Obey 1970

Almarcegui 1972
Lara Almarcegui (Saragozza, 1972) è un'artista spagnola che realizza opere di performance art e installazioni e risiede a Rotterdam, Paesi Bassi. È conosciuta principalmente per le sue demolizioni e autocostruzioni, realizzate in siti urbani in condizioni di degrado o rovina. In Italia ha realizzato opere a Torino e a Trento, e ha esposto presso la Biennale di Venezia e il Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Lara Almarcegui nasce a Saragozza, Spagna nel 1972.Tra il 1993 e il 1995 studia arte all'Università di Cuenca, dove si laurea, e intanto segue corsi all'Università di Lisbona, all'Università di Amburgo e all'Accademia delle Belle Arti di Nantes.Tra il 1996 e il 1998 consegue il Dottorato in Arte presso l'Università di Amsterdam. Nel 1999 realizza Mapa de descampados de Ámsterdam, una guida alle aree vuote o abbandonate della città di Amsterdam. Nel 2002 ridipinge le architetture di alcuni orti urbani di Torino nell'ambito del progetto BIG (Biennale Internazionale Giovani). L'anno seguente partecipa alla FRAC Bourgogne di Digione, Francia ammassando in una sala dei materiali da costruzione in quantità equivalente a quella utilizzata per costruire il palazzo. Nel 2005 vince il premio Altadis di arti plastiche e nel 2007 il premio Visual Arts and Digital Arts dell'UNESCO. Nel 2007 Almarcegui pubblica una guida dettagliata (Guía de Al Khan) che descrive le rovine di Al Khan, un villaggio di pescatori abbandonato nella regione di Sharja negli Emirati Arabi Uniti. Nello stesso anno realizza a Trento una performance dal titolo El descampado de la fábrica Michelin se abre al público, organizzando visite turistiche all'area dismessa su cui sorgeva la fabbrica Michelin. Nel 2008 vince il premio El Ojo Crítico di Radio Nacional de España ed esegue uno studio sulle aree abbandonate di Bilbao (Guía de descampados de la Ría de Bilbao). Nello stesso anno realizza due opere a Taiwan, demolendo il muro che nascondeva una vecchia casa in rovina a Taipei e organizzando la conservazione di un terreno in mezzo al fiume Danshui. Nel 2010 espone al Palazzo della Secessione di Vienna riempiendo la sala principale di montagne di detriti, sostituendo un pavimento di legno e realizzando una guida alle aree abbandonate nei dintorni dell'antica stazione Nordbahnhof. Nel 2013 Almarcegui è scelta dal curatore Octavio Zaya per rappresentare la Spagna alla Biennale di Venezia. La sala centrale del padiglione è completamente occupata da una montagna di detriti di cemento, mattoni e tegole, gli stessi materiali usati da Francisco Javier de Luque per costruire l'edificio nel 1922. Le stanze attigue sono riempite da montagne più piccole di materiali diversi (segatura, vetro, scorie di fonderia), i visitatori hanno la possibilità passarci attraverso e in questo modo osservare da più angolazioni la sala principale. Almarcegui realizza anche un progetto di ricerca su Sacca San Mattia, un'isola artificiale formata dai rifiuti delle vetrerie di Murano. Nel 2014 l'opera Guía de Al Khan è esposta nella mostra Perduti nel paesaggio presso il Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.
Intervento in Cisgiordania
La Cisgiordania e lo stato d'Israele sono separati da un muro di 70 km e di 670 km di recinzione con ferro spinato, costruito come misura cautelare contro il proliferare di attentati nel territorio nazionale. Questa struttura, come sancito nel 2004 dalla Corte internazionale di giustizia de L'Aia, è contraria al diritto internazionale, e ciò ha spinto Banksy a intervenire fisicamente sul muro con un totale di nove opere lungo il perimetro della struttura. I soggetti effigiati sono per la maggiore bambini che non vogliono soggiacere alla barriera, e che tentano di aggirarla in volo aggrappati a dei palloncini, o di forarla con paletta e secchiello; se ciò non è possibile, si limitano a guardare i paradisi terrestri presenti al di là del muro attraverso degli squarci resi magistralmente con la tecnica del trompe-l'oeil. Egli ha inoltre allestito un albergo a Betlemme, proprio di fronte al muro, che ha provocatoriamente chiamato "The Walled Off Hotel".
