martedì 31 dicembre 2024

Fare città: Biennale Architettura 2025 – Venezia

 


🌍 Biennale Architettura 2025 – Venezia (10 maggio–23 novembre)

La Biennale Architettura 2025 apre le porte a una nuova visione del costruire: sostenibile, tecnologica, connessa ai bisogni reali delle città future. Tra i padiglioni più attesi, il Climate Tech Startup, che inaugura il 7 giugno, propone un percorso immersivo tra innovazione ambientale, urbanistica avanzata e sperimentazione sociale.

🏙️ Un padiglione per le città di domani

Il padiglione "Climate Tech Startup" ospiterà esposizioni interattive, workshop, installazioni e incontri con startup e ricercatori da tutto il mondo. Il focus è su soluzioni reali: energia rinnovabile, materiali rigenerativi, intelligenza artificiale applicata alla pianificazione urbana, e nuovi modelli di abitare collaborativo.

🌿 Tecnologia al servizio della sostenibilità

Non solo teoria: il padiglione sarà un laboratorio vivo. Ogni settimana si alterneranno dimostrazioni pratiche, esperienze immersive in realtà aumentata e tavole rotonde sull’impatto delle tecnologie verdi. L’obiettivo è creare un ponte tra progettisti, cittadini e imprese, verso una città più resiliente.

🔧 Workshop e incontri

Dal design biofilico alla sensoristica ambientale, dalla gestione smart dei rifiuti all'autocostruzione circolare, i workshop offriranno strumenti concreti per architetti, maker, urbanisti, ma anche per semplici appassionati. Saranno presenti startup emergenti, acceleratori internazionali, enti pubblici e fondazioni culturali.

📌 Perché visitare Climate Tech Startup?

  • 💡 Per scoprire soluzioni concrete al cambiamento climatico
  • 🧭 Per immaginare nuovi modelli di città intelligenti
  • 🔋 Per conoscere da vicino le startup che stanno cambiando il mondo
  • 🤝 Per partecipare a incontri e co-progettazioni dal vivo
  • 🎓 Per apprendere e ispirarsi grazie a workshop formativi

📅 Inaugurazione il 7 giugno

Un evento da non perdere per chi immagina un futuro sostenibile.

Scopri l’evento →

Fare città: Nuovi codici per lo spazio pubblico – Ibridazioni tra fisico e digitale

 

🌐 Nuovi codici per lo spazio pubblico – Ibridazioni tra fisico e digitale

Lo spazio pubblico sta vivendo una trasformazione profonda. Non è più solo un luogo fisico, ma una piattaforma ibrida che fonde interazioni sociali, tecnologie digitali, dati in tempo reale e ambienti reattivi. Le piazze, i parchi, le strade si dotano di layer sensibili: sensori, realtà aumentata, geolocalizzazione e intelligenza ambientale.

🧠 Verso ambienti cognitivi

I progetti urbani più innovativi non si limitano a disegnare superfici: progettano ecosistemi interattivi in grado di apprendere e reagire ai comportamenti umani. Lo spazio pubblico diventa un soggetto attivo: raccoglie dati, restituisce servizi, si riconfigura in tempo reale.

📲 Tecnologie emergenti nello spazio urbano

  • 🌐 Wi-Fi urbano intelligente e reti 5G per connettività continua
  • 📡 Sensoristica ambientale per qualità dell’aria, traffico, suono
  • 🕶️ Realtà aumentata per arricchire l’esperienza dello spazio fisico
  • 🧩 Interfacce digitali per interagire con l’ambiente urbano

🏙️ L’urbanistica post-pandemica

Dopo il Covid-19, cresce la richiesta di spazi pubblici flessibili, accessibili, multifunzionali. Si diffondono installazioni temporanee, arredi modulari, piazze trasformabili. Il concetto stesso di “public realm” si espande: il valore non è solo nella struttura, ma nella sua capacità di generare relazioni.

📌 Dal disegno allo scambio

  • 🛠️ L’urbanistica si ibrida con l’interaction design
  • 📶 Le città diventano piattaforme aperte, dove i cittadini partecipano in tempo reale
  • ♻️ Spazi adattabili ai bisogni emergenti: socialità, lavoro, cultura, emergenza
  • 🚶‍♂️ L’obiettivo: uno spazio pubblico inclusivo, accessibile, riconfigurabile

🌍 Esempi dal mondo

  • 🇪🇸 Barcellona: progetto Superblocks con sensori ambientali e spazi condivisi
  • 🇸🇪 Stoccolma: smart benches e arredo urbano interattivo
  • 🇸🇬 Singapore: urban analytics per gestire parchi intelligenti
  • 🇮🇹 Torino: Living Lab per la sperimentazione di soluzioni smart

🔗 Approfondimenti consigliati

✨ Conclusione

Lo spazio pubblico del futuro sarà sempre più ibrido: fisico e digitale, sociale e tecnologico.

