venerdì 7 giugno 2024

Corso di storia dell'architettura: Lezione 5 ETRUSCA E ROMANA

 LA CIVILTÀ ETRUSCA

Nell'età del ferro, parallelamente alla civiltà greca, a partire dal IX sec. a.C., nasce, sul mar Tirreno, fra l'Arno e il Tevere, la civiltà etrusca. Si espanderà nei secc. VII e VI, dalla Padania alla Campania, a diretto contatto territoriale e marittimo con la Magna Grecia. L’Etruria è formata da una lega di città-stato, con centro a Bolsena, ed annovera, tra le altre, Volterra, Arezzo, Cortona, Chiusi, Perugia, Vetulonia, Tarquinia, Vulci, Cerveteri, Veio (tutte profondamente trasformate dai romani).
Arco di Volterra.

FASI EVOLUTIVE DELLA CIVILTÀ ETRUSCA

Si è soliti individuare l’evoluzione di questa civiltà attraverso quattro fasi diverse:
1. periodo orientalizzante (700-600 a.C.).
2. periodo etrusco-arcaico (600-450 a.C.).
3. età di mezzo (450-225 a.C.).
4. periodo ellenistico (225-30 a.C.
Lo studio dell’architettura etrusca avviene attraverso resti archeologici e documentari costituiti da:
· cinte murarie irregolari;
· descrizioni di edifici templari in legno e in pietra, con ricca decorazione fittile;
· ricca architettura funeraria ipogea, con ampio corredo pittorico, scultoreo e oggettistico.

Ricostruzione di tempio etrusco.

ARCHITETTURA TEMPLARE E FUNERARIA

Del tempio etrusco abbiamo solo testimonianze indirette. Il grande trattatista romano Vitruvio inserisce, tra gli ordini, anche l’ordine tuscanico e, certamente, i primi edifici religiosi romani avevano una chiara derivazione etrusca. Tuttavia occorre non dimenticare che si tratta di testimonianze avvenute ben sette secoli più tardi.
Di maggiore interesse, per noi, anche per le notevoli testimonianze archeologiche, è l’architettura funeraria, che, certamente, doveva avere grande importanza per gli Etruschi.
Abbiamo cospicui resti di tombe a Tarquinia, Veio, Vulci, Marsiliana, Populonia, Vetulonia, celebri sono le Tombe Regolini-Galassi, a Cere, e le Tombe Barberini e Bemardi, a Preneste.
La tomba etrusca, interamente scavata nel terreno roccioso (sopra cui si eleva un tumulo di terra), ha dimensione monumentale. Un corridoio in pendenza o a gradini costituisce l’accesso ad un atrio e ad una camera sepolcrale, racchiusa da un tamburo in muratura, coperto da falsa volta a cupola. 

LO STATUS QUO ALL’ATTO DELLA FONDAZIONE DI ROMA

Ricostruzione dei Fori Romani
 
Parallelamente allo sviluppo della civiltà etrusca, nella penisola italica, avviene quello della civiltà latina, che sarà destinata a raccogliere la grandezza della civiltà greca ed ellenistica. Essa si innesta proprio sul ceppo etrusco (alcuni tra i primi governanti romani saranno etruschi) e, in fusione con altri ceppi indigeni, dà vita ad uno stato potentissimo, capace di realizzare, in un primo tempo, l'unificazione politica italica e, successivamente, quella dell’intero mondo mediterraneo.
Roma crescerà e diventerà l'urbe, la città per eccellenza, avvierà un’ampia colonizzazione, che la porterà a far coincidere l’urbe con l’orbe (il mondo conosciuto), sarà celebrata nei detti (“Tutte le strade conducono a Roma”) e cantata dai grandi poeti latini Virgilio, Orazio ed Ovidio. Proprio quest’ultimo, nei Fasti, si spinge ad affermare che “... agli altri popoli è stata assegnata una parte speciale della terra, per i Romani lo spazio della città coincide con lo spazio del mondo.”
Nell’VIII sec. a.C., all’epoca della fondazione di Roma, la situazione politica è, a grandi linee, la seguente:
· a nord gli Etruschi, fino alla Campania settentrionale;
· a sud le colonie della Magna Grecia;
· a nord-est gli Oscoumbri, i Sabini e a sud-est i Sanniti.
A prima vista, sembra una situazione in cui, una civiltà, può solo far fatica a nascere. Ma Roma, fin dall’inizio, dimostra una straordinaria capacità di assorbire gli aspetti migliori delle più diverse culture con cui entra in contatto, e di saperne trasferire i contenuti nel proprio linguaggio, piegandoli ai propri fini.

