domenica 6 aprile 2025

Corso di storia dell'architettura: Ungers 1926

 Ungers 1926




















Oswald Mathias Ungers, noto anche con l'acronimo OMU, (Kaisersesch, 12 luglio 1926 – Colonia, 30 settembre 2007), è stato un architetto tedesco e teorico dell'architettura, conosciuto per il suo stile caratterizzato dal rigore geometrico. Tra i suoi progetti spiccano i musei di Francoforte sul Meno, Amburgo e Colonia. Oswald Mathias Ungers nacque il 12 luglio 1926 a Kaisersesch nella regione dell'Eifel, Germania dell'Ovest. La sua infanzia e giovinezza trascorsero tra l'avvento e la caduta del regime nazista. Frequentò un regolare corso di studi dal 1932 al 1945 nell'ambito dell'educazione della Gioventù Nazista, ed in seguito al compimento della maggiore età prestò servizio militare prima presso il gruppo Giovani Ausiliari e poi nell'esercito nazista. Durante la Seconda Guerra Mondiale, venne fatto prigioniero di guerra. Terminato il conflitto, nel 1947 si diplomò presso il Megina-Gymnasium a Mayen, e dal 1947 al 1950 studiò architettura alla Technische Hochschule di Karlsruhe. Durante questo periodo (capodanno 1948) ebbe modo di soggiornare per diverse settimane presso l'abbazia benedettina di Santa Maria di Laach, grande esempio dell'architettura romanica monasteriale e possibile fonte di ispirazione per il giovane di Ungers in merito alle idee di chiarezza e composizione formale unificatrice del complesso[1]. Si laureò nel 1950 col professor Egon Eiermann (1904—1970), esponente di spicco del razionalismo tedesco, e inizialmente fu suo collaboratore; per questo motivo Ungers fu spesso definito allievo di Eiermann sebbene tra i due vi erano notevoli differenze di linguaggio architettonico, esemplificate in seguito nella casa “estroversa” in acciaio di Eiermann a Baden-Baden e quella “introversa” di mattoni di Ungers a Colonia-Müngersdorf, entrambe costruite nel 1958—1959. Nel 1950 aprì il suo studio di architettura a Colonia, inaugurando un primo periodo (1953—1964) di incarichi che interessarono l'edilizia residenziale e scolastica: un istituto ad Oberhausen, diverse case plurifamiliari e complessi residenziali a Colonia, e Casa Ungers di Colonia-Müngersdorf, casa – “manifesto costruito” (secondo Reyner Banham) in cui la diversità volumetrica degli ambienti interni e dei rispettivi piani di facciata formano un'unità volumetrica esterna[3]. Nel 1956 Ungers sposò la compagna Lisolette Gabler, collaboratrice stretta dell'architetto sia nell'attività teorica sia in quella di pratica progettuale. Nel 1963 intraprese l'attività didattica come professore ordinario presso la Technische Universität di Berlino, aprendo uno studio nella capitale. Assunse inoltre la carica di decano della stessa dal 1965 al 1968 e contemporaneamente ebbe modo di andare ad insegnare negli Stati Uniti quale Visiting Critic presso la Cornell University ad Ithaca (NY). In questo periodo, l'attività realizzativa di Ungers si arrestò dal 1964 al 1978 per dare spazio a molti progetti di concorso ed alla profonda ricerca teorica - anticipato dal manifesto “Zu einen neuen Architektur” scritto insieme a Gieselmann nel 1963 - nella quale si definirono con solide basi la poetica caratterizzante dell'architetto, nonché i molteplici interessi di questo per una teoria e la storia dell'architettura, e per la morfologia e trasformazione urbana. Nel 1968 si trasferì con la famiglia negli Stati Uniti in seguito alle contestazioni studentesche del Sessantotto in Europa, insegnando alla Cornell University e con il ruolo di chairman del dipartimento di Architettura. Come ricorda Rafael Moneo, in quegli anni la Cornell era centro di un vivace dibattito architettonico intorno alle figure rivali di Ungers e Colin Rowe con i personali metodi e temi di insegnamento. Ungers proponeva un tipo di insegnamento centrato sulla pianificazione urbanistica basata sulla analisi della forma urbana[5], anticipando analoghe posizioni teoriche da parte dello stesso Rowe e di Aldo Rossi, Robert Venturi, Fred Koetter. Uno dei suoi allievi di questo periodo fu Rem Koolhaas, fortemente debitore del metodo di analisi morfologico-urbano di Ungers per i suoi primi progetti (The City of Captive Globe ed Exodus, entrambi