Paolo Soleri (Torino, 21 giugno 1919 – Cosanti, 9 aprile 2013) è stato un architetto, scrittore, scultore, urbanista e artista italiano. Palazzo Sollimene a Vietri sul Mare. Attualmente ancora attivo come fabbrica di ceramica, funzione per cui è stato progettato. Subito dopo la laurea in architettura, nel 1947 si trasferisce negli Stati Uniti dove conosce e frequenta Frank Lloyd Wright. Nel 1956 si trasferisce in Arizona con la famiglia, dove fonda prima la Cosanti Foundation e nel 1970 Arcosanti, un prototipo di città per 5.000 persone, basata sui concetti dell'arcologia (architettura e ecologia). Si ispira principalmente alla frugalità di risorse e di energia per vivere sfruttando il meno possibile l'ambiente e impostare un cammino etico per il futuro dell'uomo. Soleri ha diviso il suo tempo tra Cosanti (vicino a Scottsdale) e Arcosanti. Ha scritto sei libri e numerosi articoli e monografie. Ha vinto numerosi premi di architettura: nel 2000 ha ricevuto il leone d'oro alla Mostra internazionale di architettura di Venezia per la sua vita dedicata all'architettura e nel novembre 2006 il Cooper Hewitt Award presso lo Smithsonian Institution di New York, premiato da Milton Glaser, per aver contribuito profondamente e per un lungo periodo allo stile di progettazione contemporanea. Si è laureato in architettura al Politecnico di Torino nel 1946 e si è trasferito subito dopo negli Stati Uniti dove ha lavorato per due anni nello studio di Wright a Taliesin West, ma a causa della sostanziale divergenza rispetto alle concezioni urbanistiche è costretto a lasciarlo. In questo periodo progetta "The Beast", un ponte, il cui plastico è in seguito esposto al Museum of Modern Art. Tornato in Italia nel 1950, vi ha progettato una delle sue poche concrete realizzazioni, la fabbrica di ceramiche "Solimene" a Vietri sul Mare, in cui oltre agli influssi della tematica wrightiana si possono leggere componenti formali derivate da Gaudí. Ha acquisito la tecnica della ceramica con le sue valenze artigianali. Ritornato negli Stati Uniti nel 1955, si è stabilito in Arizona, a Paradise Valley, dove ha realizzato opere di stampo organico (tra cui il suo studio e fabbrica di ceramica) e ha progettato fantastici modelli urbani. Nel 1961 ha fondato Cosanti, sorta di scuola cantiere dove assieme agli studenti dell'Università dell'Arizona ha tentato una sperimentale vita comunitaria in cui la costruzione con le proprie mani di un ambiente a misura ecologica viene autofinanziata producendo oggetti artigianali in ceramica. Ha sviluppato le proprie concezioni urbanistiche in numerose elaborazioni progettuali. Nel 1970 ha fondato Arcosanti, un prototipo di città per 5.000 persone, basata sui concetti dell'arcologia (architettura e ecologia), dove ha vissuto fino alla morte, avvenuta a Cosanti nel 2013 all'età di 93 anni. Nel filone delle più recenti proposte utopiche per la città del futuro Soleri ha espresso un proprio personale contributo, basato sulla convergenza di componenti sociali, filosofiche, ecologiche, tradotte in quella che egli stesso definisce "arcologia" (da "architettura" e "ecologia"). L'ideologia urbanistica di Soleri, affidata all'insegnamento, ai numerosissimi grafici e a pubblicazioni, si fonda sulla riflessione secondo cui quanto più un sistema è complesso, tanto più è miniaturizzato, ovvero che la miniaturizzazione permette l'esistenza di sistemi estremamente complessi, come il corpo umano, in cui milioni di cellule collaborano: da qui la proposta dell'implosione, cioè dell'accorpamento di tutte le varie dimensioni disgregate ed esplose nell'attuale condizione urbana. Per inverare tale contrazione urbanistica è necessario che lo spazio della città venga ripensato e passi dall'essere a due dimensioni (la tipica megalopoli che si espande di periferia in periferia occupando superfici vastissime) a tre dimensioni (uno spazio che sia articolato in altezza). Sviluppando un modello urbanistico tridimensionale si otterrebbe un ulteriore vantaggio: decimando le distanze orizzontali le automobili (che Soleri ha sempre definito come un errore della modernità) non sarebbero più necessarie, o comunque il loro uso diminuirebbe drasticamente.
