mercoledì 19 giugno 2024

Corso di storia dell'architettura: 19 Costruttivismo


https://youtu.be/sH-z8kLcYIg?si=OhkhWg2VAobF1HY9

COSTRUTTIVISMO RUSSO

Il costruttivismo russo è stato un movimento artistico e architettonico che emerse in Russia dopo la Rivoluzione del 1917 e si sviluppò fino agli anni '30. Era caratterizzato da un approccio razionale e funzionale alla progettazione, con una forte enfasi sull'uso di materiali industriali e sulla creazione di opere d'arte e architettoniche che servissero gli ideali della nuova società socialista.

Il costruttivismo russo era guidato da principi di razionalità, funzionalità e produzione industriale. Arte costruttivista

Gli artisti costruttivisti cercavano di creare opere d'arte che fossero utilitarie e integrate nella vita quotidiana. Spesso utilizzavano tecniche di collage e assemblaggio per creare opere d'arte tridimensionali che incorporassero materiali industriali come metallo, vetro e plastica. Esplorarono il concetto di arte cinetica, creando opere che cambiavano nel tempo attraverso il movimento o l'interazione dell'osservatore. 

Molti artisti costruttivisti erano attivamente coinvolti nella propaganda politica, creando manifesti, opere d'arte pubbliche e opere teatrali che promuovevano gli ideali socialisti e la rivoluzione.

Ecco alcuni dei principali esponenti artistici del costruttivismo russo.

Vladimir Tatlin (1885-1953):

Tatlin è considerato uno dei fondatori del costruttivismo russo. 

È noto soprattutto per il suo progetto per la Monumento alla Terza Internazionale, una struttura monumentale che simboleggiava l'ideologia rivoluzionaria.

Liubov Popova (1889-1924):

Popova era una pittrice e designer che ha contribuito allo sviluppo del costruttivismo attraverso il suo lavoro nel design tessile, nella grafica e nella pittura. 

Era nota per la sua abilità nell'uso del colore e della forma geometrica.

El Lissitzky (1890-1941):

Lissitzky era un artista poliedrico che ha lavorato in vari media, tra cui pittura, fotografia, design grafico e architettura. 

È noto per il suo concetto di "dispositivo per la visione", che incorporava elementi geometrici e astratti.

Naum Gabo (1890-1977):

Gabo era uno scultore e teorico dell'arte che ha sperimentato con materiali moderni come il vetro e il metallo per creare opere d'arte astratte e geometriche.

Ha contribuito allo sviluppo della scultura cinetica e alla teorizzazione dell'arte cinetica.

Alexander Rodchenko (1891-1956):

Rodchenko era un pittore, fotografo e designer che ha svolto un ruolo significativo nel movimento costruttivista. 

È conosciuto per le sue fotografie dinamiche e sperimentali, così come per i suoi lavori di design grafico, inclusi manifesti e libri.

Varvara Stepanova (1894-1958):

Stepanova era una pittrice, designer e fotografa che ha lavorato a stretto contatto con Rodchenko.

È nota per il suo lavoro nell'ambito del design tessile e della produzione di abbigliamento costruttivista.

Architettura Costruttivista

L'architettura costruttivista si concentrava sull'idea di "comunità intellettuale" e sulla creazione di spazi che potessero soddisfare le esigenze pratiche della società socialista. Gli edifici dovevano essere progettati in modo razionale e funzionale, con un'attenzione particolare alla pianificazione urbana e alla creazione di abitazioni collettive.

Gli architetti costruttivisti spesso utilizzavano forme geometriche semplici come cubi, cilindri e parallelepipedi, evitando ornamenti superflui e decorazioni.

Come nell'arte costruttivista, anche nell'architettura venivano utilizzati materiali industriali come acciaio, vetro e cemento armato per creare edifici robusti ed efficienti.

Gli architetti costruttivisti si interessavano anche alla pianificazione urbana e alla creazione di spazi pubblici che favorissero l'interazione sociale e la vita comunitaria.

Alcuni dei progetti più iconici dell'architettura costruttivista includevano edifici monumentali come la Casa del Sindacato di Mosca e il Palazzo dei Soviet, che riflettevano l'ambizione e la grandiosità dell'ideologia socialista.