del 1972). Nei primi anni Settanta aprì uno studio ad Ithaca, una volta ottenuta la licenza di architetto nello Stato di New York, diventando membro dell'AIA (Istituto Americano degli Architetti) nel 1971. Ungers continuò la sua attività di docente, insegnando anche ad Harvard e a Los Angeles fino al 1976, anno in cui tornerà in Germania aprendo un nuovo studio a Francoforte sul Meno. Questo decennio fu caratterizzato inizialmente dai diversi progetti di concorso legati alla riflessione teorica e ricerca urbana; particolarmente importanti da un punto di vista metodologico sono il piano per Roosevelt Island (1974) e il complesso residenziale in Ritterstrasse a Marburg (1976). Verso la fine del decennio si ebbe una rinnovata attività realizzativa, nella quale si delinearono vari interventi di tipo residenziale, insieme al Museo di Architettura a Francoforte (1979—1984) ed il Padiglione 9 e Galleria della Fiera di Francoforte, realizzati poi nel 1980. Nel decennio successivo, il lavoro dell'architetto acquistò maggior importanza internazionale, in seguito alla grande attività realizzativa di molti progetti, divenendo ampiamente conosciuto tanto che si contano ben 8 mostre in questi anni tra Venezia, Milano, Colonia e Tokyo. Questa ricca attività di costruzione del progetto – inveramento dell'idea architettonica sul piano pratico - permise ad Ungers di scontrarsi con la realizzazione pratica delle sue idee e per questo scendere a dei compromessi che destarono diversi malumori tra i suoi colleghi architetti(meeting internazionale a Charlotteville nel 1983). Tuttavia, tutta la sua attività “pratica” rimase sempre supportata e corroborato da densi scritti teorici per le maggiori testate di architettura (Casabella, Architectural Design, Lotus, Domus, Der Architekten, etc.) tra cui si cita l'importantissimo saggio “Architettura come tema” (1984). Nel ventennio degli anni '80 e '90, si assistette alla realizzazione delle opere più rilevanti: la Biblioteca Regionale del Baden (1980—1984), il grattacielo sulla Gleisdreieck (1983—1984) della fiera di Francoforte, diversi edifici giuridico-amministrativi tra cui il Tribunale della Famiglia e l'ampliamento della Pretura a Berlino (1989—1995), il Museo delle Terme nel foro di Treviri(1989—1996), diverse sedi economiche ed officine, e infine la nuova Galleria (1997) della Kunst Halle di Amburgo su un edificio già precedentemente realizzato. Tra gli edifici residenziali si ricorda la Kubus Haus (1985—1990), suo programmatico cambio di codice morfologico (passaggio dal quadrato al cubo), edificio affiancata alla Casa Ungers di Colonia-Müngersdorf e che tuttora custodisce la preziosa biblioteca tematica dell'architetto in cui si trovano tutti maggiori trattati di architettura e modelli in gesso delle maggiori architetture della storia. Si ricordano inoltre Casa Ungers 2 ad Utscheid (1986—1988) e Casa Ungers 3 di Colonia (1994—1996), entrambe manifesto dell'archetipo abitativo. In seguito ad un peggioramento della salute negli ultimi anni di vita dell'architetto a causa di una ricorrente pneumonite e della scomparsa del figlio Simon Ungers(morto di malattia nel 2006), Ungers morì il 30 settembre 2007 nella sua casa a Colonia all'età di 81 anni. O. M. Ungers è considerato il Maestro del Neorazionalismo tedesco del secondo dopoguerra, come esito di una autonoma critica del razionalismo storico e dell'espressionismo organicista. Il collega Vittorio Gregotti lo ricorda come il miglior architetto tedesco della seconda metà del Novecento, e gli riconosceva le tre doti principali per essere un importante architetto: testardaggine appassionata, talento per la costruzione ed il progetto, e l'attitudine di dare fondamento teorico ai propri progetti. Ebbe modo di insegnare ed in seguito collaborare con Max Dudler, Hans Kollhoff, Christopher Mäclker, Walter Noebel e Jürgen Sawade, i quali indicò come suoi allievi; in seguito al conferimento della laurea honoris causa nel 2004 presso la Facoltà di Architettura “Aldo Rossi” dell'Università degli Studi di Bologna (sede Cesena), Annalisa Trentin ha raccolto cinque saggi degli architetti sopracitati nel libro Oswald Mathias Ungers: una scuola, scritti in onore del maestro. 