Mesa City (1959 con planimetria biomorfa, alte torri residenziali per 2 milioni di abitanti e 30 villaggi rurali, che fonde l'idea del "grattacielo alto un miglio" e la composizione territoriale di Broadacre City di Wright; Novanoah, Asteromo, Arcollective, agglomerati in cui l'altissima concentrazione urbana delle megastrutture viene bilanciata dalle vaste aree territoriali destinate all'agricoltura e al godimento della natura, dalla riduzione al minimo degli sprechi di tempo, di spazio, di trasporti e di inquinamento, il tutto a vantaggio di un più organico, umano ed ecologico sfruttamento dell'ambiente. Le sue proposte si inquadrano in una generale ricerca urbanistica sulla "grande dimensione", ma accentuano inoltre l'aspetto formale e ambiscono a proporre nuovi modelli di vita, collegandosi ai temi delle utopie del passato. Soleri crede in una nuova unità della conoscenza contro la frammentazione a specializzazione imperanti. Considera inoltre la città, in quanto ecosistema organico creato dall'uomo in equilibrio con la natura, la più alta espressione spirituale, che manifesta e rende attive forze positive ed è "macchina di spiritualizzazione". Acquisisce un assunto fondamentale di Wright che postula la coincidenza tra architettura ed urbanistica, ma va oltre, riportando entrambe all'ecologia: "La nostra tecnologia se non la nostra coscienza non ci consentirà ancora per molto approcci parziali ai nostri problemi ... L'architettura è urbanistica, come è ecologia della natura, trasfigurata in ecologia dell'uomo. L'architettura non può restare un fenomeno atomistico. Deve sorpassare i bisogni dell'uomo e donargli più che il semplice gusto delle cose future. II cosmo nella natura dell'uomo, questo è lo scopo, ben più che l'intervento umano nella natura dei materiali. L'evoluzione è questa rivoluzione che giustifica i suoi balzi ponendo la società su un piano veramente elevato dove è assente la frustrazione che affaticando lo spirito dell'uomo dallo stesso elimina le idee come delle utopie". Insiste inoltre sulla natura anti-materialistica dell'architettura in quanto ecologia. Nel 1970 la fondazione di Arcosanti rappresenta la concretizzazione fisica di un laboratorio urbano per una nuova città contro l'etica edonistica, nella quale la felicità è il consumo, che umilia e degrada la persona. La città si propone di essere un modello operativo che potrebbe influire sulla trasformazione degli attuali caratteri ambientali, sociali, culturali. Nel 1985 elabora lo "spazio per la pace" anti-tecnocratico, sulla base del concetto dei "due soli", quello cosmico e quello dell'effetto urbano, che si genererebbe dalle relazioni sinergiche tra gli uomini. Elabora infine l'idea di habitat modulari costruiti da componenti strutturali di base assemblabili per formare insediamenti su asteroidi o liberamente fluttuanti, come stimolo per l'avanzamento tecnologico e scientifico con effetti nella cultura e nell'estetica. Considera infatti lo spazio come luogo alternativo dell'ecosistema terrestre ormai a rischio.
domenica 9 marzo 2025
Corso di storia dell'architettura: Soleri 1919
Corso di storia dell'architettura: De Carlo 1919
De Carlo 1919
Giancarlo De Carlo (Genova, 12 dicembre 1919 – Milano, 4 giugno 2005) è stato un architetto, urbanista, teorico dell'architettura e accademico italiano. È stato tra i primi a sperimentare e applicare in architettura la partecipazione da parte degli utenti nelle fasi di progettazione. È conosciuto internazionalmente per essere uno tra i fondatori del movimento Team X che operò la prima vera rottura con il Movimento Moderno e le tesi funzionaliste di le Corbusier. Per la sua capacità di instaurare sempre delle relazioni forti tra teoria e pratica non convenzionali si è imposto come uno tra i pensatori più acuti dell'architettura italiana. È padre dello scrittore Andrea De Carlo. Nato a Genova poco dopo la fine della prima guerra mondiale da padre siciliano e madre piemontese, visse tra la sua città natale, Livorno e Tunisi sino all'età di vent'anni. Nel 1939 si iscrive al Politecnico di Milano dove si laurea in ingegneria nel 1943. Durante la seconda guerra mondiale è arruolato come ufficiale di Marina. In seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943 entra in clandestinità prendendo parte alla Resistenza con il Movimento di Unità Proletaria in cui partecipano anche altri architetti milanesi come Franco Albini e Irenio Diotallevi. Successivamente