venerdì 12 gennaio 2024

Corso di Architettura contemporanea: Lezione 14 IL MUSEO EBRAICO DI BERLINO





https://youtu.be/XjG_hEsPziw

Nel 1999 Libeskind inaugura a Berlino lo Jewish Museum, il museo ebraico. L'impressione che suscita l’opera e’ notevolissima. Folle enormi lo visitano e, come già era successo a Bilbao, ancora una volta l’edifico e’ ritenuto più importante degli oggetti esposti. Il carattere di novità della proposta e’ certamente assai alto, ma soprattutto e’ in antitesi rispetto alle scelte culturali berlinesi fino all’epoca effettuate, che miravano alla salvaguardia del tessuto storico urbano e delle tipologie edilizie tradizionali, affidando la realizzazione ad architetti postmodernisti o classicisti quali Ungers, Rossi, Gregotti, Krier, Grassi e Stirling.. Gehry si reca a Berlino ed esclama “Libeskind conosce veramente l'arte di costruire lo spazio”.. Tra l’altro “l’inesperto” professionista, che fino allora ha progettato moltissimo, ma ha al suo attivo solo poche opere realizzate, puo’ vantarsi di aver chiuso il difficile Jewish Museum con uno scarto di appena il 4% rispetto al budget prefissato. Libeskind usa un approccio decostruttivista: geometrie disarticolate, spazi frammentati, dettagli stridenti, materiali di produzione industriale. L’edificio, altamente retorico, si basa su direttrici che rievocano, non sempre in maniera evidente, temi, simboli, geografie e vicissitudini della comunità ebraica berlinese, prima dello sterminio nazista. Prevale il motivo di una linea a zig zag, quella degli ambienti espositivi intersecata da una linea rettilinea, un taglio longitudinale che scava la serpentina, creando alcune corti interne impraticabili che rappresentano, simbolicamente, lo spazio vuoto lasciato dall’Olocausto. Accanto sorge una struttura cava in cemento, la Torre dell’Olocausto, e un giardino artificiale, l’Hoffmann Garden, composto da 49 prismi inclinati in cemento, al cui interno sono rinchiusi altrettanti alberi. Il Jewish Museum appare come un edificio-fortezza entro cui si sviluppano percorsi continui, privi di soste, senza pausa, senza meta, cunicoli, quasi labirinti, spazi-corridoio per le esposizioni. Lo spazio è metafora dell'incedere del popolo ebraico. La "raum", cioè la stanza, il luogo dello stare e dell'esserci di Heidegger, non esiste più. Ha ceduto il posto al "mauer", cioè al muro, che delimita un percorso, una traiettoria, una condizione di nomadismo. Da un museo contenitore ad un museo itinerario metafora di una diaspora senza fine.

11 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 1

  

Vi racconto la Storia dell’Architettura 1 raccoglie in maniera divulgativa e narrativa le lezioni tenute nel corso di molti anni d’insegnamento superiore ed universitario e pubblicate nel blog HOMO LUDENS 
(https://nonmirompereitabu.blogspot.com/)
L’opera completa si compone di 3 volumi.

12 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 2


 
Vi racconto la Storia dell’Architettura 2. In questo secondo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione prebellica ed interbellica pubblicate nel blog  
HOMO LUDENS
(https://nonmirompereitabu.blogspot.com/)
L’opera completa si compone di 3 volumi.

13 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 3

 
Vi racconto la Storia dell’Architettura 3. In questo terzo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione postbellica pubblicate nel blog HOMO LUDENS 
(https://nonmirompereitabu.blogspot.com/)

 L’opera completa si compone di 3 volumi.

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