Corso di storia dell'architettura: Pelli 1926

Pelli 1926












César Pelli (San Miguel de Tucumán, 12 ottobre 1926 – New Haven, 19 luglio 2019) è stato un architetto argentino naturalizzato statunitense. Studiò architettura presso la Universidad Nacional di Tucumán dove ottenne la laurea nel 1949. In questo periodo incontra Diana Balmori, paesaggista, con la quale si sposa, anche se oggi sono separati condividono la loro filosofia progettuale. L'attaccamento al territorio argentino lo porta a lavorare qua, contribuisce all'urbanistica del suo paese, difatti accetta la direzione del design della OFEMPE, che è un'organizzazione del governo con lo scopo di sponsorizzare e costruire gli alloggi sociali a Tucuman. Fino al 1952 quando si trasferì negli Stati Uniti, per aver vinto una borsa di studi all'Università dell'Illinois, ottenendo un master in architettura in meno di due anni, dove in seguito ottenne la cittadinanza americana nel 1964. Pelli fu socio dello studio di Eero Saarinen dal 1954 al 1964, architetto finlandese con passione per l'Art Nouveau. In questo periodo lavora alla realizzazione del terminal TWA dell'aeroporto JFK, alla realizzazione di alcuni collegi dell'Università di Yale. Durante gli anni sessanta insegna alla facoltà Tucumán tenendo un corso di progettazione. Quindi tornerà nuovamente negli USA per lavorare come direttore del design nello studio Daniel, Mann, Johnson & Mendenhall. Diventa nel 1968 socio della Gruen Associates. Nel contempo insegna all'Università della California. In questi anni progetta nel 1969 il municipio di San Bernardino e l'Ambasciata americana a Tokyo nel 1972. Nel 1977 diventa indipendente fondando un proprio studio, Cesar Pelli and Associates, oggi diventata la Pelli Clarke Pelli Architects, assieme alla moglie Diana ed all'architetto Fred W. Clarke. È stato decano della facoltà di architettura dell'Università di Yale, diventando preside della facoltà di architettura. È stato insignito della medaglia d'oro dell'American Institute of Architects. La sua opera più famosa sono le Torri Petronas a Kuala Lumpur in Malaysia, fino alla metà del 2003 gli edifici più alti del mondo, con i loro 452 metri. La costruzione evidenzia l'eleganza e la sobrietà delle linee, e della forma che combina cristallo, pietra e metallo. Tra le altre opere più note c'è il campus dell'Universidad Empresarial Siglo 21, a nord della città argentina di Cordoba. Gli edifici da lui costruiti sono molto moderni e mostrano allo stesso tempo semplicità e lusso. Dal 2006 è il leader del progetto Costanera Center che sarà costruito a Santiago del Cile, e che sarà l'edificio più grande di tutto il Sudamerica. Nel 2007 inizia il progetto Centro Municipal Distrito Sudoeste (CMDS), nella città argentina di Rosario, che sorgerà sul sito dell'ex fabbrica Acindar. A Madrid ha realizzato la Torre de Cristal, uno dei quattro grattacieli che si stanno innalzando nel centro direzionale Cuatro Torres Business Area. La costruzione, terminata nel 2008, con la sua altezza di 249,5 metri è diventata la seconda più alta della Spagna. Sempre in Spagna, ha progettato la Torre Iberdrola a Bilbao (la struttura più alta dei Paesi Baschi) e la Torre Sevilla a Siviglia: si tratta un grattacielo di 180,5 metri e 37 piani iniziato nel 2007 e ultimato nel 2015, fiancheggiato da due edifici commerciali e con un parcheggio sotterraneo per oltre 3000 veicoli. A Milano César Pelli ha realizzato il master plan del progetto Porta Nuova, in particolare di quello dell'area di Porta Garibaldi, che ha riqualificato il tessuto urbano del quartiere attraverso un grande parco e una piazza-podio. Nell'ambito di questo progetto, nel 2014, è stata inaugurata la Torre Unicredit che, con i suoi 152 metri di altezza (231 con la guglia), è il più alto grattacielo in Italia. È morto a 92 anni il 19 luglio 2019.