Serve un nuovo alfabeto urbano per progettare ambienti che sappiano accogliere, connettere e trasformarsi con chi li vive.

Fare città: La città adattiva – Infrastrutture per il cambiamento climatico

 


🌍 La città adattiva – Infrastrutture per il cambiamento climatico


Il cambiamento climatico impone un ripensamento radicale dell’ambiente costruito. Le città non possono più essere statiche: devono adattarsi, assorbire, mutare. Nasce così il concetto di infrastrutture adattive, progettate per rispondere agli eventi estremi – ondate di calore, alluvioni, innalzamento dei mari – rendendo l’urbanistica un sistema flessibile e dinamico.

🌧️ Clima estremo: le città devono cambiare

L’impatto del clima sulle aree urbane è sempre più evidente: allagamenti improvvisi, isole di calore, scarsità d’acqua. La risposta è un’urbanistica resiliente, capace di integrare tecnologie, materiali intelligenti e nuove forme spaziali. Le città diventano sistemi viventi, in grado di adattarsi e rigenerarsi.

🏞️ Parchi allagabili e spazi reversibili

Le infrastrutture non sono più monofunzionali: un parcheggio può diventare bacino di accumulo, un parco può trasformarsi in zona di espansione per le acque. Le superfici permeabili tornano protagoniste, mentre tetti verdi e facciate multifunzionali aiutano a regolare temperatura, umidità e qualità dell’aria.

🧱 Nuovi materiali, nuove strategie

Le città adattive si costruiscono con materiali fotocatalitici, asfalti drenanti, pavimentazioni smart. La tecnologia incontra l’ecologia, con un’attenzione crescente al recupero dei suoli, al reinserimento del verde e alla coabitazione con l’acqua.

🔁 Resilienza come matrice progettuale

Il concetto di resilienza urbana non è più solo emergenziale, ma strutturale. Ogni edificio, strada o spazio pubblico dovrebbe essere pensato per assorbire e trasformare le crisi. Una vera rivoluzione del modo di pensare la città: da rigida a reattiva, da statica a adattiva.

📌 Perché è una sfida cruciale?

  • 🌡️ Crescita delle temperature urbane e isole di calore
  • 💧 Aumento di eventi metereologici estremi
  • 🏘️ Necessità di integrare funzione urbana e sicurezza climatica
  • 🌱 Urgenza di ripensare materiali e infrastrutture
  • 🌀 Dal concetto di prevenzione a quello di adattamento continuo

💡 Casi studio e buone pratiche

  • 🇩🇰 Copenhagen Cloudburst Plan: gestione delle acque piovane attraverso spazi urbani reversibili
  • 🇸🇬 Singapore Biophilic Urbanism: integrazione di verde e acqua in ogni piano urbanistico
  • 🇳🇱 Rotterdam Climate Initiative: quartieri galleggianti e bacini urbani multipli

lunedì 30 dicembre 2024

Fare città: In situ Fabricator – Il robot che costruisce in cantiere

 

🤖 In situ Fabricator – Il robot che costruisce in cantiere


Il progetto In situ Fabricator rappresenta un cambio di paradigma nell’edilizia moderna: robot mobili autonomi che costruiscono direttamente sul posto, senza necessità di prefabbricazione. Questi sistemi non si limitano a montare elementi: producono strutture in tempo reale, rispondendo a condizioni ambientali e spaziali con altissima precisione.

🏗️ Dal cantiere al laboratorio digitale

Con l’In situ Fabricator, il cantiere non è più solo un punto di assemblaggio. Diventa una vera e propria officina digitale in cui le istruzioni algoritmiche guidano un robot che costruisce secondo geometrie parametriche, adattandosi a variazioni nel suolo, inclinazioni o vincoli fisici. Il robot si muove e si riposiziona in autonomia, grazie a sensori e algoritmi di localizzazione.

🔧 Esempi reali di applicazione

Il progetto ha già dimostrato risultati concreti in diversi prototipi:

  • 🧱 Pareti ondulate in laterizio: il robot ha posato migliaia di mattoni seguendo una traiettoria curva con margine d’errore sotto i 2 mm.
  • ⛓️ Mesh Mould: una tecnica ibrida che unisce una griglia metallica sagomata dal robot con il getto diretto di calcestruzzo, senza cassaforma.
  • 🧩 Componenti complessi autoportanti: realizzati direttamente in loco, senza necessità di ponteggi o sostegni temporanei.

