giovedì 6 giugno 2024

Corso di storia dell'architettura: Lezione 4 GRECIA

Vista del palazzo di Cnosso a Creta. Si notino le caratteristiche colonne a rastremazione inversa (tronco di cono rovesciato), alcune delle quali lignee e perfettamente conservate nella loro decorazione a tinte vivaci.

LE PRIME CIVILTÀ MEDITERRANEE

Nelle civiltà dell’Asia minore, la fase neolitica termina nel VII millennio a. C. circa, mentre, nell’area mediterranea, tale fase si protrae sino al III millennio a.C.. E’ quindi assai probabile che, le civiltà mediterranee, che hanno come primo centro l'isola di Creta, abbiano una derivazione diretta da quelle asiatiche, anche se sono dotate, senza dubbio, fin da principio, di caratteri propri. I popoli egei differiscono dagli asiatici per origini, culti, tradizioni e modi di vita. Il loro rapporto col mare è profondo ed ambivalente: una difesa naturale e una via di comunicazione.
 

TROIA E CRETA

Troia, sulla sponda settentrionale dell'Anatolia, controlla il commercio dei metalli, provenienti dalle regioni interne, sulla costa e sulle isole che la fronteggiano, affidando, alle imbarcazioni delle isole greche, i commerci verso occidente. Ma, presto, la flotta di Creta prende il sopravvento sull'intero mare Egeo. Siamo all'inizio del II millennio a.C., epoca in cui possiamo datare i primi importanti risultati dell’architettura minoica (dal nome del mitico re Minosse). L'isola è divisa nei due stati di Cnosso e di Festo.
Ma, verso il 1700 a.C., una profonda crisi (testimoniata dalle rovine dei palazzi distrutti ed incendiati), scuote l’isola. Da allora è Cnosso a dominare, fino verso il 1400 a. C., epoca delle invasioni armate degli Achei, i popoli della costa ellenica.
Ricostruzione del palazzo di Cnosso a Creta.

IL PALAZZO DI CNOSSO

Il modello del palazzo cretese è il Palazzo di Cnosso.
Privo di una cinta fortificata, il palazzo minoico sorge su un’altura vicino al mare, modellandosi, liberamente, sul declivio del colle, a diversi livelli e su più piani, con terrazze e gradinate.
Si sviluppa intorno ad un cortile rettangolare (di oltre 10.000 mq.), a cui si accede da propilei monumentali. Attorno, si distribuiscono i vari blocchi funzionali, accostati, gli uni agli altri, per rispondere a reali esigenze d'uso.
Ad est sorgono i quartieri del re e della regina, sapientemente arieggiati ed illuminati da grandi portici, aperti su terrazze, comprendono:
• la sala delle udienze del sovrano, con trono in pietra dotato, unico tra tutti i sedili, di spalliera;
• i vestiboli e le sale, sostenute da pilastri di pietra o di legno, rastremati verso il basso;
• accurati servizi igienici, con condotti per l'acqua sorgiva e fogne per quella di scarico.
Ad ovest sorgono i locali operativi, comprendono:
• appartamenti per gli ospiti;
• stanze per la servitù;
• magazzini con file di grandi vasi lungo le pareti;
• impianti artigiani;
• teatro, con gradinata, divisa in due ali che s'incontrano, destinato agli spettacoli e ai giochi ginnici (acrobazie sul toro in corsa).
La ricchezza della decorazione supplisce alla relativa povertà dei materiali costruttivi degli edifici (rispetto, per esempio, a quelli usati dagli egiziani). Spiccano le lastre di gesso alabastrino, per i pavimenti, ed gli elaborati affreschi parietali, con immagini piatte e profilate, a tinte chiare e luminose, con contorni stilizzati.
Il palazzo è centro vitale del potere politico-religioso, dell'amministrazione, della produzione, del commercio, dell’arte e del divertimento. L’architettura è perfettamente funzionale ad un modello patriarcale, che si ritroverà nelle città-stato greche.

LA CITTÀ CRETESE

Il palazzo è circondato dalla città, il cui tessuto si sviluppa secondo un disegno non meno complesso del palazzo:
• strade non rettilinee che seguendo l'andamento del terreno;
• planimetria priva di un disegno ordinatore;
• case addossate le une alle altre (tanto da suggerire il riferimento al labirinto ed al mito di Teseo e del Minotauro).

La celebre Porta dei Leoni di Micene, uno dei più grandiosi monumenti dell’antichità.

