SPAZIO NECESSARIO: L'EXISTENZMINIMUM
L’individuazione della dimensione minima ottimale è molto utile nei casi (abbastanza frequenti), in cui vi sia la necessità imperativa di seguire le cosiddette regole dell’existenzminimum (interni di barche, aerei, treni, camper, minialloggi, rifugi, case economiche, ecc.). Questo complesso di risultati, è il frutto degli studi sulla razionalizzazione dello spazio, eseguiti dal grande architetto tedesco Walter Gropius, attorno alla fine degli anni venti. Gropius, in collaborazione con gli allievi ed i docenti della celebre scuola di design, da lui fondata e diretta in Germania, a Dessau, denominata Bauhaus (vale a dire casa del costruire).
Vennero messi a punto criteri di progettazione di case economiche (o prefabbricate), per risolvere, con dignità, il gravosissimo problema degli alloggi delle classi lavoratrici, concentratesi, dalle campagne nelle città, in seguito all’industrializzazione. Il fine fu quello di giungere ad una progettazione economica, che fosse veramente un modus vivendi (un modo di vivere) e non solo uno modus non moriendi (un modo di non morire).
A oltre 70 anni da quegli studi, oggi, il concetto di spazio funzionale minimo, nei paesi evoluti come il nostro, può essere proficuamente inteso, a livello metodologico, per comprimere determinate funzioni a vantaggio di altre. Ad esempio, si può comprimere la cucina, riducendola ad un angolo cottura, per ottenere una living room più ampia.
In generale, però, si tratta di situazioni di ripiego o di emergenza, derivate spesso dalla necessità di frazionare spazi più ampi, o di ristrutturare spazi minimi, facendoli diventare spazi abitativi, sfruttati per un arco temporale circoscritto (principalmente per dormire, per week end, ecc.), stati provvisori, che, se si protraggono a lungo nel tempo, possono portare a disagi psicologici.
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La gestione dello spazio in un appartamento è compito fondamentale del progettista, che l’adatta allo stile di vita del committente. A fronte di una certa rigidità dei regolamenti edilizi, che fissano le misure minime di certi vani, per ottenere l’abitabilità (14 mq camera da letto matrimoniale, 9 mq camera da letto singola, 9 mq cucina, 4.5 mq bagno, ecc…), negli ultimi anni, le modificate abitudini sociali (aumento dei single e degli anziani, crescente mobilità territoriale degli occupati, ecc…), hanno fatto sì che crescesse la domanda di abitazioni di piccola dimensione: monolocali, bilocali. Il criterio compositivo di tali alloggi si basa sulla creazione di ambienti multifunzione. Ad esempio in un unico vano vengono ospitati: · l’angolo cottura (celabile con una chiusura a soffietto); · il tavolo da pranzo (che si trasforma, all’occorenza, in scrivania da lavoro); · il divano per conversare o rilassarsi vedendo un programma TV (che si trasforma in letto per il riposo notturno) ecc.
L'IMPORTANZA DELLO SPAZIO SUPERFLUO E’ noto che, certe comunità animali, se si comprime troppo lo spazio che hanno a disposizione (recinti di zoo, sovraffollamento, ecc.), anche se non vengono a mancare loro i mezzi materiali di sostentamento, riducono, per istinto, conseguentemente, le proprie funzioni relazionali e vitali (gioco, alimentazione, riproduzione, ecc.), fino a rischiare l’estinzione. Anche la comunità umana, pur non giungendo a questi livelli, grazie alla mediazione della ragione ed al grandissimo spirito di adattamento che possiede, prova un forte senso di disagio (stress, agorafobia, claustrofobia, aggressività, ecc.), se non ha un adeguato spazio personale a disposizione. Per procedere in tal senso, si può prendere spunto dagli studi sulla produttività aziendale. Ad essi, va riconosciuto il merito di essersi posti, per primi, in modo sistematico, il problema di quali siano gli spazi architettonici e gli arredi più adeguati, a fornire il miglior supporto psico-fisico per la produttività dei lavoratori. Il concetto può essere esteso, oltre il settore specifico del lavoro, a tutte le attività umane (scuole, spazi commerciali, abitativi, ricreativi, ecc.). Si tratta di definire quanto deve essere ampio e cosa deve comunicare il cosiddetto spazio superfluo (che, ovviamente, di tale ha solo il nome), per poter aiutare, al meglio, lo svolgimento di una determinata funzione. Come già diceva, negli anni cinquanta, il grande scrittore ed umorista italiano Ennio Flaiano: toglieteci tutto, ma lasciateci almeno il superfluo. Molto di più di una semplice battuta. | Schizzo prospettico.
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