«Anziano: Dipingi il muro, lo fai sembrare bello. Banksy: Grazie
Anziano: Non vogliamo che sia bello, odiamo questo muro, vattene.»
Incursioni nei musei
Insofferente ai sistemi di diffusione e di produzione usuali, Banksy è un fiero detrattore della mercificazione dell'arte e del feticismo collezionistico: «L'arte che guardiamo è fatta da solo pochi eletti. Un piccolo gruppo crea, promuove, acquista, mostra e decide il successo dell'Arte. Solo poche centinaia di persone nel mondo hanno realmente voce in capitolo. Quando vai in una galleria d'arte sei semplicemente un turista che guarda la bacheca dei trofei di un ristretto numero di milionari» (Banksy)
In segno di protesta, quindi, Banksy spesso si reca nelle gallerie d'arte più blasonate e ivi appende clandestinamente opere realizzate in perfetto «stile» ma con particolari assolutamente anacronistici. In questo filone si inscrivono:
Show me the Monet, dove un paesaggio tipico del maestro francese è invaso da due carrelli della spesa e un cono stradale;
Ritratto, dove un gentiluomo settecentesco lascia sullo sfondo delle scritte spray contro gli orrori dei conflitti bellici (installato nel Brooklyn Museum e rimosso dopo otto giorni);
Madama con maschera antigas, dove una donna dell'Ottocento ha il volto coperto con una maschera antigas (installato nel Metropolitan Museum of Art e rimosso dopo due ore);
Arte murale, disegnato su un frammento pietroso alla maniera degli uomini primitivi, ma effigiante un uomo che traina un carrello della spesa (installato nel British Museum, scoperto dopo otto giorni e infine acquistato[senza fonte] da quest'ultimo);
Tesco Value Tomato Soup, dove è raffigurata alla maniera warholiana una lattina di zuppa di pomodoro dei supermercati Tesco (installato negli ascensori del Museum of Modern Art).
L'estate veneziana
Banksy decide di colpire a Venezia durante l’inaugurazione della 58ª Biennale e la notte dell'8 maggio 2019 realizza il murale Naufrago bambino a sostegno dei migranti che vengono bloccati in mare da una politica di chiusura dei porti molto discussa dal governo italiano in carica in quei mesi così come in Europa e nel mondo intero, rappresentando un ragazzo che, con i piedi che ancora sfiorano l’acqua, indossa un giubbotto di salvataggio e alza verso il cielo un razzo segnaletico che emana un fumo denso e rosa. Lo realizza su un muro scrostato che si affaccia sul Rio di San Pantalon - RioNovo - il canale che costeggiando la sede dell'Università Ca’ Foscari sfocia in Canal Grande. L’edificio, a due passi da Campo Santa Margherita, è privato e disabitato da tempo e non è di rilievo storico-artistico ma la Sovrintendenza, come atto dovuto, presenta una denuncia penale a carico di ignoti per violazione del decreto 42/2004 che impone la richiesta di autorizzazione ad intervenire con decorazioni pittoriche sulle pareti dei palazzi vincolati. La stessa Sovrintendenza evidenzia però che il Naufrago bambino è indiscutibilmente un’opera d’arte e perciò va conservata per garantirne la fruizione nel luogo scelto dall'artista e nel caso in cui il muro dovesse essere ricostruito, il proprietario dell’immobile sarà tenuto a staccarlo per conservarlo. Sempre a Venezia Banksy realizza una performance in evidente sostegno dei comitati che chiedono la fine del passaggio delle grandi navi da crociera nel bacino di San Marco e il Canale della Giudecca e lo intitola Venice in Oil sia perché realizzato ad olio sia riferendosi all'inquinamento prodotto dalle grandi navi. Si finge un pittore ambulante e sul suo cavalletto espone nove tele ad olio che rappresentano in stile Settecentesco una nave da crociera che con le sue gigantesche e mostruose dimensioni blocca la vista dei monumenti della fragile città. Chiaramente ispirate ai dipinti del Canaletto sono incorniciate da legno dorato in stile barocco. Il venditore, in impermeabile lungo e con un gran cappello che gli copre il viso, tenta di esporre in tre diverse zone della città, puntualmente allontanato dai vigili urbani perché sprovvisto di licenza e perché pare non essere un ospite gradito della Biennale. Il 22 maggio 2019, pubblicherà il video del suo intervento sul suo profilo Instagram con questa didascalia: Settin out my stall at the Venice Biennale. Despite being the largest and most prestigious art event in the world, for some reason I’ve never been invited. Espone in Piazza San Marco, sotto i portici delle Prigioni del Palazzo Ducale e in Via Garibaldi, vicinissimo alle due sedi in cui si sta svolgendo la vernice della kermesse internazionale.
