e da risorse economiche senza precedenti: il Faro di Alessandria, alto circa 180 metri, e il Colosso di Rodi, simboli della potenza e della tecnica ellenistica, rappresentano esempi emblematici di questa ricerca di grandiosità⁽⁹⁾.
4. Dalla scena al paesaggio: la nascita della composizione paesistica
L’evoluzione del teatro greco è forse la più chiara manifestazione del nuovo spirito dell’età ellenistica.
Il teatro, ora in pietra e perfettamente simmetrico, è concepito come spazio architettonico totale, in cui edificio, uomo e paesaggio si fondono in un’unica esperienza visiva.
Le caratteristiche fondamentali — la cavea semicircolare, la skené monumentale, il proscenio, e l’orchestra circolare — rispondono a un equilibrio tra funzionalità scenica e composizione architettonica⁽¹⁰⁾.
Il teatro di Epidauro, opera attribuita a Policleto il Giovane, rappresenta il vertice di questa concezione: la prospettiva scenografica integra lo spazio naturale come parte dello spettacolo.
Il paesaggio non è sfondo, ma quadro attivo, ultimo piano dell’azione teatrale⁽¹¹⁾.
Questa esperienza visiva, estesa poi all’architettura civile e sacra, porta a una nuova idea di composizione: gli edifici sono pensati come elementi del paesaggio, e la visione da lontano diventa principio ordinatore.
L’Ara di Pergamo ne è l’esempio più compiuto: il monumento si inserisce nel pendio dell’acropoli con un equilibrio proporzionale dinamico. Da lontano appare come parte del paesaggio, da vicino lo incornicia e lo definisce⁽¹²⁾.
5. Conclusione: il mondo come città dell’arte
L’età ellenistica segna il passaggio dall’architettura della polis all’architettura del mondo.
Il rapporto tra arte, potere e natura si ridefinisce su scala universale.
L’architetto non costruisce più solo templi o agorai, ma città, santuari, musei, porti, regge, secondo un principio di rappresentazione scenografica del potere.
In questo contesto, l’architettura diviene linguaggio universale della grecità, capace di unire Alessandria, Pergamo, Antiochia e Rodi in una stessa visione culturale.
È l’inizio della modernità del paesaggio e della concezione estetica dello spazio urbano, destinata a influenzare in modo decisivo la Roma imperiale e tutta la tradizione architettonica occidentale.
Note
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P. Green, Alexander to Actium: The Historical Evolution of the Hellenistic Age, Berkeley, University of California Press, 1990, p. 12.
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M. Torelli, Arte e cultura nel mondo ellenistico, Torino, Einaudi, 1997, p. 24.
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F. Lanza, La Biblioteca di Alessandria, Roma, Laterza, 1987, p. 56.
-
E. Pollitt, The Art of Hellenistic Greece, Cambridge, Cambridge University Press, 1986, p. 18.
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J. Boardman, Greek Architecture, London, Thames & Hudson, 1994, p. 144.
-
M. Robertson, A History of Greek Art, Cambridge, CUP, 1975, p. 339.
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Vitruvio, De Architectura, I, 2–3.
-
P. Gros, Architettura e società nel mondo greco e romano, Torino, Einaudi, 1998, p. 81.
-
R. Tomlinson, Greek Architecture, New York, Cambridge University Press, 1995, pp. 189–190.
-
A. W. Lawrence, Greek Architecture, New Haven, Yale University Press, 1996, p. 165.
-
V. Scully, The Earth, the Temple, and the Gods, New Haven, Yale University Press, 1962, pp. 132–137.
-
C. Habicht, Pergamon and the Hellenistic Kingdoms of the Ancient World, Princeton, Princeton University Press, 2019, p. 94.
Bibliografia
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Torelli, M., Arte e cultura nel mondo ellenistico, Torino, Einaudi, 1997.
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Vitruvio, De Architectura, trad. it., Torino, Einaudi, 2002.
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Il teatro di Epidauro.
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