Giuseppe Capogrossi

Scultore e pittore italiano (Rovereto 1901 - Milano 1986). Terminati gli studî d'ingegneria al politecnico di Milano, studiò all'accademia di Brera con A. Wildt. In contatto con il gruppo che gravitava intorno alla galleria del Milione, M. contribuì, attraverso scritti, mostre, saggi, all'affermazione dell'arte astratta in Italia. Fu tra i fondatori della rivista Quadrante. Le sue costruzioni, caratterizzate all'inizio da una rigorosa partitura ritmica dello spazio (Scultura 15, 1935, Torino, Gall. d'arte moderna; I sette savi, 1937, andata distrutta e replicata nel 1969, Roma, Gall. nazionale d'arte moderna), sottolineano il carattere tutto mentale della sua ricerca, che in seguito sempre più chiaramente propone un atteggiamento d'immediatezza intuitiva in composizioni segnate da una sottile vena surreale (Teatrino, 1930-31; I centauri, 1969; La zingara, 1972; Stendardo per il deserto, 1972; Gli addii, 1982). Premio Feltrinelli dell'Accademia dei Lincei per la scultura (1978).
Mario Deluigi
Scipione
Gino Bonichi, noto anche con lo pseudonimo di Scipione Bonichi o Scipione (Macerata, 25 febbraio 1904 – Arco, 9 novembre 1933), è stato un pittore italiano. Marchigiano per nascita dove il padre Serafino era capitano di amministrazione nel Distretto militare, ultimogenito di 6 fratelli, Gino si trasferì con la famiglia a Roma nel 1909. Nel 1919 si manifestarono i primi segni della tubercolosi contratta in seguito ad una polmonite, per cui fu ricoverato in sanatorio, dove rimase fino al 1924. Già nel 1924 Scipione, assieme a Renato Marino Mazzacurati, conobbe il pittore Mario Mafai iniziando a frequentare la casa di via Cavour, ed incontrando anche Antonietta Raphael. I quattro si iscrissero nel 1925 alla Scuola libera del nudo a Roma ma nel 1925 entrambi dovettero lasciare l'Accademia per una disputa con il direttore. In questo periodo, uno dei luoghi di frequentazione era la Biblioteca distorta dell'arte dell'Accademia di belle arti di Roma. Nel 1928 Scipione fondò con Mario Mafai, Renato Marino Mazzacurati e Antonietta Raphaël la Scuola romana, detta anche "Scuola di via Cavour", un gruppo di artisti attivo a Roma che si opponeva al movimento conservatore "Novecento". Anche se la "Scuola romana" fu così chiamata, i tre non ebbero mai una vera comunità di intenti, al di la dei rapporti amicali, dei luoghi comuni vissuti e della comune avversione al "Novecento" rimproverata di conservatorismo, tendenza fascista e Neoromanticismo. Nell'estate del 1929 un lungo soggiorno a Collepardo dona a Scipione, per unanime riconoscimento della critica, vigore e maturità artistica. Nel 1930 fu inserito nella XVII Esposizione internazionale d'arte di Venezia con il suo Ritratto del cardinale Vannutelli e nel 1931 nella I Quadriennale nazionale d'arte di Roma dove presentò, tra le altre opere, anche il suo Ritratto di Ungaretti. Nel 1931 e nel 1932 partecipò alle mostre Sindacali di Roma. In questi anni collaborò poi con L'Italia Letteraria, per cui realizza disegni e copertine. Nel 1931 fondò assieme a Mazzacurati, la rivista Fronte che uscì per due numeri, ma che vantava firme come Giuseppe Ungaretti, Alberto Moravia ed Alberto Savinio. Purtroppo, proprio in quell'anno, la tubercolosi di Scipione si aggravò, portandolo alla morte a soli 29 anni nel sanatorio di Arco di Trento il 9 novembre del 1933. I quadri di Scipione sono caratterizzati da grande energia e nervosità, espresse con l'uso di colori accesi. Le sue vedute di Roma sono contrassegnate da colori scuri e forme opprimenti e angosciose. Scipione fu anche disegnatore, poeta e scrittore. Le sue opere hanno fama internazionale e vennero esposte nella mostra documenta 1 del 1955 a Kassel. Nel 1951 il Comune di Macerata istituì il Premio Scipione con lo scopo di focalizzazione e ricerca delle nuove tendenze dell'Arte contemporanea, onorando allo stesso tempo la memoria dell'artista.
