giovedì 5 gennaio 2023

Corso Architetti italiani del XX Secolo: Lezione 8 Classe 1931-1935 Rossi Portoghesi Canella Mendini Bellini Grassi

Rossi 

Rossi


Rossi
Aldo Rossi (Milano, 3 maggio 1931 – Milano, 4 settembre 1997) è stato un architetto, teorico dell'architettura e accademico italiano.
È stato il primo italiano a vincere nel 1990 il Premio Pritzker, seguito otto anni dopo da Renzo Piano.
La formazione scolastica avviene presso i padri somaschi e nel Collegio arcivescovile Alessandro Volta di Lecco. Nel 1949 si iscrive alla facoltà di Architettura al Politecnico di Milano e si laurea nel 1959, presentando una tesi con Piero Portaluppi come relatore.
Nel 1955 ha cominciato a collaborare come redattore alla rivista di architettura Casabella-Continuità, diretta da Ernesto Nathan Rogers. La collaborazione termina nel 1964, quando la direzione della rivista passa a Gian Antonio Bernasconi. La pratica giornalistica continua però all'interno delle redazioni di Società e Il contemporaneo, che fanno di Rossi uno dei partecipanti più attivi al fervente dibattito culturale.
I primi articoli riguardano architetti come Alessandro Antonelli, Mario Ridolfi, Auguste Perret ed Emil Kaufmann, molti dei quali confluiranno nel suo secondo libro, Scritti scelti sull'architettura e la città 1956-1972. Sposa l'attrice svizzera Sonia Gessner, che lo introduce al mondo del cinema e del teatro, suoi grandi interessi sia come uomo di cultura che come padre: al cinema approderà il figlio Fausto, al teatro la figlia Vera, e nel 1973 lo stesso Rossi si cimenterà dietro la macchina da presa.
Inizia l'attività professionale presso lo studio di Ignazio Gardella nel 1956, passando poi per lo studio di Marco Zanuso. Nel 1963 inizia anche l'attività didattica: prima è assistente di Ludovico Quaroni (1963) presso la scuola di urbanistica di Arezzo, successivamente di Carlo Aymonino all'Istituto di Architettura di Venezia. Nel 1965 è nominato professore al Politecnico di Milano e l'anno seguente, nel 1966, pubblica L'architettura della città, presto divenuto un classico della letteratura architettonica.
La sua attività professionale, inizialmente dedicata alla teoria architettonica e a piccoli interventi edilizi compie un salto di qualità quando Carlo Aymonino gli fa realizzare parte del complesso "Monte Amiata" nel quartiere Gallaratese a Milano. Nel 1971 vince il concorso di progettazione per l'ampliamento del cimitero San Cataldo a Modena, che gli donerà la fama internazionale. La storia dell'architettura, Architettura contemporanea, pubblicata 5 anni più tardi da Manfredo Tafuri e Francesco Dal Co, si chiude proprio con il progetto del giovane architetto milanese.
Dopo la sospensione dall'insegnamento insegna progettazione architettonica presso il Politecnico federale di Zurigo, cattedra che occuperà dal 1971 al 1975.
Nel 1973 dirige la sezione internazionale di architettura alla XV Triennale di Milano, dove presenta, tra gli altri, il suo allievo Arduino Cantafora. Insieme a Gianni Braghieri e Franco Raggi, realizza il documentario Ornamento e delitto in formato 16 mm per la regia di Luigi Durissi. Insieme al catalogo della "Sezione internazionale di architettura", il film contiene l'enunciazione teorica del progetto della mostra. Nel 1975 Rossi viene reintegrato nella professione didattica, torna a Venezia dov'è docente del corso di Composizione architettonica.
Nel 1979 diventa Accademico della prestigiosa Accademia nazionale di San Luca. Intanto l'attività internazionale si fa più intensa: è Direttore del Seminario internazionale di Santiago de Compostela, insegna in diverse università degli Stati Uniti, tra cui la Cooper Union di New York e la Cornell University di Ithaca (New York) e collabora con l'Institute for Architecture and Urban Studies, viaggia in oriente (Cina e Hong Kong) e tiene conferenze in Sud America.
Nel 1981 pubblica Autobiografia scientifica, richiamo all'omonima opera di Max Planck. Nell'opera l'autore, "in discreto disordine", riporta ricordi, oggetti, luoghi, forme, appunti di letteratura, citazioni, luci e cerca di «...ripercorrere le cose o le impressioni, descrivere, o cercare un modo di descrivere».