Muro romano.

IL FATICOSO AFFERMARSI DELL’ARTE A ROMA

Nonostante questa grande elasticità e questo straordinario pragmatismo, il concetto di arte fatica ad affermarsi nella cultura romana e, solo dal II sec. a.C., si può parlare di un'arte propriamente romana.
Secondo il grande uomo politico romano Catone, il cittadino romano è un soldato e un politico; l'arte, attività manuale e servile, è indegna di lui, e rischia di distrarlo dai suoi doveri civili.
Roma repubblicana, forte organismo politico e militare, aspira al possesso del mondo, non ha tempo per l’arte. Accetta meglio l’architettura, ma la vede essenzialmente come una tecnica, utile al governo della cosa pubblica ed alla guerra. Neppure la religione romana degli inizi, più devozionale (pietas) che contemplativa, richiede opere d’arte, i suoi atti di fede non richiedono il tempio.


IL CONCETTO ROMANO DI MONUMENTO

Ma le vittorie militari, portano a Roma un cospicuo bottino di guerra, che consiste, anche, in opere d’arte etrusche e greche. Queste, esposte nel Foro, testimoniano che la storia di Roma sta diventando grande. É questa la tesi sostenuta dal grande oratore latino Cicerone, l'arte come storia per immagini, educativa, accessibile anche agli ignoranti, arte di governo, instrumentum regni.
Matura, allora, un nuovo concetto di monumento, non tanto come oggetto leggibile in sé, quanto come testimonianza, legata al desiderio di eternità dei valori ideologici romani. Le emergenze architettoniche non sono solo edifici da ammirare ed utilizzare, ma sono il trait-d’union tra il passato storico, il presente ed il futuro, così come appare, mirabilmente sintetizzato, dal grande poeta latino Orazio, con le parole monumentum aere perennius, una testimonianza più durevole del bronzo.

CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE DELL’ARCHITETTURA ROMANA

I Romani si dimostrano, subito, straordinari costruttori, dotati di capacità elaborativa pragmatica, tecnica e formale. Riescono a fondere la tripartizione degli ordini classici con l'empirismo etrusco, assimilano la fastosità ellenistica, maturano un diretto rapporto con la natura ed il territorio. In particolare, intuiscono le grandi potenzialità di un elemento di derivazione etrusca, l'arco a conci radiali che, unito ad una forma evoluta della muratura a secco (opus quadratum), rende possibile un grandioso disegno unitario della parete, con aperture ed arcate. A questa grande scoperta, ne segue subito un’altra, altrettanto importante, che prevede la realizzazione muraria, secondo una tecnica a sandwich. Il paramento esterno del muro, realizzato in pietre (opus incertum), in mattoni cotti (opus testaceum) o a composizione mista (opus mixtum opus reticolatum), costituisce, nella muratura, una sorta di cassaforma permanente, di un sistema strutturale riempito di una miscela di calce, ghiaia, pietrisco e rena (opus caementicium).

Questa tecnica, che anticipa di oltre due millenni l’uso del moderno calcestruzzo, permette di realizzare muri, ma, soprattutto, coperture a cupola o a volta. Esse consentono di coprire grandi luci, senza appoggi intermedi, così complesse da diventare autentici momenti generatori dello spazio interno. Se a ciò aggiungiamo la necessità di contrastare le spinte laterali, con l'articolazione del muro in nicchie e contrafforti, otteniamo un complesso disegno spaziale monumentale, propriamente romano.