Architetti esponenti del costruttivismo russo

Nel movimento del costruttivismo russo, numerosi architetti hanno contribuito a sviluppare e diffondere le idee fondamentali di questo movimento artistico e architettonico. Ecco alcuni dei principali architetti esponenti del costruttivismo russo:

Vladimir Shukhov (1853-1939):

Anche se non sempre classificato come costruttivista, Shukhov è stato un ingegnere e architetto visionario che ha influenzato il movimento. 

È famoso per le sue strutture iperboloidi, tra cui la Torre Shukhov a Mosca, che anticipa i principi del costruttivismo con il suo uso innovativo del metallo e la sua forma geometrica.

Leonid Vesnin (1880-1933) Viktor Vesnin (1882-1950) Aleksandr Vesnin (1883-1959):

Sono stati pionieri nell'uso di materiali industriali e nella sperimentazione con nuove forme architettoniche. 

Sono noti per opere come la Narkomtiazhprom Building a Mosca, una delle prime icone del costruttivismo architettonico.

Ivan Golosov (1883-1945) 

Fu un membro attivo del movimento costruttivista, noto per la sua combinazione di elementi del costruttivismo con influenze dell'architettura tradizionale russa. 

Golosov contribuì a numerosi progetti innovativi, tra cui il Club Zuev di Mosca, e partecipò al dibattito architettonico dell'epoca. La sua eredità continua a influenzare gli architetti contemporanei, e viene considerato uno dei principali esponenti dell'architettura costruttivista in Russia.

Konstantin Melnikov (1890-1974): 

È celebre per opere come la Casa Melnikov a Mosca, 

un esempio iconico di architettura costruttivista caratterizzata da forme geometriche audaci e l'uso innovativo del cemento armato.

Moisei Ginzburg (1892-1946): 

Ginzburg è stato un architetto e teorico dell'architettura che ha contribuito alla teorizzazione e alla pratica del costruttivismo russo. 

È noto per il suo lavoro sulle abitazioni collettive, come il Narkomfin Building a Mosca, che ha integrato principi funzionalisti e costruttivisti.

Ivan Leonidov (1902-1959): 

Leonidov è stato un architetto che ha sviluppato una visione futuristica dell'architettura costruttivista. È famoso per i suoi progetti visionari, tra cui la Casa Narkomtyazhprom

che combinavano forme geometriche audaci con idee utopiche sulla vita urbana.

Questi architetti hanno contribuito in modo significativo alla definizione e all'evoluzione del costruttivismo russo, attraverso la loro pratica architettonica innovativa e la loro teorizzazione dell'architettura moderna. Il loro contributo all’innovazione architettonica è stato notevolissimo.