Afferma egli stesso: «Pensavo, in questo libro, di analizzare i miei progetti e i miei scritti, il mio lavoro, in una sequenza continua; comprendendoli, spiegandoli e nello stesso tempo riprogettandoli. Ma ancora ho visto come, scrivendo di tutto questo, si crei un altro progetto che ha in sé qualcosa di imprevedibile e di imprevisto». Nello stesso anno ottiene il primo premio al concorso internazionale per il progetto di un isolato, precisamente il nº 10, tra la Kochstraße e la Friedrichstraße a Berlino.
Nel 1983 ottiene da Paolo Portoghesi l'incarico di direttore della sezione architettura alla Biennale di Venezia, incarico che manterrà fino al 1984. L'anno successivo vince il concorso per il restauro del Teatro Carlo Felice di Genova. Negli anni seguenti cura le sue personali a Torino, Mosca, York, Londra, Madrid e a villa Farsetti per la Biennale di Venezia.
Nel 1987 vince due concorsi internazionali: uno a Parigi, per la Villette, l'altro a Berlino per il Deutsches Historisches Museum di Berlino. Nel 1989 riceve l'incarico per il Teatro de las lndias da parte della Junta de Andalucia a Siviglia e continua le ricerche nel campo del design industriale per Unifor e Alessi. È del 1989 la caffettiera espresso "Cupola", realizzata per Alessi, che da semplice oggetto da cucina si è trasformata in un complemento d'arredo.
Nel 1990 gli viene assegnato il Premio Pritzker, primo italiano a vincerlo e primo di una lunga serie di riconoscimenti. Vince l'Aia Honor Award e il premio città di Fukuoka grazie al progetto del complesso alberghiero "Il Palazzo"; il premio "Campione d'Italia nel mondo" e il premio "1991 Thomas Jefferson Medal in Architecture". A questi prestigiosi riconoscimenti seguono le mostre al Centre Georges Pompidou di Parigi, al Beurs van Berlage di Amsterdam, alla Berlinische Galerie di Berlino e al Museo di arte contemporanea di Gand.
Nel 1996 diviene membro onorario dell'American Academy of Arts and Letters e l'anno successivo riceve il Premio speciale Cultura per il settore "Architettura e Design" della Presidenza del Consiglio dei ministri. Muore a Milano il 4 settembre 1997, a seguito di un incidente automobilistico. Riceve postumi il premio "Torre Guinigi" per il suo contributo agli studi urbani e il Seaside Architectural Prize del Seaside Institute of Florida dove aveva realizzato una residenza unifamiliare nel 1995.
Postuma è l'aggiudicazione nel 1999 della gara (dopo aver vinto il ricorso) per la ricostruzione del Teatro La Fenice di Venezia inaugurato nel 2004. Nel 1999 viene dato il suo nome alla Facoltà di Architettura dell'Alma Mater Studiorum di Bologna, con sede a Cesena.
Il lavoro di Aldo Rossi rappresenta un superamento delle metodologie del Movimento Moderno, appartenendo inizialmente alla corrente architettonica del Neoliberty, prima reazione al razionalismo con richiami più o meno espliciti all'Art Nouveau. Successivamente è approdato, al Post-Modern nel variato panorama Italiano di questo movimento, che in lui ha assunto una rigorosità esemplare, che taluni hanno definito Neo-Novecento.
Rossi fu uno dei più grande rinnovatori ideologici e plastici dell'architettura contemporanea, con la sua poesia metafisica e il culto che professò nella stessa misura verso la geometria e la memoria.
Rossi muore a Milano, all'ospedale San Raffaele, dove era ricoverato da una settimana in seguito a un incidente stradale, all'età di sessantasei anni.
Nel 2005, per volontà degli eredi Vera e Fausto Rossi, si è costituita la Fondazione Aldo Rossi con la finalità di riunire, tutelare e divulgare l'opera dell'Architetto, in tutta la sua complessità, bellezza e ricchezza.
Aldo Rossi ha sviluppato una concezione della città totalmente nuova rispetto all'idea di Le Corbusier, idea che aveva dominato tutto il primo '900: Rossi la vedeva come la somma di tutte le epoche, di tutti gli stili architettonici fino ad allora presenti. Non potendo "rompere" totalmente con il passato come facevano gli architetti dell'International Style, egli pertanto si trovava a dover rendere la sua costruzione "organica" all'interno della città.
La sua soluzione è stato l'utilizzo degli Archetipi. Questi sono delle forme ricorrenti nella storia dell'architettura, forme che vanno a costituire un vero e proprio richiamo alla cittadina esistente, rendendo il proprio risultato nello stesso tempo innovativo e tradizionale. Molti sono stati gli archetipi utilizzati da Rossi nel corso della sua carriera e la loro bellezza sta nella facile riconoscibilità da parte di tutti, sia dall'esperto che dal ragazzino.