Identità
«Fa tutto questo e resta anonimo. Penso che questo sia fantastico. Nei nostri giorni tutti tentano di essere famosi. Ma lui ha l'anonimato» (Brad Pitt)
Il nome e l'identità di Banksy continuano a rimanere sconosciuti. Secondo uno studio condotto dal Mail on Sunday nel 2008 l'elusivo artista britannico sarebbe Robin Gunningham, già studente della Bristol Cathedral Choir School; i risultati di quest'inchiesta sono stati confermati dagli studiosi della Queen Mary University di Londra che, servendosi del cosiddetto «profilo geografico criminale», mutuato dalle tecnologie usate dalla polizia per ricercare i criminali, hanno fatto corrispondere l'identità di Banksy a Gunningham.
Alcuni, anche dopo un accenno fatto involontariamente durante un'intervista dal musicista britannico Goldie, ritengono che Banksy sia in realtà il musicista e graffitista Robert Del Naja dei Massive Attack. Ciò malgrado, sulla reale identità di Banksy continuano i confronti e i dibattiti, e nessuno sa ancora con certezza chi si nasconda dietro quel nome; è stato speculato anche che Banksy in realtà sia una donna, oppure un collettivo di sei artisti riuniti sotto lo stesso nome.
Tecnica
«Un muro è una grande arma. È una delle cose peggiori con cui colpire qualcuno» (Banksy)
Il nome di Banksy è indissolubilmente legato alla tecnica utilizzata per i suoi murales, lo stencil, del quale è uno dei principali interpreti contemporanei. Si tratta di un genere già da tempo conosciuto e apprezzato dagli artisti associati alla sfera della street art, quali Blek le rat, Tristan Manco ed El Chivo: fu Banksy, tuttavia, il primo ad usare la stencil art con tale frequenza e creatività tanto da diventarne il punto di riferimento, e da fare raggiungere alla tecnica grande popolarità globale. L'adozione della tecnica dello stencil si rese necessaria, per Banksy, per via della lentezza nella realizzazione dei murales, attività che richiede grande rapidità per scongiurare l'intervento della polizia; fu proprio nello stencil che Banksy individuò la soluzione a queste problematiche. Questa tecnica, infatti, si avvale di una «maschera in negativo dell'immagine che si vuole creare [ricavata] su un supporto rigido»; il writer poi non deve fare altro che poggiare la sagoma sulla superficie muraria che si è scelto di dipingere e spruzzare il colore negli spazi vuoti. In questo modo si concilia la rapidità di esecuzione stradale (Banksy, per dipingere un'opera, impiega solo quindici minuti, trascorrendo la maggior parte del tempo in studio a ritagliare la mascherina normografica)[ con una grande meticolosità e con l'eventualità di serializzare l'opera, che può essere riprodotta in modo identico tante volte quante si vuole.