MICENE

Parallelamente allo sviluppo della civiltà minoica, fiorisce, nella Grecia continentale, la cosiddetta società elladica. Si è soliti suddividerla in tre fasi:
• l’elladico antico (2500-1900 a.C.);
• l’elladico medio (1900-1600 a. C.);
• l’elladico tardo (1600-1100 a.C.), che termina con la cosiddetta invasione dorica, unica fase architettonicamente significativa.
La sconfitta di Creta da parte degli Achei, sposta il baricentro economico e culturale dell'Egeo sulla penisola greca. Ponte asiatico verso gli hittiti, qui vige un'alleanza di alcune città-stato peloponnesiache, dotate di imponenti apparati di difesa (Tirinto, Micene, Asine, ecc.) contro Troia. Le loro imprese, saranno rese immortali dai poemi omerici.
La cittadella, acropoli fortificata, reggia e fortezza, è il suo centro. Sorge alla sommità dell'altura, cinta da un perimetro irregolarmente triangolare di mura ciclopiche (dalle mitiche divinità dei Ciclopi), costruite con grandi blocchi di pietra, sgrossati in modo irregolare ed assemblati a secco. Ad essa si accede per una via fortificata, incassata tra muri guarniti di opere difensive. Termina in un ingresso, a nord-ovest, la celebre Porta dei Leoni, costituita di stipiti e architrave realizzati con quattro monoliti colossali. Un fastigio triangolare a rilievo li sormonta: ai lati due leoni rampanti acefali si affrontano, nel mezzo sorge il fusto di una colonna. All'interno delle mura, edifici diversi (case, granaio, cisterna, ecc.) si sviluppano in modo disordinato su terrazze, finché, attraverso una gradinata (la grande rampa), si accede al palazzo, la residenza reale.
Il complesso ma ordinato modello del palazzo miceneo, costituisce un tipo architettonico diverso da quello cretese labirintico. Da un cortile, attraverso il propileo (un portico con colonne), si accede ad un vestibolo, che divide l’edificio in quartiere aulico (la grande corte colla sala a megaron del trono con pitture parietali, focolare circolare circondato da colonne di legno con basamento di pietra) ed in quartiere domestico (magazzini, dispense, camere da bagno, archivi).
Le tholoi sono tombe con camera a pianta circolare e copertura a pseudocupola ogivale, costruite con il sistema dei filari di blocchi aggettanti, ricoperte di terra in modo da formare un tumulo di grandi proporzioni. Un corridoio, dromos, privo di copertura, dà accesso alla camera.

Il prototipo urbano di questa civiltà è Micene, la città degli Atridi (sconvolta da cruente vicende dinastiche, rese tristemente celebri dai cicli drammaturgici tragici). Più volte distrutta e ricostruita, Micene raggiunge il massimo splendore nel Tardo Elladico (1600-1100 a.C.), prima dell’irreversibile scomparsa.

ARCHITETTURA FUNERARIA

Originale e grandiosa è pure l’architettura funeraria micenea, con tombe a fossa e tombe a pseudocupola, le tholoi. Le tombe a fossa, reali o principesche, sono costituite da un pozzo rettangolare (profondo 4 m.), rivestito con muretti di pietre a secco. La camera sepolcrale è chiusa con travi di legno, quindi il pozzo è interrato e, sopra, vi si erige una stele di pietra calcarea, alta fino a 2 m., scolpita a bassorilievo con scene militari e di caccia.
Dromos ed ingresso del Tesoro di Atreo. La facciata, alta più di 10 m, reca, al di sopra della porta, un triangolo di scarico ornato di colonnine.

LA NASCITA DELLA CIVILTÀ' GRECA

Rappresentazione del Pantheon greco.
 
Col termine di civiltà greca intendiamo l’amplissimo rivolgimento culturale, avvenuto in Grecia, a seguito dell'invasione delle popolazioni danubiane dei Dori, subentrati agli Achei. Il periodo è contrassegnato dal rapido declino miceneo, dalle migrazioni achee in Asia Minore e dallo stabile stanziamento dei Dori nel Peloponneso. In un contesto repentinamente mutato, si consolida una sintesi culturale nuova e proficua, in cui, l’innesto di due diverse tradizioni architettoniche e costruttive, è particolarmente fertile. Vengono a fondersi il megaron col portico a colonne, la carpenteria in legno e la lavorazione della pietra. Sembrano, a prima vista, elementi poveri e poco significativi, derivati da una tradizione architettonica plurietnica secondaria, lontana dalle magnificenze egizie o mesopotamiche.
Ma, nel corso degli anni che vanno dal X al III secolo a.C., la cultura greca elaborerà un pensiero originalissimo, di cui, ancora oggi, siamo profondamente debitori. Tale influsso si svilupperà in un’area amplissima (Balcani meridionali, isole dello lonio e dell'Egeo, coste mediterranee dell'Asia Minore, parte del bacino del Mediterraneo e del Mar Nero) e manterrà una forte unitarietà dei suoi caratteri essenziali, sarà, in una parola, la civiltà mediterranea emergente, sino all’epoca romana.
Quali sono le principali caratteristiche di questo popolo?
I greci mancano di uno stato unitario, si amministrano in autonome città-stato, ma hanno una lingua (la prima con un alfabeto completo), ed una religione (la complessissima famiglia delle divinità dell’Olimpo), comuni.
Il pensiero greco si fonda su di un perfetto equilibrio tra umanità e natura (al punto da ritenere che nulla può prendere forma fuori dalla coscienza umana) e, l’arte, è intesa come il principale strumento di conoscenza del reale.

