![]() |
| Ricostruzione di Ur. |
![]() |
| Lo ziggurat di Ur. |
![]() |
| Tempio di Istar-Kititum |
![]() |
| Persepoli |
![]() |
| L'apadana diPersepoli |
Le civiltà antiche dell’Asia Minore e della Mesopotamia
Introduzione
Lo studio delle civiltà che si svilupparono nell’Asia Minore, nella Mesopotamia e nell’altopiano iranico, tra il IV e il I millennio a.C., rappresenta uno dei pilastri fondamentali per comprendere le origini della civiltà urbana, dei sistemi amministrativi centralizzati e delle prime forme di monumentalità architettonica. Nonostante le difficoltà che derivano dalla frammentarietà delle fonti e dalla dispersione dei reperti archeologici, è possibile ricostruire un quadro complesso e articolato dell’evoluzione storica e culturale di queste popolazioni, che segnarono profondamente la storia del Vicino Oriente antico e dell’intera civiltà umana.
Pluralità e continuità culturale
Le civiltà che fiorirono tra Anatolia, Mesopotamia e Persia presentano una straordinaria varietà, ma condividono alcuni tratti fondamentali, legati soprattutto alla gestione delle risorse idriche e all’organizzazione urbana. Nella fertile pianura tra il Tigri e l’Eufrate si susseguirono Sumeri, Accadi, Gutei, Cassiti, Assiri, Babilonesi, mentre in Anatolia si distinsero gli Ittiti, e, più tardi, nell’Iran, gli Achemenidi e i Persiani¹.
I Sumeri, nel sud mesopotamico, furono i primi a trasformare piccoli insediamenti agricoli come Ur, Eridu, Uruk, Nippur e Lagash in vere e proprie città-stato, caratterizzate da ziggurat, templi e archivi cuneiformi². Gli Accadi e i Babilonesi, al centro della Mesopotamia, svilupparono capitali come Akkad, Mari e Babilonia, quest’ultima destinata a diventare simbolo universale di potere e cultura. Gli Assiri, nel nord, fondarono città fortificate e di grande imponenza come Ninive, Assur e Khorsabad, dove il palazzo di Sargon II costituì un modello architettonico senza precedenti.
Urbanizzazione e gestione delle risorse
Il processo di urbanizzazione in Mesopotamia si basava su un principio fondamentale: la gestione collettiva delle eccedenze agricole. I governatori cittadini, spesso considerati rappresentanti del dio locale, avevano il compito di amministrare le terre comuni, raccogliere tributi, gestire scorte alimentari e organizzare lavori pubblici³.
Le tracce materiali di questa organizzazione si rinvengono in:
-
estesi sistemi di canali di irrigazione, che permisero lo sfruttamento agricolo di territori altrimenti aridi;
-
cinte murarie, necessarie per difendere città densamente popolate;
-
magazzini e archivi, dove le tavolette cuneiformi documentavano transazioni, tributi e leggi;
-
templi monumentali, che dominavano lo spazio urbano e sancivano il legame tra religione e potere politico⁴.
Il modello mesopotamico si diffuse anche nelle civiltà limitrofe, con adattamenti legati al territorio e al contesto politico.
L’eredità architettonica: da Ur a Persepoli
L’architettura sacra e civile rappresenta uno dei lasciti più evidenti delle civiltà del Vicino Oriente. L’esempio dello ziggurat di Ur, databile al XXI secolo a.C., testimonia la volontà di rappresentare fisicamente, nello spazio urbano, il rapporto tra l’uomo e il divino⁵.
In Anatolia, gli Ittiti fondarono capitali come Hattusa e il mitico sito di Troia, punti nevralgici non solo per il commercio ma anche per i contatti interculturali con l’Egeo.
Il culmine della monumentalità si raggiunse tuttavia con l’architettura achemenide. La città-palazzo di Persepoli, fondata da Dario I nel 520 a.C., rappresentava una capitale cerimoniale più che politica, destinata a incarnare la maestà universale del sovrano. Il complesso urbanistico, mai completato prima del saccheggio di Alessandro Magno, si caratterizzava per:
-
la terrazza monumentale di 450 x 290 m;
-
le scalinate processionali, progettate per le cavalcature;
-
l’Apadàna, sala quadrata sostenuta da trentasei colonne alte 19 m, capace di contenere fino a diecimila persone;
-
la Sala delle Cento Colonne, il Tacara, l’Hadish e la Tesoreria⁶.
La grandiosità di Persepoli non fu solo un’espressione estetica, ma soprattutto un dispositivo politico: attraverso la messa in scena delle processioni di sudditi e tributari, il potere imperiale si autorappresentava come universale ed eterno.
Conclusioni
Le civiltà dell’Asia Minore e della Mesopotamia non furono semplicemente realtà politiche locali, ma costituirono il laboratorio in cui nacquero concetti destinati a influenzare profondamente il mondo mediterraneo e oltre: la città come spazio politico e religioso, l’architettura come strumento di legittimazione, la scrittura come fondamento amministrativo. La loro eredità si trasmise tanto all’Impero Romano quanto al mondo islamico medievale, e resta ancora oggi un patrimonio imprescindibile della memoria storica universale.
Note
-
Liverani, M., Antico Oriente. Storia, società, economia, Laterza, Roma-Bari, 2011.
-
Jacobsen, T., The Sumerian King List, University of Chicago Press, 1939.
-
Nissen, H. J., The Early History of the Ancient Near East, 9000–2000 B.C., University of Chicago Press, 1988.
-
Postgate, J. N., Early Mesopotamia: Society and Economy at the Dawn of History, Routledge, 1992.
-
Crawford, H., Sumer and the Sumerians, Cambridge University Press, 2004.
-
Kuhrt, A., The Persian Empire: A Corpus of Sources from the Achaemenid Period, Routledge, 2007.
Bibliografia
-
Crawford, H., Sumer and the Sumerians, Cambridge University Press, Cambridge, 2004.
-
Jacobsen, T., The Sumerian King List, University of Chicago Press, Chicago, 1939.
-
Kuhrt, A., The Persian Empire: A Corpus of Sources from the Achaemenid Period, Routledge, London-New York, 2007.
-
Liverani, M., Antico Oriente. Storia, società, economia, Laterza, Roma-Bari, 2011.
-
Nissen, H. J., The Early History of the Ancient Near East, 9000–2000 B.C., University of Chicago Press, Chicago, 1988.
-
Postgate, J. N., Early Mesopotamia: Society and Economy at the Dawn of History, Routledge, London, 1992.















Nessun commento:
Posta un commento