Architettura
    1960 Villa ai Ronchi in Versilia
    1962 Concorso per il Monumento alla Resistenza a Cuneo
    1964 Concorso per il nuovo teatro Paganini e piazza della Pilotta a Parma
    Ponte della Triennale a Milano
    1965 Fontana monumentale di Segrate
    1966 Concorso per il quartiere San Rocco a Monza
    1967-74 Quartiere Gallaratese, Milano, con Carlo Aymonino
    1968 Progetto del palazzo comunale a Scandicci
    1971-84 Ossario e cimitero di San Cataldo a Modena[3]
    1972 Progetto per il nuovo Municipio di Muggiò
    1972 Scuola elementare di Fagnano Olona
    1973 Realizza il documentario di montaggio Ornamento e delitto per la Triennale di Milano
    1974 Progetto per il Palazzo della Regione e il per una Casa dello studente a Trieste
    1976 Progetto per una casa dello studente a Chieti
    1977 Progetto per un centro direzionale a Firenze
    1977 Case Unifamiliari A Mozzo (Bg)
    1978 Teatrino scientifico
    1979 Il Teatro del Mondo e il portale d'ingresso realizzati per la Biennale di Venezia Disegni e foto
    Appartamenti nella Südliche Friedrichstadt per l'esposizione IBA 84 a Berlino Ovest, Germania
    Centro commerciale Torri a Parma
    Scuola media di Broni, con Arduino Cantafora
    Torre Monumentale, Melbourne, Australia
    1982 Centro Direzionale di Fontivegge a Perugia
    Casa Pocono Pines, Mount Pocono in Pennsylvania, USA
    Cimitero di San Cataldo a Modena
    Cabine dell'isola d'Elba per Bruno Longoni
    1983 Progetto del municipio comunale di Borgoricco
        "Il Municipio raffigura una sorta di mappa del DNA dove si intrecciano passato e presente di Borgoricco. Esso rappresenta una macchina del tempo dove ogni cittadino si sente rispettato nei suoi aspetti più intimi e antichi che gli sono stati trasmessi anche attraverso la lettura diacronica del proprio passato." (Aldo Rossi - Il Municipio di Borgoricco a cura di Fernando Dotti - Pag. 16 - Cleup Editrice Padova - ISBN 88-6129-043-4
    1984 Progetto di un edificio per uffici a Buenos Aires
    1984-1987 Casa Aurora, sede del Gruppo Finanziario Tessile GFT, Torino
    Allestimento per Pitti-Uomo a Firenze
    1985 Allestimento per uno stand per il GFT
    1985 Edificio residenziale in zona Vialba a Milano
    1986 Palazzo Hotel a Fukuoka, Giappone
    Villette Sud a Parigi
    1988-91 Hotel Duca di Milano, Milano
    1988-90 Monumento a Sandro Pertini, Milano
    1989-91 Villa Alessi a Suna, frazione di Verbania, sul Lago Maggiore
    1989 Appartamenti De Lamel all'Aja, Paesi Bassi
    Piano urbanistico per l'area Cosmopolitan Pisorno a Tirrenia (Pisa)
    1990-1992 Edificio residenziale e terziario area ex Sogema Città di Castello
    1990-1993 Club House del Golf Club Cosmopolitan a Tirrenia (Pisa)
    Complesso sociosanitario in via Canova a Firenze
    1991 Centro di Arte Contemporanea sull'isola di Vassivière a Beaumont-du-Lac, Francia
    Recupero dell'area industriale ex Cotonificio Cantoni a Castellanza quale sede del campus dell'Università Carlo Cattaneo
    Ufficio postale e appartamenti vicino alla Città della Musica a Parigi (19e), Francia
    1992 Ricostruzione del Teatro Carlo Felice a Genova con Ignazio Gardella
    1993 Armadio Mobile fiorentino per Bruno Longoni
    1994 Quartier Schützenstraße, Berlino.
    1995 Bonnefantenmuseum a Maastricht, Paesi Bassi
    Recupero dell'area ex Kursaal a Montecatini
    1996 Complesso per un periodico a Berlino, Germania
    1997 Progetto della Manifattura delle Arti a Bologna
    1997 Centro Commerciale "Terranova", Olbia
Design industriale
    1983 la sedia Teatro per Molteni&C, attuale Gruppo Molteni, con la collaborazione di Luca Meda;
    1984 la caffettiera La Conica per Alessi;
    il bollitore Il Conico per Alessi;
    1987 la sedia Milano per Gruppo Molteni;
    1988 la caffettiera La Cupola Alessi;
    1989 la poltrona Parigi per Unifor, attuale Gruppo Molteni;
    la libreria Cartesio per Unifor, attuale Gruppo Molteni;
    il tavolo Consiglio per Unifor, attuale Gruppo Molteni;
    L'orologio " Momento", Alessi.