Anzi, è essa stessa il più perfetto dei fenomeni naturali, in quanto è capace di rivelare la forma ideale della natura, una verità che è dentro le cose e si raggiunge approfondendo l'esperienza. Così, ad esempio, per i greci, la conoscenza dell’essenza della forma umana, può avvenire studiando molti individui reali, ma, forse ancora meglio, studiando la loro rappresentazione statuaria.
Il tema fondamentale dell’arte greca è il mito, cioè la rappresentazione di storie divine ed eroiche. Ma sarebbe un errore considerarla un’arte propriamente religiosa (come ad esempio l'arte cristiana del medioevo) che si prefigge di istruire il fedele e di incitarlo alla devozione.
La religione greca non è rivelata, ma si forma, storicamente, attraverso la narrazione delle antiche saghe sull'origine del mondo e le primordiali vicende del genere umano. Sale dal basso, come espressione di un ethos popolare, è la narrazione dell’evoluzione di un popolo, dai miti ctonii, pervasi dal terrore umano per le forze cosmiche, ai miti olimpici, testimoni della raggiunta armonia tra l’uomo e la natura amica.
Gli dei olimpici, vincitori delle lotte contro una generazione divina di giganti e di mostri, sono le immagini ideali di attività o virtù umane: la sapienza (Atena), la bellezza (Afrodite), il valore guerriero (Ares), l'autorità (Zeus). Hanno un'esistenza simile a quella umana, spesso non esemplare, ma, comunque, felice perché non oscurata dal timore della morte. Scendono, dal monte Olimpo sulla terra, e qui incontrano, presso le fonti o nei boschi, semidei, ninfe, eroi e mortali privilegiati. Quella greca è una religione senza trascendenza e senza miracoli e, l'arte, manifesta il senso del divino, nella rappresentazione perfetta della forma umana.
Allegoria di apollineo e dionisiaco.

LA NASCITA DELLA TEORIA DELL’ARTE: L’ESTETICA

Parlare di arte greca in maniera oggettiva è difficile. Si corre il rischio di lasciarsi prendere la mano ed utilizzare una serie di aggettivi, dove gli -issimo si sprecano. Ma questo è comprensibile, poiché, gran parte del nostro modo di vedere i valori artistici, è condizionato proprio dall'inquadramento concettuale che i greci hanno contribuito a creare.
Nell'arte classica, non v'è distinzione tra il bello di natura (arte intesa come mimesi, che vuol dire imitazione) e il bello dell'arte (arte come invenzione del bello). È l'arte che scopre, rivela, istituisce una legge d'armonia naturale.
L’arte classica non è la copia banale di ciò che l'artista vede, ma la scelta di tante parti belle, per giungere alla ricomposizione di un insieme bello, una natura, non più empirica, ma ideale.
L’arte per la prima volta ha un valore in sé, indipendente dalle altre funzioni od esigenze che l’hanno generata. Negli oggetti prodotti, frutto di una tekne (in latino ars), il valore utilitario e quello contemplativo sono interdipendenti.
Gli artisti, in quanto tali, sono dotati di un talento, che manifestano nell’atto della creazione, un’intuizione potente che si manifesta quasi con la forza di una scintilla divina, che li infiamma e li possiede (componente dionisiaca dell’arte, termine che deriva dal dio Dioniso). Si tratta della prerogativa personale di uomini eccezionali, fatta di doti innate e di temperamento individuale, indipendente dal luogo di nascita e dal ceto d'origine. Ma, contemporaneamente, nell’atto creativo, vi è nell’artista una capacità ordinatrice, di sistematizzazione dell’intuizione, che le dà forma e sostanza (componente apollinea dell’arte, termine che deriva dal dio Apollo). L’artista non è quindi genio e sregolatezza, ma un intellettuale, che considera la sua arte alla stregua di una scienza, fatta di regole oggettive (come le leggi naturali), a cui occorre adeguarsi.
Il possesso di una teoria, una scienza dell'arte, muta profondamente la posizione sociale dell'artista greco. Non è più, come in Asia o in Egitto, un servo, che opera agli ordini di un sovrano, secondo rigide regole rituali. È un cittadino, che esercita una libera professione, depositario di una cultura estetica e tecnica, di cui la società riconosce la necessità. È l’interprete dei valori ideali, su cui, quella società, consapevolmente, si fonda.

