venerdì 14 giugno 2024

Corso di storia dell'architettura: Lezione 12 BAROCCA CLASSICA E ROCOCO'

L'ARCHITETTURA BAROCCA ITALIANA

Santa Maria della Salute a Venezia (1687) di Baldassarre Longhena.


Nel 1600, a Roma, in Campo dei Fiori, viene bruciato per le sue idee il grande filosofo italiano Giordano Bruno. Con questo rogo si conclude simbolicamente la grande utopia rinascimentale di poter coniugare sacro e profano (classicità pagana e controriforma). Ma non bisogna pensare al seicento come un secolo totalmente oscurantista. Il seicento è anche il secolo della rivoluzione scientifica di Galileo Galilei.
Il metodo scientifico galileiano dimostra che pratica ed esperimento sono i lumi per giungere alla teoria. Non esiste un'armonia prestabilita da interpretare, che può dettarci le leggi scientifiche e formali. Ciò vale anche nell'architettura.
Le conseguenze che ne derivano sono consistenti:
• si contesta il repertorio formale dei modelli antichi ed il dualismo struttura-decorazione;
• la scienza del costruire viene finalizzata alla produzione di valori e forme nuove alternatisi a quelli della tradizione (tecnica e natura dei materiali sono la fonte dei suggerimenti formali);
• cade la distinzione rinascimentale tra ideazione ed esecuzione;
• si sperimentano edifici basati su un nuovo concetto complessivo di simmetria. 
L'architettura manierista, pressata dal continuo confronto fra le regole e le tra-sgressioni, è ormai ad un bivio. Può adattare la regola classica ai nuovi pnigranuni ed alle nuove tipologie. Da questa scelta (fatta dalle grandi monarchie europee della Francia e dell'Inghilterra) nascerà il classicismo.
Può estendere e superare i principi classici. Da questa scelta (fatta dalla Chiesa romana attraverso Ventini e Borromini) nascerà il barocco.
In entranti i casi, come vedremo, si tratta dl scelte laceranti. Nel '600, in Europa, è dominante la tradizione locale tardo-gotica. che nulla ha da spartire col linguaggio classico. Il classicismo è tuttavia lo strumento perfetto per le esigenze di grande scala architettonica e territoriale che hanno le grandi monarchie assolutiste. Il contrasto è risolto con una sommaria spartizione: nelle gridi capitali, oggetto preferito dei grandi interventi statali, trionferà il classici-smo, mentre la tradizione tardo-gotica proseguirà in provincia. Prima fonte di ispirazione del classicismo sono le esperienze italiane del '500 (principalmente Palladio). Lo scopo è quello di definire gli elementi invariati del linguaggio classico, per applicarli alla grande scala. n successo è talmente consi-derevole che nel '700 si verrà configurando una sorta di stile internazionale dell'edilizia rappresentativa di tutte le corti europee.
Come nasce il termine barocco non è certo. Gli aggettivi francese baroque, spagnolo barrueco, portoghese barroco, indicano una perla irregolare (detta in italiano scaramazza), ma, in campo artistico, il termine compare alla fine del '700, usato dal celebre critico italiano Francesco Milizia in senso negativo, per significare irregolare, bizzarro, innaturale, non chiaro, che confonde il vero con il falso. Ripreso, con eguale senso, nella letteratura artistica internazionale, solo verso la fine dell'800), il termine barocco muta l'accezione negativa del suo significato ed oggi serve egregiamente a definire le interessanti trasformazioni stilistiche italiane del tardo '500.

Il trattamento di dinamicizzazione idealmente riservato ad un cubo sulle diverse facce aiuta a comprendere il senso della ricerca formale della spazialità barocca.

Santa Susanna a Roma (1603) di Carlo Maderno.
Santa Maria della Pace a Roma (1656) di Pietro da Cortona.

