venerdì 31 gennaio 2025

Corso di disegno e tecnologia: lezione 15 Strutture portanti



Struttura in elevazione.
STRUTTURE PORTANTI
Dopo le opere strutturali a contatto con il terreno, il secondo consistente intervento costruttivo è costituito dalle opere strutturali fuori terra. Le opere strutturali fuori terra risultano fortemente condizionanti per il progetto di massima, poiché investono le dimensioni ed il posizionamento degli elementi strutturali dell’edificio (muri, pilastri, travi, solai, coperture, ecc.).
Sono possibili diverse metodologie classificatorie:
  1. per forma, interessante poiché si connette all’aspetto spazio-formale;
  2. per materiale, interessante poiché si connette all’aspetto realizzativo;
  3. per comportamento statico, interessante poiché si connette al calcolo dimensionale.
Classificazione per forma
La classificazione per forma procede per sottocategorizzazioni:
  1. elementi:
    1. verticali;
    2. orizzontali;
    3. inclinati;
  2. tipologie:
    1. lineari;
    2. superficiali;
  3. direttrici:
    1. rettilinee (o piane);
    2. curve.
Abbiamo riassunto queste considerazioni in una tavola sinottica:



  

giovedì 30 gennaio 2025

Corso di disegno e tecnologia: lezione 14 Muri di sostegno e fondazioni


Passiamo, adesso, all'opera di protezione statica del terreno per antonomasia: il muro di sostegno.
Esistono diverse maniere per classificarli:
  1. in base al tipo di materiale che li costituisce;
  2. in base alla forma
  3. in base al comportamento statico.

In base al tipo di materiale impiegato possiamo avere:
  1. muri in pietra;
    1. pietrame a secco;
    2. pietra squadrata;
    3. a filaretto;
    4. opus incertum;
    5. a blocchi di tufo;
  2. muri misti in pietra e laterizio;
  3. muri misti in pietra e calcestruzzo;
  4. muri in calcestruzzo;
    1. calcestruzzo semplice;
    2. calcestruzzo armato;
    3. muri prefabbricati.
Pietrame a secco
Filaretto

Opus incertum
Blocco di tufo
Pietra e laterizio
Pietra e calcestruzzo
Calcestruzzo semplice

Calcestruzzo armato
CLASSIFICAZIONE DEI MURI DI SOSTEGNO PER FORMA
Un’altra metodologia di classificazione dei muri di sostegno è quella basata sulla forma della sezione del muro.
Individuiamo allora:
  1. muri a sezione rettangolare;
  2. muri a sezione trapezia;
  3. muri a T rovescia;
  4. muri a L;
  5. muri a suola multipla;
  6. muri con scarpa inclinata;
  7. muri con contrafforti;
  8. muri con suola a dente;
  9. muri a gradoni.

Classificazione dei muri per forma.
Programma informatizzato per muro di sostegno.
CLASSIFICAZIONE DEI MURI DI SOSTEGNO PER COMPORTAMENTO STATICO
E, infine, possiamo classificare i muri di sostegno secondo il loro comportamento statico
Individuiamo, allora:
  1. muri a gravità;
  2. muri elastici.
Tipologie di muri di sostegno in base al diverso comportamento statico.



Interventi sul terreno.

SCELTA DELLE FONDAZIONI E LE OPERE A CONTATTO CON IL TERRENO
Di fronte ad una offerta tipologica così vasta, per forma, materiale e comportamento statico, appare frequente, nell’allievo, una certa confusione o, quanto meno, una grande incertezza nella scelta da compiere.
Non potendosi, per ovvie ragioni, dare un consiglio univoco, abbiamo provato a creare un percorso di riflessione guidato, attraverso le cui tappe, farlo transitare, offrendogli, ad ogni snodo, una serie di opzioni.
Abbiamo, quindi, creato due diagrammi di flusso:
1. OPERE DI SOSTEGNO
2. OPERE DI FONDAZIONE
Le variabili sono molteplici, le opzioni altrettante. Nelle zone di incerta valutazione, si potrà utilizzare un metodo di scelta analogica, rispetto a quelle che sono state le soluzioni che hanno avuto migliore efficacia, in passato, in zone similari.
Nei terreni, l’esperienza consolidata vale moltissimo, quanto è più di ogni teoria.
 