La fase centrale dell’arte greca, detta, dai teorici del XVIII e XIX secolo, arte classica, ha prodotto opere di tale bellezza, che le si è assunte come esempi di perfezione assoluta. Su esse si sono costruite le fondamenta di una teoria dell'arte, l’estetica, che risponde a precisi canoni (o leggi formali).
La figura dell’artista, in Grecia, gode di particolare considerazione.
La teoria dell’architetto greco è l’ordine architettonico. Già nella formulazione del termine, è indicata la volontà di emanciparsi dalla confusione, di garantire regole ideali, traducibili in molti modi diversi, infinitamente variati, a tutela di un condizionamento troppo vincolante e mortificante. Come in natura gli uomini, pur appartenendo tutti ad una stessa specie, sono tutti diversi, così l'ordine è una forma intellettuale, visibile con gli occhi della mente e, tra essa e la sua realizzazione pratica, esistono margini colmabili in modi diversi, secondo la libertà dei progettisti.
 
Il Partenone di Atene.

IL TEMPIO LUOGO DI SINTESI DELLA RICERCA ARCHITETTONICA GRECA

Per i greci, a differenza della civiltà minoica e micenea, il tema principale di ogni ricerca estetica, espressiva e costruttiva, non è più il grande palazzo del sovrano, ma l'edificio sacro, simbolo della comune cultura religiosa. Il tempio, con l'effige del dio protettore della comunità, assume il ruolo di luogo di sintesi, dei progressi architettonici e dei momenti elaborativi dei linguaggi formali codificati: gli ordini architettonici.
Se proviamo, a grandi linee, a ricostruire le sue tappe evolutive, ricostruendole dai resti archeologici e dalle testimonianze storiche e leggendarie, possiamo tracciare un itinerario, non troppo discontinuo, che va, dal megaron, al tempio greco classico:
1. Megaron mediorientale.
2. Tempio ligneo, caratterizzato da incastri, intagli e sculture, costruito dai pastori nei luoghi che ritenevano frequentati dagli dei.
3. Tempio con piccola cella rettangolare, in mattoni crudi e legno, posto su un basamento di pietra.
4. Portico colonnato con l’ingresso su uno dei due lati brevi.
5. Edificio periptero, con portico colonnato intorno ai 4 lati dell’edificio.
6. Pianta rettangolare costituita da tre vani: vestibolo (pronao), santuario propriamente detto (naos) e vestibolo posteriore (opistodomo).
7. Cella con colonnato interno, preceduta da portico e racchiusa da peristilio
Il tempio è una realizzazione complessa. Il sistema costruttivo, che evolve, da quello ligneo a quello lapideo, va razionalizzato; il cantiere va attentamente pianificato; ogni funzione va affidata a maestranze specializzate, sotto un’attenta supervisione:

• estrazione del materiale lapideo dalle cave e taglio;
• trasporto di elementi appena sbozzati e poi rifiniti in opera;
• sollevamento e messa in posa con leve;
• sigillatura con elementi di piombo;
• scanalatura dei rocchi delle colonne dopo la posa;
• scolpitura dei capitelli e degli elementi plastici scolpiti successivamente.
Dal punto di vista statico, la struttura dell’edificio in pietra è elementarmente trilitica, non prevede spinte laterali, necessita solo di un preciso controllo dell'ortogonalità del disegno. Il limite costruttivo, che è anche formale, è segnato dalla modestia degli interassi, dovuti al forte peso ed alla scarsa resistenza degli architravi di marmo. Bloccato nella sua evoluzione architettonica dai limiti strutturali, il tempio si qualifica plasticamente, diventando, più che un edificio, una gigantesca opera scultorea. Le regole geometrico-stilistiche, il gioco delle proporzioni, le correzioni ottiche, investono la totalità degli interessi.

Ordine dorico

ASPETTI FORMALI E LIMITI STRUTTURALI

L’ordine dorico, il primo ad affermarsi, è severo, rappresenta il linguaggio dell'ufficialità più classica: capitello stilizzato, colonne massicce (di altezza pari a 4 o 6 volte il diametro), architravi scanditi da triglifi e metope, dentelli, soffitti a cassettoni che reinterpretano la memoria dell'orditura delle antiche travi in legno, ampio spazio assunto dagli interventi scultorei policromi, fregi e altorilievi nel timpano.
L’ordine ionico, che si sviluppa parallelamente al dorico, è tipico delle città anatoliche e delle isole ioniche. Presenta un capitello più elegante ed un fusto di colonna più slanciato, trabeazioni decorate da fasce orizzontali, cimase a ovuli e dentelli, fregi in rilievo.
La concezione degli ordini investe sia la progettazione, sia la realizzazione. 
I principali vantaggi dell’uso degli ordini sono i seguenti:

