domenica 8 gennaio 2023

Corso di storia dell'arte contemporanea: Lezione 16/16 HARD EDGE PAINTING


https://youtu.be/Aijy0O0xj6c
























L'Hard edge painting ("pittura a contrasti netti"), è uno stile pittorico caratterizzato da bruschi e netti contrasti tra diverse aree di colore, che possono essere semplici forme geometriche compiute o linee rette. Il colore di ogni area è prevalentemente omogeneo e monocromo.
È spesso associato all'Astrattismo geometrico, alla Op Art e al Color field painting. Il termine venne coniato dal critico d'arte del Los Angeles Times, Jules Langsner, nel 1959, per descrivere le opere di alcuni pittori americani quali John McLaughlin, Lorser Feitelson, Karl Benjamin e Frederick Hammersley che, per distinguersi dalla dilagante ondata dell'Espressionismo astratto e dell'Action painting, dipingevano aree piatte di colore steso in maniera ragionata e con grande precisione.
Lo stile geometrico dell'Hard edge painting richiama le opere di Kasimir Malevich, Wassily Kandinsky, Theo van Doesburg, Josef Albers e Piet Mondrian e si distacca nettamente dal figurativismo della Pop Art in voga allora. Questo nuovo stile si espanse negli Stati Uniti negli anni sessanta, e aveva come base di origine la California.
La prima mostra che radunava gli esponenti del nuovo stile pittorico, fu organizzata da Langsner al Los Angeles County Museum of Art, nel 1959, col titolo Four Abstract Classicists - California Hard-edge. Una seconda importante mostra, California Hard-edge painting, anch'essa organizzata da Langsner, venne tenuta al Pavilion Gallery (Newport Pavilion) di Balboa, in California, nel 1964.
Tra gli artisti solitamente associati con l'Hard edge painting: Josef Albers, Max Bill, Robert Indiana, Victor Vasarely, Carmen Herrera.

11 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 1

  

Vi racconto la Storia dell’Architettura 1 raccoglie in maniera divulgativa e narrativa le lezioni tenute nel corso di molti anni d’insegnamento superiore ed universitario e pubblicate nel blog “Homo ludens” (https://nonmirompereitabu.blogspot.com/). L’opera completa si compone di 3 volumi.

12 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 2


 
Vi racconto la Storia dell’Architettura 2. In questo secondo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione prebellica ed interbellica pubblicate nel blog  “Homo ludens” (
https://nonmirompereitabu.blogspot.com/). L’opera completa si compone di 3 volumi.



13 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 3


 
Vi racconto la Storia dell’Architettura 3
. In questo terzo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione postbellica pubblicate nel blog “Homo ludens” (https://nonmirompereitabu.blogspot.com/) L’opera completa si compone di 3 volumi.

Corso di storia dell'arte contemporanea: Lezione 15 FOTOREALISMO IPERREALISMO

 FOTOREALISMO

 

Il fotorealismo è un genere di pittura basato sull'uso di una o più fotografie dalle quali l'artista prende le informazioni necessarie da utilizzare poi nel processo della creazione dell'opera, in genere ad olio o ad acrilico, al fine di avere un aspetto finale il più simile possibile alla fotografia. Il fotorealismo è un movimento che nasce negli Stati Uniti d'America alla fine degli anni sessanta sulla scia della Pop Art, e insieme condividono il carattere reazionario verso la travolgente ascesa dei media, che alla metà del ventesimo secolo si trasforma in un fenomeno di massa talmente imponente da minacciare il valore dell'immagine nell'arte. Ne consegue così che, colto il gesto d'inizio che fu della Pop Art, i fotorealisti aprono ad un realismo radicale che avrebbe generato l'iperrealtà della visione pop. Mentre però le opere degli artisti della Pop Art sottolineano l'assurdità della maggior parte delle immagini soprattutto di uso commerciale, i fotorealisti cercano invece di recuperare, selezionare ed infine esaltare l'immagine nel mondo ormai invaso dai media. L'espressione "realismo fotografico", poco dopo abbreviata in fotorealismo, è coniata dal gallerista e collezionista americano Louis K. Meisel nel 1969, dopo aver ammirato alcune opere di Malcom Morley nel 1965, Richard Estes nel 1967 e non molto tempo dopo di Chuck Close, Ralph Goings, Charles Bell e Ron Kleeman, ed appare per la prima volta nel catalogo della mostra "Twenty-two Realists" nel 1970 al Whitney Museum. Ha avuto la sua consacrazione nella mostra di Kassel Documenta 5 del 1972 curata da Harald Szeemann.