BERNINI

Anche se svariati segnali di transizione dal manierismo sono presenti in varie realtà regionali italiane, il pieno barocco è fondamentalmente romano, contraddistinto dalle due antitetiche personalità ed esperienze di Bernini e Borromini.
II grande barocco romano nasce con gli incarichi affidati da Urbano VII, all'artista napoletano Gian Lorenzo Bernini (1598-1680), già famoso scultore, che può tentare l'esperimento (che già fu di Michelangelo) di trasferire nell'architettura la dinamicità delle sue sculture. In San Pietro (1667) Bernini rimodella la facciata del Maderno e crea un gigantesco sagrato racchiuso da un possente colonnato. La riuscita è straordinaria, sia dal punto di vista urbanistico (pone infatti un sapiente stacco fra città laica e città sacra), che da quello architettonico (dà un immenso spazio alle masse dei fedeli includendoli simbolicamente in un ecumenico e scenografico abbraccio). Lo stile berniniano è scenografico, forte di una distesa unità che va ben oltre il manierismo.
Palazzo Barberini a Roma (1633) di Gian Lorenzo Bernini.
Palazzo Montecitorio a Roma (1653) di Gian Lorenzo Bernini.
Sant'Andrea al Quirinale a Roma (1670) di Gian Lorenzo Bernini.
Scala Regia a Roma (1666) di Gian Lorenzo Bernini.
Colonnato di Piazza San Pietro a Roma (1667) di Gian Lorenzo Bernini. 
 

BORROMINI
 
Agli antipodi del barocco berniniano. a Roma un altro barocco, contraddistinto dalla tensione, dalla sperimentazione, dall'eversione, quasi dal tormento della forma E questo il barocco borrominiano. Nato dall'evoluzione ideale e professionale di uno straordinario artista, forgiatosi letteralmente dalla gavetta, prima lavorante, poi assistente infine rivale di Bernini.
Si tratta del tagliapietre svizzero Francesco Castelli, detto Borromini (1599-1667) che progetta. nel 1634, la chiesa dl S. Carlino alle Quattro fontane. E un'opera antiscenografica straordinariamente nuova. che possiamo definire organicamente strutturista, derivata da un tipo di ricerca simile alle sperimentazioni dei costruttori gotici, ma approdata a ben diversi risultati.


S. Carlino alle Quattro fontane a Roma (1634) di Borromini. Prospetto e Cupola (interno).

S. Ivo alla Sapienza a Roma (1650) di Borromini. Lanterna e Prospetto.

GUARINI

Il prestigio conquistato dalla cultura romana con Bernini e Borromini contribuisce ad una rapida e vasta diffusione del nuovo stile in Italia (e quindi in Europa e in America Latina).
È però solo a Torino che si hanno risultati nuovi ed interessanti dell'architettura barocca. Sotto Carlo Emanuele II e Vittorio Amedeo la città, divenuta capitale del regno dei Savoia (1564), è interessata da una profonda trasformazione urbana, su cui si inserisce l'esperienza architettonica (maturata a Roma) del modenese frate teatino Guarino Guarini (1624-83), valente filosofo e matematico. Nella Cappella della Sindone (1668) la lezione borrominiana risulta pienamente appresa nella straordinaria cupola, la cui originalissima forma deriva da un complesso studio strutturale sulla geometria delle volte a nastro e degli archi tridimensionali (diagonali ed inclinati). Con Guarini il pieno barocco inizia una parabola discendente che lo porterà alla morte. Lascia in eredità una specialissima mescolanza di compiutezza ed inquietudine, su cui dovrà fare chiarezza il nuovo che avanza sotto forma della filosofia del secolo dei lumi.

Cappella della Sacra Sindone a Torino (1668) di Guarino Guarini. Cupola (interno ed esterno).

San Lorenzo a Torino (1680) di Guarino Guarini. Cupola (interno ed esterno).

Castello di Fontainebleau (1528).

IL SUPERAMENTO DEL GOTICO IN EUROPA

La situazione europea alla vigilia di quella che sarà la prima grande rivoluzione industriale appare, dal punto di vista architettonico, estremamente variegata. Il Cinquecento aveva segnato l'affermazione dei modelli italiani rinascimentali (o più propriamente manieristi) e questi, confrontatisi con le diverse realtà nazionali, avevano dato luogo a una serie di risposte differenziate, ora di rifiuto, ora di commistione, ora di imitazione. Un comune denominatore può però essere individuato: in tutti i casi l'esperienza architettonica porta al definitivo superamento del gotico. Ciò accade anche per quelle variabili evolutive che avevano portato ad una sua più prolungata sopravvivenza, si pensi, ad esempio, al perpendicular style inglese (supportato dall'orgoglioso nazionalismo, provocato dallo scontro religioso contro Roma, e conseguentemente contro il barocco, innescato dalla Riforma di Enrico VIII).


La Vecchia Cancelleria di Bruges (1535).
The Wollaton Hall di Londra (1588).
L'Escorial di Madrid (1584).
Castello di Chenonceaux, Loira (1523).
Castello di Chambord, Loira (1519).
Castello di Azay-le-Rideau, Loira (1527).
Castello di Blois, Loira (1515).