• Poiché gli ordini circoscrivono un terreno comune di ricerca, le soluzioni migliori dei problemi ricorrenti, diventano una comune conquista per tutti, anche se, le applicazioni avvengono a grande distanza tra loro. 
• in sede formale vi è la limitazione delle esperienze, interi campi di ricerca sono trascurati a priori;
• Ogni volta che si trova una soluzione convincente, essa diventa un precetto acquisito, suscettibile di ulteriori modifiche, senza che il progettista debba ricominciare, ogni volta, da zero.
• Il metodo degli ordini consente una distribuzione di forze altamente redditizia, garantisce un elevato livello medio della produzione generale, fornisce, ai progettisti ed al pubblico, un punto di riferimento critico, per valutare anche i minimi scostamenti da esso.
A questi vantaggi però corrispondono precisi limiti. Il prezzo che si paga è abbastanza alto:
• in sede tecnica il sistema trilitico diventa un sistema obbligato (sebbene i greci conoscano anche la volta);
• in sede sociale l'architettura greca è inseparabile dal regime politico della polis che l’ha generata.
Le scarse capacità di adattamento saranno messe in crisi e non sopravviveranno alla conquista macedone.



Ordine ionico

DOPPIA POLARITÀ VISIVA DEL SISTEMA COMPOSITIVO GRECO

Fino ad una certa epoca, le regole generali dell’ordine riguardano, fondamentalmente, gli elementi costitutivi dell’edificio. Grazie a ciò la visione, anche più ravvicinata, di un singolo elemento, ci garantisce sull'identità di tutti gli altri, anche di quelli che non vediamo. L'osservatore è portato ad avvicinarsi, dato che può interpretare l'edificio attraverso il montaggio dei singoli elementi.
Diciamo questo atteggiamento percettivo polarità analitica.
Ma, da una certa epoca in poi, intervengono una serie di modifiche metriche, che assumono senso, solo se si precisa la loro collocazione nel complesso dell’edificio e se sono viste da una certa distanza. Si tratta di correzioni ottiche, graduate e rese abilmente impercettibili, che, per sortire il loro effetto, richiedono una visione d’insieme. Ciò indebolisce l'autonomia formale concessa ai singoli elementi e rafforza l’unità complessiva. L'osservatore è sollecitato ad allontanarsi dall’edificio, per valutare il reciproco effetto delle parti. Diciamo questo atteggiamento percettivo polarità sintetica.
La conquista della doppia polarità visiva del sistema compositivo (analitica e sintetica), è un fatto fondamentale del sistema progettuale greco, poiché contiene in sè, potenzialmente, tutti gli sviluppi successivi, fino all'architettura tardoromana. E il motore che spinge verso nuove conquiste.

L'Eretteo di Atene.

FASI DI SVILUPPO

Analizzate le principali caratteristiche ideologiche e formali dell’architettura greca, passiamo, adesso, ad individuare i suoi momenti essenziali.


EDIFICIO, NATURA, CITTÀ

I greci limitano l'impegno progettuale alla scala del singolo edificio.
La città è vista come un aggregato di edifici in sé conclusi e scollegati tra loro. Il disegno di alcuni elementi urbani è un fatto empirico, teso a garantire uno spicco individuale deciso soltanto agli edifici più importanti.
Nella continuità dell’ambiente urbano, la porzione assoggettata ad una disciplina unitaria e riconoscibile è molto limitata e precisamente definita. Infatti non esistono ordini urbanistici che, ad una scala più estesa, possano avere una funzione, anche a grandi linee, paragonabile agli ordini architettonici.
Lo stesso limite urbanistico i greci lo estendono al contesto.
La porzione di spazio trattata non è mai troppo grande, così come il numero di edifici considerati non è mai troppo elevato.
Ma, soprattutto, l’insieme degli elementi non è mai considerato alla stregua di un organismo chiuso, contrapposto all'ambiente circostante.
I progettisti dell'acropoli o del recinto sacro, non si sforzano di estendere le caratteristiche degli edifici al contesto, ma cercano di mettere in armonia gli edifici con tutto il paesaggio, secondo un procedimento empirico ed intuitivo, non riducibile a regole razionali.
Quando questo delicato equilibrio, tra intellettualismo ed empirismo, tra pianificazione e spontaneità, riesce, si ha la magia della realizzazione irripetibile, se fallisce, è il caos.
Ma questo rispecchia esattamente lo spirito della democrazia della polis greca, sempre sospesa, tra l'armonioso ideale, descritto dal grande storico greco Tucidide, e l’ignobile gazzarra, rappresentata dal grande commediografo greco Aristofane.


Disegno di ricostruzione ipotetica dei Propilei di Atene. I Propilei (progettati da Mnesicle, 437-433 a.C) costituiscono il solenne ingresso dell’Acropoli di Atene. L’importanza di questo edificio sta nella particolare forma planimetrica (a C), con due ali disposte ad accogliere idealmente il visitatore che entra, come due grandi braccia. Questo espediente, simbolico e formale, costituisce un importante passo avanti in senso architettonico-urbanistico, rispetto alla forma canonica rettangolare del tempio.
Ricostruzione filologico congetturale della Biblioteca di Alessandria.

IL PERIODO ELLENISTICO (323-31 A.C.)

