mercoledì 15 maggio 2024

Corso di storia dell'architettura: 3 MESOPOTAMIA

 

Ricostruzione di Hattusa.

Parliamo adesso delle civiltà antiche dell’Asia minore (Anatolia, Mesopotamia, Iran), non senza grandi difficoltà, in quanto, l'urbanizzazione di questi territori, avviene in maniere molteplici, nei territori controllati da alcune popolazioni evolute, in senso economico e politico. Complessivamente, in questa vasta regione assai fertile, nella parte racchiusa fra il Tigri e l'Eufrate, si avvicendano: Sumeri, Accadi, Gutei, Cassiti, Assiri, Babilonesi, Ittiti, Achemenidi e Persiani.
• In Anatolia gli Ittiti edificano Troia ed Hattusa;
• lungo il corso superiore del Tigri, gli Assiri edificano Kalash, Gawra, Ninive, Khorsabad, Assur, Hassunah;
• al centro gli Accadi e i Babilonesi sviluppano Kish, Akkad, Mari, Borsippa, Babilonia;
• a sud, lungo il corso terminale del Tigri e dell'Eufrate, i Sumeri trasformano Ur, Eridu, Uruk, Nippur, Lagash, Larsa (antichi luoghi di culto) nei centri delle loro città-stato;
• successivamente gli Achemenidi, unificando un vasto territorio che va dall’Indo al Nilo, edificano Persepoli


Ricostruzione di Ur.

Ricostruzione del Palazzo di Sargon a Korshabad  

Lo ziggurat di Ur.

Tempio di Istar-Kititum
 
In Mesopotamia l'eccedenza è gestita dai governatori che, in rappresentanza del dio locale:
• ricevono rendite dalle terre comuni;
• hanno diritto a gran parte del bottino di guerra;
• amministrano le scorte alimentari per tutti;
• gestiscono l’industria per il lavoro e la guerra;
• registrano i dati che regolano la vita della comunità. 

Questa organizzazione lascia i suoi importanti segni sul terreno:
• canali per irrigazione e navigazione;
• cinte murarie per individuare e difendere la città;
• magazzini, con corredo di tavolette a caratteri cuneiformi;
• templi che sovrastano la pianura.


Persepoli

L'apadana diPersepoli
 
Il capolavoro dell’architettura achemenide è Persepoli. Costruita per suscitare un'impressione maestosa, è uno dei più grandiosi complessi monumentali di ogni tempo. Fondata da Dario I nel 520 a.C., quindi edificata da Serse I e da Artaserse I, per oltre settant'anni, ma mai totalmente completata prima del saccheggio di Alessandro Magno nel 330 a.C., fu capitale, più d’immagine che di fatto utilizzata, soprattutto, per le solenni processioni degli assoggettati e dei tributari che rendono omaggio al sovrano.
I numeri e le caratteristiche di Persepoli sono tutti improntati al superlativo:
• sorge su una terrazza di roccia (alta fino a 18 m., estesa 450 x 290 m.), spalleggiata da un monte;
• è cinta da una muraglia di enormi pietre squadrate, che si concludono con mattoni crudi, a tratti ricoperti da piastrelle policrome;
• una grandiosa scalinata doppia (con gradini bassi per la salita dei cavalli), costituisce l'ingresso principale, che porta al colonnato della Porta di Tutti i Paesi, con quattro enormi tori, due dei quali con testa umana;
• da essa partono due vie, che portano, la prima, all'apadàna, la seconda, alla sala delle Cento Colonne (o del Trono).
Anche gli edifici sono in linea con la grandiosità dell’impianto urbanistico:
• l'apadàna, è una sala quadrata (75 m. di lato) sostenuta da trentasei colonne (alte 19 m.), fiancheggiata da tre portici, può contenere, diecimila persone;
• la Sala delle Cento Colonne, ha area simile all'apadàna;
• il Tacara, palazzo d'Inverno;
• l’Hadish, palazzo di Serse;
• il Tripylon, ossia il Triplo Portale;
• la Tesoreria.









lunedì 13 maggio 2024

Corso di storia dell'architettura: 2 EGITTO


L’architettura antica egiziana, che si sviluppa dal 3100 a.C. fino al fiorire dell'architettura copta (sec. V d.C.), ruota attorno alla figura del faraone, che non è il rappresentante di un dio, come i governatori sumeri, ma un dio egli stesso.
Con l’eccedenza di quanto prodotto (assai maggiore di quella che era nella disponibilità dei sacerdoti asiatici), costruisce opere pubbliche, città, templi, la sua tomba monumentale, simbolo di sopravvivenza e di continuazione del proprio potere-protezione sulla comunità oltre la morte.


