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Tempio di Portuno, detto anche della Fortuna Virile a Roma. |
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L’Ara Pacis. |
L’ARCHITETTURA ROMANA REPUBBLICANA E IMPERIALE: STRUTTURA, SPAZIO E IDEOLOGIA DEL POTERE
Introduzione
L’architettura romana rappresenta una delle più alte sintesi fra tecnica costruttiva e ideologia del potere politico. Se l’arte greca aveva dato forma visibile all’ideale di armonia della polis, Roma trasforma la costruzione in strumento di governo, celebrativo e funzionale insieme. L’edificio non è più solo spazio sacro o estetico, ma immagine concreta della civiltà urbana e della potenza imperiale.
1. Le caratteristiche dell’architettura repubblicana
Pur derivando dall’esperienza ellenistica, l’architettura romana repubblicana presenta una spazialità aperta e articolata, fondata sulla combinazione fra forma costruttiva e decoro urbano1. Nella tarda Repubblica (II–I sec. a.C.) la città di Roma inizia a configurarsi come organismo monumentale unitario, nel quale la tecnica muraria si affina grazie all’uso dell’opus caementicium, precursore del moderno calcestruzzo2.
L’introduzione di elementi plastici e coloristici nelle superfici murarie segna il passaggio dalla pura funzionalità alla rappresentazione. La monumentalità dell’Ara Pacis o del Santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina ne è esempio emblematico: l’architettura diventa scena della vita pubblica, fusione fra esigenza costruttiva e retorica figurativa3.
2. Il distacco dall’ellenismo e la definizione del modello romano
Con l’età di Domiziano (81–96 d.C.), l’architettura romana si emancipa definitivamente dai modelli greco-ellenistici. La costruzione è concepita come processo empirico e tecnico, non più come composizione ideale4. I nuovi materiali — mattoni, tufo, pozzolana — consentono l’ampliamento degli spazi e la nascita di nuovi tipi edilizi (anfiteatri, terme, basiliche).
Il Colosseo, monumento simbolo della Roma imperiale, sintetizza le conquiste tecniche e formali dell’epoca: struttura ad archi in travertino e tufo, capace di ospitare 45.000 spettatori, in un complesso sistema di gallerie anulari e arcate sovrapposte5. L’edificio esprime il valore politico del monumento come trait d’union fra popolo e imperatore.
3. Il contributo di Vitruvio e la codificazione del sapere architettonico
Il trattato De Architectura di Marco Vitruvio Pollione (I sec. a.C.) costituisce il punto di sistematizzazione della teoria architettonica antica6. In esso, l’autore stabilisce le tre qualità fondamentali dell’architettura — firmitas, utilitas, venustas — e ne illustra le proporzioni, i materiali, l’orientamento e la decorazione. L’opera rappresenta il manifesto tecnico e filosofico della civiltà romana, e diviene, per il Rinascimento, fonte primaria di riscoperta dell’antico.
4. Visione ambientale e spazialità dinamica
L’architettura romana sviluppa una nuova relazione fra edificio e paesaggio. La scala dei complessi monumentali impone una “visione dinamica”: il monumento si percepisce progressivamente, attraverso percorsi e scorci, più che in un solo colpo d’occhio7. Il paesaggio diventa parte integrante della costruzione, e lo spazio urbano, un teatro dell’esperienza sensibile.
Esempi paradigmatici sono le città di Pompei e Ercolano, dove le case — come la Domus di Pansa — presentano una sequenza articolata di ambienti interni e cortili, ricchi di decorazioni parietali e mosaici policromi.
5. Forma e struttura: il sistema voltato e il principio della coesione
La progressiva sperimentazione tecnica conduce alla distinzione tra due sistemi strutturali:
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Analitico, derivato dal trilitico greco, basato sulla ripetizione di elementi autonomi;
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Sintetico, basato sul sistema voltato, nel quale tutti gli elementi collaborano solidalmente8.
La scoperta della volta a botte e della cupola consente la creazione di spazi interni di grande respiro, nei quali la luce e la materia generano un’esperienza immersiva. Le Terme di Caracalla e la Basilica di Massenzio rappresentano l’apice di tale concezione: l’edificio si fa organismo vivente, struttura unitaria e plastica al tempo stesso.
6. Dalla Roma di Traiano a Costantino: il trionfo e il declino
Con Traiano (98–117 d.C.) e Adriano (117–138 d.C.), Roma raggiunge l’apogeo della sua architettura imperiale. Il Foro di Traiano e la Basilica Ulpia incarnano l’ideale di uno spazio pubblico totalizzante, mentre la Villa Adriana a Tivoli anticipa la complessità compositiva dei palazzi rinascimentali9.
Nel IV secolo, con Costantino, si assiste al declino della città eterna. Le Mura Aureliane (272 d.C.) sanciscono i limiti territoriali di Roma, e l’Arco di Costantino (315 d.C.) ne celebra l’ultima gloria. Lo spostamento della capitale a Costantinopoli segna la fine dell’architettura romana e l’inizio di quella bizantina. Tuttavia, l’eredità formale e simbolica dell’Urbe continuerà a ispirare il Rinascimento e il Neoclassicismo.
Conclusione
L’architettura romana costituisce il culmine dell’esperienza costruttiva del mondo antico. Nata dal pragmatismo repubblicano e maturata come linguaggio universale dell’Impero, essa fonde tecnica e rappresentazione, funzionalità e ideologia. Il monumento diventa medium politico, memoria storica e strumento pedagogico. Come affermava Orazio, essa rimane monumentum aere perennius, un segno eterno della grandezza di Roma.
Note
R. Krautheimer, Architettura paleocristiana e romana, Torino, Einaudi, 1975.
F. Coarelli, Roma, Bari, Laterza, 1980.
P. Gros, L’architettura romana dagli inizi del III secolo a.C. alla fine dell’Alto Impero, Milano, Electa, 1996.
A. Boëthius – J. B. Ward-Perkins, Etruscan and Roman Architecture, Harmondsworth, Penguin, 1970.
F. Guidobaldi, Il Colosseo: storia, architettura e spettacoli, Roma, De Luca, 2001.
Vitruvio, De Architectura, a cura di P. Gros, Torino, Einaudi, 1997.
J. Rykwert, The Idea of a Town: The Anthropology of Urban Form in Rome, Italy and the Ancient World, MIT Press, 1988.
P. Zanker, Pompeii: Public and Private Life, Harvard University Press, 1998.
M. Torelli, Traiano e l’architettura del potere, Milano, Skira, 2001.
Bibliografia essenziale
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Boëthius, A., Ward-Perkins, J. B., Etruscan and Roman Architecture, Penguin Books, 1970.
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Coarelli, F., Roma, Laterza, 1980.
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Gros, P., L’architettura romana dagli inizi del III secolo a.C. alla fine dell’Alto Impero, Electa, 1996.
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Guidobaldi, F., Il Colosseo: storia, architettura e spettacoli, De Luca, 2001.
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Krautheimer, R., Architettura paleocristiana e romana, Einaudi, 1975.
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Rykwert, J., The Idea of a Town, MIT Press, 1988.
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Torelli, M., Traiano e l’architettura del potere, Skira, 2001.
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Vitruvio, De Architectura, a cura di P. Gros, Einaudi, 1997.
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Zanker, P., Pompeii: Public and Private Life, Harvard University Press, 1998.
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Il frontespizio di una edizione del 1567 ed una illustrazione contenuta nell'opera. |
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Viste di Pompei
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