Il costruttivismo è un movimento culturale nato in Russia nel 1913, di poco precedente alla rivoluzione del 1917, che rifiutava il culto dell'"arte per l'arte" a favore dell'arte come pratica diretta verso scopi sociali. Il Costruttivismo come forza attiva durò fino a circa il 1934, esercitando grande influsso sulle esperienze artistiche della Repubblica di Weimar e altrove, prima di essere rimpiazzato dal Realismo Socialista. Spunti e suggestioni costruttivisti si ritrovano sporadicamente in altri movimenti artistici dell'epoca e successivi. Il Costruttivismo può essere riconducibile a due approcci sintetizzati da due primi manifesti pubblicati nel 1920: quello maggiormente estetizzante e astratto del Manifesto Realista di Naum Gabo e quello più impegnato nella produzione e nella politica presente nel Programma del gruppo produttivista, firmato da Rodčenko e dalla moglie Varvara Stepanova (1894-1958), considerato il primo manifesto costruttivista. Aleksej Gan usò questa parola come titolo per il suo libro "Costruttivismo", edito nel 1922. Il Costruttivismo rappresenta uno sviluppo, posteriore alla Prima Guerra Mondiale, del Futurismo russo, e particolarmente dei Controrilievi di Vladimir Tatlin, che erano stati esibiti nel 1915. Nel 1914, Tatlin era stato a Parigi, dove aveva conosciuto, tra gli altri, anche Picasso ed era entrato in contatto con gli ambienti dei Futuristi, e sicuramente sotto la sua influenza maturò l'idea di assemblare ingegnosamente più materiali, quasi applicando le teorie di Boccioni per cui l'arte nuova significava anche uso di materiali nuovi, insoliti, mai utilizzati finora dagli artisti. I nuovi artisti, cioè, per raccontare e riprodurre creativamente il mondo nuovo che stava sorgendo, dovevano usare nuovi mezzi espressivi e soprattutto i 'pezzi' concreti del nuovo mondo stesso. Ecco quindi le sculture di Tatlin, fatti di fogli d'alluminio, di legno e di cavi - l'essenza, secondo lui, della modernità che avanzava inesorabile e vittoriosa. Gli spunti di Tatlin furono sviluppati poi da Aleksandr Rodčenko che realizzò opere simili, integrandosi nel clima di entusiasmo e di fermento della Rivoluzione d'Ottobre del 1917: il mondo nuovo sembrava davvero possibile, anzi si stava realizzando sotto gli occhi degli uomini che avevano lottato contro un regime legato a un passato di torpore e di asservimento - la modernità sembrava portare con sé le promesse di una società migliore e proprio le conquiste tecnologiche sembravano potenti alleate nella costruzione della nuova realtà. Celebrare l'industria, quindi, riutilizzare i suoi elementi base, significava cantare la vita che potentemente riprendeva a scorrere nella storia dell'umanità, il lavoro delle masse che realizzavano concretamente gli ideali politici che avevano animato la Rivoluzione. L'arte tradizionale fu considerata morta e le opere realizzate con materiali da costruzione di Tatlin divennero simbolo dell'arte nascente, rivoluzionaria, proletaria e bolscevica. Già intorno al 1925, così, troviamo la parola Costruttivismo riferita all'arredamento, al design tessile, alle porcellane, alla scenografia teatrale. Il termine in sé sarebbe stato coniato dagli scultori Antoine Pevsner e Naum Gabo, che avevano sviluppato un approccio industriale e "angolare" ai propri lavori, mentre il suo carattere di astrazione geometrica doveva qualcosa al Suprematismo di Kazimir Malevič, anche se del Suprematismo non condivideva l'idea che l'arte dovesse restare chiusa nel proprio contesto intellettuale, senza contaminarsi con un'azione pratica nella realtà concreta. Le basi educative del nuovo movimento furono gettate dal Commissariato dell'Illuminazione (o Narkompros), il ministero della cultura e dell'istruzione bolscevico, guidato da Anatolij Vasil'evič Lunačarskij, il quale soppresse la vecchia Accademia di Belle Arti di Pietrogrado e la Scuola di Pittura, Scultura e Architettura di Mosca nel 1918. L'IZO, l'ufficio artistico del Commissariato, fu guidato durante la guerra civile russa principalmente dai Futuristi che pubblicavano il giornale Arte della Comune. Il centro del Costruttivismo moscovita era VChUTEMAS, la scuola di arte e design fondata nel 1919. Gabo in seguito dichiarò che l'insegnamento in quella scuola era concentrato più su discussioni politiche e ideologiche che sul fare arte; ma ciononostante Gabo stesso disegnò una radio nel 1920 (progetto che poi avrebbe presentato al Palazzo delle Competizioni del Soviet nel 1930). Mentre si dedicavano al design industriale, i Costruttivisti lavoravano anche per il governo bolscevico del dopo-Rivoluzione d'Ottobre, ideando le festività pubbliche e le parate di strada. Forse il più famoso di questi interventi fu a Vicebsk, dove il Gruppo UNOVIS di Malevič dipinse i manifesti della propaganda e le facciate dei palazzi (memorabile rimase il manifesto di El Lissitzky Spezza i Bianchi col cuneo rosso, del 1919). Ispirati al proclama di Vladimir Majakovskij: «le strade siano i nostri pennelli, le piazze le nostre