Complesso funerario di re Gioser a Saqqara. Sorge entro un perimetro murario di calcare bianco di grandi dimensioni (alto 10 m., lati 544m.x77 m.). Semicolonne papiriformi, senza funzione portante, sono addossate ai muri. La tecnica costruttiva è quella dei blocchetti di pietra, usati come paramento dei muri, ricoperti, internamente di mattoni crudi.



La sfinge in cui è effigiato il volto del faraone Chefren


In Egitto, la città divina monumentale, non sta al centro della città, ma è a sé stante. Fatta in pietra, per durare in eterno, gigantesca, per esser vista da lontano, sproporzionata, rispetto alle misure dell'uomo, i suoi elementi gareggiano per dimensione con quelli del paesaggio naturale. Essa sovrasta la città degli uomini, effimera, costruita in mattoni, assai deperibile, talvolta ridotta a semplici attendamenti provvisori che costituiscono il cantiere adibito all'edificazione monumentale.

Nel complesso di Giza troneggia la piramide di Cheope (alta 146,70 m., con base quadrata e lato di 230 m.). Architettura più simbolica che utilitaria, è affiancata dal percorso processionale e dal tempio funerario. L'ingresso alla camera funeraria è protetto da complessi dispositivi. Decorata con un raffinato rivestimento in pietra, la sua realizzazione richiese il lavoro di 100.000 persone per circa 20 anni.


Tomba di Montuhotep II a Deir el Bahari. Il tempio funerario, addossato ad una parete rocciosa, è preceduto da terrazze porticate, ulteriore sviluppo delle caratteristiche serie di aperture, allineate nelle rocce delle vicine tombe dinastiche di el-Assàif

 

NUOVO REGNO (XVIII-XX DINASTIA) 1567-1075 A.C

Con la XVIII dinastia la capitale politica ritorna a Tebe. Al gigantismo delle piramidi subentra una concezione nuova, che privilegia sepolture rupestri, come testimoniato dalla Valle dei Re.
• Il culto del dio Ra, coincide col culto del faraone, emblema di sovrano onnipotente e onnisciente che contrasta l’apparato burocratico;
• le sepolture dei sovrani sorgono sulla riva occidentale del Nilo, di fronte a Luxor;
• la piramide è sostituita da una tomba scavata nelle rocce di una valle desertica;
• dopo il funerale, la tomba viene sigillata e l'ingresso mascherato.
Il periodo del Nuovo Regno è caratterizzato da edifici notevolissimi:
• Tempio funebre della regina Hatshepsut, a Deir el-Bahari, con struttura a terrazze porticate degradanti (di tradizione tebana);
• Complesso Templare di Karnak, edificato dopo la riforma teologica della regina Hatshepsut, basata sulla mitologia tebana (antimenfitica) dove il re è figlio carnale del dio tebano Ammone;
• Sala delle Feste, eretta da Tutmosi III, trasposizione architettonica della riforma teologica, dove, simbolicamente, il dio Ammone, il sovrano e il dio solare Ra si identificano;
• Tempio di Luxor, eretto da Amenofi III, unito con un viale di sfingi al santuario di Karnak.
• la Sala di Ammone a Karnak (134 colonne, di cui 12 della navata centrale alte 20 m. e pesanti ciascuna oltre 500 t.);
• il Cortile porticato del tempio di Luxor;
• il Ramesseo, tempio funerario a Tebe-ovest;
• il Tempio Abu Simbel, in Nubia scavato nella roccia, con portale ornato di quattro enormi statue.


Importanti cambiamenti socio-religiosi caratterizzano questa epoca:
• Il Tempio Funerario di Amenofi III, con i Colossi di Memnone, due statue colossali del sovrano, poste ai lati dell'ingresso, oggetto di culto fuori del tempio, quindi accessibili a tutti i sudditi.
 
Il tempio di Luxor.