CARATTERISTICHE DELL’ARCHITETTURA ROMANA REPUBBLICANA
Pur attingendo all'esperienza ellenistica, l'architettura romana, possiede già una sua spazialità, aperta e articolata, e una concezione originale della forma costruttiva. Nella tarda epoca repubblicana, alla concezione puramente utilitaristica dell’architettura, si associa quella del decoro urbano. Lo spazio architettonico romano, finora, si è espresso nello sviluppo articolato di pieni e vuoti delle grandi masse murarie. Adesso, alla tecnica costruttiva, si aggiunge la qualificazione visiva della decorazione, mediante elementi plastici e coloristici.
Ma è dal punto di vista urbanistico che Roma è ancora poco evoluta. Finora, è poco più di un raggruppamento di pagi (villaggi), disseminati sui colli.

Tempio di Portuno, detto anche della Fortuna Virile a Roma.
L’Ara Pacis.
Ricostruzione del grandioso Santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina, dove si fondono, le tendenze scenografiche dell'architettura ellenistica, con una tecnica muraria, tipicamente romana, composta di piccoli elementi legati con malta pozzolanica, nobilitati in seguito, con copertura marmorea. 

IL DEFINITIVO DISTACCO DALL’ARCHITETTURA ELLENISTICA

Con Domiziano, l’architettura romana, giunge alla sua canonizzazone.Il distacco dall’ellenismo si acuisce sempre più. Le peculiarità emergono, con chiarezza, e costituiscono, ormai, uno standard:

· sotto la spinta delle esigenze pratiche, nascono nuovi tipi edilizi;
· l’atteggiamento empiristico porta alla valorizzazione delle innovazioni strutturali ed all’ampliamento del repertorio tecnico;
· l’uso dei materiali poveri, nelle strutture murarie, pone una distinzione netta, tra costruzione e decorazione (gli ordini architettonici greci, adattati alle esperienze concrete, finiscono per assumere il ruolo di un puro repertorio decorativo);
· l'ideazione dell’edificio è fatta di molti contributi individuali specialistici;

· la posizione sociale dell’architetto, forte della sua scienza costruttiva, è relativamente privilegiata, rispetto a quella degli scultori e dei pittori, la cui attività è considerata servile (di 60 architetti romani conosciuti, 25 sono cittadini romani, 23 liberti e solo 10 servi).
Tomba di Cecilia Metella

La Maison Carrée di Nîmes
Il teatro di Marcello. I tre ordini architettonici si succedono in altezza (tuscanico, ionico e corinzio) badando all’effetto figurativo.

Spaccato e foto aerea dell’Anfiteatro Flavio.
 Detto Colosseo per la grande mole ellittica che domina e caratterizza i1 paesaggio urbano (50 m. altezza, 188 m. asse maggiore, 45.000 spettatori), è collocato in asse col Foro e ne conclude la prospettiva monumentale, assumendo il valore di simbolo dei governanti e del popolo di Roma. Le grandi gallerie anulari, sotto le gradinate della cavea (travertino nelle parti strutturali, tufo nei riempimenti), si affacciano all'esterno, in tre ordini di arcate, concluse da un ultimo anello di muratura continua

IL DE ARCHITECTURA DI VITRUVIO

Vitruvio, nel suo celebre trattato, inquadra complessivamente l'architettura del suo tempo e ne illustra un quadro dettagliatissimo:

· scelta e lavorazione dei materiali;
· procedimenti costruttivi;
· scelta del sito;
· adattamento dell'edificio al terreno e al paesaggio;
· decorazione;
· suddivisione in categorie delle forme dell’architettura classica;
· precisazione numerica dei canoni proporzionali;
· analisi dei tipi di edifici in base a funzione e rappresentatività.
Si tratta del trattato più completo che l’antichità ci ha lasciato. Della metodologia progettuale e delle tecniche costruttive, ne diamo, nel seguito, un sintetico sommario.

Il frontespizio di una edizione del 1567 ed una illustrazione contenuta nell'opera.