Corso di storia dell'architettura: Stirling 1926

Stirling 1926

 










Sir James Stirling (Glasgow, 22 aprile 1926 – Londra, 25 giugno 1992) è stato un architetto britannico.
Fece parte del Royal Institute of British Architects, egli fu tra i più importanti ed influenti architetti della seconda metà del XX secolo. Egli è forse meglio conosciuto come uno di quei giovani architetti facenti parte di vari paesi, che dal 1950 in poi, misero in discussione e sovvertirono i precetti composizionali e teoretici del primo movimento moderno.
Lo sviluppo reinterpretativo talvolta agitato e modificato di quei precetti fu molto influenzato dal suo maestro, amico ed insegnante, l'importante teorico architettonico ed urbanista Colin Rowe - egli introdusse uno spirito eclettico che gli permise di scavare nell'intera storia dell'architettura per ricavarne una sorgente di ispirazione compositiva, partendo dall'antica Roma e dal Barocco, via via fino alle molte manifestazioni del periodo moderno, da Frank Lloyd Wright ad Alvar Aalto.
Il suo successo personale è garantito dalla sua abilità a incorporare questi sottili riferimenti enciclopedici, assieme ad una forma forte e muscolare, architettura molto decisa, gesti sicuri che hanno mirato a rivedere la forma urbana. Dopo aver prestato servizio militare durante la guerra, Stirling studiò architettura dal 1945 al 1950 all'Università di Liverpool, nella quale Rowe fu suo insegnante. Nel 1956 lui e James Gowan abbandonarono la loro posizione di assistenti con la firma di Lyons, Israel, and Ellis per mettere in pratica la ditta Stirling and Gowan.
Uno dei più conosciuti risultati di questa collaborazione fu la Facoltà di Ingegneria dell'Università di Leicester (1959-63), notevole per il suo carattere tecnologico e geometrico, marcata dall'uso del disegno tridimensionale basato su Assonometria isometrica visto sia da sopra che da sotto. Nel 1963 Stirling e Gowan si separarono e nel 1971 Michael Wilford, che aveva lavorato nella ditta dal 1960 e poté essere la causa della loro rottura, persuase Stirling di fare di lui il suo partner e così fu fino alla morte di Stirling, sebbene egli si concentrasse nel far progredire il lavoro dal punto di vista manageriale e non avesse alcuna influenza nell'attività di disegno dell'ufficio; questa attività rimase sotto il suo controllo assistito da aiutanti che teneva sott'occhio.
Durante gli anni settanta, la firma architettonica di Stirling iniziò a cambiare così come la scala dei suoi progetti (forse sotto l'efficiente influenza manageriale di Wilford) si spostò dal piccolo e non molto pago di profitti al molto grande, e l'architettura di Stirling divenne molto più di stile neoclassico, sebbene rimase profondamente legata al proprio potente modernismo rivisitato. Ciò produsse un'ondata di progetti a larga scala, tre importanti progetti riguardanti musei in Germania (a Düsseldorf, Colonia, e Stoccarda). Questi progetti degli anni settanta lo mostrano all'apice del suo stile maturo.
Vincendo la competizione per il museo di Stoccarda - la Neue Staatsgalerie - egli caricò il proprio potente concetto di base con un largo numero di divertimenti architettonici e di allusioni decorative, che portò molti erroneamente a vederli come un esempio di postmodernismo - un'etichetta che poi attecchì ma che egli rifiutò. Nel 1981, vinse il premio Pritzker Prize. L'ultimo edificio completato mentre lui era ancora in vita fu la libreria nei Giardini della Biennale di Venezia (completato nel 1991).