Place Royale a Parigi (1605).
IL CLASSICISMO
 
Con il Seicento, la storia architettonica segnala la grande evoluzione, ma sarebbe più giusto definirla rivoluzione, del barocco italiano, di cui abbiamo già parlato. Ma, a differenza del rinascimento, ben diversa è questa volta la risposta alla nuova proposta che parte dall'Italia. Tipica, a tale proposito, è la reazione francese. Se i modelli rinascimentali italiani erano stati accettati nel secolo precedente (si pensi ai Castelli della Loira e al Castello di Fontainebleau dove si trasferisce un'intera colonia artistica italiana), nel Seicento questo exploit non si ripete. Si verifica, anzi, una reazione di contrapposizione al barocco italiano, che culmina nel rifiuto di Luigi XIV, re di Francia, della proposta di Bernini, il grande maestro barocco, per il completamento del Louvre.
Contemporaneamente, si manifesta in Francia una reinterpretazione dei modelli manieristi che, coniugati adesso colle esigenze di rappresentanza delle grandi corti europee, danno vita ad uno stile dai tratti originali, che si è soliti definire classicismo.

Place Royale a Parigi (1605).
Place Dauphine a Parigi (1607).
Cappella della Sorbona a Parigi (1629) di Lemercier.
Place des Victoires a Parigi (1686) di Hardouin-Mansart.
Place Vendome a Parigi (1698) di Hardouin-Mansart.
 
Reggia di Versailles (1698) di Hardouin-Mansart
 
Dome des Invalides a Parigi (1707) di Hardouin-Mansart.

Trinity College a Cambridge (1684) di Wren.      

Le risposte che le nazioni europee danno alla contrapposizione tra barocco-italiano e classicismo-francese trovano, ancora una volta, risposte molto diffe-renziate.
Si potrebbe, quindi, parlare del prevalere delle tendenze nazionali, se non fosse che, il sistema generale della formazione professionale degli architetti del secondo Seicento, è ormai un meccanismo che non conosce frontiere. Lo possiamo dire, sinteticamente, accademico (da Accademia), ricordando che queste istituzioni, volte ad un controllo qualitativo generale della produzione ar-chitettonica, sono poste, spesso, sotto la protezione-controllo degli stessi sovrani. Risulta, quindi, difficile ipotizzare che si possa prescindere da una omogeneizza-zione architettonica, che diventa talvolta una vera e propria omologazione, da cui si salvano solo le personalità più forti, che, però, non a caso, sono quelle che fanno tendenza.
Col passare degli anni, si comincia a registrare una comune tendenza di tutta l'architettura europea, che finisce per segnare un nuovo spartiacque stilistico: la componente spazio-strutturale perde progressivamente interesse, in favore della componente decorativa. Questa nuova tendenza tardo-barocca, anche se diversa-mente interpretata dalle varie scuole, finisce per risultare, inevitabilmente, unifi-cante. Possiamo così parlare, a cavallo tra Seicento e Settecento, di una tendenza rococò (termine derivato un po' scherzosamente dal francese rocaille, che pos-siamo tradurre, non senza grande approssimazione, roccia artificiale). Si tratta di un progressivo e massiccio scivolamento lungo una via destinata, però, ad esaurirsi rapidamente e che chiude, definitivamente, l'esperienza tardo-barocca.

      

Cattedrale di San Paolo a Londra (1711) di Wren.
San Carlo a Vienna (1715) di Fischer von Erlach.
Palazzo Episcopale a Wurzburg (1744) di Neumann.
Castello del Belvedere a Vienna (1722) di von Hildebrandt.
Basilica di Superga a Torino (1718) di Juvarra.

La situazione italiana, quella a cui rivolgiamo, come è ovvio, la nostra maggiore attenzione, è contrassegnata da una evoluzione elegante del barocco. Favorito dal fatto di essere stato assunto quasi come stile ufficiale dalla chiesa, il barocco, anche grazie alle sue varianti tardo-barocche mature, si estende con generalità a tutta la penisola. È alla corte sabauda, tuttavia, sotto Vittorio Amedeo II di Savoia, che si registrano i risultati più significativi. A contrassegnarli è la personalità più interessante di questo periodo, lo scenografo ed architetto messinese Filippo Juvarra (1678-1736), successore del grande Guarini, artista anch'esso di dimensione europea.


Palazzo Madama a Torino (1721) di Juvarra.

Palazzina di caccia di Stupinigi a Torino (1729) di Juvarra

 La Reggia di Caserta (1774) di Vanvitelli

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