organizza a Milano un gruppo partigiano di ispirazione anarchico-libertaria (le Brigate Matteotti) insieme a Giuseppe Pagano. Alla fine della guerra pubblica a Milano Le Corbusier. Antologia critica degli scritti e comincia a frequentare il movimento anarchico partecipando ai primi convegni italiani a Carrara. La sua sarà sempre un'adesione critica al pensiero libertario vicino alle tesi di Kropotkin ed è in questo periodo che comincia la sua collaborazione alla rivista anarchica Volontà in cui cerca di lanciare nuove idee sociali per la ricostruzione e l'incessante bisogno di alloggi popolari. Collabora in maniera saltuaria alle riviste di architettura Domus e Casabella e pubblica una monografia critica su William Morris. Nel 1948 riprende gli studi all'Istituto Universitario d'Architettura di Venezia dove si laurea nel 1949. Due anni prima prende parte all'VIII Triennale di Milano con tre progetti mai realizzati per il quartiere QT8. Nel 1950 apre un proprio studio a Milano. Nel 1951 organizza per la IX Triennale di Milano una mostra sull'architettura spontanea e tre anni dopo nell'edizione successiva presenta tre cortometraggi scritti con Elio Vittorini in cui in pieno stile dell'epoca, denuncia le derive possibili di una metropoli moderna gestita da burocrati e tecnici in cui l'interesse per l'uomo non è prioritario, e esorta lo spettatore ad agire in prima persona. Nel 1952 nasce il figlio Andrea. Nel 1955 ottiene una cattedra in urbanistica allo IUAV che manterrà fino al 1983 venendo a contatto e spesso scontrandosi con i maggiori nomi dell'architettura e urbanistica italiana come Giuseppe Samonà, Carlo Scarpa, Bruno Zevi e Paolo Portoghesi. Tra il 1952 e il 1960 fa parte della nuova generazione invitata a partecipare al CIAM. Egli prende parte ai prestigiosi congressi grazie alla presentazione fatta da Ernesto Nathan Rogers il quale nello stesso periodo lo inserisce anche nel comitato di redazione di "Casabella-Continuità", ruolo che abbandonerà nel 1956 in seguito ad aspri contrasti con lo stesso Rogers. Nello stesso periodo fa parte del Movimento di Studi per l'Architettura (MSA) che raggruppa vari giovani architetti milanesi in linea con i principi del Movimento Moderno e in aperto contrasto con l'esperienza romana dell'Associazione per l'Architettura Organica (APAO) di Bruno Zevi che si rifà invece alle idee innovative di Frank Lloyd Wright. Nel 1956 quale membro italiano dei CIAM presenta un suo progetto di un complesso di case popolari a Matera in cui tutti i principi di le Corbusier vengono ignorati a discapito di un'attenzione specifica nei confronti del contesto geografico, sociale e climatico della regione. È chiaramente una forte rottura con la vecchia generazione di architetti e del mito di un modello di architettura internazionale unico (International Style). Nel congresso del 1956 è segnata così la fine dei CIAM e l'inizio del Team X che raggruppa tutta la nuova generazione invitata a partecipare all'ultimo congresso (il decimo per l'appunto) e che pretende un nuovo tipo di architettura, che si adatti meglio alle condizioni sociali e ambientali locali e in cui l'uomo non sia ridotto ad una figura astratta o un insieme di misure standard. Nel 1964 è incaricato del primo Piano Regolatore Generale della città di Urbino. Dal 1965 è incaricato di progettare il campus e le strutture della nuova Università di Urbino. Nel progetto il campus si fonde con il paesaggio, inserendosi fisicamente nelle colline. È quello del campus universitario di Urbino un progetto che lo vedrà impegnato molti anni della sua vita, e che gli darà il suo primo vero riconoscimento internazionale. Negli anni seguenti sviluppa il progetto della casa del filosofo Livio Sichirollo e del quartiere "La Pineta". Nel 1968 durante la rivolta studentesca cerca un dialogo costruttivo con i propri studenti e pubblica una serie di testi e saggi in cui teorizza una gestione dell'architettura più democratica e aperta e mette in discussione l'insegnamento tradizionale: "La piramide rovesciata", "Ordine, Istituzione, Educazione, Disordine", "Il pubblico dell'architettura" e "Un'architettura della partecipazione". Dal 1970 insieme a Domenico De Masi, Fausto Colombo e Valeria Fossati Bellani e agli operai e le loro famiglie costruisce le case per lavoratori Matteotti a Terni. Si tratta del primo esempio realizzato di architettura partecipata in Italia che si rivela un successo e che poi