Bruno Munari
Bruno Munari (Milano, 24 ottobre 1907 – Milano, 29 settembre 1998) è stato un artista, designer e scrittore italiano. È stato "uno dei massimi protagonisti dell'arte, del design e della grafica del XX secolo", dando contributi fondamentali in diversi campi dell'espressione visiva (pittura, scultura, cinematografia, disegno industriale, grafica) e non visiva (scrittura, poesia, didattica) con una ricerca poliedrica sul tema del movimento, della luce e dello sviluppo della creatività e della fantasia nell'infanzia attraverso il gioco. Bruno Munari è figura leonardesca tra le più importanti del novecento italiano. Assieme allo spaziale Lucio Fontana, Bruno Munari il perfettissimo domina la scena milanese degli anni cinquanta-sessanta; sono gli anni del boom economico in cui nasce la figura dell'artista operatore-visivo che diventa consulente aziendale e che contribuisce attivamente alla rinascita industriale italiana del dopoguerra. Munari partecipa giovanissimo al futurismo, dal quale si distacca con senso di levità ed umorismo, inventando la macchina aerea (1930), primo mobile nella storia dell'arte, e le macchine inutili (1933). Nel 1948 fonda il MAC (Movimento Arte Concreta) assieme a Gillo Dorfles, Gianni Monnet e Atanasio Soldati. Questo movimento funge da coalizzatore delle istanze astrattiste italiane prospettando una sintesi delle arti, in grado di affiancare alla pittura tradizionale nuovi strumenti di comunicazione ed in grado di dimostrare agli industriali e agli artisti la possibilità di una convergenza tra arte e tecnica. Nel 1947 realizza Concavo-convesso, una delle prime installazioni nella storia dell'arte, quasi coeva, benché precedente, all'ambiente nero che Lucio Fontana presenta nel 1949 alla Galleria Naviglio di Milano. È il segno evidente che è ormai matura la problematica di un'arte che si fa ambiente e in cui il fruitore è sollecitato, non solo mentalmente, ma in modo ormai multi-sensoriale. Nel 1950 realizza la pittura proiettata attraverso composizioni astratte racchiuse tra i vetrini delle diapositive e scompone la luce grazie all'uso del filtro Polaroid realizzando nel 1952 la pittura polarizzata, che presenta al MoMA nel 1954 con la mostra Munari's Slides. È considerato uno dei protagonisti dell'arte programmata e cinetica, ma sfugge per la molteplicità delle sue attività e per la sua grande ed intensa creatività ad ogni definizione, ad ogni catalogazione, con un'arte assai raffinata. «Quando qualcuno dice: questo lo so fare anch'io, vuol dire che lo sa rifare altrimenti lo avrebbe già fatto prima.» (Bruno Munari, Verbale scritto, 1992) Nato a Milano, Bruno Munari passò l'infanzia e l'adolescenza a Badia Polesine, dove i suoi genitori gestivano un albergo. Nel 1925 tornò a Milano per lavorare in alcuni studi professionali di grafica. Nel 1927 cominciò a frequentare Marinetti e il movimento futurista, esponendo con loro in varie mostre. Nel 1929 Munari aprì uno studio di grafica e pubblicità, di decorazione, fotografia e allestimenti insieme a Riccardo Castagnedi, un altro artista del gruppo futurista milanese, firmando i lavori con la sigla R + M almeno fino al 1937. Nel 1930 realizzò quello che può essere considerato uno dei primi mobile della storia dell'arte, noto con il nome di macchina aerea e che Munari ripropose nel 1972 in un multiplo a tiratura 10 esemplari per le edizioni Danese di Milano. Nel 1933 proseguì la ricerca di opere d'arte in movimento con le macchine inutili, oggetti appesi, dove tutti gli elementi sono in rapporto armonico tra loro, per misure, forme, pesi. Durante un viaggio a Parigi, nel 1933, incontrò Louis Aragon e André Breton. Dal 1939 al 1945 lavorò come grafico presso l'editore Mondadori, e come art director della rivista Tempo, cominciando contemporaneamente a scrivere libri per l'infanzia, inizialmente pensati per il figlio Alberto. Nel 1948, insieme a Gillo Dorfles, Gianni Monnet, Galliano Mazzon e Atanasio Soldati, fondò il Movimento Arte Concreta. Negli anni cinquanta le sue ricerche visive lo portano a creare i negativi-positivi, quadri astratti con i quali l'autore lascia libero lo spettatore di scegliere la forma in primo piano da quella di sfondo. Nel 1951 presenta