Banksy si è espresso in questo modo sulla propria tecnica pittorica:
«Io uso quello che serve. A volte questo significa solo disegnare un paio di baffi sul volto di una ragazza su qualche cartellone, talvolta invece significa sudare per giorni su un disegno intricato.La chiave è l'efficienza»
Kunikata 1979
Mahomi Kunikata (Kanagawa, 1979) è un'artista giapponese, membro della compagnia Kaikai Kiki di Takashi Murakami. Il lavoro di Kunikata, molto personale e profondamente influenzato dalla cultura otaku e dai manga sessualmente espliciti, ricorre alle convenzioni del genere per esplorare ed esprimere argomenti di carattere psicologico come quelli dell'abbandono, della depressione e del masochismo. Le sue opere rientrano nell'estetica propria del movimento artistico Superflat fondato da Takashi Murakami.
JR (Parigi, 22 febbraio 1983) è un artista francese. Utilizza la tecnica del "collage" fotografico. JR è cresciuto a Montfermeil coi genitori, i quali avevano uno stand al mercato delle pulci di porte de Clignancourt. Ha studiato al liceo Stanislas prima di cominciare la sua carriera nei graffiti. Lo pseudonimo rappresenta le iniziali del suo nome (Jean René) e alludono al personaggio principale della serie americana “Dallas”, J. R. Ewing. JR si definisce come un "artivisto urbano". Dopo essere state esposte nelle città da cui sono originari i soggetti di JR, le immagini viaggiano da New York a Berlino, da Amsterdam a Parigi. È rappresentato dal gallerista Emmanuel Perrotin in Francia (Rue Turenne, Paris), a Hong Kong e a New York, da Magda Danysz in Cina, e da Simon Studer Art in Svizzera. Durante certe mostre, offre ai visitatori il loro ritratto su un poster grazie a una gigante cabina fotografica. Lavora con un'équipe di una quindicina di persone tra Parigi e New York. Dopo aver trovato una fotocamera nel metro parigino nel 2001, percorre l'Europa all'incontro di persone o artisti che si esprimono sui muri, nei seminterrati o sui tetti di Parigi. Nel 2004 JR realizza l'esposizione Toit e Moi (Il tetto ed Io), con l'associazione di Prune Nourry. Le sculture di Nourry erano messe sui tetti parigini e fotografate da JR. Dal 2004 al 2006, realizza Portrait d'une Génération (Ritratto di una Generazione), ritratti di giovani che vivono nella periferia di Parigi esposti in formato gigante sui muri del quartiere popolare Les Bosquets a Montfermeil. Questo progetto prima illegale diventa ufficiale quando il municipio di Parigi espone le foto di JR sui suoi edifici. Già in questi primi progetti, l'artista afferma voler portare l'arte nella strada: "Ho la più grande galleria d'arte al mondo: i muri del mondo intero. Così richiamo l'attenzione di quelli che non frequentano abitualmente i musei". Nel 2005, partecipa come fotografo di scena al lungometraggio di Kim Chapiron (Kourtrajmé) con Vincent Cassel e incontra tra l'altro Shepard Fairey, Blu, Zevs, Blek le Rat, Influenza, The London Police, per fare uno reportage sugli attivisti urbani internazionali. Durante l'anno 2007, con Marco, realizza Face 2 Face, "la più grande espo foto illegale mai creata". JR mostra ritratti giganti di Israeliani e Palestinesi con I visi che si fan fronte in 8 città dei paesi su citati e sui due lati del muro di separazione. Appena ritornato a Parigi, espone di nuovo incolla questi ritratti sui muri della capitale francese. Per JR, quest'azione artistica è prima di tutto un progetto umano: "Gli eroi del progetti sono tutti coloro che dai due lati del muro, mi hanno autorizzato ad esporre immagini sui loro muri." Nel 2008, JR copre i muri esterni della favela Morro da Providencia in Rio de Janeiro con foto di visi e sguardi di donne. "Questo è un