La decadenza politica delle città-stato greche coincide con l'ascesa della potenza macedone di Alessandro Magno. Ma, la perdita definitiva dell’autonomia politica e la creazione di un vastissimo impero (di cui le polis fanno parte), porta con sé una straordinaria forza di diffusione della cultura greca nel mondo.
Nel corso del IV sec., nel periodo convenzionalmente compreso tra la morte di Alessandro (323 a.C.) e la conquista romana dell'Egitto (31 a.C.), il processo di revisione di tipi e forme dell'architettura tradizionale porta alla scomparsa del dorico, mentre, lo ionico ed il corinzio (ordine che trova proprio in questo secolo la sua forma canonica), acquistano, invece, un notevole favore.

ORGANIZZAZIONE SCIENTIFICA DEL LAVORO INTELLETTUALE

La conquista macedone provoca la fine della città greca e l’entrata in crisi di alcuni elementi essenziali della cultura greca.
Nell'età classica gli artisti sono personaggi famosi e rispettati, che vagano da una città all'altra, offrendo i loro servigi. Per loro non vale la regola dell’integrazione sociale, perché, la loro funzione, è contemplativa e pratica; l'arte serve a rappresentare la realtà, non a modificarla.
Nel mondo ellenistico, nasce l'organizzazione scientifica del lavoro intellettuale, si formano le istituzioni, per favorire le ricerche e gli scambi culturali (accademie, musei, biblioteche vastissime come la Biblioteca di Alessandria). L’artista accentua la propria autonomia e si istituzionalizza, diventa membro di una classe, con propri legami a livello internazionale, per fornire un servizio ai governi che fanno una politica culturale.



Il teatro di Epidauro.

EVOLUZIONE DELL’ARCHITETTURA ELLENISTICA

In architettura, una visione storica dei problemi, permette di apprezzare le esperienze svoltesi nelle epoche passate e, in tutti i paesi, ci si orienta verso il tecnicismo e l’eclettismo, fioriscono i revivals degli stili arcaici.
Si definisce, con precisione, la teoria dell’architettura, si scrivono i trattati, di cui, quello latino di Vitruvio, scritto in epoca augustea, meglio li riassume. Si delinea una casistica di soluzioni tipiche, un fenomeno analogo al livellamento dell'eredità linguistica delle varie stirpi nella koiné. L'aumento dei mezzi tecnici e finanziari contribuisce ad allargare il campo delle esperienze architettoniche, si acquista maggior virtuosismo e maggior ardimento, anche se, talvolta, manca una precisa volontà innovativa, di fronte a situazioni sostanzialmente nuove.

MODIFICHE DELLA SCALA ARCHITETTONICA

La composizione architettonica sposta, progressivamente, il proprio interesse da una presentazione analitica dei singoli elementi, adatta alla visione da vicino, ad una presentazione sintetica, connessa con la visione da lontano.
Interessa l'effetto complessivo, la relazione fra le parti, piuttosto che la conformazione di ciascuna (snellimento delle colonne, contrazione delle cornici, preferenza dello ionico e del corinzio sul dorico, per evitare la necessità di commisurare il ritmo delle colonne con quello dei triglifi, risolvendo così il conflitto angolare).
I trattatisti ellenistici formulano regole con numeri e figure, favorendo un certo meccanismo nelle applicazioni, che porta, dal principio teorico del canone e del modulo, alla pratica di una nuova scala di intervento. Si manifesta il gusto delle grandi dimensioni, si pensi al faro di Alessandria alto 180 m. ed al colosso di Rodi, entrambi famosi, specialmente per l'eccezionale grandezza.

DAL CONCETTO SCENOGRAFICO AL CONCETTO PAESAGGISTICO

Ma, l’elemento decisivo, che contribuisce a far evolvere il senso della composizione, da una polarità analitica ad una sintetica, con spiccato senso paesaggistico, è l’affermarsi ed il precisarsi, in età ellenistica, del tipo edilizio del teatro greco. Le principali caratteristiche possono così essere riassunte:
  • un edificio in pietra, simmetrico e regolare;
  • la skené è una facciata architettonica, ai cui piedi sorge il proscenio (su cui recitano gli attori), inquadrato, ai lati, da due avancorpi;
  • tutt’intorno, sorge la cavea gradonata;
  • ai piedi del palcoscenico si apre il settore circolare dell’orchestra (dove si esibisce il coro);
  • l'importanza degli elementi fissi prevale su quelli mobili;
  • il grande sviluppo della cavea (che può contenere fino a decine di migliaia di spettatori), rispetto alla scena architettonica, fa sì che, il quadro visuale degli spettatori, lasci, sempre, vedere il paesaggio circostante. Esso forma l'ultimo piano dello spettacolo teatrale, a differenza di quanto succederà nel teatro romano, che è un edificio chiuso.
L’abitudine percettiva, maturata nell'esperienza scenica, porta ad un nuovo modo di comporre i gruppi di edifici articolati. Questi cominciano ad essere pensati secondo un nuovo schema, dove, l'asse di simmetria, corrisponde ad una veduta lontana. Gli edifici, intesi non più come blocchi contrapposti al paesaggio, ma parti del paesaggio stesso, assumono carattere paesistico. Emblematico, ad esempio, è il rapporto con l’ambiente dell'Ara di Pergamo: guardando dall'Ara, il paesaggio è incorniciato dall'architettura, guardando da fuori, l’Ara è contenuta nel paesaggio, secondo un calcolo proporzionale preciso.