tele», gli artisti e i designer parteciparono attivamente alla vita pubblica per tutta la Guerra Civile. Un esempio della loro attività fu il progetto pensato per un festival per il Congresso del Comintern del 1921, fatta da Aleksandr Vesnin e Ljubov' Popova, che ricordava le strutture dell'esibizione del OBMOKhU e i loro lavori teatrali. In questo periodo si riscontrano molti punti in comune tra il Costruttivismo e la Proletkult, le cui idee riguardavano il bisogno di creare una cultura completamente nuova, in linea in questo con le esigenze del Costruttivismo. Per di più, alcuni Costruttivisti erano pesantemente coinvolti nelle 'Finestre ROSTA', la campagna bolscevica di pubblica informazione del 1920: alcuni dei più famosi di questi artisti furono il poeta-pittore Vladimir Majakovskij e Vladimir Lebedev. Come parte dei primi movimenti giovanili Sovietici, i Costruttivisti ritenevano di dover assumere uno sguardo creativo sull'attività cognitiva, su quella materiale e su ogni aspetto della spiritualità umana. Gli artisti cercavano di creare opere che potessero portare il pubblico oltre le strutture tradizionali, rendendolo parte attiva del processo artistico. In questo riecheggiavano la teoria dello straniamento dei Formalisti, tanto che spesso, secondo il loro principale teorico Viktor Šklovskij i due gruppi lavoravano spesso fianco a fianco, come del resto facevano altri Formalisti come Osip Brik. Le loro teorie venivano poi messe alla prova a teatro, in particolare da Vsevolod Mejerchol'd, che si dedicava a ciò che lui chiamava La Rivoluzione d'Ottobre del Teatro. Mejerchol'd sviluppò il concetto della recitazione "biomeccanica", influenzata sia dal circo sia dalle teorie del "gestione scientifica" di Frederick Winslow Taylor. Contemporaneamente, le scenografie di Meanwhile Vesnin, Popova e Stepanova applicavano le idee costruttiviste sullo spazio in forme sceniche. Una versione più populista di queste teorie fu sviluppata da Aleksandr Tairov, con le scenografie di Aleksandra Ėkster e dei fratelli Stenberg. Queste idee avrebbero poi influenzato registi tedeschi come Bertolt Brecht e Erwin Piscator, come pure il primo cinema sovietico. Evoluzione dell'arte che esalta una nuova classe sociale fondata sul proletariato, destinata a ricostruire il paese, e la cultura su basi socialiste, superando non solo i canoni borghesi dell'arte ottocentesca celebrativa e rappresentativa ma attuando una partecipazione attiva assieme "alla pressione organizzativa della classe operaia"; non si limita a riguardare l'architettura ma incide anche – in modo radicale – sulle trasformazioni che riscontriamo nella scultura e nella pittura con influssi che si estesero ad altri Paesi europei ed in particolare con ibridazioni formali che trovano nella Bauhaus tedesca un fertile terreno di sviluppo nelle arti grafiche e nella fotografia sperimentale. Per quanto riguarda la letteratura i teorici del movimento, come Kornelij Zelinskij, propugnarono l'introduzione di tematiche contemporanee atte a mediare i rapporti tra costruzione, rivoluzione ed intelligencija, tenendo conto del "peso" della parola e del suo uso. Nell'architettura il costruttivismo tese a identificarsi con il "realismo costruttivo" e venne ripreso, successivamente, da vari maestri delle correnti funzionaliste e razionaliste. Come accadde in altri Movimenti ed "ismi" delle Avanguardie del Novecento, l'irruzione progressiva ed inarrestabile delle tecnologie elettro-meccaniche venne metabolizzata e piegata alle forme d'arte caratterizzandole con un approccio rinnovato e più immerso nel flusso delle trasformazioni della realtà. Apparentemente in contraddizione con quanto enunciato, il movimento costruttivista apporta nelle opere d'arte quelle astrazioni che prendono spunto dalle forme che l'industria di ogni livello porta con sé; altro fenomeno, con radici molto diverse ma con esiti che si possono considerare contigui, fu il Futurismo che durante la prima metà del "secolo breve" incrocerà molti degli altri Movimenti dei primi decenni, snodatisi in un continuo rimando esplicito e volontario ma più spesso frutto di quell'humus geograficamente europeo che vide coinvolte in particolare l'Italia, la Francia e la Germania. La fotografia risentirà del fenomeno costruttivista sul piano formale sia per le inquadrature che per le prospettive che amplificano i tratti della realtà senza esserne pura didascalia, a conferma di quell'intento iniziale di essere "arte diffusa" senza scelte elitarie, in linea con lo spirito proletario. I suoi punti di forza sono: l'ottimismo progressista, il progresso tecnologico, la macchina e l'industria. L'obiettivo finale era un'arte in funzione sociale. Se il costruttivismo raggiunse un certo successo grazie all'accostamento con l'esaltazione della tecnica, coincidente dal punto di vista storico con l'introduzione del primo piano quinquennale, non appena furono evidenti il suo deviazionismo politico e le sue basi formali, la sua importanza e fortuna scemarono.