ripeterà con risultati e procedure diverse nel 1972 per il Piano Regolatore di Rimini e nel 1979 per il recupero dell'isola di Mazzorbo a Venezia. Dal 1976 fonda l'ILAUD (o I.L.A. & U.D., International Laboratory of Architecture & Urban Design), un laboratorio internazionale di architettura e disegno urbano, basato sui principi del Team X, che per 27 anni si svolge ogni estate in Italia (negli anni si è svolto a Venezia, Siena, Urbino, ecc.) allo scopo di svolgere un'attività di ricerca continua attraverso il confronto teorico e progettuale tra le nuove generazioni delle più prestigiose scuole di architettura europee e americane. Nel 1978 fonda e dirige la rivista "Spazio e società" attraverso la quale per più di vent'anni manterrà attiva la rete di relazione creatasi col Team X e garantendo una voce alternativa e indipendente nel panorama architettonico europeo. A Siena fu incaricato del progetto del nuovo quartiere periferico di San Miniato che, ad esecuzione quasi completata da parte del comune di Siena, egli criticò per la sua attuazione pratica e dal quale si dissociò in seguito. Nel 1984 accettò l'incarico dall'Università degli Studi di Catania per il progetto di recupero del Monastero di San Nicolò l'Arena, sede dell'attuale DISUM - Dipartimento di Scienze Umanistiche. Più volte invitato nelle università di tutto il mondo per conferenze e incontri, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. Nel 2004 il Centre Pompidou di Parigi gli dedica una mostra monografica e a Roma tre giorni prima della sua morte, il 1º giugno 2005, è inaugurata una grande mostra retrospettiva in cui lo stesso De Carlo ha curato l'allestimento e la scelta non cronologica dell'esposizione. Giancarlo De Carlo è sempre stato una personalità scomoda nell'ambito dell'architettura italiana e non è mai sceso a compromessi che potevano intaccare la coerenza delle proprie idee. Per questo motivo ha dovuto rinunciare alla realizzazione di molti progetti, come per esempio il piano regolatore di Rimini. Come mina vagante è sempre sfuggito ad una classificazione univoca del proprio lavoro, accomunato ai brutalisti in un primo momento ha sempre rifiutato questo termine e durante tutte le fasi storiche dell'architettura italiana non ha mai preso parte ad una qualsiasi corrente di moda preferendo eclissarsi e lavorare di meno (come durante la moda post-modernista degli anni ottanta o le correnti High-Tech e decostruttiviste seguenti). In particolar modo durante tutti gli anni ottanta e novanta, grazie alla rivista da lui fondata Spazio e società e attraverso l'ILAUD riuscì a costituire un gruppo di riflessione e ricerca totalmente indipendente e controcorrente rispetto alle tendenze architettoniche del momento. In questo modo si pose come un riferimento internazionale importante per molte persone venute da molteplici discipline. Ha avuto un'impronta personale, di approccio all'architettura che può essere considerata una costante della cultura architettonica italiana, fatta di prese di posizione particolari e non di vere e proprie scuole di pensiero. Nonostante tutto egli si inserisce in alcune correnti, di superamento e critica del razionalismo italiano che si sono sviluppate a partire dagli anni Sessanta in poi. Nonostante abbia passato quasi tutta la sua vita a Milano, non ha mai costruito niente in questa città. A causa delle sue posizioni intransigenti non ha mai trovato un appoggio solido nell'amministrazione milanese e anche la sua morte è passata quasi inosservata. Oltre ad essere uno dei primi architetti in Europa a teorizzare e praticare la partecipazione degli utenti nelle fasi di progettazione, in particolare per i progetti di Terni, Rimini e Mazzorbo, De Carlo sosteneva che il progetto andava cercato sempre "per tentativi" non limitandosi a rinchiudersi in una soluzione rigida. Fu duramente attaccato da Vittorio Sgarbi, il quale lo accusava di aver rovinato l'armonia e la bellezza del centro storico di Urbino. De Carlo considerava invece che la sua attività avesse impedito una museificazione dell'ambiente costruito della cittadina e una distruzione sociale della stessa. Nel 1995 a seguito di una sua partecipazione al progetto di recupero del centro storico di Palermo, progetto mai finalizzato a causa di intoppi burocratici e politici, pubblica il libro il Progetto Kalhesa sotto lo pseudonimo di Ismé Gimdalcha dove racconta in chiave fantastica e ironica le vicissitudini del progetto.