INSERIMENTO AMBIENTALE: LA VISIONE DINAMICA
I Romani non sentono il limite della scala architettonica come l’ellenismo. La grande dimensione dei loro complessi non permette di abbracciarli da vicino, in un solo colpo d’occhio. Per percepire la simmetria dell’insieme, bisogna allontanarsi talmente che si finisce per vedere il monumento incorporato, all’orizzonte, nel paesaggio. I rapporti tra architettura e sfondo paesistico fanno sì che, in questa visione statica lontana, i valori plastici si perdano, soppiantati da quelli cromatici. Solo successivamente il visitatore scopre l’edificio, attraverso un percorso (visione dinamica), gradualmente ora con scorci che sorprendono, ora con pause che inducono alla contemplazione più riflessiva.



Viste di Pompei

I NUOVI SCHEMI COMPOSITIVI

Si fanno sempre più strada nuovi schemi, per la composizione d’assieme degli edifici:
· l'accoppiamento di due organismi simmetrici che si fronteggiano sullo stesso asse (e che si fanno reciprocamente sfondo);
· la composizione chiusa con due assi di simmetria ortogonali (l'ambiente esterno è estromesso, un solo organismo architettonico include tutte le visuali, certe sistemazioni all'aperto appaiono come interni).
· la sequenza di quadri staccati, liberamente orientati rispetto a quelli adiacenti, che esclude la possibilità di riassumere, in una sola  vista, tutta la composizione. 




Spaccati ed interni di case di Pompei

L’ARCHITETTURA ROMANA D’INTERNI

La parte chiave dell’edificio greco è l’esterno, l’interno è, al massimo, un esterno rovesciato (ad esempio, il colonnato interno che divide la cella del tempio), risolto, compositivamente, con l’ordine architettonico.
Quando l’interno comincia ad assumere importanza, la duttilità applicativa degli ordini entra in crisi. In un interno, infatti, nessuna parete può essere concepita, esclusivamente, come sfondo di tutto il resto. La comprensione dell'insieme, non può essere riassunta, interamente, da una sola immagine, ma deve essere ricostruita, sintetizzando, mentalmente, molte immagini. I Romani istituiscono un legame fra gli ordini (usati come canone proporzionale del vano) e la cassa muraria. I caratteri geometrici del vano si collegano, allora, ai caratteri plastici delle pareti e dei soffitti. Colonne, lesene, trabeazioni marcano i punti salienti degli ambienti e delle volte. 


Casa di Pansa a Pompei

CONDIZIONAMENTI STRUTTURALI DELLA FORMA ARCHITETTONICA

Con l’affermazione progressiva delle ricerche strutturali e costruttive, si compie l’ultimo e decisivo consolidamento della forma architettonica romana. Si individuano due sistemi strutturali e compositivi:
· analitico (derivato dal sistema trilitico), che ripete elementi equivalenti e staticamente autosufficienti;
· sintetico (derivato dal sistema voltato), fatto di elementi articolati, che collaborano tutti solidalmente.
In particolare il sistema voltato dà origine a due importanti sottocasi statico-formali:
1. Nei piccoli ambienti prevale la monoliticità della volta, realizzata, idealmente, come con uno stampo da una pasta uniforme (anche se fatta di materiali più leggeri a partire dal basso verso l’alto), che risulta appoggiata come un coperchio, sui piedritti. Interno ed esterno possono risultare indipendenti.
2. Nei grandi ambienti la coesione è staticamente irrilevante (la parete è costituita da un telaio nervato con archi di scarico, annegato in un conglomerato pozzolanico,  struttura a concrezione). La spinta laterale sui piedritti è equilibrata col rinfianco di nuove volte, che generano spinte contrarie, o col rinforzo dei piedritti nella direzione delle spinte. L’esigenza strutturale spezza la continuità del mantello murario ed investe la forma, legando e rendendo solidali l'apparenza interna ed esterna.

Fasi della costruzione di volta a botte.



SECONDA ETA' IMPERIALE


ETA' TRAIANEA


Planimetria e foto dei Mercati Traianei 
Arco di Traiano.
Ricostruzione della Basilica Ulpia.
Foro di Traiano
Tempio di Vesta

ETA' ADRIANA


Ricostruzione del Mausoleo di Adriano e sezione oggi (Castel Sant'Angelo) 

Ricostruzione d'insieme e vedute della Villa Adriana a Tivoli
Arco di trionfo di Settimio Severo
Resti delle Terme di Diocleziano

Ricostruzione delle Terme di Caracalla.
Basilica di Massenzio
Ricostruzione del Palazzo di Diocleziano a Spalato.
Porta Nigra a Treviri..