Corso di storia dell'architettura: 18 Architettura Futurista
















L'architettura futurista è la denominazione di una forma di architettura della prima metà del Novecento teorizzata in Italia, caratterizzata da forte innovazione tecnica e formale, anti-storicismo, esasperato cromatismo, utilizzo di linee dinamiche, volta nel suo insieme a suggerire un'idea di velocità, movimento, urgenza e lirismo. Essa rappresentava uno dei principali settori di interesse del Futurismo, il movimento artistico fondato dal poeta Filippo Tommaso Marinetti, firmatario del Manifesto Futurista nel 1909 che coinvolse poeti, musicisti ed artisti (come Boccioni, Balla, Depero e Prampolini) ma anche architetti. Tra i temi dei futuristi vi erano il culto dell'età delle macchine e la glorificazione della guerra e della violenza intesi come impulso vitalistico al rinnovamento. Antonio Sant'Elia è stato l'architetto che meglio ha rappresentato la visione futurista in una forma urbanaLa fabbrica del Lingotto di Torino, con la sua pista di prova sul tetto, fu indicata nel manifesto del 1934 come la "prima invenzione costruttiva futurista" in architettura. Nel 1912, tre anni dopo il Manifesto Futurista di Marinetti, Antonio Sant'Elia e Mario Chiattone presero parte alla mostra sulle Nuove Tendenze a Milano. Nel 1914 il gruppo presentò la sua prima esposizione con un "Messaggio" di Sant'Elia, che in seguito, con il contributo di Filippo Tommaso Marinetti, diventò il Manifesto dell'Architettura Futurista. Anche Boccioni lavorò in quegli anni su un manifesto simile, mai pubblicato, ritrovato tra le carte di Marinetti dopo la sua morte. Negli anni successivi si susseguirono da parte di esponenti futuristi numerosi manifesti ed articoli che trattavano il tema della nuova architettura, spesso in chiave polemica con i sostenitori della matrice classicista, mentre ben poche furono le costruzioni da essi effettivamente realizzate. Tra questi testi alcuni emergono soprattutto in virtù del ruolo preminente svolto da alcuni artisti e architetti all'interno del movimento: tra di essi gli scritti di Enrico Prampolini, il Manifesto dell'Architettura Futurista–Dinamica pubblicato nel 1920 da Virgilio Marchi ed il Manifesto dell'Arte Sacra Futurista di Fillia (Luigi Colombo) e Filippo Tommaso Marinetti, pubblicato nel 1931. Il 27 gennaio 1934 fu pubblicato l'ultimo manifesto futurista relativo a temi architettonici, il Manifesto dell'Architettura Aerea, redatto da Marinetti, Angiolo Mazzoni e Mino Somenzi, che spostava il tema della nuova progettazione verso una scala urbanistica seppur in chiave visionaria. A seguito della morte di Marinetti (1944), principale animatore e mecenate, e della fine della seconda guerra mondiale (1945), il movimento futurista si dissolse, subendo per qualche decennio una sorta di ostracismo culturale a seguito delle sue connessioni con il regime fascista, mentre suoi membri continuarono la loro attività su autonomi percorsi artistici. Una visione della "città futurista", città utopica, città di desiderio, appare già nella prima pagina del Manifesto del futurismo di Marinetti, pubblicato su Le Figaro a Parigi il 20 febbraio 1909: «Avevamo vegliato tutta la notte (...) discutendo davanti ai confini estremi della logica e annerendo molta carta di frenetiche scritture. (...) Soli coi fuochisti che s'agitano davanti ai forni infernali delle grandi navi, soli coi neri fantasmi che frugano nella pance arroventate delle locomotive lanciate a pazza corsa, soli cogli ubriachi annaspanti, con un incerto batter d'ali, lungo i muri della città. Sussultammo a un tratto, all'udire il rumore formidabile degli enormi tramvai a due piani, che passano sobbalzando, risplendenti di luci multicolori, come i villaggi in festa che il Po straripato squassa e sradica d'improvviso, per trascinarli fino al mare, sulle cascate e attraverso gorghi di un diluvio. Poi il silenzio divenne più cupo. Ma mentre ascoltavamo l'estenuato borbottio di preghiere del vecchio canale e lo scricchiolar dell'ossa dei palazzi moribondi sulle loro barbe di umida verdura, noi udimmo subitamente ruggire sotto le finestre gli automobili famelici.» Il tema della città viene sviluppato molto presto dai futuristi: essa è infatti il luogo privilegiato della modernità che, con la sua forza travolgente, sembra ormai a portata di mano; è il luogo in cui si incarna il futuro, la velocità il movimento. Il paesaggio urbano appare sconquassato dalle luci, dai rumori, che ne moltiplicano i punti di visione. La Città Nuova deve nascere e crescere