Il complesso templare di Luxor

LA CITTÀ EGIZIANA

Quale forma ha la città egiziana? Una risposta la possiamo avere dai resti delle opere eseguite sotto Amenofi IV che, assunto il nome di Ekhnaton (amato da Aton), promosse un ardito tentativo di monoteismo (Aton, divinità unica, sostituisce Ammone, divinità principale). Nel conseguente, ma temporaneo, sconvolgimento politico, avvenne il trasferimento della residenza regale, da Tebe al Medio Egitto, dove venne fondata la nuova capitale (nei pressi del’odierna Tell-el-Amarna). I pochi, ma interessanti resti, ci danno un’idea, abbastanza precisa, di quello che doveva essere l’impianto urbanistico della città egiziana del Nuovo Regno. Impostata come una città giardino: era composta di case popolari a schiera allineate verso la strada, case a corte per i ceti più elevati e ville di funzionari, circondate da giardini, variate secondo il gusto individuale.
 
Tempio-palazzo di Ramesse III a Madinet-Habu. Il grandioso complesso è simile ad una fortezza, circondata da mura alte 17 m, con portali e merlature di chiara matrice assira, entro cui sorgono il palazzo reale, gli spazi sacri del tempio, le abitazioni del clero, del personale amministrativo, dei soldati e degli ufficiali, le stalle, i magazzini, ecc.

IL TEMPIO-PALAZZO EGIZIANO

Quale forma ha il palazzo egiziano? La risposta la possiamo individuare all’epoca della XX dinastia, dove, il mutato clima sociale, vede una progressiva perdita di potere da parte del faraone. Il tempio viene circondato da edifici accessori (granai, archivi, magazzini, ecc.) e finisce per configurarsi come un tempio-palazzo-fortezza. Importante testimonianza in tal senso è il Tempio-palazzo di Ramesse III a Medinet-Habu (sec. XII a. C.)
Complesso templare dell’isola di File.

EPOCA TARDA (XXI-XXXIX DINASTIA) 1075-332 A.C.

Colle dinastie seguenti, inizia la definitiva decadenza egiziana. L’occupazione, da parte di Cambise (525 a.C.) e di Alessandro Magno (332 a.C.), fa dello stato egiziano la parte di un più vasto gioco di rapporti mediterranei. Anche i resti architettonici, quando non sono scarsi, testimoniano una cultura totalmente diversa da quella di impianto originale antico.

L’EGITTO GRECO-ROMANO (SEC. IV A.C.- IV D.C.)

L’arrivo di nuovi apporti culturali non crea, in Egitto, un linguaggio architettonico nuovo. Nell'Egitto tolemaico della dominazione greca, vengono iniziati o rifatti molti edifici, tra cui ricordiamo i Templi di File, Kom Ombo, Edfu, Esna e Dendera, che ripetono sostanzialmente la struttura dei templi antico-egiziani. La tradizione finirà per estinguersi del tutto sotto la dominazione romana
 











sabato 11 maggio 2024

Corso di storia dell'architettura: 1 Architettura Primitiva

Grotta di Lascaux (Francia) visione del soffitto della grande sala (25.000-15.000 a.C.). Le immagini hanno il senso di un'operazione magica per propiziare il successo della battuta di caccia da cui dipende l’esistenza.  

 

Epoca paleolitica e cultura materiale
Il nostro viaggio attraverso il tempo, nelle mondo delle costruzioni, comincia nella notte dei tempi, nell’epoca paleolitica.
Quello che troviamo lo possiamo già definire architettura?
Probabilmente no, dice il grande storico dell’arte statunitense Gideon.
L'ambiente costruito è solo una modificazione superficiale dell'ambiente naturale, utilizzo di cavità naturali, ripari di pelli sostenuti da esili strutture di legno, ancora troppo poco per individuare una precisa volontà edificatoria.
Dagli scavi archeologici emerge la cosiddetta cultura materiale (lavorazioni delle pietre e del legno, distribuzioni intorno al nucleo di un focolare).
 