🌐 Costruzione parametrica e risposte in tempo reale

Il robot riceve un modello digitale parametrico e lo interpreta in tempo reale. Questo significa che può:

  • 📏 Adattare la geometria a ogni condizione del terreno
  • 🔄 Correggere l’allineamento durante il processo
  • 🎯 Minimizzare errori e rifacimenti manuali
L'intero processo diventa così flessibile e adattivo, superando i limiti rigidi della prefabbricazione.

📌 Perché In situ Fabricator è rivoluzionario?

  • 🦿 Automazione avanzata: il robot lavora senza assistenza continua
  • 🧠 Controllo intelligente: visione artificiale, feedback strutturale e adattamento in tempo reale
  • 📐 Design complesso: libera l’architettura da limiti geometrici
  • 🌍 Sostenibilità: meno trasporti, meno materiali sprecati
  • 🔧 Riduzione degli errori: posizionamento millimetrico costante

💡 Suggestioni operative – Come usarlo nel futuro prossimo?

In ambito urbano: facciate parametriche e installazioni leggere, montate direttamente tra edifici esistenti.
Nell’edilizia d’emergenza: produzione rapida di alloggi temporanei in contesti post-sisma o crisi umanitarie.
Nel restauro: interventi di consolidamento o rinforzo eseguiti dal robot in aree difficili da raggiungere manualmente.
Nelle scuole di architettura: piattaforma educativa per sperimentare algoritmi costruttivi generativi.

🚀 Visione futura

Costruire direttamente sul posto, con robot intelligenti e materiali ottimizzati, non è più fantascienza: è la nuova frontiera dell’architettura digitale.

domenica 29 dicembre 2024

Fare città: Stampa 3D in calcestruzzo – Libertà formale e sostenibilità


🏗️ Stampa 3D in calcestruzzo – Libertà formale e sostenibilità


La 3D concrete printing rappresenta una delle innovazioni più promettenti dell’edilizia contemporanea. Elimina la necessità di cassaforme tradizionali, riduce drasticamente gli scarti e consente una libertà formale impensabile con i metodi convenzionali. Grazie a calcestruzzi speciali arricchiti con nano-additivi (come nano-silice e argille nanotecnologiche), si ottengono strutture leggere, resistenti e ad alta efficienza ambientale.

🏡 Architetture complesse, tempi rapidissimi

Sono già stati realizzati edifici modulari, ponti e abitazioni complete in pochi giorni di lavoro. Il processo additivo consente l’estrusione di geometrie complesse – curve, vuoti, texture – direttamente dal modello digitale alla realtà, abbattendo la distanza tra progetto e costruzione. Il risultato? Meno costi, meno errori, più qualità.

🌱 Impatto ambientale ridotto

L’assenza di cassaforma e la possibilità di usare calcestruzzi a basso contenuto di clinker portano a un notevole abbattimento delle emissioni di CO₂. Le volumetrie possono essere ottimizzate per ridurre il consumo di materiale, mantenendo elevate prestazioni strutturali. È una svolta per l’edilizia sociale sostenibile.

🤖 Verso un’edilizia automatizzata

La stampa 3D si integra con tecnologie robotiche mobili, sistemi BIM e intelligenza artificiale per creare un cantiere digitalizzato e monitorabile in tempo reale. L’edificio stampato non è più solo un contenitore, ma un sistema intelligente progettato per essere costruito velocemente, con precisione e ridotto impatto umano.

📌 Perché la stampa 3D cambierà l’edilizia?

  • 🔁 Automatizza il processo costruttivo, riducendo tempi e costi
  • 🎯 Abbatte gli sprechi materiali grazie alla costruzione additiva
  • 📐 Consente libertà progettuale per architetture organiche e curve
  • 🌿 Migliora le performance ambientali rispetto al metodo tradizionale
  • 🏘️ È ideale per edilizia sociale e soluzioni abitative d’emergenza

📎 Vuoi approfondire?

La stampa 3D non è più una visione futuristica: è realtà nei cantieri di tutto il mondo.

Leggi l’approfondimento →

sabato 28 dicembre 2024

Fare città: Spazi pubblici multisensoriali e flessibili

 


🌳 Spazi pubblici multisensoriali e flessibili

I parchi e le piazze del futuro saranno intelligenti e adattivi. Panchine solari, illuminazione dinamica, Wi-Fi pervasivo e aree modulari per eventi renderanno lo spazio pubblico più utile e attrattivo.

