sabato 11 maggio 2024

Corso di storia dell'architettura: Lezione 1 Architettura Primitiva

Grotta di Lascaux (Francia) visione del soffitto della grande sala (25.000-15.000 a.C.). Le immagini hanno il senso di un'operazione magica per propiziare il successo della battuta di caccia da cui dipende l’esistenza.  

 

Epoca paleolitica e cultura materiale
Il nostro viaggio attraverso il tempo, nelle mondo delle costruzioni, comincia nella notte dei tempi, nell’epoca paleolitica.
Quello che troviamo lo possiamo già definire architettura?
Probabilmente no, dice il grande storico dell’arte statunitense Gideon.
L'ambiente costruito è solo una modificazione superficiale dell'ambiente naturale, utilizzo di cavità naturali, ripari di pelli sostenuti da esili strutture di legno, ancora troppo poco per individuare una precisa volontà edificatoria.
Dagli scavi archeologici emerge la cosiddetta cultura materiale (lavorazioni delle pietre e del legno, distribuzioni intorno al nucleo di un focolare).
 
Società neolitiche
E’ solo colle società neolitiche che troviamo un pezzo di natura trasformato secondo un progetto umano, che comprende:
· i terreni coltivati per produrre il cibo;
· le abitazioni degli uomini e degli animali domestici;
· i depositi del cibo prodotto perché si conservi per un lungo periodo;
· gli attrezzi per la coltivazione, l'allevamento, la difesa, l'ornamento e il culto.
I resti archeologi degli insediamenti neolitici sono già architettati in una forma regolare, che ci permette di ricostruire le loro parti mancanti e ci dà indicazioni su di una prima grande differenziazione architettonica, quella relativa alle popolazioni nomadi e sedentarie.
 
Ancora oggi esistono popolazioni nomadi, un retaggio che dura da migliaia di anni.
 
Popolazioni nomadi
I nomadi (cacciatori, pescatori ed allevatori) seguono la migrazione delle prede o praticano l'alternanza dei territori di pascolo. Le popolazioni nomadi mantengono, nel corso del tempo, uno stato di precarietà che impedisce una reale evoluzione della loro architettura. Approntano solitamente tettoie rudimentali, che poi abbandonano al tempo della campagna di caccia o di pesca, ma, talvolta, si tratta di vere e proprie abitazioni mobili, smontabili, leggere e trasportabili.
Per farcene un’idea più precisa possiamo prendere ad esempio alcune tipologie abitative ancora oggi utilizzate:
· quelle dei pastori Pelu del Mali e del Niger, fatte di pali lignei curvi unibili in una cupola ogivale da rivestire con foglie e fascine;
· quelle dei pastori sahariani, che stendono teli di lana su una leggera struttura di legno;
· quelle degli indiani Inuit del Canada; che in estate, usano tende rivestite con pelli di caribù o di foca, mentre in inverno, igloo con blocchi di ghiaccio, assemblati come conci di pietra.


Capanna coperta di feltro, detta yurta (Mongolia).
Villaggio primitivo palafitticolo
 
Popolazioni sedentarie
Assai diverso è il discorso per le popolazioni sedentarie, gruppi sociali stabili e politicamente strutturati, che, accanto alle residenze individuali, approntano edifici collettivi con chiare funzioni di rappresentanza. Le popolazioni sedentarie, favorite dalle cicliche inondazioni dei fiumi delle pianure alluvionali, che consentono raccolti sicuri e accumulo di eccedenze, propongono nuove strutture architettoniche stabili. Citiamo come esempi di strutture ancora oggi utilizzate:
·    la casa circolare, con diametro variabile tra 5 e 10 m. (ritrovamenti a Gerico nel 6500 a.C., a Gawrà nel 5000 a.C. e ad Arpad nel 4000 a.C.), struttura muraria a thôlos (come l'igloo), fatta di sassi, mattoni o pietre squadrate.
· nelle Nuove Ebridi, l'edificio per le riunioni degli uomini, detto nagamal, capanna rettangolare con tetto a due falde e copertura vegetale, retto da tre file di puntoni a forcella; 
·  nei villaggi Dogon, l’edificio collocato al centro del villaggio fin dalla sua fondazione, detto toguna;
· nei villaggi amazzonici la casa degli anziani, con la sala delle riunioni.

Abitazione di un capo con decorazione di conchiglie nelle Isole Fiji (Melanesia).
 
Villaggi primitivi
Quando le piccole fattorie isolate degli agricoltori cominciano a moltiplicarsi, nascono i primitivi villaggi.
La necessità dell’aggregazione di più edifici evidenzia i limiti delle costruzioni rotonde, in favore di edifici a pianta quadrata con muri verticali, le cui esigenze costruttive portano all’aggiornamento tecnico delle murature in terra cruda, proto-industrializzazione della manifattura del laterizio e della ceramica.