Portoghesi














Paolo Portoghesi (Roma, 2 novembre 1931) è un architetto, accademico e teorico dell'architettura italiano, esponente della corrente del Postmodernismo. Si laurea nel 1957 presso la Facoltà di Architettura della Sapienza - Università di Roma. Ancora studente, aveva pubblicato la prima monografia su Guarino Guarini e alcuni saggi su Borromini, che diverrà un riferimento costante in tutta la sua opera. Preside della facoltà di architettura del Politecnico di Milano nel 1968, è stato professore ordinario presso la di Facoltà di Architettura della Sapienza di Roma. Prima con Casa Baldi del 1960 e in seguito con Casa Papanice del 1968 sembra anticipare i temi del movimento postmoderno in Architettura, di cui diverrà poi capofila in Italia. Nel 1966 fonda la rivista Controspazio, di cui rimarrà direttore fino al 1983. Oltre a Controspazio, ha diretto il Dizionario Enciclopedico di Architettura e Urbanistica (1968) e le riviste "Eupalino" (1985/90), "Materia" (dal 1990) e "Abitare la Terra" (dal 2001). Studioso della cultura islamica, è autore del progetto delle Moschee di Roma e di Strasburgo e nel 1976 progetta il Palazzo dei reali di Giordania ad Amman. Attualmente, in qualità di professore emerito tiene il corso di Geoarchitettura alla Sapienza - Università di Roma. Nel 1979 viene eletto direttore della Biennale di Venezia. Nello stesso anno dà incarico ad Aldo Rossi di costruire il Teatro del Mondo su un natante ormeggiato nel bacino di San Marco, che veleggerà poi fino a Ragusa. Nel 1980 la Biennale da lui diretta vede protagonista l'installazione "Strada Novissima" in cui venti architetti di fama internazionale, tra cui Frank Gehry, Rem Koolhaas, Charles Moore, Hans Hollein e Franco Purini, furono chiamati a disegnare venti facciate contigue, ognuna di 7 metri di larghezza, con un'altezza che poteva variare da un minimo di 7,20 metri ad un massimo di 9,50 metri e che diverrà manifesto dell'Architettura postmoderna. A tal riguardo ha scritto i saggi Dopo l'architettura moderna e Postmodern: l'architettura nella società post-industriale. Portoghesi non ha rifiutato i canoni del Movimento Moderno nella sua interezza, ma si pone piuttosto all'interno di quel variegato mondo del razionalismo italiano fatto di molte sfaccettature anche contrastanti. Nel 1964 fonda uno studio insieme all'ingegnere Vittorio Gigliotti, con cui realizzerà molte delle sue opere. Autore di diverse opere di una certa notorietà, fra le quali la Moschea di Roma, realizzata in collaborazione con Vittorio Gigliotti e l'architetto Sami Mousawi, e la rifunzionalizzazione del borgo di Calcata (nella Valle del Treja), ha operato anche nella ricerca storiografica di settore ed è critico d'arte. È uno studioso del Barocco romano e in particolare di Borromini. Per i meriti conseguiti nell'ambito della sua attività professionale e culturale, è stato nominato membro dell'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, dall'Accademia di San Luca e dell'Accademia dei Lincei a Roma e dell'American Institute of Architects. Sempre a Calcata (VT) ha progettato tra il 1990 e il 2008 il grande parco della sua villa, in cui confluiscono tutte le forme tipiche dell'architettura di Portoghesi e che ospita anche la sede del suo studio e la vasta biblioteca personale, collocata in alcuni edifici ristrutturati. Negli ultimi anni della sua attività Portoghesi concentra la sua attenzione su quella che, citando Le Corbusier, chiama geoarchitettura. In linea con la teoria della decrescita di Serge Latouche, Portoghesi parla di un'architettura "umanistica" che rispetti sette criteri fondamentali: imparare dalla natura, confrontarsi con il luogo, imparare dalla storia, impegnarsi nell'innovazione, attingere alla coralità, tutelare gli equilibri naturali e contribuire alla riduzione dei consumi. Sul tema pubblica nel 2005 il saggio Geoarchitettura. Verso un'architettura della responsabilità e fonda la rivista Abitare la terra. Nel 2007 presso la Facoltà di Architettura della Sapienza viene attivato il corso di Geoarchitettura da lui tenuto.

Canella




Guido Canella (Bucarest, 19 gennaio 1931 – Milano, 2 settembre 2009) è stato un architetto e accademico italiano. È stato uno dei protagonisti più importanti ed originali dell'architettura italiana del dopoguerra. Docente presso la Facoltà di architettura del Politecnico di Milano, è stato direttore delle riviste Hinterland (34 numeri dal 1977 al 1985) e Zodiac (21 numeri dal 1989 al 1999). Nominato Professore Emerito al termine della sua carriera universitaria nel 2006, nel biennio 2007-2008 è stato presidente dell'Accademia Nazionale di San Luca.

Mendini






Alessandro Mendini (Milano, 16 agosto 1931 – Milano, 18 febbraio 2019) è stato un architetto, designer e artista italiano. Alessandro Mendini, laureatosi in Architettura al Politecnico di Milano nel 1959, dalla fine degli anni settanta fu tra i rinnovatori del design italiano, sia come intellettuale teorico sia come membro autorevole del gruppo Alchimia. Lavorò quindi per numerose aziende quali Alessi (creando tra l'altro il cavatappi Alessandro M), Venini, Bisazza, Cartier, Hermès, Vacheron Constantin, Supreme NYC, Swatch, Swarovski, ecc. Molto conosciuti sono anche i suoi mobili, tra i quali la collezione Museum Market del 1993 e la poltrona Proust, esposta in diverse collezioni permanenti quali la Triennale Design Museum e il Museo delle arti di Catanzaro. Alessandro Mendini ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il premio del design industriale italiano Compasso d'Oro nel 1979; nel 1981 insieme allo studio Alchimia e nel 2014 per il lavoro della sua vita. Diresse molte riviste di architettura tra le quali Domus, Casabella e Modo da lui stesso fondata. Nell'anno 1989 fondò insieme al fratello Francesco l'Atelier Mendini. Svolse più volte il ruolo di consulente per l'urbanistica di alcune amministrazioni locali in Corea del Sud e in Italia assieme a Franco Summa. Il suo lavoro fu oggetto di esposizioni museali, citate in articoli e saggi. Per il valore della sua opera venne nominato Chevalier des Arts et des Lettres in Francia. Ricevette l'onorificenza dell'Architectural League di New York, la laurea honoris causa al Politecnico di Milano e l'European Prize for Architecture Awards nel 2014. Collaborò con l'azienda Samsung allo scopo di creare alcune watchfaces per il loro smartwatch di punta: il Gear S2. "Anche se non hai mai sentito parlare di Alessandro Mendini, sei stato comunque influenzato dal suo lavoro. Le nostre vite sarebbero diverse senza di lui". - Alice Rawsthorn - Direttore, London Design Museum. "Alessandro Mendini è uno dei rari, iconici architetti nella storia dell'arte e dell'architettura, profondamente influenzato da Leonardo Da Vinci, Palladio, Alberti e Ledoux. Il suo pensiero filosofico è più che originale. Mendini ha spinto il pensiero oltre i perimetri dell'inventiva, cercando incessantemente, senza compromessi, l'idea di Design più essenziale. E i risultati si concentrano sul più visionario e grande progettista dei nostri tempi. In un'epoca in cui le idee architettoniche sono copiate e riprodotte in tutto il mondo con una velocità "virale", Mendini e le sue opere rimangono singolari, profetiche e originali con l'impronta unica di un geniale architetto ". - Christian Narkiewicz-Laine - Presidente del Museo del Chicago Athenaeum.