Grazie a tecnologie multisensoriali (luce, suono, odori), l’esperienza urbana sarà più ricca e inclusiva. I sensori rileveranno la presenza di persone e regoleranno l’ambiente per migliorare comfort e sicurezza.

L’urbanistica si ispirerà alla natura, privilegiando spazi fluidi e accessibili, senza barriere. La città non sarà solo un luogo da attraversare, ma un ambiente da vivere, sentire, condividere.

🛠️ Elementi chiave degli spazi pubblici futuri

  • 🔆 Illuminazione smart adattiva al passaggio e all’orario
  • 🌿 Parchi sensoriali con piante aromatiche e percorsi tattili
  • 🔌 Panchine con ricarica USB e pannelli solari integrati
  • 🎤 Aree polifunzionali per eventi, sport, socialità e coworking

🎯 Obiettivi di progettazione urbana intelligente

  • ⚖️ Integrazione tra tecnologia e inclusività
  • 🎨 Spazi pubblici belli, modulari e partecipativi
  • 🧠 Stimolazione sensoriale per il benessere mentale
  • 🤝 Favorire l’interazione tra cittadini di ogni età

🌍 Perché è una trasformazione necessaria?

  • 🏞️ Lo spazio urbano influenza direttamente la salute psicofisica
  • 🎧 Un ambiente multisensoriale riduce stress e favorisce socialità
  • 📡 Le infrastrutture smart migliorano sicurezza e accessibilità
  • 🏛️ Le città diventano luoghi di apprendimento e creatività continua

🔗 Link e ispirazioni

🔮 Conclusione

La bellezza sarà una funzione civica essenziale. Gli spazi pubblici multisensoriali e adattivi rappresentano la nuova frontiera del vivere urbano.

Non solo luoghi da attraversare, ma esperienze che curano, connettono e ispirano.



venerdì 27 dicembre 2024

Fare città: Ecologie urbane circolari – Città come metabolismo chiuso

 


🔁 Ecologie urbane circolari – Città come metabolismo chiuso

Pensare la città come ecosistema chiuso è il cuore della nuova urban circularity. Materia, energia, acqua, rifiuti: tutto deve essere progettato in cicli rigenerativi.

L’economia circolare si traduce in architettura attraverso il riuso dei materiali, il disassemblaggio intelligente, la riduzione degli sprechi e il riciclo energetico.

Quartieri a rifiuti zero, edifici autosufficienti, food loops urbani e infrastrutture metaboliche stanno già emergendo in città sperimentali. L’obiettivo? Cambiare la logica lineare della produzione urbana per passare a un modello organico, in cui ogni scarto diventa risorsa.

🌀 Principi dell’urbanistica metabolica

  • 🔄 Ogni flusso urbano (rifiuti, acqua, energia) è parte di un ciclo
  • 🏘️ Quartieri autosufficienti e decentralizzati
  • 🍎 Food loops urbani: orti, compostaggio, distribuzione locale
  • ♻️ Architetture pensate per essere smontate e riutilizzate

🔧 Strategie progettuali circolari

  • 🌇 Design per la disassemblabilità e la modularità
  • 🔥 Recupero di calore e riciclo energetico degli scarti
  • 🌿 Integrazione tra edifici e infrastrutture verdi
  • 🚰 Sistemi idrici chiusi e riuso delle acque grigie

🏙️ Modelli ispiratori

  • 🇳🇱 Amsterdam – Circular City Roadmap e quartieri energeticamente autosufficienti
  • 🇸🇪 Stoccolma – Hammarby Sjöstad: un ecosistema urbano integrato
  • 🇨🇳 Shenzhen – Eco-quartieri progettati come circuiti chiusi
  • 🇮🇹 Milano – Nuove aree urbane integrate con reti verdi e cicli idrici

🔗 Approfondimenti consigliati

🌿 Conclusione

Le città non devono essere fabbriche di rifiuti, ma organismi viventi.

L’urbanistica del futuro progetta cicli chiusi, dove ogni elemento è parte di un ecosistema intelligente. Abitare in modo circolare significa generare valore, non spreco.

Fare città: La città senza traffico – Progettare la prossimità urbana

 

🚶‍♂️ La città senza traffico – Progettare la prossimità urbana

La mobilità urbana è al centro di una transizione epocale. Città come Oslo, Parigi, Pontevedra o Milano sperimentano zone zero auto, trasporti pubblici capillari e aree completamente pedonali. Il modello della 15-Minute City, proposto da Carlos Moreno, invita a ripensare lo spazio urbano: tutto ciò che serve per vivere bene deve essere raggiungibile in 15 minuti a piedi o in bici.

