giovedì 5 gennaio 2023

Corso Architetti italiani del XX Secolo: Lezione 7 Classe 1926-1930 Aymonino Aulenti Gregotti

 Aymonino






Carlo Aymonino (Roma, 18 luglio 1926 – Roma, 4 luglio 2010) è stato un architetto italiano. Carlo Aymonino nacque a Roma nel 1926. Grazie al sostegno di suo zio Marcello Piacentini fin da piccolo manifestò interessi verso l'architettura, imparando a disegnare scenografie per le feste familiari. Attraverso la conoscenza di Mario Mafai, Toti Scialoja, Roberto Melli, Renato Guttuso sviluppò anche la passione per l'arte. Si laureò in architettura alla "Sapienza" nel 1950. Fu docente presso le facoltà di architettura di Palermo (1967), Venezia (dal 1963 al 1981) e Roma (dove ricoprì l'incarico di ordinario di composizione architettonica tra il 1980 e il 1993). Fu, ancora, rettore dell'Istituto Universitario di Architettura di Venezia tra il 1974 e il 1979. Durante i primi anni di attività aderisce al Neorealismo, è in questo periodo che lavora ai progetti per la realizzazione della palazzina Tartaruga a Roma (1951-1954), con Ludovico Quaroni; per il quartiere Spine Bianche a Matera (1954-1957) e per il quartiere Tiburtino a Roma (1950-1954) con Ludovico Quaroni e Mario Ridolfi. Dal 1959 al 1964 ha diviso lo studio con il fratello Maurizio Aymonino. Già con la fine degli anni cinquanta la ricerca di Aymonino aspira a dare al progetto il ruolo di risolutore delle complessità e contraddizioni esistenti sia alla scala urbana, che negli stessi dettagli architettonici. Questa sua volontà ricompositiva della modernità diventa concreta con il progetto del complesso residenziale Monte Amiata del Gallaratese a Milano (1967-1972), progettato con la collaborazione del fratello Maurizio Aymonino, Alessandro De Rossi, Sachim Messarè, progetto che vede poi anche il contributo di Aldo Rossi. Il progetto del Gallaratese rappresenta il culmine della ricerca sui fondamenti della nuova scienza urbana, la risposta concreta alla ricerca teorica che stava sviluppando con Aldo Rossi. Nelle opere e nei progetti degli anni settanta la poetica di Aymonino si esprime seguendo un linguaggio che vede interagire le diversità tipologiche con rigore geometrico e cromatico. Degli anni settanta sono rispettivamente i progetti per l'Università di Firenze (1971), per l'Università della Calabria (1973), per il palazzo di Giustizia di Ferrara (1977-1984), il Campus scolastico superiore di Pesaro (1970-1984). Nel 1976 e nel 1985 è stato invitato a partecipare con le sue opere alla XIII e XV Triennale di Milano e alla Biennale di Venezia. Dal 1981 al 1985 Aymonino ricopre la carica di assessore agli interventi sul centro storico del comune di Roma, dando via ad una serie di attività e di studi sulla città che segnano un momento di svolta nel modo di utilizzare e vivere il centro storico. Degli anni ottanta sono i progetti per l'edificio residenziale alla Giudecca a Venezia (1984), il centro residenziale e commerciale Benelli a Pesaro (1980-83), il complesso residenziale Tor Sapienza a Roma (1981-1982), il sistema di piazze al centro di Terni (1985), i sistemi polifunzionali a Scandicci (1989), a San Donà di Piave (199]), in via Ostiense a Roma (1991); tra i suoi ultimi progetti la copertura del Giardino Romano all'interno dei Musei Capitolini a Roma. Fu membro nazionale dell'Accademia nazionale di San Luca (dal 1976), di cui è stato presidente dal 1995 al 1996. Ha svolto, fino a pochissimi anni fa, l'attività professionale nel campo dell'architettura e dell'urbanistica con studio in Roma e Venezia. Nel 1999 vince la medaglia d'onore per meriti della scienza e della cultura del Ministero della pubblica istruzione; è stato decorato del premio Hononary Fellow rilasciato dal The American Institute of Architects nell'anno 2000. Ha esposto le sue opere d'architettura in numerose mostre tenutesi in Italia, Austria, Germania, Belgio, Brasile, Stati Uniti, Canada, Giappone, Cina. Morì a Roma nella notte del 3 luglio 2010. Sepolto presso il cimitero monumentale di Torino, sulla sua lapide della tomba di famiglia ha chiesto fosse inscritto: «Carlo Aymonino, architetto e comunista». Carlo Aymonino ebbe un primo matrimonio con Ludovica Ripa di Meana con cui ebbe due figli, Aldo (a sua volta architetto) e Livia. Successivamente sposò Roberta Carlotto dalla quale ebbe una figlia, Silvia. Il suo terzo e ultimo matrimonio fu con Luciana Tissi dalla quale ebbe il suo quarto e più giovane figlio, Adriano.

