martedì 10 gennaio 2023

Corso di urbanistica: lezione 9 Gestire la città

Gestire la città
Ed infine, a chiudere il ciclo, non si può tacere la gestione quotidiana della macchina città, che tante risorse inghiotte.
La città è un meccanismo complesso, delicato, costoso, che inghiotte più della metà delle risorse dell’intero genere umano, ma di cui non possiamo fare a meno.
Si può fare meglio, si deve fare meglio.
Negli ultimi anni, un prezioso aiuto in tal senso è venuto dall’informatica. La città si regge su una impressionante mole di dati che, se non vengono organizzati in database efficienti, provocano uno spreco di risorse considerevole, fino a portare, tendenzialmente, al collasso.
Come diceva, la voce fuori campo, nell’esordio di un celebre film degli anni sessanta “Sono le sette, sveglia New York. C’è una città da mandare avanti”.

Streetscape secondo la lezione del new urbanism.
Verso un’urbanistica per tutti: la lezione del new urbanism
La somma delle esperienze di questo secolo, porta ad individuare una serie di indicazioni per chi, oggi, si appresti alla complessa opera di una nuova progettazione urbanistica.
Possiamo trarre sufficienti insegnamenti dalla lezione che, oggi, ci viene dagli Stati Uniti (si è soliti indicarla con il termine di new urbanism) e dall’Inghilterra (si è soliti chiamarla neotradizionalismo).
 
Modelli urbanistici di fondo
I punti relativi ai modelli urbanistici di fondo da cui possiamo partire sono:
recupero della valenza architettonico-urbana degli edifici pubblici, inseriti, monumentalmente, e simbolicamente, in studiati contesti viari e di piazza (recuperando l’insegnamento della urbanistica per elementi ottocentesca);
recupero della divisione del territorio in aree omogenee, ma implementandola, con una maggiore articolazione in parti ed una più marcata frammistione funzionale, in modo da evitare che, la monofunzionalità, riduca la vitalità ad un numero troppo circoscritto di ore  (recuperando, criticamente, l’insegnamento dello zoning razionalista novecentesco, per quanto concerne l’urbanistica per aree);
recupero della progettazione del quartiere, secondo un master plan armonico (che superi certe rigidezze e forzate ortogonalità dell’esperienza razionalista) ed una ampliata gamma tipologica residenziale, puntando su un curato landscaping, ma evitando ogni forzatura volta all’autosufficienza, per evitare una potenziale emarginazione, rispetto al sistema urbano complessivo (recupero critico del modello delle neighbourhoods units dell’urbanistica organica).
Modelli di funzionamento socioeconomico
Per quanto concerne il riferimento a modelli di funzionamento socioeconomico, vanno fatte alcune importanti precisazioni: 
recupero di un ruolo urbano paritetico dell’iniziativa privata in ogni progettazione urbanistica, fatto questo che condiziona ad una offerta edilizia veramente rispondente al mercato ed alle sue differenti articolazioni economiche (edifici di pregio, medio alti, medi, economici);
recupero dell’eterogeneità sociale delle unità di vicinato, per limitare i danni di un’emarginazione segregazionista in tutti i sensi (verso l’alto e verso il basso).

New Town Center secondo la lezione del new urbanism.
Modelli insediativi
Per quanto concerne il riferimento a modelli insediativi vanno fatte alcune importanti riflessioni:
favorire la frammistione tra zone occupazionali e residenziali, con la creazione delle infrastrutture necessarie alle attività produttive artigianali e piccolo industriali, per evitare il pendolarismo e favorire un diretto rapporto tra abitazione e posto di lavoro;
favorire l’urbanità delle aree dei nuovi insediamenti, mettendole a sistema con quelle centrali, grazie ad opportune infrastrutture viarie di collegamento ed all’inserimento di attrazioni di interesse generale per vasti bacini d’utenza (settori di uffici pubblici, centri commerciali, arene di spettacolo musicale, ecc.).
Modelli dei percorsi
Per quanto concerne il riferimento a modelli di percorsi, occorre  procedere tenedo conto di alcuni elementi di base quali:
favorire la centralità dei trasporti pubblici, creando corsie preferenziali;
recuperare, programmaticamente, la frammistione dei percorsi pedonali e automobilistici di distribuzione;
ridurre le percorrenze pedonali abitazione-centri di interesse pubblico in termini temporali accettabili (10 minuti).
consolidare l’importanza della strada e del marciapiede (superare l’antagonismo pedonale e veicolare), come elemento di richiamo, socializzazione e testimonianza di dinamicità del tessuto urbano;
favorire la sicurezza, la manutenzione e la pulizia delle strade, anche grazie alla naturale opera di controllo e rinnovamento esercitata, quotidianamente, dai negozianti.
Modelli di housing
Per quanto concerne i modelli di housing a cui fare riferimento occorre:
stabilire codici di controllo formale rigorosi per l’housing, che prevedano anche la collaborazione di specifiche parti dell’edificio alla creazione dell’immagine urbana complessiva della strada e del parco (marciapiedi, alberi, panchine, tettoie, déhors, aiuole, fronti stradali, verande, portici, garage, parcheggi, logge, negozi, luoghi di ritrovo);
favorire la piena sicurezza degli spazi verdi, contribuendo all’estensione temporale del loro uso, grazie ad un più accurato landscaping, che elimini le isole visive prive di controllo ed alla collocazione, al proprio interno, di nuove e differenziate attrezzature, capaci di attrarre differenti classi di età, nelle diverse ore del giorno e della sera.
Verso un existenzminimum urbano

Come si vede, si tratta di piccole proposte, oneste e praticabili, volte a recuperare, sia le teorie urbanistiche, sia le lamentele quotidiane di chi, nella città, ci vive 365 giorni all’anno e la conosce, forse, meglio dell’urbanista professionista che, a volte abbagliato dalla luce delle sue teorie, non sa più focalizzare l’exsistenzminimum urbano

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