CASO ESEMPLIFICATIVO
Ci troviamo in una situazione di altimetria del terreno in lieve acclività.
Il tipo di intervento necessario supponiamo che sia misto con scavo e riporto.
Questo intervento porta a tre sottocasi:
  1. spianamento (che non richiede nessuna opera di protezione definitiva),
  2. scarpata a valle (che supponiamo di media entità, ma con una scadente meccanica del terreno, ciò porterà a scegliere un muro di sostegno a gravità),
  3. scarpata a monte (che supponiamo di grande entità e con una scadente meccanica del terreno, ciò porterà alla realizzazione di un muro di sostegno elastico, con l’uso di opere di protezione provvisorie, durante la sua realizzazione).


CASO ESEMPLIFICATIVO
Supponiamo di dover realizzare la fondazione di un edificio con struttura portante puntiforme.
Dovrà essere usata una fondazione discontinua.
Supponiamo che l’entità dei carichi sia media.
Supponiamo inoltre che la qualità meccanica del terreno sia media.


La fondazione più indicata è il plinto armato.

mercoledì 29 gennaio 2025

Corso di disegno e tecnologia: lezione 13 Fondazioni

Armature di fondazioni.

La vastità della problematica affrontata è stata, nel corso dei millenni, risolta con una risposta tipologica ampia ed articolata.
Abbiamo provato a creare un quadro sinottico delle costruzioni a contatto con il terreno. Successivamente passeremo in rassegna le tipologie più utilizzate.


Cordolo.
LA SCELTA DELLA FONDAZIONE
La scelta di una fondazione è legata, a tre parametri essenziali:
  1. la forma del carico da sopportare (puntiforme, lineare, superficiale);
  2. l’entità del carico da sopportare (piccola, media, alta);
la capacità portante del terreno (scarsa, normale, buona, ottima).

CORDOLO
Quando la portanza del terreno è normale, la fondazione può essere a diretto contatto con il terreno.
Se l’entità dei carichi e la dimensione dell’edificio non è eccessiva, possiamo ricorrere a fondazioni di calcestruzzo non armato.
Se la struttura portante dell’edificio è a muri portanti, cioè lineare, si deve fare riferimento a una fondazione continua.
La più semplice delle fondazioni continue è il cordolo, che può essere semplice o a risega.
Cordoli di fondazione in calcestruzzo non armato, semplice e a risega. Si tratta della più semplice tipologia di fondazione continua. È adatta per piccoli edifici e terreni con discreta capacità portante.

FONDAZIONE DISCONTINUA

Se la struttura portante dell’edificio è a pilastri, cioè puntiforme, si deve fare riferimento ad una fondazione discontinua (o isolata).
PLINTO NON ARMATO
La più semplice delle fondazioni discontinue è il plinto non armato (inerte)

Cordolo armato.
CORDOLO ARMATO SAGOMATO
Quando l’entità dei carichi dell’edificio cresce, nelle fondazioni, occorre passare all’uso del cemento armato.
Se il carico è lineare, ma ingente occorre utilizzare una fondazione continua armata.
La tipologia più semplice, in questo caso, è quella del cordolo armato.

Fondazione a trave rovescia armata.
TRAVE ROVESCIA ARMATA
Se l’utilità dei carichi del muro portante è molto elevata, oppure ci troviamo di fronte ad un terreno con bassa portanza e carichi puntiformi elevati, si può ricorre ad una trave rovescia armata.
ARCO ROVESCIO
E’ questa la risposta moderna (posteriore alla scoperta del cemento armato) di una soluzione antica, quella della fondazione ad arco rovescio.
FONDAZIONE DISCONTINUA ARMATA
In caso di carico puntiforme, ma ingente, possiamo ricorrere ad una fondazione discontinua armata.
PLINTO
La tipologia fondamentale, che è anche, in assoluto, la più utilizzata, è quella del plinto.
Ne esistono di diverse categorie:
  1. plinto basso;
  2. plinto alto;
  3. plinto nervato;
  4. plinto zoppo;
  5. plinto a tappo.
L’unione di più plinti crea una fondazione a zattera.
PLATEA
Quando le condizioni statiche del terreno sono molto modeste, si ricorre ad una grande soletta di fondazione: la platea.
Esistono due diverse tipologie di platee, in base al criterio di armatura:
  • platea priva di alleggerimenti;
  • platea nervata.
FONDAZIONI INDIRETTE
Quando le cattive caratteristiche statiche del terreno non permettono l’utilizzo di fondazioni dirette, occorre procedere, tramite pali, a fondazioni indirette.
PALI
Le fondazioni indirette sono costituite da pali, che possono essere realizzati con due diverse metodologie:
palo battuto
  1. in legno;
  2. in acciaio;
  3. in cemento armato;
palo trivellato;
  1. palo Franki;
  2. palo Simplex;
  3. palo Benato;
  4. palo alla bentonite.
PLINTO SU PALI
Se la capacità portante di un solo palo non è sufficiente, le teste di più pali debbono essere unite con una soletta, che funge, praticamente, da plinto su pali.
Le tipologie di collegamento più usate sono:
  1. due pali;
  2. tre pali;
  3. quattro pali.