Aulenti 












Gae Aulenti, pseudonimo di Gaetana Emilia Aulenti (Palazzolo dello Stella, 4 dicembre 1927 – Milano, 31 ottobre 2012), è stata una designer e architetto italiana, particolarmente dedita al tema dell'allestimento e del restauro architettonico. Considerata una dei migliori architetti della sua generazione, ha lasciato un'impronta indelebile nella storia del design internazionale. Nel corso della sua lunga carriera ha vinto numerosi premi tra cui il prestigioso Premio Imperiale per l'architettura conferito dalla Japan Art Association di Tokyo. Nata nel 1927 a Palazzolo dello Stella (UD), figlia di Aldo Aulenti, di origini pugliesi, e Virginia Gioia, napoletana di origini calabresi. Suo padre era nato ad Acri, in Calabria, figlio di Giuseppe Michele Aulenti, nato a Canneto di Bari il 4 ottobre 1865. Si laurea in architettura al Politecnico di Milano nel 1953, dove consegue anche l'abilitazione alla professione. Gae Aulenti si forma come architetto nella Milano degli anni Cinquanta, dove l'architettura italiana è impegnata in quella ricerca storico culturale di recupero dei valori architettonici del passato e dell'ambiente costruito esistente che confluirà nel movimento Neoliberty. La Aulenti fa parte di questo filone, che dissente dal razionalismo. Dal 1955 al 1965 fa parte della redazione di Casabella-Continuità sotto la direzione di Ernesto Nathan Rogers. Sul fronte universitario è assistente prima di Giuseppe Samonà (dal 1960 al 1962) presso la cattedra di Composizione Architettonica all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, e poco dopo (dal 1964 al 1969) dello stesso Ernesto Nathan Rogers presso la cattedra di Composizione Architettonica al Politecnico di Milano. In quel periodo conosce casualmente il giovane Renzo Piano, impegnato ad effettuare una ricerca per la cattedra di Rogers. Del 1965 è la sua celebre lampada da tavolo Pipistrello, disegnata come site specific per lo showroom di Olivetti che realizza contestualmente a Parigi. Poco dopo, per la stessa Olivetti disegnerà lo showroom di Buenos Aires. La collaborazione con la nota azienda produttrice di macchine per scrivere le dà una certa notorietà, tanto che poco dopo Gianni Agnelli la chiamerà per affidarle la ristrutturazione del suo appartamento milanese in zona Brera. Tra i due nasce una amicizia che durerà per tutta la vita e per gli Agnelli Gae Aulenti concepirà numerosi progetti. Nel 1972 partecipa alla nota esposizione Italian: the new Domestic Landscape organizzata da Emilio Ambasz al MoMa insieme a numerosi altri designer e architetti emergenti, tra cui Marco Zanuso e Richard Sapper, Joe Colombo, Ettore Sottsass, Gaetano Pesce, Archizoom, Superstudio, Gruppo Strum e Gruppo 9999. Di se stessa usava dire di vedere la sua architettura in stretta relazione e in interconnessione con l'ambiente urbano esistente, che diviene quasi la sua forma generatrice, cercando, con questo, di trasferire nel suo spazio architettonico la molteplicità e l'intensità degli elementi, che vanno a definire l'universo urbano. Dal 1974 al 1979 è membro del Comitato direttivo della rivista Lotus International, poi fa esperienze artistiche e dal 1976 al 1978 collabora con Luca Ronconi a Prato al Laboratorio di Progettazione Teatrale[4]. Nel 1979 le viene affidata la direzione artistica della Fontana Arte, con cui aveva già collaborato in passato. Vengono prodotte lampade e oggetti d'arredo ancora oggi a catalogo. Tra i collaboratori di maggior rilievo compaiono Piero Castiglioni, Pierluigi Cerri, Daniela Puppa e Franco Raggi. Ha una lunga relazione con Carlo Ripa di Meana, da cui si allontanerà per la sua vicinanza a quello che definirà "craxismo deleterio"[10]. Nel 1984 viene nominata corrispondente dell'Accademia Nazionale di San Luca a Roma, mentre dal 1995 al 1996 è presidente dell'Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 2005 ha costituito, con Marco Buffoni, Francesca Fenaroli e Vittoria Massa, la Gae Aulenti Architetti Associati . Muore il 31 ottobre 2012 a Milano all'età di 84 anni. Prima della sua scomparsa, il 16 ottobre venne insignita del premio alla carriera consegnatole dalla Triennale. In una nota ufficiale, il Presidente della Repubblica Napolitano esprime il cordoglio per la scomparsa dell'Aulenti, ricordandola come: «protagonista di primo piano della storia dell'architettura contemporanea, altamente apprezzata in tutto il mondo per il suo talento creativo e, in particolare, per la straordinaria capacità di recuperare i valori culturali del patrimonio storico e dell'ambiente urbano». Il 7 dicembre 2012 viene inaugurata ed intitolata a suo nome la nuova grande piazza circolare situata al centro del complesso della Torre Unicredit di Milano.