L'ara di Pergamo ricostruita nel Pergamo Museum di Berlino.

L’ARCHITETTURA ELLENISTICA E L’ORDINE CORINZIO

I regni ellenistici universalizzano la civiltà artistica greca e la diffondono nel Medio Oriente, fino nel cuore dell'Asia, mentre Roma la propaga in occidente.
Vi sono però alcuni essenziali mutamenti.
La nuova società cosmopolita, ha superato l'ideale antipersiano, che cementava la cultura della polis greca, fatta di cittadini liberi, l'uomo, adesso, è un suddito, l’arte si laicizza, non è più destinata all'intera polis, ma ai singoli, ai sovrani ed ai ricchi privati.
In particolare, l'architettura che sarà detta ellenistica, vale a dire di derivazione dalla cultura ellenica, diventa un importante strumento di diffusione dei valori di una civiltà in espansione, contrassegnata dal lusso degli edifici, simbolo del nuovo potere centrale.
Si diffonde l'uso dell’ordine corinzio, con capitelli sontuosamente decorati a foglie d'acanto. Vengono edificati grandi complessi pubblici e monumentali:
· il Mausoleo d'Alicarnasso, 359 a.C.;
· l’Ara di Pergamo, 197 a. C.;
· l’Acropoli di Pergamo, secc. III-II a.C..

LA SOVRAPPOSIZIONE DEGLI ORDINI E L’ECLETTISMO

L’ellenismo è il trionfo del gusto eclettico.
Segnaliamo la tendenza:
· a mescolare e sovrapporre i tre ordini;
· a disegnare la facciata, secondo organizzazioni decorative  assiali e simmetriche;
· a favorire la creazione di effetti scenografici ed illusionistici.
Dal punto di vista tipologico, si segnalano poche novità, ma sono molti gli adattamenti, dovuti alle mutate esigenze sociali:

Santuario di Atena Lindia a Rodi, Santuario di Asclepio a Coo. 

Santuario di Asclepio a Coo

LA POLIS GRECA



Atene. Acropoli, agorà, lunghe mura.
 
Nonostante le ampie conoscenze archeologiche e letterarie sulla città-stato greca, la polis, due problemi fondamentali non risultano, ancora, chiariti completamente: quali sono i suoi criteri compositivi e quali i rapporti che la legano all'ambiente?
Ora sembra prevalere un ordine precostituito, artificiale, ora un carattere empirico ed intuitivo, basato sulle particolarità del luogo.
Ma, forse, è proprio l’ambivalenza la vera peculiarità della polis:
nella prassi, troviamo gli estremi urbani di Sparta ed Atene, frutto di diversi paradigmi politici di riferimento;
nella teoria, troviamo gli estremi filosofici di Platone ed Aristotele, che usano modi contrapposti per analizzare e teorizzare la realtà urbana.



Facciata della Biblioteca di Efeso.

I TEORICI DELLA POLIS

Grazie alla filosofia di Platone e di Aristotele, per la prima volta nella storia dell’umanità, si può stabilire un legame diretto, fra una serie di dati e di significati e una serie di principi.
 

Locri

LA CITTÀ GRECA

Con il regime democratico ateniese, 515 a.C, la città greca, assume il suo aspetto classico, funzionale alla sua vita sociale. Ne proviamo a dare uno schematico riassunto.
 

Delo

IL SENSO DELLA PATRIA E LA SUA DIMENSIONE OTTIMALE

La dimensione del territorio della polis, la kora, vale a dire la patria, cioè l'abitazione comune dei discendenti di un solo capostipite, è solitamente ridotta.
Cinto dalle montagne, delimitato da un solco o da un terrapieno, il territorio comprende villaggi (komai), una o più città, spesso, un porto.
Cresce, dimensionalmente, con le conquiste o con gli accordi fra città confinanti. Il numero ottimale di abitanti (circa 10.000, più schiavi e meteci, abbastanza per un esercito, non troppi per il funzionamento dell'assemblea), è stabilito a priori. Se viene superato, la popolazione eccedente emigra, fondando una colonia.
Nella realtà possiamo così valutare le dimensioni delle principali polis greche, al massimo del loro splendore: Sparta, 8400 kmq, ma solo 8.000 selezionatissimi abitanti, domina metà del Peloponneso; Siracusa, 4700 kmq, 50.000 abitanti; Atene, 2650 kmq, 40.000 abitanti, domina l'Attica e Salamina.