L’ETÀ DI COSTANTINO

Nel 272, vengono costruite le Mura Aureliane. Si tratta di un’opera possente, che fissa, definitivamente, la forma urbis, ma che testimonia il declino di Roma. Con esse, infatti, si ammettono due importanti limiti: uno dimensionale, non vi potrà essere più espansione, l’altro difensivo, l’esercito non sa più tenere lontani i nemici oltre i confini.
La parabola romana si avvia al termine. Costantino, infatti, sconfitto Massenzio, conquista il potere esclusivo (ed il Senato, nel 315, gli erige un sontuoso, Arco Trionfale di Costantino, accanto al Colosseo). A Roma sarà completata la Basilica di Massenzio (detta anche di Costantino), ma non sarà Roma la città preferita dall’imperatore.
Dopo le residenze di Treviri (dove ricordiamo la Porta Nigra), Sirmium (Sremska Mitrovica, in Serbia), Serdica (Sofia), Costantino sposta la sede imperiale a Bisanzio che sarà ribatezzata Costantinopoli, la nuova Roma, inaugurata nel 330. La parabola dell’architettura romana si chiude.
Ha inizio l’architettura bizantina.

LA FINE DELL’IMPERO ROMANO

L’Impero Romano, al culmine della sua potenza, si estende su tre continenti e comprende centinaia di popoli diversi. La sua dimensione ha pochi eguali nella storia dell’umanità. Ma questa gigantesca scala rende Roma vulnerabile. Le invasioni barbariche sono, alle porte, l’impero è allo sfascio. Crolla la parte occidentale dell’Impero Romano e, con esso, si conclude l’evo antico. La nuova religione vincente, il Cristianesimo, recupera solo una piccola parte della grande tradizione architettonica romana e la piega alle sue nuove mutate esigenze. Per Roma è la fine, ma la sua grandezza rivivrà ancora, nel Rinascimento (1400) e nel Neoclassicismo (1800). 

Arco di Costantino



Mura aureliane

ROMA

Il plastico della Civiltà Romana.

Ben diverso è, viceversa, l’interesse che dobbiamo riservare a Roma, città cresciuta per successive aggregazioni di villaggi, ma trasformatasi, nel tempo, in un organismo di grande novità e complessità.
Probabilmente, di tutte le città antiche, la Roma latina risulta, nel bene e nel male, la più simile alle nostre città moderne e, certamente, un cittadino d’oggi, ritroverebbe in lei, molti più aspetti del proprio modo di vivere, che non nelle ben più recenti città medioevali. Due cose in particolare la contraddistinguono:
1. l’impressione di caos, che regna sovrana (si pensi alla sintetica ed efficace testimonianza dello storico latino Livio: «forma urbis occupatae magis quam divisae similis», la forma di una città simile più ad un territorio occupato che pianificato, probabilmente per l'affrettata ricostruzione seguita al saccheggio dei Galli);
2. l’architettura dei grandi interventi edilizi, spesso, però, non correlati alla forma generale della città, ma usati come immagine simbolica di potere civile-religioso, finalizzata all’idealizzazione della storia patria.

Risulta, quindi, di grande interesse individuare, almeno schematicamente, le tappe della sua evoluzione.


La regione geografica su cui sorgerà Roma antica.

La zona dei sette colli.

La Roma quadrata fondata da Romolo.

La città di Roma con i sette colli inclusi. all'epoca di Augusto.

Le 14 regioni di Roma.
Il centro di Roma nell'alto impero.

Il Foro Romano nel suo massimo splendore.

Gli sviluppi dell'età Flavia

Mura Serviane (nere) e Mura Aureliane (rosse), il massimo sviluppo della città di Roma.



Plastico della Civiltà Romana.

