lunedì 21 aprile 2025

Corso di storia dell'architettura: Ito 1941

Ito 1941

https://youtu.be/rIalHBPyc7I

  











 
Toyo Ito (1941) architetto giapponese considerato tra i più innovativi ed influenti al mondo, particolarmente apprezzato per la creazione ed elaborazione di concetti architettonici estremi, nei quali combina il mondo fisico con quello virtuale. È uno degli esponenti più significativi di quell’indirizzo architettonico che viene definito della città simulata.
Ito dopo gli studi presso la facoltà di architettura dell’Università di Tokyo ed un apprendistato nello studio del metabolista Kikutake, nel 1971 apre il proprio studio Urban Robot (urbot), a Tokyo che diventerà nel 1979 Toyo Ito & Associates, Architects. Ha svolto attività accademica presso l’Università di Tokyo, l’University of North London e la Columbia University.

 






Il teatro dell’opera Taichung è un complesso costituito da tre elementi: il gran teatro con 2014 posti a sedere, il teatro di prosa con 800 e la sala sperimentale o black box con 200. Si aggiungono a questi tre elementi la Art Plaza, lo spazio dedicato all’arte e alla creatività, ristoranti e caffetterie. Ogni piano dispone di aree aperte al pubblico, collegate con il parco e con il giardino pensile. Tutti gli ambienti sono tra loro collegati grazie a una struttura dalla superficie curva e tridimensionale costituita da catenoidi, che forma una rete verticale e orizzontale di vuoti tubolari. Tutti possono godersi la magia di uno spettacolo con video e audio di alta qualità, grazie ai sistemi di home theater. Domandarsi dunque quale sia il senso di realizzare un nuovo teatro equivale a domandarsi quale sia l’essenza stessa dell’arte performativa, significa ripensare la natura del progetto architettonico poiché lo spazio architettonico e l’arte che si svolge in esso sono elementi inscindibili. La strategia adottata dallo studio è stata quella di utilizzare, quale concetto spaziale, la caverna del suono. L’arte performativa nasce dall’integrazione, a livello spaziale, di tutta una serie di energie, quella del pubblico, quella dell’attore, del corpo, dell’arte, della musica e dell’informazione. Il teatro dell’opera Taichung può essere interpretato non solo come un complesso che riunisce in sé più teatri, può altresì essere visto come una “combinazione di attività tra loro differenti”; il complesso dunque, nella sua interezza, diviene un affascinante centro di produzione di cultura. Negli ultimi anni, gli edifici adibiti a teatro si sono rivelati troppo rigidi, una rigidità dettata da una serie di preconcetti didascalici, che definivano le specifiche tecniche della tipologia “teatro”. Quest’ultimo è essenzialmente un luogo in cui le persone si incontrano, cantano, danzano, un luogo brulicante di attività e pieno di sorprese. Immaginiamo che antichi esploratori si trovino a percorrere un tunnel e che, alla fine di questo, si trovino di fronte ad una piazza magica; senza dubbio esclamerebbero “forza, venite tutti qui, questo è un teatro. C’è posto per 2014 persone, ci vuole una festa!”. Sono all’interno del Taichung si può veramente capire cosa significhi trovarsi di fronte a un teatro all’uscita di una caverna. La forma della caverna è il risultato dell’applicazione di un sistema denominato “griglia emergente”, un sistema non lineare che dà vita ad uno spazio organico e complesso, partendo tuttavia da regole semplici e flessibili. La superficie curva in 3D è ottenuta dall’elaborazione di una griglia bidimensionale a più strati; intervenendo su tale griglia è stato possibile integrare il teatro e la caverna del suono. Quest‘ultima è divisa in due zone da una sottile membrana: una lontana ma collegata, l’altra vicina ma separata dalla membrana. Ecco dunque che si vengono a creare nuovi rapporti tra i diversi spazi e tra le persone all’interno di essi. L’utilizzo di tecnologia digitale permette a un sistema non lineare di divenire realtà. Il nostro scopo, tuttavia, è quello di creare un’esperienza spaziale estremamente realistica, partendo da qualcosa di primitivo. Lo stesso processo di costruzione risulta particolarmente realistico. Abbiamo scelto materiali primitivi, come l’acciaio, per barre che sono state piegate a mano, il calcestruzzo è stato invece gettato.

