L’AGGREGAZIONE DEGLI AMBIENTI ARCHITETTONICI
Generalmente, gli ambienti architettonici, non vanno considerati indipendenti uno dall’altro. Quando le attività risultano consequenziali od affini, assegnare, idealmente, a ciascuno di essi, un vano (tendenzialmente il più ampio), può risultare, addirittura, controproducente e scatenare reazioni fruizionalmente demotivanti.
E’ preferibile, affiancare o compenetrare porzioni di ambienti diversi, per limitare gli spostamenti necessari a raggiungerli, operare un corretto risparmio economico e creare una spazialità complessa e stimolante. Solo quando vorremo marcare la divisione tra gruppi di attività, od evitare interferenze negative (privacy, rumori, odori, ecc.), potremo senz’altro operare una perimetrazione più netta (recinzioni, barriere verdi, muretti, scarpate, dislivelli, setti, pareti, porte, ecc.).
I CARATTERI DISTRIBUTIVI DEGLI SPAZI ARCHITETTONICI
La sovrapposizione di porzioni di ambienti, introduce un altro aspetto chiave del funzionamento degli spazi architettonici, che va di pari passo con l’aspetto dimensionale: quello dei caratteri distributivi.
Una forma architettonica elementare, oltre a possedere la giusta scala, deve essere adeguatamente percorribile ed aggregabile.
Anche in questo caso, sono numerose le metodologie di approccio e le analogie utilizzate. Una, particolarmente suggestiva, che ci limitiamo ad enunciare sommariamente, segnala la similarità dei percorsi nell’organismo edilizio e territoriale, con l’apparato circolatorio del sangue che, attraverso vene, arterie e capillari, irrora i diversi organi.
Una metodologia sintetica ed efficace (derivata dalle teorizzazioni effettuate, negli anni cinquanta, dal grande architetto statunitense L. Kahn), consiste nel suddividere gli ambienti architettonici in tre sole tipologie: spazi asserventi, asserviti e misti (asserventi ed asserviti contemporaneamente).
Ci sembra, questo, un approccio efficace per la distribuzione, poiché ci permette un’ulteriore declinazione, nei due versanti della percorrenza (come ci si può muovere in maniera ottimale, all’interno dell’edificio) e dell’orientamento (come sono esposti gli ambienti, rispetto alle diverse visuali del contesto).
Una forma architettonica elementare, oltre a possedere la giusta scala, deve essere adeguatamente percorribile ed aggregabile.
Anche in questo caso, sono numerose le metodologie di approccio e le analogie utilizzate. Una, particolarmente suggestiva, che ci limitiamo ad enunciare sommariamente, segnala la similarità dei percorsi nell’organismo edilizio e territoriale, con l’apparato circolatorio del sangue che, attraverso vene, arterie e capillari, irrora i diversi organi.
Una metodologia sintetica ed efficace (derivata dalle teorizzazioni effettuate, negli anni cinquanta, dal grande architetto statunitense L. Kahn), consiste nel suddividere gli ambienti architettonici in tre sole tipologie: spazi asserventi, asserviti e misti (asserventi ed asserviti contemporaneamente).
Ci sembra, questo, un approccio efficace per la distribuzione, poiché ci permette un’ulteriore declinazione, nei due versanti della percorrenza (come ci si può muovere in maniera ottimale, all’interno dell’edificio) e dell’orientamento (come sono esposti gli ambienti, rispetto alle diverse visuali del contesto).
LO SCHEMA DISTRIBUTIVO
Lo scopo è quello di giungere ad un diagramma spaziale che risponda a precisi criteri di funzionalità.
Si può tracciare lo schema distributivo, con le seguenti modalità:
• i percorsi devono essere schematizzati, come una ramificazione di linee continue, colorate con una simbologia propria degli spazi asserventi;
• ogni ramo deve raggiungere un ambiente, che si contrassegna con la forma-dimensione ed il colore simbolici, propri degli spazi asserviti;
• gli ambienti che risultano attraversati da un percorso, si contrassegnano con la forma ed il colore simbolici propri degli spazi misti.
Si può tracciare lo schema distributivo, con le seguenti modalità:
• i percorsi devono essere schematizzati, come una ramificazione di linee continue, colorate con una simbologia propria degli spazi asserventi;
• ogni ramo deve raggiungere un ambiente, che si contrassegna con la forma-dimensione ed il colore simbolici, propri degli spazi asserviti;
• gli ambienti che risultano attraversati da un percorso, si contrassegnano con la forma ed il colore simbolici propri degli spazi misti.
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