🌍 Che cos’è la città dei 15 minuti?

È un modello urbano basato sulla prossimità: casa, scuola, lavoro, salute, cultura e svago devono essere locali. Non si tratta solo di mobilità, ma di un cambio di mentalità: restituire tempo e spazio alle persone. Riducendo gli spostamenti forzati, si abbassano le emissioni, migliora la qualità della vita e si costruisce una città più umana.

🚫 Via le auto? Ecco cosa succede

  • 🚶‍♀️ Più spazio per camminare, sostare, vivere
  • 🌳 Strade trasformate in piazze verdi e orti urbani
  • 🌫️ Miglioramento della qualità dell’aria e riduzione del rumore
  • 🚌 Potenziamento dei mezzi pubblici e delle ciclabili
  • 🏘️ Nuove centralità nei quartieri: servizi sotto casa

⚖️ Le sfide: non solo urbanistiche

Questo modello non è privo di criticità. Rimuovere le auto significa anche affrontare:

  • ⚖️ Equità territoriale: evitare che solo alcuni quartieri migliorino
  • 🏗️ Accessibilità: garantire mobilità per anziani, disabili, famiglie
  • 💼 Redistribuzione delle funzioni: uffici, scuole, commercio

📌 Perché abbandonare l’auto è (forse) possibile

  • ⛽ Le auto occupano oltre il 50% dello spazio urbano, ma restano ferme il 90% del tempo
  • 👣 Camminare o pedalare fa bene alla salute e riduce l’impronta ambientale
  • 🏘️ Una città più vicina è anche più coesa e relazionale

🏙️ Casi studio

  • 🇳🇴 Oslo: centro città interamente pedonale dal 2019
  • 🇫🇷 Parigi: piani per rendere ogni quartiere autosufficiente
  • 🇪🇸 Pontevedra: auto bandite dal centro storico dal 2001
  • 🇮🇹 Milano: progetti “Strade Aperte” e nuove linee tramviarie

🔗 Approfondimenti consigliati

✨ Conclusione

La città senza auto è una sfida, ma anche una promessa: più spazio per le persone, meno per il traffico.

Riprogettare la mobilità significa ripensare il vivere urbano a misura di comunità.

mercoledì 25 dicembre 2024

Fare città: Digital twins urbani – Città simulate e progettazione predittiva

 

🌐 Digital twins urbani – Città simulate e progettazione predittiva

Il concetto di digital twin si evolve dalla singola infrastruttura fino a coprire intere città. Si tratta di repliche digitali in tempo reale dell’ambiente urbano, alimentate da sensori, intelligenza artificiale e dati geospaziali. Grazie a queste tecnologie, possiamo simulare traffico, inquinamento, consumi energetici, rischi climatici e persino comportamenti sociali.

🧠 Progettazione dinamica

L’urbanistica entra così in una nuova era: il progetto non è più solo rappresentazione statica, ma previsione dinamica. Ogni elemento urbano può essere testato, adattato, migliorato in tempo reale prima di essere realizzato.

🔧 Strumenti e tecnologie chiave

  • 📡 Sensori IoT integrati negli spazi urbani
  • 🛰️ Dati geospaziali e satellitari ad alta risoluzione
  • 📊 Piattaforme AI per la simulazione predittiva
  • 🌐 Integrazione con GIS e sistemi di modellazione BIM

⚖️ Etica e tecnocontrollo

I digital twin pongono anche questioni critiche: chi possiede i dati? Come evitare che queste tecnologie diventino strumenti di sorveglianza o manipolazione sociale? La sfida è costruire modelli aperti, trasparenti e partecipati.

📌 Dal progetto al prototipo urbano

  • 🧪 Le città diventano laboratori digitali per testare scenari futuri
  • 🏗️ Si accorciano tempi e costi di realizzazione grazie a simulazioni accurate
  • 💬 Cresce il ruolo della cittadinanza attiva nei processi decisionali
  • 📈 Le politiche urbane diventano data-driven ma devono restare inclusive

🌍 Esempi dal mondo

  • 🇸🇬 Singapore: modello di digital twin urbano per la gestione in tempo reale dell’intera città
  • 🇫🇷 Parigi: simulazioni per ridurre le isole di calore e ottimizzare la mobilità
  • 🇬🇧 Londra: modelli predittivi per pianificare infrastrutture verdi e sicurezza stradale
  • 🇮🇹 Milano: progetto MIND con gemelli digitali per la rigenerazione urbana

🔗 Approfondimenti consigliati

✨ Conclusione

I digital twin urbani non sono più fantascienza. Sono già qui, pronti a trasformare il modo in cui viviamo, progettiamo e abitiamo la città.

