![]() |
Il Partenone di Atene. |
Il tempio: luogo di sintesi della ricerca architettonica greca
Nella civiltà greca, a differenza delle culture minoica e micenea, l’attenzione dell’arte e della costruzione non si concentra più sul palazzo del sovrano, simbolo di potere individuale, ma sull’edificio sacro, emblema della cultura collettiva e religiosa della polis¹. Il tempio, sede dell’effigie della divinità protettrice della comunità, diventa così il luogo privilegiato di sintesi architettonica, dove convergono innovazioni costruttive, sperimentazioni stilistiche e codificazione dei linguaggi formali, in particolare attraverso gli ordini architettonici.
1. Evoluzione storica del tempio greco
L’evoluzione del tempio greco può essere ricostruita attraverso resti archeologici, fonti storiche e leggende antiche. Tale percorso, pur non essendo lineare, mostra una progressione coerente dalla semplice struttura abitativa sacralizzata fino alla complessità dell’edificio classico². Le principali tappe possono essere così sintetizzate:
-
Megaron mediorientale: struttura rettangolare a uno o due vani, preceduta da vestibolo e portico, modello di origine anatolica.
-
Tempio ligneo primitivo: costruito dai pastori e dalle prime comunità, caratterizzato da incastri e intagli lignei, con decorazioni scolpite e spazi dedicati alle divinità.
-
Tempio in mattoni crudi e legno: piccolo vano rettangolare su basamento in pietra, ancora lontano dalla monumentalità del periodo classico.
-
Portico colonnato su un lato corto: evoluzione dell’ingresso e introduzione di una più definita gerarchia spaziale.
-
Edificio periptero: portico colonnato intorno a tutti e quattro i lati, che conferisce equilibrio e monumentalità.
-
Pianta tripartita: composta da pronao (vestibolo anteriore), naos (cella principale) e opistodomo (vestibolo posteriore), soluzione che diventerà canonica.
-
Cella con colonnato interno e peristilio: forma matura che integra estetica e funzione, garantendo la fruizione rituale e l’impatto visivo dall’esterno³.
2. Il cantiere e le maestranze specializzate
Il tempio, soprattutto a partire dal V secolo a.C., è una realizzazione complessa che richiede coordinamento e competenze differenziate. La costruzione lapidea, che sostituisce il precedente uso del legno, implica procedure articolate:
-
estrazione e lavorazione della pietra dalle cave;
-
trasporto e posizionamento dei blocchi;
-
sollevamento con leve e gru rudimentali;
-
sigillatura con elementi di piombo;
-
scanalatura dei rocchi delle colonne dopo la posa;
-
scolpitura dei capitelli e degli elementi decorativi successiva al montaggio⁴.
Il cantiere diventa così un luogo di sperimentazione tecnica, dove si affinano strumenti, strumenti di sollevamento e metodi di precisione, anticipando in parte concetti moderni di ingegneria e logistica.
3. Aspetti statici e formali
Dal punto di vista statico, il tempio greco resta una struttura trilitica, ossia basata su architravi poggianti su colonne senza sistemi di sostegno laterale. Tale configurazione impone limiti dimensionali agli interassi, condizionando le proporzioni complessive⁵. Questi limiti diventano però occasione per sviluppare soluzioni formali e ottiche che conferiscono armonia e leggerezza apparente:
-
correttivi prospettici come l’inclinazione verso l’interno delle colonne (entasi);
-
variazioni nell’altezza e nello spessore dei capitelli;
-
armonizzazione delle proporzioni tra pronao, naos e opistodomo⁶.
In questo senso, il tempio smette di essere solo un edificio e diventa una scultura a grande scala, dove ogni elemento concorre a un effetto complessivo di equilibrio visivo e di monumentalità.
4. Il tempio come sintesi della cultura greca
Il tempio racchiude in sé:
-
innovazioni tecniche, attraverso la trasformazione del legno in pietra;
-
codificazione formale, con la nascita dei tre ordini (dorico, ionico, corinzio);
-
espressione simbolica, rappresentando la relazione tra comunità e divinità⁷.
In questa prospettiva, il tempio greco non è solo un luogo di culto, ma un laboratorio di ricerca architettonica, dove estetica, tecnica e funzione si fondono in una sintesi coerente, precorritrice dell’architettura occidentale.
Note
-
J. Boardman, Greek Art, London, Thames & Hudson, 1996, p. 45.
-
R. Camp, The Archaeology of Ancient Greece, Cambridge, Cambridge University Press, 2001, pp. 112–118.
-
Ibid., pp. 120–125.
-
J. Travlos, Greek Architecture, London, Thames & Hudson, 1971, pp. 38–42.
-
A. Hurwit, The Acropolis in the Age of Pericles, Cambridge, Cambridge University Press, 2004, pp. 60–65.
-
Ibid., pp. 68–72.
-
D. Robertson, A Shorter History of Greek Art, Cambridge, Cambridge University Press, 1981, pp. 101–107.
Bibliografia
-
Boardman, J., Greek Art, London, Thames & Hudson, 1996.
-
Camp, R., The Archaeology of Ancient Greece, Cambridge, Cambridge University Press, 2001.
-
Hurwit, J., The Acropolis in the Age of Pericles, Cambridge, Cambridge University Press, 2004.
-
Robertson, D., A Shorter History of Greek Art, Cambridge, Cambridge University Press, 1981.
-
Travlos, J., Greek Architecture, London, Thames & Hudson, 1971.
Nessun commento:
Posta un commento