le macchine aritmiche in cui il movimento ripetitivo della macchina viene spezzato dalla casualità mediante interventi umoristici. Sempre degli anni cinquanta sono i libri illeggibili in cui il racconto è puramente visivo. Nel 1954 utilizzando le lenti Polaroid costruisce oggetti d'arte cinetica noti come Polariscopi grazie ai quali è possibile utilizzare il fenomeno della scomposizione della luce a fini estetici. Nel 1953 presenta la ricerca il mare come artigiano recuperando oggetti lavorati dal mare, mentre nel 1955 crea il museo immaginario delle isole Eolie dove nascono le ricostruzioni teoriche di oggetti immaginari, composizioni astratte al limite tra antropologia, humour e fantasia. Nel 1958 modellando i rebbi delle forchette crea un linguaggio di segni per mezzo di forchette parlanti. Nel 1958 presenta le sculture da viaggio che sono una rivisitazione rivoluzionaria del concetto di scultura, non più monumentale ma da viaggio, a disposizione dei nuovi nomadi del mondo globalizzato di oggi. Nel 1959 crea i fossili del 2000 che con vena umoristica fanno riflettere sull'obsolescenza della tecnologia moderna. Negli anni sessanta diventano sempre più frequenti i viaggi in Giappone, verso la cui cultura Munari sente un'affinità crescente, trovando precisi riscontri al suo interesse per lo spirito zen, l'asimmetria, il design e l'imballaggio nella tradizione giapponese. Nel 1965 a Tokyo progetta una fontana a 5 gocce che cadono in modo casuale in punti prefissati, generando una intersezione di onde, i cui suoni, raccolti da microfoni posti sott'acqua, vengono riproposti amplificati nella piazza che ospita l'installazione. Negli anni sessanta si dedica: alle opere seriali con realizzazioni come aconà biconbì, sfere doppie, nove sfere in colonna, tetracono (1961-1965) o flexy (1968); alle sperimentazioni visive con la macchina fotocopiatrice (1964); alle performance con l'azione far vedere l'aria (Como, 1968); alle sperimentazioni cinematografiche con i film i colori della luce (musiche di Luciano Berio), inox, moire (musiche di Pietro Grossi), tempo nel tempo, scacco matto, sulle scale mobili (1963-64). Infatti, insieme a Marcello Piccardo e ai suoi cinque figli a Cardina, sulla collina di Monteolimpino a Como, tra il 1962 e il 1972 ha realizzato pellicole cinematografiche d'avanguardia. Da questa esperienza nasce la "Cineteca di Monteolimpino - Centro internazionale del film di ricerca". A Cardina, conosciuta anche come "La collina del cinema", Bruno Munari ha vissuto e lavorato a lungo tutte le estati, fino agli ultimi anni della sua vita. La sua abitazione-laboratorio, tuttora esistente e oggi sede dell'Associazione Cardina, era situata proprio in fondo alla strada carrozzabile, in via Conconi, di fronte al ristorante Crotto del Lupo. Nel libro "La collina del cinema" di Marcello Piccardo (NodoLibri, Como 1992) è riassunta l'esperienza di quegli anni. Nel racconto "Alta tensione" (1991) di Bruno Munari, l'artista espone il suo stretto rapporto con i boschi della collina di Cardina. Nel 1974 esplora le possibilità frattali della curva che prende il nome del matematico italiano Giuseppe Peano, curva che Munari riempie di colori a scopi puramente estetici. Nel 1977, a coronamento dell'interesse costante verso il mondo dell'infanzia, crea il primo laboratorio per bambini in un museo, presso la Pinacoteca di Brera a Milano. Negli anni ottanta e novanta la sua creatività non si esaurisce e realizza diversi cicli di opere: le sculture filipesi (1981), le costruzioni grafiche dei nomi di amici e collezionisti (dal 1982), i rotori (1989), le strutture alta tensione (1990), le grandi sculture in acciaio corten esposte sul lungomare di Napoli, Cesenatico, Riva del Garda, Cantù, gli xeroritratti (1991), gli ideogrammi materici alberi (1993). Dopo vari e importanti riconoscimenti in onore della sua attività vastissima, Munari realizzò la sua ultima opera pochi mesi prima di morire a 91 anni nella sua città natale. Il pittore e poeta Tonino Milite fu suo collaboratore e lavorò nel suo studio per anni. Munari è stato cronologicamente il sesto fra i sette grandi di Milano tumulati nel Famedio del Cimitero Monumentale.
Nessun commento:
Posta un commento