Progettò e realizzò numerosissimi edifici pubblici sia in Italia che in vari paesi del mondo; delle sue opere si ricordano tra le altre:

la Torre dell'Orologio a Gibellina

il Groninger Museum nei Paesi Bassi

la Torre del Paradiso a Hiroshima (Giappone)

il Museo della Ceramica a Incheon, Corea

sede coreana della Triennale di Milano, Incheon, Corea

la nuova piscina olimpionica a Trieste

le stazioni Salvator Rosa, Università e Materdei della metropolitana di Napoli

il Teatro Comunale Pietro Aretino di Arezzo

Realizzò famosi arredi nel settore del design industriale, tra i quali:

la Poltrona di Proust per Alchimia Edizioni (1978)

il cavatappi Anna G per Alessi (1994) (ispirato dal volto e dalla silhouette dell'amica designer Anna Gili)

il cavatappi Alessandro M per Alessi (2003)

la lampada Amuleto per Ramun (2010)

la poltrona Magis Proust per Magis (2011)

Bellini 














Mario Bellini (Milano, 1º febbraio 1935) è un architetto, designer e docente italiano. Si laurea in architettura nel 1959 al Politecnico di Milano dove ha come professori Ernesto Nathan Rogers, Gio Ponti, e Piero Portaluppi, all'epoca Preside della Facoltà di Architettura. Negli anni sessanta inizia l'attività nel campo del design, aprendo uno studio professionale. Dal 1961 al 1963 fu direttore del design nel la Rinascente, la famosa e prestigiosa catena di grandi magazzini. Dal 1963 ha occupato la posizione di capo consulente design presso l'azienda Olivetti; tra i suoi progetti più famosi si ricordano il primo personal computer al mondo, ovvero la P101 (1965), le calcolatrici Divisumma 18 e 28 (1973) e le macchine da scrivere Praxis 35 e Praxis 45 (1981). Dal 1969 al 1971 fu presidente dell'Associazione per il Disegno Industriale e nel 1978 diventa consulente per la ricerca e il design per la nota casa automobilistica Renault. Dal 1986 al 1991 Bellini è stato direttore di Domus e dal 1979 al 2019 è stato membro del Consiglio Scientifico della sezione design per la Triennale di Milano. Ha insegnato inoltre in moltissime scuole di design, tra cui l'Istituto Superiore del Disegno Industriale di Venezia dal 1962 al 1965, la Hochschule für angewandte Kunst di Vienna tra il 1982 e 1983, e all'Accademia Domus di Milano dal 1986 al 1991. Dal 1980 si è dedicato prevalentemente all'architettura realizzando, fra gli altri, il Quartiere Portello di Fiera Milano, il Centro Espositivo e Congressuale di Villa Erba a Cernobbio, il Tokyo Design Centre in Giappone, l’America Headquarters di Natuzzi negli Stati Uniti, la National Gallery of Victoria a Melbourne, gli Headquarters della Deutsche Bank a Francoforte, il Museo di Storia della Città di Bologna, l’edificio per il Dipartimento delle Arti Islamiche al Louvre di Parigi, e il nuovo Centro Congressi di Milano, la ristrutturazione della facciata del Airterminal internazionale T3 dell'aeroporto di Roma-Fiumicino. Ha partecipato come docente a seminari e conferenze in vari paesi del mondo. Appassionato d'arte, collezionista, si è inoltre dedicato all'allestimento di mostre d'arte. A Bellini sono inoltre state dedicate mostre personali. Ha ricevuto otto volte il Compasso d'Oro, classificandosi primo tra i vincitori del riconoscimento. Ha ricevuto altri riconoscimenti internazionali, tra cui la Medaglia d'oro assegnata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per la diffusione del design e dell'architettura nel mondo (2004) e la Medaglia d'oro di Benemerenza Civica del Comune di Milano (Ambrogino d'Oro, 2011), la Medaglia d'oro all'architettura italiana (premio alla carriera, 2015). 2019 vince la Medaglia della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana e il Premio Speciale alla Carriera del Salone del Mobile. L'attività di designer inizia nel 1963 come consulente per il disegno industriale della Olivetti ed è proseguita con altre aziende italiane e internazionali (B&B, Cassina, Heller, Flou, Yamaha, Renault, Rosenthal, Tecno, Riva 1920, Vitra, Kartell, Horm, ecc.). È presente con 25 opere nella collezione permanente del Museum of Modern Art di New York che nel 1987 gli ha dedicato una retrospettiva personale. Nel 1975, disegna per la azienda giapponese Yamaha le cuffie HP1, rivoluzionarie per il loro tempo. Di seguito a questa collaborazione, viene chiamato come designer da varie aziende giapponesi ( Fujifilm, Cherry Terrace, Murai Optical, Nippon Telegraph and Telephone Corporation, Secom, Yamagiwa Art Foundation, Zojirushi Corporation). Negli anni 1980, questo riconoscimento nel mondo del Design Giapponese gli apre le porte verso un prolifico periodo di progetti d’architettura: Il Yokohama Business Park (1987-1991), il Tokyo Design Center (1988-1992), il Risonare Vivre Club Complex in Kobuchizawa (1989-1992), lo Showroom Cassina Japan in Tokyo (1989-1990), i Headquarters per Arsoa Co. Cosmetics а Yamanashi (1996-1998). Nel 1996 Mario Bellini vince il concorso per