Allineamenti di menhir a Carnac (nel nord ovest della Francia)
 
Architettura megalitica
Parallelamente alle tipologie precedenti (in massima parte extraeuropee), in ambito europeo (Inghilterra, Francia, Spagna, Italia) e nelle isole del Mediterraneo, si ha un’originale ed autonoma evoluzione: l’architettura megalitica, (termine che significa grande pietra).
I luoghi rituali, le sedi di importanti sepolture, i punti di riferimento per il percorso processionale o per le osservazioni astronomiche, trovano espressione nei:
• menhir, in bretone, pietra lunga, conficcata nel suolo;
• dolmen, tavola di pietra di notevoli dimensioni, sorretta da ritti anch’essi di pietra;
• cromlech, in gallese, cerchio di pietre assemblate.
Gli esempi più significativi si trovano in Francia, a Carnac, ed in Inghilterra, nella contea di Salisbury, lo straordinario Tempio del Sole di Stonehenge.
In Italia, nelle Puglie e in Sardegna, la tecnica megalitica avrà un’appendice nelle costruzioni della civiltà nuragica e dei trulli.
Nuraghe su Nuraxi e villaggio a Barumini (Sardegna)


Ricostruzione dei giardini pensili di Babilonia.

Dal villaggio neolitico nasce la città, molto di più di un villaggio ingrandito, un salto decisivo che chiamiamo rivoluzione urbana. Le prime tracce sono reperibili, stando alle nostre attuali conoscenze archeologiche, nella regione della mezzaluna fertile (fra i deserti dell'Africa e dell'Arabia, dal Mediterraneo al Golfo Persico), quando la specializzazione degli occupati nell’industrie e nei servizi (artigiani, scribi, sacerdoti, funzionari, guerrieri, ecc. destinati a diventare il gruppo sociale dominante), porta a favorire la crescita di una produzione agricola, tale da permettere di mantenerli con l’eccedenza di chi lavora la terra (contadini e allevatori, destinato a diventare il gruppo sociale subalterno).

Il simbolo assiro di città: un cerchio quadripartito. Da un lato il cerchio, simbolo dell’uovo cosmico, è diviso dagli assi in quattro parti (equivalenti ai quattro elementi primordiali: aria, acqua, fuoco e terra). Dall’altro gli assi verticali ed orizzontali del rotundum, il mondo, nel loro punto di incontro stabiliscono un centro e rivelano il reticolo primigenio dell'orientamento. Così, da un lato, la forma fisica quadrata della città, orientata dagli assi cardinali, è l'archetipo del mondo uscito dal suo caos originario, ma dall’altro, la sua forma geometrica ideale è da immaginare come quella di un circolo che circoscrive un quadrato. Si pensi, ad esempio, a Roma quadrata che sorge dal circolo tracciato da Romolo con l'aratro (e lo storico Varrone fa risalire il nome di città al circolo, urbis da orbis e da urvare=arare intorno).


La torre di Babele di Bruegel il Vecchio.

La rivoluzione urbana neolitica
Dal villaggio neolitico nasce la città, molto di più di un villaggio ingrandito, un salto decisivo che chiamiamo rivoluzione urbana. Le prime tracce sono reperibili, stando alle nostre attuali conoscenze archeologiche, nella regione della mezzaluna fertile (fra i deserti dell'Africa e dell'Arabia, dal Mediterraneo al Golfo Persico), quando la specializzazione degli occupati nell’industrie e nei servizi (artigiani, scribi, sacerdoti, funzionari, guerrieri, ecc. destinati a diventare il gruppo sociale dominante), porta a favorire la crescita di una produzione agricola, tale da permettere di mantenerli con l’eccedenza di chi lavora la terra (contadini e allevatori, destinato a diventare il gruppo sociale subalterno).

La città-stato ieratica
Uno degli apporti decisivi allo studio della storia delle costruzioni, è quello rivolto all’analisi delle modificazioni del territorio operate dall'intervento dell’uomo ai fini insediativi. La ricerca e la classificazione dei segni di antropizzazione del territorio è disciplina studiata dalla storia dell’urbanistica. Di essa riveste particolare interesse lo studio della storia del più importante degli elementi insediativi: la città. Quando e dove nascono le prime civiltà urbane? Si va progressivamente affermando la convinzione (sostenuta dalla datazione del radiocarbonio), che la loro comparsa si possa far risalire al X millennio a. C.. Si può collocare il loro sorgere in una zona estesa a tutta l'area mediorientale, fino al Mediterraneo, con particolari resti concentrati nel delta del Tigri e dell’Eufrate, databili 3500 a.C. A questo tipo di città è attribuito il nome di città-stato ieratica, cioè sacra, e da essa discende la grande città classica. Proviamo a schematizzare le fonti informative che abbiamo su di essa e la sua evoluzione.