La sfida è usarli con saggezza democratica, per costruire città intelligenti, resilienti e giuste.

Fare città: Diritto alla città – Verso una giustizia spaziale

 


🏙️ Diritto alla città – Verso una giustizia spaziale

Il futuro urbano dovrà affrontare la sfida cruciale della giustizia spaziale. Le città, oggi più che mai, sono lo specchio delle disuguaglianze: segregazione residenziale, gentrificazione, crisi abitativa, ghettizzazione digitale e marginalizzazione infrastrutturale ne sono solo alcuni sintomi.

Un’urbanistica anti-discriminatoria impone un cambio di paradigma: non si può progettare senza e contro le comunità. Servono pratiche inclusive, partecipative, radicate nei bisogni reali dei territori.

Il diritto alla città non è un privilegio per pochi, ma un diritto collettivo a spazi equi, accessibili, abitabili e vivi.

🧭 Gli assi di una giustizia spaziale

  • 🏘️ Co-progettazione urbana con le comunità marginalizzate
  • 🚶‍♀️ Mobilità equa e accessibile per tutti
  • 📍 Redistribuzione degli spazi pubblici e dei servizi essenziali
  • 🏗️ Usi temporanei, urbanismo tattico e pratiche ibride
  • 📡 Superamento del digital divide nei quartieri periferici

🔧 Strumenti per una città inclusiva

  • 🗺️ Mappatura partecipata: i cittadini raccontano i loro bisogni e le loro geografie invisibili
  • 🤝 Laboratori di quartiere: spazi dove si decide insieme
  • 🛠️ Urbanismo tattico: interventi rapidi e a basso costo per trasformare spazi dimenticati
  • 🏡 Diritto all’abitare: stop agli sfratti, rigenerazione senza espulsione, cohousing sociale

🌐 Esempi virtuosi e pratiche emergenti

  • 🇨🇴 Medellín – Scale mobili e spazi pubblici nei quartieri marginali
  • 🇩🇪 Berlino – Iniziative per l’housing cooperativo e anti-speculativo
  • 🇮🇹 Napoli – Beni comuni urbani: ex-ospedali, scuole e parchi restituiti alla collettività
  • 🇧🇷 San Paolo – Programmi di urbanismo partecipativo nelle favelas

🔗 Approfondimenti consigliati

💡 Conclusione

Una città giusta è una città che riconosce le sue disuguaglianze e le affronta con coraggio, creatività e partecipazione.

Il diritto alla città non è un ideale astratto: è una pratica quotidiana di democrazia urbana.

lunedì 23 dicembre 2024

Fare città: Robot muratori – Architettura senza ponteggi

🦾 Robot muratori – Architettura senza ponteggi


I bracci robotici intelligenti rappresentano una svolta nella costruzione architettonica complessa: possono posizionare mattoni e blocchi curvi, costruire volte autoportanti e assemblare muri free-form senza ponteggi. Sistemi cooperativi multipli permettono una posa sequenziale di precisione, con supporto reciproco tra robot, eliminando la necessità di impalcature temporanee.

🏛️ Dall’arco romano ai vault parametrici

La costruzione di archi e volte è stata per secoli un’impresa tecnica ed estetica. Oggi, grazie all’impiego di tre robot coordinati, è possibile replicare (e superare) questi elementi senza casseforme. Ogni robot funge da supporto per il blocco successivo, con calcolo della stabilità in tempo reale.

Questo consente la realizzazione in situ di strutture complesse, ottimizzate in spessore e materiali, seguendo una logica completamente parametrica e adattiva.

🤝 Cooperazione tra robot: un cantiere intelligente

I sistemi robotici utilizzati impiegano:

  • 📍 Localizzazione precisa tramite visione artificiale e sensori LIDAR
  • 🔄 Sincronizzazione sequenziale per la posa in equilibrio dinamico
  • 🧠 Controllo algoritmico dei punti di forza e distribuzione delle forze
Questo approccio non solo riduce l’intervento umano, ma permette di esplorare nuove forme architettoniche, prima impensabili per difficoltà costruttiva o costi logistici.