Questo fu disegnato da Stirling e da Thomas Muirhead, che lo spinse ad un approccio più conservativo meno di soprassalto e più autocoscientemente modernista. La libreria di Venezia fu salutata dal critico Kenneth Frampton e altri come l'inizio di un nuovo, e potenzialmente molto importante avvio nel lavoro di Stirling - se egli non fosse improvvisamente morto, a causa di complicazioni post operatorie per un intervento di routine. Proprio poco prima di questo incidente a lui fu offerto il titolo di Cavaliere (nel 1992) che, come spirito ribelle, egli accettò con riluttanza affermando che "poteva essere d'aiuto per il lavoro".
Dopo la morte di Stirling nel 1992, Wilford prese il comando della ditta e gradualmente concluse i lavori che erano stati intrapresi e lasciati da Stirling incompleti. Vari edifici completati dopo questa data e spesso sommariamente attribuiti a Stirling, come l'università Statale di Musica e arte di Stoccarda, 1993-1994, o No 1 Poultry a Londra, furono infatti completate e costruite da Wilford e dai suoi assistenti. La pratica progettuale non esiste più e gli archivi completi dell'ufficio furono venduti al Centro canadese di Architettura di Montréal. Il Premio Stirling, Un premio annuale britannico per l'architettura è stato istituito nel 1996, e dedicato a questo famoso architetto.
La profondità culturale e la ricchezza del lavoro di Stirling attrassero l'attenzione di tutti i maggiori critici e teoretici del mondo, da Peter Eisenman a Charles Jencks, e la letteratura che esamina la sua architettura, pubblicata in ogni paese del mondo, è vasta. Per coloro seriamente interessati, il punto migliore da cui partire per approfondirne lo studio sono due libri pubblicati che descrivono il suo intero lavoro, che egli stesso supervisionò, aiutato da amici e collaboratori fidati. Questi due libri cronologicamente coprono ogni progetto e enfatizzano la visuale, con migliaia di fotografie, disegni e modelli riprodotti in modo molto curato.
Alcuni progetti
    1952 - Technical College di Poole
    1953 - Casa nella zona nord di Londra
    1955/58 - Appartamenti a Ham Common, (G.B.) (con J. Gowan)
    1956/58 - Casa nell'isola di Wight, (con J. Gowan)
    1957/59 - Trasformazione di una casa a Kensington, (G.B.) (con J. Gowan)
    1957/59 - Complesso residenziale a Preston, (G.B.) (con J. Gowan)
    1958/61 - Scuola di Camberwell, (G.B.) (con J. Gowan;
    1959 - Selwyn College, Cambridge, (G.B.) (con J. Gowan;
    1959/63 - Engineering Building dell'Università di Leicester, (G.B.) (con J. Gowan)
    1960/64 - Asilo infantile, Putney, (G.B.) (con J. Gowan)
    1960/64 - Casa per anziani, Blackheath, (G.B.) (con J. Gowan)
    1964/67 - Facoltà di Storia dell'Università di Cambridge
    1964/68 - Appartamenti a Camden Town
    1964/68 - Complesso residenziale all'Università di St. Andrews
    1966/71 - Queen's College, Oxford
    1967 - Complesso residenziale nella New Town di Runcorn
    1969 - Case Popolari a Lima, Perù
    1969/72 - Scuola per la formazione del personale della Olivetti, Haslemere
    1970 - Centro civico di Derby (concorso a inviti)
    1971 - Sede della British Olivetti, Milton Keynes (con M. Wilford)
    1971 - Centro artistico all'Università di St. Andrews (con M. Wilford;
    1975 - Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Düsseldorf (con M. Wilford; concorso)
    1975 - Wallraf-Richartz-Museum, Colonia (con M. Wilford; concorso ad inviti)
    1972/77 - Southgate Housing, Runcorn New Town, (con M. Wilford;
    1977/84 - Neue Staatsgalerie and Chamber Theatre, Stoccarda (con M. Wilford)
    1979/81 - School of Architecture, Rice University, Texas (con M. Wilford)
    1979/87 - Wissenschaftszentrum, Berlino (con M. Wilford)
    1979/84 - Arthur M.Sackler Museum, Harvard University (con M. Wilford; 1980/86 - Clore Gallery, Londra (con M. Wilford)
    1983/88 - Cornell Center for the Performing Arts, Ithaca (con M. Wilford; 1984/88 - Tate in the North, Liverpool (con M. Wilford)
    1986/92 - Headquarters for Braun AG, Melsugen, Germania (con M. Wilford);
    1991 - Kyoto Centre, Giappone (con M. Wilford; progetto)