progetto realizzato con pochi mezzi come la favela. Ci siamo adattati all'ambiente in questo universo dove i tetti delle case sono di plastica e le pistole dei bambini di acciaio. Ci siamo riusciti in questo groviglio fatto di vie scoscese, case traballanti, fili elettrici volanti e tiri d'arma che attraversano le abitazioni", ha detto JR. Fino al 2010, l'artista prosegue questo progetto nel mondo (Sierra Leone, Liberia, Kenya, India Cambogia). JR decide di fare di questo progetto un film documentario intitolato WOMEN ARE HEROES. Nel 2010, il film è selezionato alla Semaine de la Critique in associazione con la Selezione Ufficiale del Festival de Cannes e concorre per la Caméra d'Or. Il progetto WOMEN ARE HEROES ha contribuito al conseguimento del TED PRIZE da JR nel 2011. Nel 2014, uno sguardo di donna è incollato su un porta-container a Le Havre e viaggia fino alla Malesia. Nel 2008, JR inizia il progetto Wrinkles of the City che tende a rivelare la storia e la memoria di un paese attraverso le righe degli abitanti di diversi paesi. L'artista ha scelto città che hanno conosciuto sconvolgimenti come Cartagena in Spagna, Shanghai, Los Angeles, Berlino o Istanbul. Nel 2012, accompagnato dal pittore José Parla, JR porta Wrinkles of the City in La Havana. Nel settembre 2010, su invito del Festival Images (Vevey, Svizzera), JR comincia il progetto Unframed. Per la prima volta nel suo percorso artistico, JR non utilizza le sue immagini ma quelle della grande Storia della fotografia. Dopo aver ottenuto l'autorizzazione dei diversi aventi diritto, JR ingrandisce foto prese da Robert Capa, Man Ray, Gilles Caron o Helen Levitt, e le espone sulle facciate degli edifici di Baden Baden, Marsiglia, Sao Paulo, Grottaglie in Italia e Washington D.C. Nell'agosto 2014, JR è invitato a lavorare sulla parte abbandonata di Ellis Island. Quest'isola, accanto alla statua della Libertà, è un simbolo, essendo il punto d'entrata storico negli Stati Uniti di circa 12 milioni d'immigranti, dal 1894 al 1954. Sulla parte Sud dell'isola, l'ospedale che riceveva i nuovi arrivanti malati è rimasto all'abbandono dal 1954. JR ha esplorato gli archivi e creato una ventina di “collage” negli edifici pieni di storie. Il 2 marzo 2011, durante la conferenza TED a Long Beach, California, JR è invitato a creare un progetto d'arte partecipativo globale, l'Inside Out Project (IOP). Ispirato dai suoi "collage" in grande formato nelle strade, il concetto del progetto è di dare a ciascuno la possibilità di condividere col mondo intero il proprio ritratto e messaggio. Inside Out offre agli individui e i gruppi nel mondo un nuovo mezzo di fare passare un messaggio. Tutti possono partecipare e sono sfidati a usare i ritratti per condividere le storie delle persone nella loro comunità. Le azioni sono documentate, archiviate e messe sul sito web insideoutproject.net. Più di 300 000 posters sono già stati spediti in più di 130 paesi nel mondo dal marzo 2011 fino a oggi. Le cabine fotografiche Inside Out portano il progetto nelle strade e offrono al pubblico la possibilità di partecipare istantaneamente e gratuitamente. Decine di migliaia di ritratti sono stati stampati in queste cabine fotografiche situate dappertutto nel mondo, in luoghi come il Centro Pompidou a Parigi, a Londra e Amsterdam, in Giappone, a Dallas, a Arles per le Rencontres Photographiques e in diverse città israeliane e palestinesi, a Abu Dhabi e nella Galleria Emmanuel Perrotin a Parigi. Nel giugno 2014, copre la navata interna del Panthéon e il telone sul duomo di 4000 volti durante il rifacimento dell'edificio. Non ha percepito nessun compenso per quest'opera. Suo budget gli serve soltanto a pagare