Corinto

LA CRESCITA DELLA POLIS: METROPOLI E COLONIE

La polis cresce, nel tempo, assai gradualmente. Anzi, un buon amministratore, deve ricorrere, sovente, a strategie per controllarne la dimensione. Si tratta di iniziative che, oggi, consideriamo assai negativamente, ma, all’epoca, sono viste con grande favore: aborto, infanticidio, ripudio, incoraggiamento dell’omosessualità, ostracismo.
Esaurite le massime capacità di assorbimento, la crescita della città avviene, impropriamente, con uno scatto drastico: la fondazione di una colonia separata (per la quale, la madre patria, sarà una metropoli), che assorbe il surplus di popolazione.
Le intere coste del Mediterraneo, che ospitano le nuove colonie, diventano, così, terreno di nuove sperimentazioni urbane.
Ma, i nuovi dominatori del Mediterraneo, i Romani, hanno una concezione urbana assai differente, che è destinata a prendere il sopravvento. Così, per la polis, è l’inizio della fine.

Mileto
 
DALLA POLIS ALLA MEGALOPOLI
Alla limitazione (Licurgo, Solone, Aristotele), i Romani oppongono la politica della quantità e della molteplicità.
La scelta di aumentare il numero degli abitanti, discende dall’accettazione della diversificazione, caratteristica tipica dell'individualismo laico ellenistico.
Esso si basa sulla molteplicità delle scuole filosofiche, delle concezioni religiose, dei generi letterari (dalla trattatistica specializzata al commento ai testi classici, dal trattatello erudito alla summa enciclopedica, dall'epigramma alle Argonautiche) e sancisce la fine della vecchia società chiusa della Grecia classica.
Completano il quadro:
· la nascita di una borghesia commerciale e di un proletariato urbano di produttori-consumatori;
· l’evoluzione delle strutture produttive, ricettive e distributive;
· la concessione della cittadinanza onoraria.
Dalla polis, nasce la megalopoli.


Alessandria

DESCRIZIONE DI RODI CITTÀ IPPODAMEA

Come doveva apparire, ai contemporanei, una città ippodamea possiamo ricavarlo dalla descrizione di Rodi, fatta del narratore ellenistico, detto, pseudo-Aristide:
«Nell'interno di Rodi non si vedeva una piccola casa a fianco di una grande; tutte le abitazioni erano di uguale altezza ed offrivano il medesimo ordine di architettura, di modo che, l'intera città, sembrava formare un solo edificio. Larghissime strade la traversavano in tutta la sua estensione. Le mura, nel vasto recinto della città, essendo frammezzate da torri di sorprendente altezza e bellezza, eccitavano in particolar modo l'ammirazione. Le alte loro sommità servivano di faro ai naviganti. Tale era la magnificenza di Rodi, che, senza averla veduta, non poteva l'immaginazione formarsene un'idea. Tutte le parti di questa immensa città, congiunte fra loro in bellissime proporzioni, componevano un insieme perfetto, a cui le mura sembravano far corona. Era la sola città che si potesse dire fortificata come una piazza di guerra e ornata come un palazzo.»

VERSO LA MEGALOPOLI: L’AFFERMARSI DELL’URBANISTICA

Le idee filosofiche preparano la strada della megalopoli, mentre, il reticolo ippodameo, introduce lo spazio necessario alla nuova architettura che, ricca ormai di una vasta varietà tipologica, ha bisogno di un nuovo continuum funzionale, morfologico e percettivo. La megalopoli, non più riassumibile in un’immagine urbana unitaria, si scompone in una serie di sequenze, a volte compiute in sé (si pensi ai fori), e si apre ad un primo razionale programma di crescita dell'organismo urbano.
Ad Alessandria (ma anche in altre città, quali Efeso ed Antiochia), i nuovi caratteri cosmopoliti appaiono con la massima evidenza. Proviamo ad elencarli schematicamente.

LA CITTÀ ELLENISTICA: LA MEGALOPOLI

L’ellenismo è testimone di un mutato status sociale del progettista che, conscio della funzione politico-sociale del suo ruolo, media fra potere e classi dominate, tra ideologia e tecnica.
Alessandro fonda grandi metropoli, secondo le teorie ippodamee, paragonabili, per dimensione, alle antiche capitali d'Oriente, ma ordinate e tumultuose, simili alle città moderne, con strade grandiose (larghe anche 30 m. e lunghe 4 o 5 Km.), spesso costeggiate da portici:
· Alessandria (900 ettari), è circondata da vasti sobborghi, è una regione urbanizzata, una megalopoli di 1 milione di abitanti;
· Antiochia, ha 300.000 abitanti;
Pergamo è dotata di un insieme scenografico straordinario, con  monumenti distribuiti lungo 250 metri di dislivello.
 
















 

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