IPERREALISMO

























L'iperrealismo è un genere di pittura e scultura, i cui artisti si servono di tecniche fotografiche e di una meccanica riproduzione della realtà per costruire l'illusionismo delle proprie tele e delle proprie sculture. I soggetti più ricorrenti sono figure umane, scenari cittadini oppure oggetti inanimati descritti con uno stile spesso influenzato dalla pubblicità: colori aggressivi, inquadrature fortemente concentrate sul soggetto principale. Per poter riprodurre la realtà in maniera rigorosa, gli iperrealisti si servono in genere di fotografie molto ingrandite per le pitture o di calchi dal vivo per le sculture, per realizzare quanti più dettagli possibili, in una vera e propria "forma maniacale". Il termine si applica principalmente a un movimento artistico indipendente negli Stati Uniti e in Europa ed è considerato un avanzamento del fotorealismo. Il fenomeno dell’iperrealismo, derivato dalla pop art, si delinea intorno agli anni sessanta negli Stati Uniti con la mostra del 1964 “The Painter and the Photograph” alla New Mexico University di Albuquerque, mentre sul piano internazionale l’affermazione della corrente avviene nel 1972. La parola Iperrealismo è stata coniata dal gallerista Isy Brachot nel 1973 e la parola che usò in francese "Hyperréalisme" diede il titolo alla mostra nella sua galleria di Bruxelles che raccoglieva allora i maggiori esponenti del movimento fotorealista americano ed europeo. Tra i pittori più famosi ricordiamo gli americani Chuck Close, Richard Estes, Ralph Goings. Richard Estes viene considerato uno dei fondatori del movimento fotorealista internazionale della fine degli anni '80, egli dipinge soprattutto paesaggi urbani caratterizzati da molti dettagli. Il cosiddetto "fotografo a matita" Paul Cadden, il disegnatore che si diletta a riprodurre a mano fotografie in primo piano con un grado di dettaglio incredibile. Dalle innumerevoli rughe sul volto di una donna, dalle goccioline d'acqua fino allo sbuffo di fumo che fuoriesce da una sigaretta, tutto nei ritratti di Cadden appare assolutamente reale; al punto che le differenze tra il quadro e la fotografia sono impercettibili. L'artista stesso afferma:"Questo stile iperrealista si concentra molto di più sui dettagli e sui soggetti raffigurati. Sculture e dipinti iperrealisti non sono rigorose interpretazioni di fotografie, né sono illustrazioni letterali di una particolare scena o di un soggetto. Invece utilizzano elementi aggiuntivi, spesso sottili, per creare l'illusione di una realtà che non esiste o non può essere vista dall'occhio umano. Inoltre, si possono incorporare elementi tematici emotivi, sociali, culturali e politici come un'estensione dell'illusione visiva; insomma una visione diversa rispetto alla scuola, più vecchia e considerevolmente più letterale, del fotorealismo". Non tutti gli artisti si servono delle tecniche fotografiche per riprodurre alla perfezione la realtà. Chuck Close, per esempio, nei suoi ritratti si serve intenzionalmente di fotografie sfocate oppure costruisce i volti sulla tela accostando tante piccole tessere di colore come se creasse un mosaico: in questo modo riesce a rappresentare l'impressione di un volto anche senza riprodurne esattamente la sembianza fisica. I volti sono rappresentati frontalmente e con uno sguardo vacuo ed inespressivo che cela l'anima della persona ritratta. Nel dipinto "Robert" ogni minuscolo tocco di colore è inserito in ciascun quadrato di una griglia che ne compone 104072. Variando la densità del colore e intervenendo decine di volte in ogni singola celletta, l'artista ottiene spettacolari effetti di illusionismo pittorico come nella resa dei capelli, della pelle, del gilet di lana lavorato a maglia. Il pittore austriaco Gottfried Helnwein, è un pilastro dell'iperrealismo. Lo scopo principale dei suoi lavori è la provocazione, anche con immagini forti e sconvolgenti. In particolar modo egli denuncia gli abusi sugli innocenti, per questo i soggetti più rappresentati sono bambini (bambini soldato o vittime di violenza, pedofilia, guerra, povertà ecc.). I suoi dipinti sembrano vere e proprie foto, caratterizzati da tanti dettagli (ad esempio ricami e cuciture dei vestiti). Una caratteristica di molti suoi dipinti è la pelle molto bianca del soggetto, in contrasto con il sangue presente sul viso e sul corpo. Invece tra gli scultori più conosciuti ricordiamo Duane Hanson, famoso per le sue creazioni raffiguranti persone comuni, spesso in atteggiamento lavorativo, o in atti di vita quotidiana, complete di acconciature altamente particolareggiate e abbigliate con vestiti e materiali (occhiali, sedia, tappeto ecc.) veri. L'impressione di verosimiglianza di tali lavori è enormemente accresciuta dalla loro collocazione nello spazio espositivo in posizioni intenzionalmente defilate (l'angolo di una stanza, un corridoio, una rampa di scale), così da sorprendere lo spettatore costringendolo a verificare se ciò che ha di fronte sia la realtà o una sua fedelissima riproduzione. Un altro eccezionale esempio di scultore iperrealista è il californiano (di origine italiana) John De Andrea, che realizza calchi di nudi in cui non si accontenta di usare vestiti veri, ma si serve persino di capelli umani e disegna le rughe della pelle fino a riprodurre un'immagine quasi impietosa del reale. Egli, a differenza di Hanson, prediligeva i nudi femminili proprio per scatenare nell'osservatore una naturale attrazione fisica per le forme sinuose dei suoi soggetti, che immediatamente si trasforma in un sentimento di sinistra irrequietudine, poiché l'estremo realismo del soggetto, la sensualità delle sue forme e la loro immobilità induce a pensare di trovarsi di fronte a un cadavere. L'iperrealismo di De Andrea, in altre parole, sconfina in quel delicatissimo territorio della nostra conoscenza dove desideri erotici e istinti vitali si scontrano con il mistero angoscioso della morte. 


11 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 1

  

Vi racconto la Storia dell’Architettura 1 raccoglie in maniera divulgativa e narrativa le lezioni tenute nel corso di molti anni d’insegnamento superiore ed universitario e pubblicate nel blog HOMO LUDENS 
(https://nonmirompereitabu.blogspot.com/)
L’opera completa si compone di 3 volumi.

12 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 2


 
Vi racconto la Storia dell’Architettura 2. In questo secondo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione prebellica ed interbellica pubblicate nel blog  
HOMO LUDENS
(https://nonmirompereitabu.blogspot.com/)
L’opera completa si compone di 3 volumi.

13 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 3

 
Vi racconto la Storia dell’Architettura 3. In questo terzo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione postbellica pubblicate nel blog HOMO LUDENS 
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 L’opera completa si compone di 3 volumi.