la sua équipe e guadagna denaro unicamente col suo lavoro venduto in gallerie. Nell'aprile 2014, JR presenta la prima di "Les Bosquets", il balletto creato in collaborazione con il New York City Ballet con una musica originale da Woodkid e con il ballerino Lil Buck. Per il suo esordio come coreografo, JR ha riunito 42 ballerini sulla scena. Basandosi sulla rappresentazione del balletto, JR dirige un cortometraggio[18] che ci immerge nella comunità di Les Bosquets a Montfermeil, uno luogo dove l'arte, l'agitazione sociale e il potere dell'immagine si intrecciano. Su una musica da Pharrell Williams, Hans Zimmer e Woodkid, JR mostra come il desiderio di esistere in questi quartieri può aiutare a combattere la precarietà e a creare bellezza dove non c'è più speranza. Nel 2015, JR gira il film ELLIS, un omaggio agli immigranti passati da Ellis Island[19]. Questo cortometraggio scritto da Eric Roth ha per unico attore Robert de Niro e la musica è di Woodkid, suonata da Nils Frahms[20]. Il film immaginario fa ricorso alla memoria collettiva. Ellis Island era la porta d'entrata negli Stati Uniti per milioni di immigranti, un purgatoria nell'ombra della statua della libertà, dove migliaia di uomini, donne e bambini hanno aspettato di conoscere la loro sorte. ELLIS racconta la storia di questi immigranti che hanno costruito l'America mentre solleva il problema di quelli che cercano le stesse opportunità oggi negli Stati Uniti e nel resto del mondo.
Yuge Zhou è un artista cinese nato a Chicago i cui video e installazioni affrontano connessioni, isolamento e desiderio attraverso ambienti urbani e naturali. Cyberarts 2020 —Prix Ars Electronica Exhibition presso OK Center for Contemporary Art (Linz, Austria); 9 settembre - Set. 15, 2020; Ars Electronica 2020 al Kepler's Garden (Linz, Austria); 9 settembre - settembre. 13, 2020; Maggiori Video arte commissionata da The Atlantic per accompagnare il saggio di Darran Anderson dal titolo Why every city si sente lo stesso adesso ; Underground Circuit è stato selezionato come menzione d'onore per il Prix Ars Electronica 2020 a Linz, in Austria Attualmente artista presso NEW INC a New York, il primo incubatore di arte, tecnologia e design guidato da un museo fondato da New Museum nel 2014
Vhils 1987
È noto come Vhils, ma il suo vero nome è Alexandre Farto. In uno pseudonimo di sole cinque lettere è racchiusa la genialità di un giovane street artist portoghese che sta letteralmente conquistando il globo. Classe 1987 e attualmente residente a Londra, Vhils appartiene alla generazione di quegli urban artists che hanno contribuito a dare un nuovo volto alle metropoli del nostro tempo. Una forma d’arte urbana che si svolge in luoghi pubblici degradati e che si manifesta spesso e volentieri su muri scrostati o su edifici pubblici in stato di abbandono o dissestati. È nel contesto di una realtà spesso povera e trascurata che l’arte di Vhils trova una sua efficace manifestazione. A rendere l’attività artistica di Vhils fortemente suggestiva e stupefacente è, indubbiamente, la tecnica da lui utilizzata, nota come “Scratching the surface” che tradotta in italiano significa letteralmente “Graffiando la superficie”. Un muro che viene scrostato o grattato diventa così il suo supporto e scalpelli, martelli e acidi diventano i suoi pennelli. La superficie viene sapientemente scolpita e il suo meticoloso lavoro dà origine a immagini sorprendenti ed emozionanti. I soggetti di cui si avvale sono esclusivamente volti, talvolta soltanto abbozzati, di personaggi noti, ma anche di comuni cittadini. Volti che hanno abilmente catturato l’attenzione dell’artista tanto da trovare una loro dimora oltre che nella