contemporaneamente alla nuova ideologia del movimento e della macchina, non avendo più nulla della staticità del paesaggio urbano tradizionale. La visione della città appare violenta in due opere di Umberto Boccioni (autore anche di un Manifesto dell'Architettura futurista) del 1911, La città che sale e La strada entra nella casa: angoli che si intersecano, forme concentriche, piani tagliati, sono l'immagine del vortice della metropoli moderna. Il senso del movimento e della velocità, contro quello del monumentale e del pesante viene ripreso nel manifesto di Sant'Elia (firmato 11 luglio 1914, pubblicato in Lacerba, 1914): «Noi dobbiamo inventare e rifabbricare la città futurista simile ad un immenso cantiere tumultuante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte, e la casa futurista simile ad una macchina gigantesca”.» E la nuova metropoli sorge solo sulle carte lasciate da Sant'Elia: città dalle gigantesche interconnessioni tra un edificio e l'altro, spinti verso l'alto da un ascensionale verticismo. A partire dal 1914 fioriscono le proposte progettuali che si sostituiscono nella visione percettiva e sensitiva dell'inizio. Al “protorazionalismo" di Chiattone fanno eco le proposizioni immaginative di Balla e ancora di Depero (1916), secondo una concezione più plastico-meccanicista, o di Enrico Prampolini (1913-1914) più tesa alla scomposizione. Le tavole degli anni trenta di Crali, Rancati, Fiorini, Somenzi e Spiridigliozzi rielaborano i temi santeliani delle stazioni multiuso e multilivello, delle case piramidali, del grattacielo e dell'attenzione al trasporto aereo. La vicenda di questa proposta urbanistica in Italia vide il tentativo da parte di Marinetti di collegare il futurismo al razionalismo, indicandone il capostipite in Sant'Elia, e di fare del proprio movimento l'arte ufficiale del regime fascista, ma la città futurista non trovò committenza. La mancata realizzazione delle progettazioni santeliane non dipende tanto dall'inesistenza di piante o sezioni degli edifici, ricostruibili dai disegni esistenti, quanto dalla non accettazione di proposte così innovative. A Sant'Elia va il merito di aver intuito la stretta dipendenza tra problema architettonico e problema urbanistico su cui, pur con linguaggi figurativi diversi, si è impostata la progettazione e la riflessione di tutti i movimenti architettonici moderni. L'interessamento del gruppo olandese De Stijl e di Le Corbusier all'architettura futurista è provato da scambi epistolari e da articoli su riviste europee. Un futuro per l'architettura futurista può essere scorto nell'opera di Richard Buckminster Fuller, inventore statunitense dedicatosi alla ricerca di soluzioni universalmente fruibili e a basso costo per le questioni dell'abitare e del viaggiare. Fuller viene definito un utopista tecnologico per la fiducia nella tecnologia quale strumento per il benessere dell'intera umanità, nel rispetto del sistema ambientale in cui è inserita. Le sue progettazioni sviluppano tematiche e intuizioni futuriste quali quelle dell'antidecorativismo, della caducità e transitorietà dell'architettura, del mondo come città collegata dalle comunicazioni aeree, della casa mobile, dei veicoli aerodinamici, del dominio su cielo, terra e mare. Nella sua produzione è racchiuso uno dei potenziali percorsi evolutivi che avrebbe forse compiuto l'architettura italiana, se non avesse negli anni venti-trenta troncato i legami con gli inizi storici e gli aspetti filosofici del futurismo e con la base nel mondo della tecnologia. All'avanguardia marinettiana va riconosciuto il merito di aver tentato di rispondere alle esigenze della vita moderna, proponendo una città verosimile e utopica al tempo stesso, poiché in essa convivono l'analisi della realtà contemporanea, caratterizzata dalla crescente industrializzazione e dall'espansione urbana, con il desiderio di una totale ricostruzione artificiale dell'universo. Relativamente alla figura di Sant'Elia, la cui vita ed attività sono state troncate dalle vicende belliche, si deve dire che la sua eredità è ragguardevole. Sebbene la maggior parte dei suoi progetti non siano mai stati realizzati, la sua visione futurista ha influenzato numerosi architetti e disegnatori: a lui è stata attribuita l'antesignana idea dell'esposizione degli ascensori sulle facciate degli edifici (anziché tenerli relegati "come vermi solitari" nelle trombe delle scale) ed i suoi disegni della Città nuova hanno ispirato il regista Fritz Lang per le architetture inserite nel suo capolavoro cinematografico Metropolis.