🔍 Progetti pilota e prototipi in scala reale

Diversi centri di ricerca hanno già realizzato vaults in mattoni autoportanti:

  • 🧱 ETH Zurich: costruzione di archi con robot multipli su piattaforme mobili
  • 🏗️ Gramazio Kohler Research: pareti curve assemblate senza casseforme
  • 🌉 IAAC Barcellona: studio su ponti in laterizio realizzati da robot collaborativi

📐 Geometrie free-form in muratura

La vera rivoluzione è estetica e strutturale insieme: con questi strumenti, l’architettura può liberarsi dalle forme ortogonali e statiche. Si apre lo spazio a:

  • 🔺 Volte composte da blocchi irregolari o variabili
  • 🔵 Pareti curve o a doppia curvatura
  • 🔷 Murature che incorporano funzioni strutturali e ornamentali

📌 Perché è rivoluzionario?

  • 🦿 Costruzione senza ponteggi o impalcature
  • 🔧 Minor uso di materiali ausiliari e minore impatto ambientale
  • 🧠 Maggiore precisione e stabilità, anche in forme complesse
  • 📉 Riduzione dei costi di manodopera e dei tempi di esecuzione
  • 🏛️ Nuove possibilità per l’architettura storica, biofilica e biomimetica

💡 Impieghi futuri e scenari applicativi

Nei centri storici: restauro strutturale preciso, in ambienti complessi o a rischio crollo.
Nell’edilizia sperimentale: creazione di spazi scultorei e abitativi con archi multipli e pareti curvilinee.
In ambienti estremi: costruzione autonoma in luoghi ostili (zone desertiche, polari o persino su Marte).

venerdì 20 dicembre 2024

Fare città: Città post-carbonio – Architetture a emissioni negative

 

🌆 Città post-carbonio – Architetture a emissioni negative

Dopo il paradigma “carbon neutral”, la nuova sfida è il carbon negative: progettare edifici e quartieri che non solo non emettono CO₂, ma la assorbono dall’atmosfera. Bioarchitettura, materiali carbon-absorbing, fotobioreattori, pianificazione bioclimatica e soluzioni basate sulla natura sono i pilastri di questa nuova frontiera. Le città non devono più compensare: devono rigenerare.

🌱 Oltre la neutralità: l’era dell’ecopositività

Le città post-carbonio sono sistemi urbani progettati per avere un impatto climatico positivo. L’idea è superare la logica della compensazione (pianta un albero per ogni tonnellata emessa) e costruire insediamenti che sottraggono attivamente CO₂. È un salto culturale che trasforma le città da problema ambientale a soluzione climatica.

🧪 Materiali che mangiano CO₂

  • Calcestruzzo al grafene: capace di assorbire CO₂ e al contempo più resistente
  • Mattoni biologici: realizzati con alghe, funghi o scarti organici
  • Pitture fotocatalitiche: che purificano l’aria come foglie artificiali

🌿 Fotobioreattori e facciate verdi

Alcuni edifici integrano microalghemuschio attivo

nei rivestimenti, che svolgono la fotosintesi e immagazzinano anidride carbonica. Le facciate bioattive non sono solo estetiche, ma parte del metabolismo urbano. Sistemi come BIQ House di Amburgo mostrano come l'architettura può diventare una “pianta tecnologica”.

📊 Una progettazione integrata

Le città carbon negative richiedono un approccio sistemico: energia, trasporti, suolo, materiali devono dialogare. Non si tratta solo di edifici efficienti, ma di quartieri interi progettati per assorbire, trattenere, restituire valore ecologico. Questo implica nuove professionalità e piani urbanistici cross-disciplinari.

📌 Perché è importante?

  • 🌍 Riduce attivamente la concentrazione di CO₂ atmosferica
  • 🏙️ Trasforma la città in un ecosistema rigenerativo
  • 🔄 Abbatte i costi di compensazione con valore aggiunto ambientale
  • 💡 Stimola innovazione in architettura e ingegneria
  • 🛠️ Rende l’urbanistica parte della soluzione climatica globale

🏗️ Casi studio internazionali

  • 🇩🇪 BIQ House – Amburgo: edificio con fotobioreattori integrati
  • 🇫🇷 Tour Elithis – Digione: torre a energia positiva con materiali naturali
  • 🇸🇪 Stockholm Royal Seaport: quartiere carbon negative con bilanciatura bioenergetica

🔗 Approfondimenti consigliati

✨ Conclusione

Le città del futuro non si limiteranno a “non inquinare”, ma contribuiranno attivamente alla rigenerazione della biosfera.