sua mente, anche sulle pareti esterne di vertiginosi palazzi segnati dall’azione del tempo. Segni del suo passaggio si posso ammirare in tutto il mondo: a Londra, Parigi, Las Vegas, Mosca, Rio de Janeiro e anche in Italia, dove se ne contano ben due. Ed è proprio il nostro paese ad ospitare quello che oggigiorno è considerato il murales più grande al mondo. Per contemplarlo occorre recarsi a sud della penisola italiana, più precisamente in Sicilia, nel porto della splendida città di Catania. Dimensioni da capogiro caratterizzano il murales, basti pensare che raggiunge l’altezza di un edificio di 10 piani e la larghezza di un campo da calcio. Il protagonista è il volto di un uomo che volge il suo sguardo verso l’Egitto, la Giordania, la Siria, la Turchia e il Libano, luogo in cui troverà dimora un altro volto scolpito dallo street artist portoghese che, a sua volta, volgerà lo sguardo verso l’Italia. Un gioco di sguardi rivolti verso quel mare, il Mediterraneo, che nei secoli ha messo in contatto e ospitato l’incontro di diverse culture. Un murales che, inoltre, mette in luce l’emergenza umanitaria che l’Europa, l’Italia in primis, si trova a fronteggiare con migranti che fuggono dal loro paese natìo in cerca di salvezza e speranza. Per vedere un’altra gigantografia incisa da Vhils bisogna spostarci a nord, a Torino. Un edificio del capoluogo piemontese ospita così il volto di un comune uomo anziano dagli occhi chiari incontrato casualmente per strada dall’artista stesso. Tra i volti noti sapientemente scolpiti da Vhils degno di nota è quello situato a Berlino e che vede come protagonista la cancelliera Angela Merkel (2011). Raffigurata con ben tre occhi, il terzo che funge da occhio della provvidenza e relativo all'ultima crisi dell'Euro. Suggestivi e coinvolgenti, inoltre, risultano anche le figure umane che compaiono a Rio de Janeiro (2012) e a Barcellona, più precisamente a Girona (2012). Lo street artist Vhils riesce così ad aprire un’enorme finestra sul mondo e sull’umanità scolpendo timori ed incertezze che segnano il volto degli uomini e la loro esistenza. Un ingegnoso lavoro a colpi di scalpello che va così a fissare sulle pareti esterne dei palazzi problematiche universali, nonché un chiaro invito a riflettere su tematiche tanto attuali quanto complesse.
Abel Azcona (Madrid, 1º aprile 1988) è un artista spagnolo specializzato in azioni artistiche. L'artista Abel Azcona durante La Morte dell'Artista nel Circolo di Belle Arti di Madrid. Il suo lavoro, con un marcato aspetto autobiografico, si manifesta nei media artistici che nascono dalla performance e si evolvono in Installazione, sculture, videoarte, pittura o scrittura, con opere letterarie dasaggi a testi letterari o commemorativi. È conosciuto come l'enfant terrible dell'arte contemporanea spagnola. Le sue prime opere riguardavano l'identità personale, la violenza e i limiti del dolore, evolvendosi in opere di natura critica, politica e sociale. Il suo lavoro è stato esposto in mostre e gallerie di tutto il mondo, ottenendo proiezioni internazionali alla Biennale d'Arte Asiatica di Dhaka e Taipei, alla Biennale di Lione, al Festival Internazionale di Performance di Miami o alla Bienal di Arte Viva di Bangladesh. Inoltre, Azcona è presente in vari musei e centri culturali nazionali e internazionali come il Arsenale di Venezia, il Centro di Arte Contemporanea di Málaga, il Museo di Arte Moderna di Bogotá, l'Art League Houston, il Museo Leslie Lohman di Nuova York o il Circolo di Belle Arti di Madrid. Il Museo di Arte Contemporanea di Bogotá dedica una mostra retrospettiva all'artista Abel Azcona nel 2014.
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