 




Un porticato affacciato sul lago, una passeggiata coperta, una tettoia volante che, sospesa su colonne bianche, disegna un paesaggio atmosferico, fatto di linee e di luce, e racchiude un interno accogliente, un luogo per il ricordo condiviso. È il Meguri No Mori, Funeral Hall della città di Kawaguchi in Giappone.Il contatto con gli elementi naturali, come l’acqua, la vegetazione e la luce, ha un effetto rasserenante e consolatorio, e l’architettura giapponese tradizionalmente include elementi di naturalità, magari in miniatura, in un disegno di armonia e di pacificazione. Un tempio per il commiato, in un crematorio, è un tema perfetto, per Toyo Ito.Nel suo attraversare epoche e luoghi con progetti anche molto diversi, dalle piccole case unifamiliari, come la bellissima White U che, nel 1976, lo portò alla ribalta internazionale, ai grandi edifici complessi, come la mediateca di Sendai e il National Taichung Theater di Taiwan, il maestro giapponese ha lavorato a sovvertire la percezione dell’edificio, giocando con effetti di trasparenza di leggerezza che tendono a una sua personale idea di smaterializzazione.Questa volta, nella casa funeraria di Kawaguchi, Ito dispone l’edificio a ridosso di un piccolo serbatoio di bilanciamento rivisto dal vecchio lago inserito nel verde dell’Akayama Historic Nature Park. Inclusa tra l’acqua e il prato, la funeral hall crea una presenza atmosferica, fatto di linee e di luce, che segue il flusso del tempo sospeso, dell’addio e dell’assenza, e si offre alla meditazione con metodi non banali.Il gelo dell’abbandono, la simmetria vertiginosa della non vita, sono sublimati nella inversione percettiva dell’edificio in cui la copertura è come un suolo che lievita, un paesaggio volante. Al centro, si erge lo ziggurat di mattoni della fornace, chiuso e compatto, che dovrà essere rivestito dalle piante alloggiate nelle terrazze ricavate dal set-back.All’interno del blocco centrale si trovano sette stanze destinate ad accogliere i due passaggi del cerimoniale, l’addio alla salma e la deposizione delle ceneri nell’urna. Per favorire il raccoglimento e la privacy dei parenti, e per evitare che vengano avvertiti i rumori prodotti dai sistemi meccanizzati, le stanze hanno un accurato sistema di isolamento acustico e sono illuminate con luci indirette provenienti da sorgenti invisibili, localizzate negli spigoli e nel controsoffitto.Entrando nell’edificio, i visitatori accedono allo spazio continuo che fluisce tra il blocco centrale e le vetrate continue del perimetro esterno, su cui affacciano le stanze cerimoniali del blocco centrale. Proseguendo, si giunge a un corridoio centrale che porta a un gruppo di dieci sale, vasti spazi luminosi, affacciati sul lago artificiale e sul parco, dove riunirsi nel tempo che intercorre tra la cremazione e la deposizione nell’urna.



Lo Shinmai Media Garden è stato inaugurato nell'aprile 2018 e funge da centro commerciale e ufficio principale del giornale locale Shinmai. Ci sono un totale di 11 negozi, ristoranti e caffè dal primo al terzo piano. Il Media Garden vanta una bella terrazza che permette di ammirare dall'alto il centro di Matsumoto. Per gli appassionati di architettura, l'edificio è stato progettato dall'architetto giapponese di fama mondiale Toyo Ito.

Nessun commento:

Posta un commento