la ristrutturazione e ampliamento del National Gallery of Victoria, uno degli edifici storici di Melbourne, che l’architetto approccia con sensibilità europea di conservazione in una metodologia che riprenderà in progetti successivi: mantenere la natura architettonica della “scatola” storica, rivoluzionando completamente l’interno. Nel 2003 vince il concorso per la creazione del Museo della Città di Bologna, già Palazzo Pepoli. La corte del palazzo medioevale viene coperta e viene inserito una torre di vetro, contenente scale ed ascensori, rendendola la corte il centro del museo, attorno a cui tutto si snoda. Mario Bellini cura anche l’allestimento del percorso museale permanente sulla storia della città. Nel 2005 Mario Bellini assieme a Rudy Ricciotti vince il concorso internazionale per la realizzazione del nuovo Padiglione per il dipartimento di Arti Islamiche, il primo grande intervento architettonico all’interno del Museo del Louvre dopo della piramide di Pei nel 1989. La nuova galleria di 3000 m² consiste in un piano interratto ed un piano fuori terra coperto da un tetto “nuvola”, una copertura ondulata dorata che sembra fluttuare all’interno della neo classica Corte Visconti. Il nuovo padiglione viene inaugurato nel 2012. Nel 1986, gli viene affidato il progetto per la realizzazione di un Centro Internazionale Congressi ed Esposizioni nei giardini della Villa Erba a Cernobbio. Nasce un’architettura di forme arrotondate in vetro, cemento e acciaio, pensata con l’intenzione di preservare gli alberi dell’antico parco secolare. Il complesso di 14.000 m² è formato da un padiglione centrale circolare, libero da strutture portanti e vetrato, dal quale si sviluppano tre ali, le quelle dispongono di un sistema di pareti mobili modulari che permettono una flessibilità maggiore nell’uso dello spazio. Nel 1987, firma un primo padiglione per la nuova Fiera di Milano (quartiere Portello). L’edificio, lungo circa 900 metri, è composto da una serie di corpi in linea, e da un fronte con un timpano monumentale[20] in stile postmoderno che originariamente doveva fronteggiare un edificio per uffici di Aldo Rossi, mai costruito. Nel 2012 a Mario Bellini si occupa di un sostanziale intervento per la rivalorizzazione della facciata Sud, verso il nuovo complesso di grattacieli City Life, con l’inserimento di un nuovo ingresso e creazione di nuove aree congressuali, sormontati dalla grande struttura della “Cometa”. Il Centro Congressi Fondazione Fiera Milano “Mico” diventa così centro congressi più grande d’Europa. Nel 1997, vince il concorso per l’estensione della fiera di Essen: progetta un padiglione di 104.000 m.q. Nel 1996, è chiamato da Pasquale Natuzzi, CEO di Natuzzi Americas Inc, per la progettazione dei nuovi Headquarters Natuzzi a High Point. La forma della parcella, un triangolo già parzialmente occupato da un edificio esistente, ispira la forma del progetto: “l’orgogliosa prua di una nave”. Nel 2005, è chiamato per il progetto di riqualifica dell’ex Foro Boario a Verona per la società Verona Forum S.p.A. Posizionato a ridosso della Porta Ovest della Fiera di Verona, il progetto si compone di una piastra basamentale che ospita una serie di servizi (palestra, bar…) sormontata da due torri di oltre 45 metri di altezza, una alberghiera e l’altra direzionale. È considerato all’avanguardia nelle soluzioni tecnologiche adottate, fra le quali l’uso artistico della lamiera stirata, che ricorre in altri progetti. Nel 2006 vince il concorso per la rinnovazione dei Headquarters della Deutsche Bank a Francoforte. Il complesso, composto di due torri, viene integralmente riallestito per mettersi in linea con le nuove normative in tema di prevenzione incendi e sue facciate vanno sostituite nel l’ottica di ottimizzare il risparmio energetico, che ottiene la certificazione LEED Platinum. Gli spazi uffici vengono riprogettati secondo tipologie contemporanee di “Hot Desking”, mentre gli interni di rappresentanza vengono completamente rinnovati. Sempre nel 2006, inizia il progetto per un complesso multi funzionale sulla collina degli Erzelli a Genova, il “Progetto Leonardo", un parco Parco Scientifico e Tecnologico all’interno del quale progetta alcuni edifici per uffici e la nuova Nuova Scuola Politecnica per l’Università di Genova. Nel 2014, vince il concorso per il rimodernamento della facciata e degli spazi interni ed esterni del Terminale 3 dell’Aeroporto di Roma Fiumicino, originalmente primo terminale dell’aeroporto progettato da Riccardo Morandi. Nel 2015, inizia per le Assicurazionie Generali la Generali Group Academy in Trieste, nel contesto storico del lungomare. Il palazzo Berlam, “Grattacielo Rosso di Trieste”, costruito nel 1928 e ispirato dai nuovi grattacieli di New York in mattoni rossi, è noto come il primo vero “grattacielo” costruito a Trieste. Viene integralmente riallestito per accogliere gli uffici Generali.