 

martedì 28 gennaio 2025

Corso di disegno e tecnologia: lezione 12 Sistemazione dell'area di intervento

Fondazione.

Dopo avere trattato le problematiche inerenti al terreno, passiamo, adesso, alle costruzioni vere e proprie.
La prima categoria di costruzioni che viene effettuata, è quella relativa ai manufatti che sono a contatto col terreno, in maniera parziale o totale.
Si tratta di una categoria ampia e complessa nell’esecuzione.
Ricordiamo che, la figura professionale del geometra, è abilitata solo per la progettazione e l’esecuzione di interventi di modesta entità. Ogni qual volta la complessità del calcolo è consistente, la competenza passa, obbligatoriamente, alla figura professionale dell’ingegnere strutturista.
Organizzare uno spazio aperto, dimensionalmente medio-grande, secondo zone funzionali, è un’operazione che va attentamente valutata, poiché implica, nel bene e nel male, un forte impatto sul terreno e serie conseguenze sul territorio circostante.
Il dato territoriale, se viene percepito come un limite al desiderio di realizzazione, assume solo valenze negative a cui si controbatte con interventi modificativi drastici. La consuetudine di creare vasti spianamenti artificiali, su cui edificare nuove costruzioni, con conseguenti sbancamenti, audaci edificazioni di muri di contenimento, movimentazioni di terra spropositate per l’entità dell’intervento, sono la risposta corrente all’incapacità di operare secondo il senso vero della natura. Percepite ad una distanza di qualche centinaio di metri, esse appaiono in tutta la loro improvvida crudezza, come cicatrici insanabili del territorio.
La movimentazione e la necessità di trasferire i carichi dell’edificio al terreno, devono essere compensate con opere di sostegno (muri e scarpate), di ripartizione (fondazioni) e di isolamento (drenaggi, vespai, intercapedini).
Si tratta di interventi indispensabili, complessi ed onerosi, che vanno tuttavia predisposti per tempo in base alle condizioni statiche del terreno e la cui insufficiente realizzazione, può portare a danni gravissimi e permanenti (cedimenti, crolli, infiltrazioni, insalubrità dell’edificio), pregiudicando a volte la funzionalità o addirittura l’utilizzo dell’edificio stesso.
Questi interventi sono, anche, l’occasione per una riflessione sul ruolo del tecnico e sul senso che diamo alla sua bravura professionale.
Vi è un luogo comune da sfatare. Non è certo un bravo tecnico quello capace di costruire il muro di sostegno inutilmente più alto.
Di queste dimostrazioni di arroganza tecnica ne facciamo volentieri a meno. Sono solo la manifestazione di una carica di aggressività che segnala quanto pericolosamente abbia perduto il senso di un armonico rapporto con il dato territoriale.
Occorrerebbe che, come si diceva scherzosamente un tempo, vada un po’ a zappare la terra, non per una sorta di punizione corporea o di una retrocessione dello status sociale del suo livello lavorativo, ma per comprendere a fondo, dalla quotidianità del lavoro dell’agricoltore, il senso vero del terreno.
Viceversa, il tecnico più bravo è quello che, grazie ad un paziente lavoro di comprensione del territorio, sa adeguare il proprio intervento al dato contestuale, limitando al massimo le modifiche ed inserendosi con una naturalezza di tipo quasi mimetico.
E’, insomma, il tecnico che sa costruire il muro di sostegno più basso.
L’eredità territoriale, che abbiamo ricevuto, non è delle più felici da gestire. Deriva da un’epoca di abbandono delle zone agricole e boschive e da una cementificazione indiscriminata delle zone urbane.
A causa dei dissesti idrogeologici, le conseguenze che paghiamo, in danni milionari e vite umane, sono all’ordine del giorno.
Tuttavia, si è ancora lontani da una giusta ed equilibrata mentalità di attenzione alla gestione del territorio, che il nostro intervento può modificare in termini netti, talvolta, positivamente, più spesso, negativamente.
Quando modifichiamo l’assetto territoriale (specie con movimentazioni di terra e pavimentazioni), occorre sempre pensare che, l’antico equilibrio, è stato raggiunto in tempi assai lunghi (che possono essere, ora di decine di anni, ora, anche di centinaia di milioni di anni), grazie ad un mix fatto di caratteristiche geomorfologiche-vegetazionali, modellate da fattori naturali (vento, pioggia, gelo) ed attività operative (forestazione, agricoltura, pastorizia).
Quali conseguenze comporta modificarle?
Intervenire, responsabilmente, sul terreno, vuol dire saper usare il dato contestuale come valore aggiunto del progetto, che va tutelato e messo a frutto, conferendogli maggior efficacia espressiva e durevolezza. Ogni modifica, perché abbia senso, deve, quindi, ricondursi ad un intervento che porti il terreno a raggiungere, in brevissimo tempo, un nuovo equilibrio permanente, ad una valenza più alta della precedente.
Quando parliamo di valore aggiunto territoriale, indichiamo alcuni precisi obiettivi progettuali generali:
1. L’utilizzo dello spazio verde deve portare considerevoli benefici fruizionali.
2. L’area verde, intesa come microspazio in sé, deve ricevere un incremento estetico.
3. La valenza paesaggistica dell’area verde deve risultare conforme al macrospazio ambientale che la circonda.
4. Il funzionamento idrogeologico dell’area verde deve essere perfetto in sé e non portare conseguenze negative in un contesto più ampio.