Gregotti










Vittorio Gregotti (Novara, 10 agosto 1927 – Milano, 15 marzo 2020) è stato un architetto, urbanista e teorico dell'architettura italiano. Laureato in architettura al Politecnico di Milano, Gregotti ha insegnato architettura a Venezia, Milano e Palermo, e animato conferenze nelle università di Tokyo, Buenos Aires, San Paolo, Losanna, Harvard, Filadelfia, Princeton e Cambridge, tra le altre. La sua prima esperienza lavorativa la fa durante un soggiorno di sei mesi a Parigi nel 1947 dove presso l'importante studio dei fratelli Gustave, Claude e Auguste Perret, lavora per due settimane. Si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1952. Poi continua nel lavoro presso lo studio BBPR, considerando Ernesto Nathan Rogers il suo maestro. Nel 1951 firma insieme a Rogers la sua prima sala alla Triennale di Milano per poi sbarcare al CIAM di Londra. Come Aldo Rossi inizia la sua carriera collaborando con la storica rivista Casabella, diretta da Ernesto Nathan Rogers e di cui diverrà a sua volta direttore a partire dal 1982 fino al 1996. Negli anni '50 partecipa ad un seminario internazionale a Hoddesdon, dove ebbe modo di conoscere Le Corbusier, Ove Arup, Cornelis van Eesteren, Gropius, ma soprattutto il maestro dello stile liberty Henry van de Velde. Dal 1953 al 1968 ha svolto la sua attività in collaborazione con Lodovico Meneghetti e Giotto Stoppino (Architetti Associati). La sua opera si lega inizialmente a quei movimenti come il Neoliberty di reazione al Movimento moderno ed alla sua interpretazione italiana definita Razionalismo italiano, di questo genere l'esempio più significativo è il palazzo per uffici a Novara del 1960. Giungerà poi, a progettare una megastruttura architettonica per le università di Palermo (1969), di Firenze (1972) e della Calabria (1974). Gran premio internazionale alla 13ª Triennale di Milano nel 1964, Vittorio Gregotti è stato direttore delle arti visive alla Biennale di Venezia dal 1974 al 1976. Nel 1974 crea il suo studio professionale "Gregotti Associati International", che da allora ha realizzato opere in una ventina di paesi. Nel 1999, Gregotti Associati International ha fondato la società Global Project Development, specializzata in progettazione e sviluppo architettonico sostenibile per i paesi in boom turistico, con l'obiettivo di rispettare l'ambiente. Fu ideatore del controverso progetto del quartiere ZEN di Palermo, di cui anni dopo Massimiliano Fuksas proporrà la demolizione. Gregotti ha sempre dato la responsabilità del fallimento del progetto dello ZEN al fatto che non fosse mai stato ultimato a causa di infiltrazioni mafiose nella fase di appalto. È morto a 92 anni il 15 marzo 2020 a Milano, a seguito di una polmonite da COVID-19[4]. Il 2 novembre 2020 il suo nome è stato iscritto nel Famedio di Milano. Come architetto, Gregotti prese le distanze dalle teorie e dai modelli dominanti, ereditati dal movimento moderno, per trovare ispirazione nelle culture locali e regionali. Nei suoi progetti adotta un approccio volto a metterli in relazione con la storia del luogo e non a un'astrazione che mira alla sua riproducibilità in qualsiasi sito. Gli sono stati attribuiti diversi orientamenti nel suo lavoro. A volte è considerato legato ai nuovi razionalisti italiani, come Giorgio Grassi, riferendosi alle tesi di Jane Jacobs, Robert Venturi e Aldo Rossi, che avevano indotto un riorientamento della creazione architettonica in relazione ai dati del sito, questo già negli anni '60 e '70. L'interesse di questi teorici per la vita urbana e per la pianificazione urbana ha trovato un'eco nei successi dei membri della scuola del Ticino e di Tendenza - nome dato a questo gruppo di architetti storicisti. I valori ad esso attribuiti si basano su due principi anti-modernisti: da un lato, il rifiuto della tendenza universalizzante del razionalismo modernista e, dall'altro, il potenziamento delle fonti storiche, l'accoglienza delle tradizioni locali nelle logiche dei progetti e costruzione. Questi aspetti sono visibili sia nei progetti della sua agenzia, sia nella sua densa produzione bibliografica.

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