Grassi 







Giorgio Grassi (Milano, 27 ottobre 1935) è un architetto e accademico italiano. Ha studiato Architettura presso il Politecnico di Milano dove si è laureato nel 1960. Dal 1961 al 1964 ha lavorato per la rivista Casabella-continuità diretta da Ernesto Nathan Rogers (insieme ad Aldo Rossi, Vittorio Gregotti, Gae Aulenti tra gli altri). Dal 1965 inizia la propria attività didattica a Pescara e poi presso varie università come l'Escuela Técnica Superior di Valencia o i Politecnici federali di Losanna e Zurigo. Dal 1977 diventa professore ordinario di Composizione Architettonica presso la facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. È Membro d'onore del Bund Deutscher Architekten e della Internationale Bauakademie di Berlino. Gli anni sessanta rappresentano per la ricerca teorico-progettuale italiana un momento di tensione culturale volto a rinnovare il linguaggio architettonico ed i suoi contenuti. La pulsione innovatrice del movimento moderno era ormai affievolita nelle maniere dell'International Style e la ricerca progettuale, non più univoca, incominciò a frammentarsi e dirigersi in più direzioni (qui potrete trovare una sintesi Movimento moderno-Le nuove tendenze). "Negli anni sessanta la cultura architettonica italiana ha contribuito all'esplosione internazionale di questo lunghissimo processo, promuovendo la ricerca di nuove fondazioni: l'ambiente, le preesistenze, i miti ruralistici, nuove pretese di qualità del quoziente architettonico, o, anche, un riconoscimento dell'autonomia dell'architettura che può parlare solo di se stessa. Si può parlare invece che di 'rifondazione', di 'sfondamento' . In un angolo del frastagliato panorama italiano possiamo rintracciare la ricerca solitaria di un architetto modenese Saverio Muratori che, sintetizzando, attraverso i suoi Studi per un'operante storia urbana di Venezia (1959) innesca un interesse specifico e scientifico per la città storica ed i suoi caratteri strutturali fondanti (attraverso l'analisi dei tessuti urbani, l'individuazione del "tipo" (o tipologia), meccanismi evolutivi, etc.). Queste analisi posero le basi per successivi studi analoghi di Aldo Rossi (L'architettura della città, 1966) o Carlo Aymonino (Il significato della città, 1975) intenti però ad approfondirne più l'aspetto "astratto", idealistico che quello sociologico dei muratoriani. In questo contesto culturale gli studi di Giorgio Grassi s'inseriscono parallelamente a quelli di Aldo Rossi (uniti per diversi anni dal lavoro a da studi comuni) nella ricerca analitica dei caratteri fondanti dell'architettura, attraverso la costruzione di una genealogia dell'architettura stessa con lo studio di manuali e trattati storici, studi riassunti nel suo primo libro La costruzione logica dell'architettura. Per stessa ammissione dell'autore "Questo piccolo libro, che sembra un manuale ma non lo è, anche se forse avrebbe voluto diventarlo (...) aveva effettivamente un manuale d'architettura fra i suoi obiettivi". Il testo propone di "definire la linea metodica di una teoria e di un'esperienza dell'architettura nel tempo (architetture che nel tempo si sono succedute) (...) di un determinato filone di pensiero, di un 'razionalismo', che attraverso una esperienza unitaria persegue una precisa idea di architettura", tentando di individuarne gli elementi costanti e generali. Il percorso parte da Pierre Le Muet e Viollet-le-Duc per terminare a Loos, Oud, Tessenow e Hilberseimer individuando nel razionalismo tedesco l'erede della grande tradizione classica europea. Il testo presuppone quindi un approccio all'attività progettuale come analisi di quei tipi ed elementi architettonici espressione di una determinata cultura figurativa ed il progetto, interpretandoli, ne diventa una testimonianza (storica) ed una sintesi (formale) basata su un abaco linguistico ridotto (il portico, il basamento, la corte, etc.). L'analisi non è circoscritta al solo edificio ma si propone all'intera città con lo stesso approccio: interpretare l'insieme stratificato del tessuto urbano attraverso la sintesi dei suoi "Tipi storici". Grassi, quindi, lega indissolubilmente la ricerca teorica (storico-costruttiva) con la propria attività progettuale manifestata in numerosi progetti a partire dal Monumento ai caduti per la Resistenza a Brescia (1965), una città ideale riassunta per tipi edilizi storici sintetizzati nelle loro dimensioni essenziali (lunghezza e larghezza), il Complesso residenziale a Monza (con Aldo Rossi) che nella sua struttura basata sulla corte riassume in sé