 
Bacino imbrifero.
LA GESTIONE DELL’AREA COME MINI BACINO IMBRIFERO 
DA VALORIZZARE VEGETAZIONALMENTE

Occorre dire, onestamente, che, nel perseguire il raggiungimento degli obiettivi generali propostici, siamo ancora distanti dall’aver messo a punto strategie, metodologie e procedure, certe e collaudate, da poterle presentare come indicazioni generali, da applicare in grande scala. 
Tuttavia, pur con tutte le precauzioni del caso, un metodo sembra aver dato risultati apprezzabili. Esso si basa su di un approccio di simulazione, per cui si deve considerare l’area di intervento, sotto il duplice aspetto di sistema naturalistico ed idraulico circoscritto, che va mantenuto in armonia con un sistema più ampio. 
Particolare attenzione va riservata alla zona nella sua complessità, come se si trattasse di un bacino imbrifero in miniatura, da valorizzare vegetazionalmente. 
Vanno, specialmente curati, gli aspetti seguenti:
1. Pendenze dei versanti.
2. Displuvi.
3. Compluvi.
4. Consolidamenti naturalistici delle scarpate.
5. Potenziamento delle capacità di assorbimento delle superfici (verdi o pavimentate).
6. Canalizzazioni.
7. Creazione di zone di raccolta e provvista idrica.
8. Rinaturalizzazione.
Queste raccomandazioni, diventano ancora più pressanti, quando gli interventi contengono, al proprio interno, aree di superficie maggiore di 500 mq, che si rendono, artificialmente, pianeggianti (parcheggi, campi da gioco, piscine, capanni).



Sistemazione di un appezzamento di territorio appenninico scosceso. Riportiamo il progetto dei terrazzamenti di adeguamento per un’area circostante un piccolo edificio rurale. Piante e sezioni.

lunedì 27 gennaio 2025

Corso di disegno e tecnologia: lezione 11 Interventi sul terreno

 

Preparazione del terreno da edificare tramite sbancamento.
La maggior parte dei processi edilizi, comporta un intervento consistente sul terreno. Quasi sempre si tratta di uno sbancamento con spianamento.
Esso si compone di due categorie fondamentali:
• lo scavo;
• il riporto.
L’intervento può consistere in una pura movimentazione, oppure può trattarsi di un intervento speciale, che richiede il supporto di operazioni di armatura, provvisorie o definitive.
Va, comunque, sempre ricordato che, nel caso gli interventi travalichino l’ordinaria amministrazione di una modesta e semplice movimentazione, la materia non è più di competenza del geometra, ma la figura professionale abilitata è quella del geotecnico.
Per quanto concerne il progetto di massima le opere di scavo e di riporto sono basilari per l’aspetto definitivo che deve assumere il terreno.
In particolare, negli elaborati grafici sarà riportata la nuova altimetria del territorio:
• nuove curve di livello;
• tracciamento delle reti;
• ingombro generale delle fondazioni.