Corso di storia dell'architettura: Aymonino 1926

 Aymonino 1926






Carlo Aymonino (Roma, 18 luglio 1926 – Roma, 4 luglio 2010) è stato un architetto italiano. Carlo Aymonino nacque a Roma nel 1926. Grazie al sostegno di suo zio Marcello Piacentini fin da piccolo manifestò interessi verso l'architettura, imparando a disegnare scenografie per le feste familiari. Attraverso la conoscenza di Mario Mafai, Toti Scialoja, Roberto Melli, Renato Guttuso sviluppò anche la passione per l'arte. Si laureò in architettura alla "Sapienza" nel 1950. Fu docente presso le facoltà di architettura di Palermo (1967), Venezia (dal 1963 al 1981) e Roma (dove ricoprì l'incarico di ordinario di composizione architettonica tra il 1980 e il 1993). Fu, ancora, rettore dell'Istituto Universitario di Architettura di Venezia tra il 1974 e il 1979. Durante i primi anni di attività aderisce al Neorealismo, è in questo periodo che lavora ai progetti per la realizzazione della palazzina Tartaruga a Roma (1951-1954), con Ludovico Quaroni; per il quartiere Spine Bianche a Matera (1954-1957) e per il quartiere Tiburtino a Roma (1950-1954) con Ludovico Quaroni e Mario Ridolfi. Dal 1959 al 1964 ha diviso lo studio con il fratello Maurizio Aymonino. Già con la fine degli anni cinquanta la ricerca di Aymonino aspira a dare al progetto il ruolo di risolutore delle complessità e contraddizioni esistenti sia alla scala urbana, che negli stessi dettagli architettonici. Questa sua volontà ricompositiva della modernità diventa concreta con il progetto del complesso residenziale Monte Amiata del Gallaratese a Milano (1967-1972), progettato con la collaborazione del fratello Maurizio Aymonino, Alessandro De Rossi, Sachim Messarè, progetto che vede poi anche il contributo di Aldo Rossi. Il progetto del Gallaratese rappresenta il culmine della ricerca sui fondamenti della nuova scienza urbana, la risposta concreta alla ricerca teorica che stava sviluppando con Aldo Rossi. Nelle opere e nei progetti degli anni settanta la poetica di Aymonino si esprime seguendo un linguaggio che vede interagire le diversità tipologiche con rigore geometrico e cromatico. Degli anni settanta sono rispettivamente i progetti per l'Università di Firenze (1971), per l'Università della Calabria (1973), per il palazzo di Giustizia di Ferrara (1977-1984), il Campus scolastico superiore di Pesaro (1970-1984). Nel 1976 e nel 1985 è stato invitato a partecipare con le sue opere alla XIII e XV Triennale di Milano e alla Biennale di Venezia. Dal 1981 al 1985 Aymonino ricopre la carica di assessore agli interventi sul centro storico del comune di Roma, dando via ad una serie di attività e di studi sulla città che segnano un momento di svolta nel modo di utilizzare e vivere il centro storico. Degli anni ottanta sono i progetti per l'edificio residenziale alla Giudecca a Venezia (1984), il centro residenziale e commerciale Benelli a Pesaro (1980-83), il complesso residenziale Tor Sapienza a Roma (1981-1982), il sistema di piazze al centro di Terni (1985), i sistemi polifunzionali a Scandicci (1989), a San Donà di Piave (199]), in via Ostiense a Roma (1991); tra i suoi ultimi progetti la copertura del Giardino Romano all'interno dei Musei Capitolini a Roma. Fu membro nazionale dell'Accademia nazionale di San Luca (dal 1976), di cui è stato presidente dal 1995 al 1996. Ha svolto, fino a pochissimi anni fa, l'attività professionale nel campo dell'architettura e dell'urbanistica con studio in Roma e Venezia. Nel 1999 vince la medaglia d'onore per meriti della scienza e della cultura del Ministero della pubblica istruzione; è stato decorato del premio Hononary Fellow rilasciato dal The American Institute of Architects nell'anno 2000. Ha esposto le sue opere d'architettura in numerose mostre tenutesi in Italia, Austria, Germania, Belgio, Brasile, Stati Uniti, Canada, Giappone, Cina. Morì a Roma nella notte del 3 luglio 2010. Sepolto presso il cimitero monumentale di Torino, sulla sua lapide della tomba di famiglia ha chiesto fosse inscritto: «Carlo Aymonino, architetto e comunista». Carlo Aymonino ebbe un primo matrimonio con Ludovica Ripa di Meana con cui ebbe due figli, Aldo (a sua volta architetto) e Livia. Successivamente sposò Roberta Carlotto dalla quale ebbe una figlia, Silvia. Il suo terzo e ultimo matrimonio fu con Luciana Tissi dalla quale ebbe il suo quarto e più giovane figlio, Adriano.