LE COLONIE ROMANE

Castrum.
Se Roma è caotica le colonie romane hanno un assetto ordinato.
Nascono, a differenza delle polis greche, come operazioni commercial-militari, senza remore intellettuali e religiose, fatte con sicuro spirito imprenditoriale da un impero ottimamente amministrato, forte della sua dimensione di stato mondiale, centro del mondo civile.
Spesso nascono, col supporto della centuriazione agricola, dall’evoluzione di un accampamento militare fortificato (castrametrazione) e, appena possibile, sono corredate da un repertorio architettonico ed urbano simbolico codificato (tempio al divo imperatore, ippodromo, arco trionfale, colonna istoriata), testimone della grande Roma, entità superiore, quasi un sigillo di annessione ideale all’impero.

IL CONTROLLO DEL TERRITORIO ROMANO

Se i Romani impiegano alcuni secoli per affrancarsi architettonicamente dall’ellenismo, il controllo del territorio è, viceversa, fin dagli inizi espansionistici, capillare, originale ed efficace. Proviamo a schematizzarne gli elementi principali. 


Il Vallo di Adriano.
Limes Germanico.
Centuriazione.
Tavola Peutingeriana.

APOTEOSI E CROLLO DELL’IMPERO: LA FINE DELL’EVO ANTICO

Ma, la ragionevolezza che i romani dimostrano nelle province dell’impero, si scontra con il cosmopolitismo delle grandi metropoli ellenistiche, che Roma imiterà, superando i limiti spaziali di una città ben amministrabile.
Roma è il risultato di una condizione privilegiata, possibile solo in pochissime aree. Dispone per i propri consumi, del surplus produttivo, intellettuale ed economico dell’intero bacino del Mediterraneo. Le grandi realizzazioni tecniche, di cui Roma è stata capace, e che anticipano la città contemporanea (Faro e Biblioteca di Alessandria, strade e opere idrauliche, portuali, commerciali, illuminazione notturna, ecc.), non hanno, però, portato a processi produttivi nuovi, riproducibili su vasta scala, né ad una diversa organizzazione del lavoro.
La realizzazione delle grandi opere ha richiesto la concentrazione di masse enormi, ma ciò allarga la forbice del trend di sviluppo, tra periferia e centro. Ne consegue un gravissimo squilibrio sociale.
Anche per questo l’impero crollerà, le sue spendide città si disgregheranno nelle autarchie rurali, e le vie consolari (tutte quelle che, un tempo, portavano a Roma), lasceranno il posto alle strade di arroccamento medioevale.
Si chiude un evo. Se ne apre un altro.


Via Appia.
Acquedotto, Pont du Gard.
Ponte Milvio a Roma.

Ricostruzione del Faro di Alessandria.

LA CRISI DELL'IMPERO ROMANO

Cantiere alto-medievale.

 


La situazione dell'impero romano, al termine del sec. III, si presenta costellata di una serie di eventi tra loro strettamente interconnessi:
  • si manifestano turbolenze lungo i confini;
  • la produzione diminuisce ed i commerci rallentano;
  • le iniziative pubbliche sono ridotte per l’impoverimento delle casse dello stato;
  • vengono ridotte o abbandonate le manutenzioni dei ponti, degli acquedotti, delle strade e l’intervento difensivo;
  • inizia la perdita di controllo sulle province più lontane;
  • manca il lavoro nelle città, iniziano i grandi flussi migratori;
  • inizia il tramonto delle città e cresce la ruralizzazione degli insediamenti;
  • i costi dell'approvvigionamento dei materiali aumentano;
  • il reclutamento di mano d'opera qualificata diventa problematico

LA RISPOSTA DELL'ARCHITETTURA

I costruttori rispondono alle mutate condizioni sociali ed economiche con modifiche formali e costruttive:
  • sfruttano al limite le risorse tecniche già conosciute;
  • limitano la differenza tra il rustico ed il finito;
  • riusano sculture, capitelli e cornici di edifici più antichi;
  • diminuiscono l'accuratezza dell'intaglio;
  • aumentano il controllo del chiaroscuro;
  • rafforzano il senso della composizione d'insieme;
  • abbandonano il calcestruzzo, che richiede un'organizzazione del lavoro complessa;
  • utilizzano le calci idrauliche solo nelle murature;
  • propendono per uno spazio percettivo multifocale rispetto ad un’esplicita centralità.

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