Spianamento di superficie di terreno a curve di livello con sterri e riporti.Su un tracciato altimetrico a curve di livello si deve operare uno spianamento di forma rettangolare ABCD. La quota del punto A è pari a 300 m.s.l.m.. Si richiede una pendenza del 2% lungo il lato AB e del 4% lungo il lato BC. La zona SE-SO risulta a riporto; la zona NE risulta a scavo.

Lo scavo a sezione obbligata può essere, se di piccola entità, a mano, altrimenti viene effettuato a macchina.
 Nel tracciamento dello scavo di fondazione occorre procedere in sezione obbligata. Quando lo spazio di cantiere lo permette, si può procedere con uno scavo a macchina, altrimenti, per piccoli scavi, si può procedere con uno scavo a mano.
Il pericolo di franamento del terreno, attraverso lo smottamento dei lati della trincea, richiede, quasi sempre, l’aiuto di armature provvisorie dette sbadacchiature.
Nella trincea dello scavo, l’eventuale presenza d’acqua, può essere risolta con aggottamento tramite pompa.
Sbadacchiatura (armatura provvisoria di legno) per evitare smottamenti (cioè franature del terreno laterale dentro il solco scavato) e aggottamento (rimozione dell’acqua dallo scavo) tramite pompa.

Motopompa in aggottamento.
Nel caso in cui le condizioni del terreno risultino particolarmente scadenti, si possono operare interventi di miglioramento. 
La presenza eccessiva d’acqua può essere combattuta con la creazione di pozzi di drenaggio.
Il consolidamento del terreno in profondità può avvenire tramite una compattazione con intasamento vibrato.
Oppure si può procedere ad un costipamento del terreno, tramite la realizzazione di un reticolo di micropali gettati in opera. Infine, qualora la presenza d’acqua risultasse disturbante per lo scavo, e ci trovassimo nella impossibilità di erigere opportuni sostegni per evitare smottamenti, si può fare ricorso al congelamento del terreno, tramite tubi infissi in cui è immesso azoto liquido.
Aggottamento tramite pozzi drenanti.
Compattazione mediante intasamento vibrato.
Sostegno della zona di scavo con congelamento




Ingegneria naturalistica.
In questi ultimi tempi, va maturando una nuova sensibilità verso la problematica di una corretta gestione dei movimenti delle terre.La risistemazione delle scarpate, la messa in sicurezza di cave esaurite, la necessità di operare un recupero visivo attraverso la rinaturalizzazione, ha sviluppato una vera e propria disciplina: l’ingegneria naturalistica.
Esempio di intervento di ingegneria naturalistica.



Cava.


In virtù di una normativa sempre più stringente, sono partiti molti interventi di messa in sicurezza di cave.


Pianta, sezione e rendering della messa in sicurezza di un fronte di cava.

domenica 26 gennaio 2025

Corso di disegno e tecnologia: lezione 10 Analisi del terreno di edificazione

 


Stratigrafia del terreno.
La comprensione del tipo di terreno, su cui sorgerà l’edificio è la prima operazione di ogni futura edificazione.
Il geologo, è l’esperto che deve essere consultato, per avere risposte precise su questa tematica.
Possiamo, schematicamente, immaginare il terreno formato da una serie di strati sovrapposti di materiali diversi.
La comprensione della stratigrafia di un terreno è importante, per le future opere di movimentazione e fondazione.
Se gli strati del terreno presentano analoga datazione e sono tra loro paralleli, ci troviamo nel caso, raro e favorevole, di una concordanza di stratificazione.
Se, invece, sono individuabili due stratificazioni, una antica (più profonda) ed una più recente (più superficiale), separate da una lacuna stratigrafica ci troviamo nel caso di una discordanza di stratificazione, che può risultare, a sua volta, semplice (se tutti gli strati antichi e recenti sono paralleli) o angolare (se gli strati antichi e recenti non sono paralleli).