esempi antichi e moderni in continuità storica con i chiostri delle certose e le höfe berlinesi e viennesi[3], il grande isolato quadrato a Pavia (1970-72) dove ripropone ed idealizza la dimensione degli isolati romani della città lombarda e, in diretta relazione con quest'ultimo, il progetto dell'Unità residenziale a Borgo Ticino (1972, Pavia) dove ripropone le grandi corti, il portico ed un grande basamento. Queste due opere prese ad esempio (dalla piccola alla grande scala) spiegano come "l'architettura, nel tempo, è un fatto straordinariamente unitario (...) e fa i conti innanzi tutto con sé stessa, cioè con i caratteri suoi specifici", una sorta di a-storicità trasversale che svela come "Ogni nuova opera non potrà essere altro che una rappresentazione tutto sommato abbastanza fedele a quante le hanno precedute. ". La Scuola media a Tollo (1975, Chieti) conferma quanto assunto riproponendo nel suo impianto generale e nelle sue volumetrie gli edifici rurali che punteggiano la campagna chietina, o all'altro estremo, trapiantare e costruire "in vitro" come avrebbe potuto essere l'incontro tra città e campagna nella Casa dello studente (1976, Chieti) dove "la quinta stradale stilisticamente unitaria ed il portico a tutta altezza sono una interpretazione adeguata e architettonicamente riconoscibile del ruolo attribuito a questa nuova importante struttura edilizia della città (enfatizzando) la strada stessa come luogo pubblico per eccellenza ". La continuità storica, quindi, viene vista qui si come una successione di idee e modelli tratti dalla tradizione costruttiva del luogo ma integrata dalla vasta cultura manualistica e trattatistica, avviando sofisticate analisi e sistemi di "montaggio" (tipologico, formale, simbolico) maturati in un insieme di progetti tra il 1988 ed il 1993: l'edificio di piazza Matteotti a Siena condensa le sovrapposizioni storiche planimetriche dell'area di progetto con quelle figurative della città toscana (la "casa torre", il cotto rosso faccia a vista, il basamento, etc.); il nuovo Padiglione Italia a Venezia amplifica la relazione con il trecentesco tessuto urbano del Paludo Sant'Antonio riproponendo la stessa trama regolare basata sulla sequenza serrata di corpi edilizi ("stecche") la Biblioteca pubblica di Groningen può essere considerata in continuità con il progetto veneziano per il rapporto tra un edificio pubblico di grandi dimensioni (la biblioteca centrale della regione) e la parte antica della città di Groningen con i suoi tipici isolati gotico-mercantili sviluppati su una trama edilizia fitta e regolare; l'ampliamento del Politecnico di Milano alla Bovisa, per certi versi, rappresenta un "manifesto collettivo" della "Tendenza" (vedi sotto) a cui aderirono alcuni i docenti dell'università milanese. Antonio Monestiroli (direttore del Dipartimento di Progettazione dell'Architettura) coordino' il progetto generale che consisteva nell'individuazione e nel montaggio di un impianto tipologico-planimetrico di base, un vero e proprio collage di "tipi storici" : la crociera dell'Ospedale Maggiore del Filarete o le corti della Certosa di Pavia, il castello lombardo con le quattro torri angolari (San Giorgio a Mantova o il visconteo a Pavia), l'innesto bramantesco nel Duomo di Pavia, in tal modo creando di fatto una nuova relgola insediativa. Dall'impianto del castello Grassi progetta la nuova biblioteca che avrà modo di sviluppare e realizzare a Valencia per il nuovo campus universitario. Per la Potsdamer Platz di Berlino, Grassi propone, fra i tipi edilizi della città, il "palazzo" berlinese con un impianto planimetrico ad "U" o "H" che "ha avuto forse maggiore applicazione e senz'altro un ruolo più decisivo nella configurazione architettonica della città". Nel 1988, per la collana Quaderni Lotus, Electa pubblica "Architettura, lingua morta", Grassi propone una raccolta di scritti e progetti con il comune denominatore dell'intervento architettonico in edifici o luoghi già costruiti.  In una intervista del 2001 Antonio Monestiroli ricordava che " Aldo Rossi ha chiamato il gruppo che dirigeva "la Tendenza" per mettere in evidenza l'aspetto progressivo che pensava ci fosse o ci dovesse essere nella cultura del gruppo. ". Un gruppo variegato e non certo unito da un linguaggio formale unico, ma, come nota Renato Nicolini, diretto verso " il tentativo di definire un comune terreno teorico. Esemplifico: architettura e città, il fondamento tipologico dell'architettura, la sua trasmissibilità didattica. "

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