Costruire in modo carbon negative significa progettare per la vita, non solo per l’efficienza.

venerdì 10 maggio 2024

Corso di storia dell'architettura: FARE CITTA'




https://youtu.be/hoLBPr9B2zA

Benvenuti a Farecittà. Mi chiamo Nat Russo ed ho ideato questo format culturale, per chi a Savona ha manifestato il desiderio di confrontarsi con la modernità in architettura ed urbanistica e porla come metro di giudizio di una realtà provinciale contraddittoria come la nostra. Infatti, anche se, per la maggior parte dei savonesi, lo sviluppo urbano della città in cui vivono risulta insoddisfacente, tuttavia, ogni proposta di modifica, finisce per spaventare, e si preferisce un atteggiamento di rassegnata accettazione.Ho pensato allora che di fronte a questa visione un po’ miope occorresse reagire. Sì, ma come? Confrontandosi con altri modelli di sviluppo e cercando di fare tesoro delle esperienze altrui, per poterle riproporre, adattandole o reinventandole se è il caso, alla nostra realtà. Cominciamo subito… e intanto chiediamoci: cosa intendiamo con il termine modernita' urbana? Provo a rispondere con un esempio. “Se osservo un abito degli anni cinquanta e lo paragono ad uno attuale li trovo formalmente assai diversi. Se ripeto l’operazione con un’automobile la differenza risulterà enorme, formale e tecnologica. Se invece lo faccio con due edifici, sia dal punto di vista formale sia da quello  tecnologico, sono assai simili”. Questo è l’esempio che ho sempre utilizzato per far riflettere i miei allievi geometri ed ingegneri sull’arretratezza del settore edile rispetto a quello tessile o metal-meccanico. “Come mai se devo comprare un vestito o un’auto cerco l’ultimo modello mentre se devo comprare una casa mi accontento di qualcosa di obsoleto?” La risposta è sempre la stessa: è quello che passa il convento. In parte è vero. Certamente il tipo di bene condiziona la concorrenza ed il mercato. Mentre posso benissimo comprare un abito o un’auto tedesca ed utilizzarla in Italia, non posso fare altrettanto con una casa. Ed il settore edilizio, che lo sa bene, in assenza di competitor, si organizza di conseguenza al livello più basso e redditizio. Riciclando ed ingessando il vecchio, e spacciando l’operazione come l’unica culturalmente ed eticamente sostenibile. Ma le cose stanno veramente così? Non proprio e, come è ovvio, sorgono molti interrogativi. Ad esempio. Chi condiziona i gusti del mercato edilizio? Cioè, l’acquirente tipo ha gusti passatisti o semplicemente non ha alternative? Ed ancora, una difesa ad oltranza del passato è una operazione culturale di per sé sempre valida o porta in alcuni casi a dei guasti clamorosi? E poi, pensare di demolire parti vecchie della città e ricostruirne delle nuove è sempre visto come un crimine? Ma c’è di più. Ad esempio. E’ vero che la “nuova” edilizia che si sta realizzando in città con fatica e tra polemiche nasce già “vecchia” perchè gli architetti locali sono culturalmente arretrati, le imprese edili nostrane hanno macchinari obsoleti, utilizzano materiali superati e maestranze dequalificate? Ma questa discrepanza, ammesso che sia vera, è un fenomeno italiano o planetario? Crediamo che riflettere su queste tematiche non sia superfluo. Ma soprattutto, ci sembra che per farlo siano necessari non solo contributi specialistici (urbanistici ed architettonici), ma anche approcci diversi (storici, geografici, sociologici, artistici, letterari, economici, psicanalitici, massmediologici, ecc.). Questo perché la città è un fenomeno culturale complessivo. Perché poche cose come una città “sono” realmente di tutti, del povero e del ricco, del saggio e dello sciocco, del maschio e della femmina, del vecchio e del bambino. Tutti ci stanno dentro, se ne appropriano, la consumano, la modificano, “fanno città”. Arrivederci a presto.

11 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 1

  

Vi racconto la Storia dell’Architettura 1 raccoglie in maniera divulgativa e narrativa le lezioni tenute nel corso di molti anni d’insegnamento superiore ed universitario e pubblicate nel blog “Homo ludens” (https://nonmirompereitabu.blogspot.com/). L’opera completa si compone di 3 volumi.

12 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 2


 
Vi racconto la Storia dell’Architettura 2. In questo secondo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione prebellica ed interbellica pubblicate nel blog  “Homo ludens” (
https://nonmirompereitabu.blogspot.com/). L’opera completa si compone di 3 volumi.



13 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 3


 
Vi racconto la Storia dell’Architettura 3
. In questo terzo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione postbellica pubblicate nel blog “Homo ludens” (https://nonmirompereitabu.blogspot.com/) L’opera completa si compone di 3 volumi.