L'evoluzione della città
La città antica evolve in senso razionalista (calcolo economico, aumento della divisione del lavoro, commercio, ecc.), il carisma del capo e della dinastia si combina con le cerimonie, i misteri, le feste, i calendari, la storiografia, i canti, la letteratura, la tecnica, la scienza profana e sacra, i codici giuridici, la valutazione dei ranghi professionali e burocratici.Ma la città antica non evolve dal punto di vista fisico, è un’entità fissa, la sua forma non prevede i principi dello sviluppo, assai temuti, perché significherebbero un ritorno al caos, risolto, a suo tempo, con la propria nascita.L’ampliamento della città, infatti, è visto come una realtà assai più complessa di una semplice operazione urbanistica. Passa solo attraverso la ricostruzione delle mura ed una nuova cerimonia di riconsacrazione, per scongiurare la sua alterazione nel tempo.La sottomissione ad un ordine cosmico, richiede una concezione del tempo ciclico e non evolutiva, aperta e continua qual è quella dinamica della realtà storica. Non è casuale che, l’origine delle parole templum, temenos e tempus, sia la stessa, come non è casuale che, ad una rifondazione politica o religiosa, segua, spesso, un nuovo inizio sancito dalla riforma del calendario. Un’altra fondamentale caratteristica della città-stato ieratica è il carattere sacro ed inalienabile della proprietà urbana, perché emanazione di una stirpe (genos). Il rapporto tra uso e possesso del suolo della città, non è un legame giuridico, ma mistico, proprio della gens che, attraverso il suolo, testimonia la propria appartenenza sociale.Così il filosofo greco Platone fissa, addirittura, il numero delle unità familiari, oikai, della sua città ideale; lo statista greco ateniese Solone prevede, nella sua legislazione, che la vendita delle proprietà comporti la perdita della cittadinanza; il condottiero ebreo Mosè, impone che, ogni cinquant'anni, in occasione del giubileo, i beni venduti, tornino alla famiglia originaria. Nello stato primitivo, chiuso, si entra solo attraverso la porta dell’hospitalitas. Ma, con i Greci, diventa definitivo ed irreversibile il passaggio dalla sacralità alla ragione, dal mythos al logos. Essi non inventano la ragione, ma una delle ragioni possibili, importante, però, nella misura in cui la civiltà occidentale (e quindi la nostra), la farà propria. Se, a livello di mito, più civiltà potevano essere accomunate in un piano sintetico di lettura, a livello di ragione, ogni civiltà transita al logos secondo un proprio stile ragionativo, difficilmente confrontabile. Dalla Grecia in poi l’evoluzione delle civiltà che si sottraggono a questo modello, se viene interpretata secondo il logos greco, risulta incomprensibile. Da questo momento in poi, di tutti i percorsi evolutivi, potremo seguire solo quello che, dalla polis greca, porta a noi. Ma la città antica non evolve dal punto di vista fisico, è un’entità fissa, la sua forma non prevede i principi dello sviluppo, assai temuti, perché significherebbero un ritorno al caos, risolto, a suo tempo, con la propria nascita.  L’ampliamento della città, infatti, è visto come una realtà assai più complessa di una semplice operazione urbanistica. Passa solo attraverso la ricostruzione delle mura ed una nuova cerimonia di riconsacrazione, per scongiurare la sua alterazione nel tempo.  La sottomissione ad un ordine cosmico, richiede una concezione del tempo ciclico e non evolutiva, aperta e continua qual è quella dinamica della realtà storica.  Non è casuale che, l’origine delle parole templum, temenos e tempus, sia la stessa, come non è casuale che, ad una rifondazione politica o religiosa, segua, spesso, un nuovo inizio sancito dalla riforma del calendario.Un’altra fondamentale caratteristica della città-stato ieratica è il carattere sacro ed inalienabile della proprietà urbana, perché emanazione di una stirpe (genos).  Il rapporto tra uso e possesso del suolo della città, non è un legame giuridico, ma mistico, proprio della gens che, attraverso il suolo, testimonia la propria appartenenza sociale.Così il filosofo greco Platone fissa, addirittura, il numero delle unità familiari, oikai, della sua città ideale; lo statista greco ateniese Solone prevede, nella sua legislazione, che la vendita delle proprietà comporti la perdita della cittadinanza; il condottiero ebreo Mosè, impone che, ogni cinquant'anni, in occasione del giubileo, i beni venduti, tornino alla famiglia originaria. Nello stato primitivo, chiuso, si entra solo attraverso la porta dell’hospitalitas.Ma, con i Greci, diventa definitivo ed irreversibile il passaggio dalla sacralità alla ragione, dal mythos al logos. Essi non inventano la ragione, ma una delle ragioni possibili, importante, però, nella misura in cui la civiltà occidentale (e quindi la nostra), la farà propria. Se, a livello di mito, più civiltà potevano essere accomunate in un piano sintetico di lettura, a livello di ragione, ogni civiltà transita al logos secondo un proprio stile ragionativo, difficilmente confrontabile. Dalla Grecia in poi l’evoluzione delle civiltà che si sottraggono a questo modello, se viene interpretata secondo il logos greco, risulta incomprensibile. Da questo momento in poi, di tutti i percorsi evolutivi, potremo seguire solo quello che, dalla polis greca, porta a noi.