Esempio di discordanza di stratificazione.
A – Stratificazione recente. B – Stratificazione antica.
C – Lacuna stratigrafica (separazione tra la vecchia e la nuova stratigrafia).
D – Humus. E – Discordanza di stratificazione semplice (gli strati vecchi e quelli nuovi sono paralleli).
F – Discordanza di stratigrafia angolare (gli strati vecchi e quelli nuovi non sono paralleli.
G – Banco (strato assai spesso). H – Potenza di strato.
 I – Assenza di parallelismo.

L – Parallelismo. M – Potenza di banco.
Indagini geognostiche

RELAZIONE GEOLOGICA E GEOTECNICA

Le caratteristiche di un terreno vengono messe in luce dalle indagini geotecniche. Esse sono finalizzate a raccogliere i dati utili, ai fini del progetto, per verificare la compatibilità tra l’opera ed il terreno.

Rispetto ai livelli progettuali possiamo distinguere:
1. progetto di massima: una raccolta di dati generali noti;
2. progetto esecutivo: un’indagine geotecnica approfondita.
Esistono due tipologie di relazioni, relative alle indagini geotecniche:
1. la relazione geologica, che esamina l’equilibrio idrogeologico di un’area più vasta di quella oggetto dell’intervento (situazione geologica del territorio, rischi di frane, rischi sismici, ecc.);
2. la relazione geotecnica, che individua le caratteristiche meccaniche del terreno oggetto dell’intervento.
Mentre la relazione geotecnica è sempre richiesta (D.M. LL.PP. 11/3/88), quella geologica può non esserlo.
La relazione geotecnica viene realizzata con una indagine geognostica condotta in situ (cioè sul posto), su una porzione di sottosuolo di dimensione adeguata. Le finalità di un tale studio, relativamente alle opere di fondazione e sostegno, sono:
1. dimostrare la fattibilità dell’opera;
2. prevederne i costi;
3. verificare la validità del procedimento costruttivo;
4. prevedere gli effetti dell’opera sulla zona circostante.
Gli obiettivi di una indagine geotecnica possono essere, fondamentalmente, di tre tipi:
1. ottenere un profilo stratigrafico;
2. indagare le proprietà fisico-meccaniche del terreno;
3. rilevare l’eventuale presenza di una falda.
Simbologie più usate per i diversi litotipi.
Ampiezza dell’indagine geognostica. In base al tipo di intervento previsto varia il volume di sottosuolo oggetto dell’indagine.
Localizzazione dei saggi da effettuare nel terreno. Data un’area di indagine di forma rettangolare di dimensioni(a) x (b), se il terreno è omogeneo, ci si può limitare ai punti 1, 2, 3, 4, 5; se, viceversa, il terreno è eterogeneo, occorre estendere la ricerca anche ai punti 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13.
Sezione stratigrafica.
LEGENDA (da sinistra verso destra)
1. metri progressivi;2. profondità a cui si trovano i diversi strati;3. spessore del banco litologico;
4. acqua;5. simbologia litologica;6. descrizione litologica.
Trincea drenante.

  MEZZI UTILIZZATI NELLE INDAGINI


I mezzi utilizzati nelle indagini geotecniche sono numerosi, a seconda della tipologia del terreno: li abbiamo riepilogati nella tavola sinottica successiva.




Classificazione terreni.

TIPOLOGIE DEI TERRENI
Sono molti i parametri che contribuiscono a comprendere di fronte a quale tipo di terreno ci troviamo, ma, per la libera professione del geometra, è sufficiente una conoscenza generale, in quanto lo studio specifico dell’argomento è riservato, come già accenato in precedenza, ad una figura professionale specifica: quella del geologo.
A scopo esemplificativo, riportiamo, schematicamente, le grandi divisioni granulometriche tra rocce lapidee e rocce sciolte (i terreni propriamente detti), classificate in base alla granulometria dei propri componenti (diametro in mm. del foro del vaglio attraverso il quale passa il materiale).
Vengono quindi analizzati, a scopo puramente indicativo, altri importanti parametri, quali:
• il peso specifico (espresso in kN/m3);
• l’angolo d’attrito (espresso in °);
• la coesione interna (quando è presente, espressa in N/m2);
• la capacità portante (espressa in N/cm2).
Alcuni di questi parametri saranno ripresi nella disciplina Costruzioni, per il calcolo di alcuni importanti elementi strutturali, quali le fondazioni, i muri di sostegno, le opere idrauliche, ecc.