Società neolitiche
E’ solo colle società neolitiche che troviamo un pezzo di natura trasformato secondo un progetto umano, che comprende:
· i terreni coltivati per produrre il cibo;
· le abitazioni degli uomini e degli animali domestici;
· i depositi del cibo prodotto perché si conservi per un lungo periodo;
· gli attrezzi per la coltivazione, l'allevamento, la difesa, l'ornamento e il culto.
I resti archeologi degli insediamenti neolitici sono già architettati in una forma regolare, che ci permette di ricostruire le loro parti mancanti e ci dà indicazioni su di una prima grande differenziazione architettonica, quella relativa alle popolazioni nomadi e sedentarie.
 
Ancora oggi esistono popolazioni nomadi, un retaggio che dura da migliaia di anni.
 
Popolazioni nomadi
I nomadi (cacciatori, pescatori ed allevatori) seguono la migrazione delle prede o praticano l'alternanza dei territori di pascolo. Le popolazioni nomadi mantengono, nel corso del tempo, uno stato di precarietà che impedisce una reale evoluzione della loro architettura. Approntano solitamente tettoie rudimentali, che poi abbandonano al tempo della campagna di caccia o di pesca, ma, talvolta, si tratta di vere e proprie abitazioni mobili, smontabili, leggere e trasportabili.
Per farcene un’idea più precisa possiamo prendere ad esempio alcune tipologie abitative ancora oggi utilizzate:
· quelle dei pastori Pelu del Mali e del Niger, fatte di pali lignei curvi unibili in una cupola ogivale da rivestire con foglie e fascine;
· quelle dei pastori sahariani, che stendono teli di lana su una leggera struttura di legno;
· quelle degli indiani Inuit del Canada; che in estate, usano tende rivestite con pelli di caribù o di foca, mentre in inverno, igloo con blocchi di ghiaccio, assemblati come conci di pietra.


Capanna coperta di feltro, detta yurta (Mongolia).
Villaggio primitivo palafitticolo
 
Popolazioni sedentarie
Assai diverso è il discorso per le popolazioni sedentarie, gruppi sociali stabili e politicamente strutturati, che, accanto alle residenze individuali, approntano edifici collettivi con chiare funzioni di rappresentanza. Le popolazioni sedentarie, favorite dalle cicliche inondazioni dei fiumi delle pianure alluvionali, che consentono raccolti sicuri e accumulo di eccedenze, propongono nuove strutture architettoniche stabili. Citiamo come esempi di strutture ancora oggi utilizzate:
·    la casa circolare, con diametro variabile tra 5 e 10 m. (ritrovamenti a Gerico nel 6500 a.C., a Gawrà nel 5000 a.C. e ad Arpad nel 4000 a.C.), struttura muraria a thôlos (come l'igloo), fatta di sassi, mattoni o pietre squadrate.
· nelle Nuove Ebridi, l'edificio per le riunioni degli uomini, detto nagamal, capanna rettangolare con tetto a due falde e copertura vegetale, retto da tre file di puntoni a forcella; 
·  nei villaggi Dogon, l’edificio collocato al centro del villaggio fin dalla sua fondazione, detto toguna;
· nei villaggi amazzonici la casa degli anziani, con la sala delle riunioni.

Abitazione di un capo con decorazione di conchiglie nelle Isole Fiji (Melanesia).
 
Villaggi primitivi
Quando le piccole fattorie isolate degli agricoltori cominciano a moltiplicarsi, nascono i primitivi villaggi.
La necessità dell’aggregazione di più edifici evidenzia i limiti delle costruzioni rotonde, in favore di edifici a pianta quadrata con muri verticali, le cui esigenze costruttive portano all’aggiornamento tecnico delle murature in terra cruda, proto-industrializzazione della manifattura del laterizio e della ceramica.

Allineamenti di menhir a Carnac (nel nord ovest della Francia)
 
Architettura megalitica
Parallelamente alle tipologie precedenti (in massima parte extraeuropee), in ambito europeo (Inghilterra, Francia, Spagna, Italia) e nelle isole del Mediterraneo, si ha un’originale ed autonoma evoluzione: l’architettura megalitica, (termine che significa grande pietra).
I luoghi rituali, le sedi di importanti sepolture, i punti di riferimento per il percorso processionale o per le osservazioni astronomiche, trovano espressione nei:
• menhir, in bretone, pietra lunga, conficcata nel suolo;
• dolmen, tavola di pietra di notevoli dimensioni, sorretta da ritti anch’essi di pietra;
• cromlech, in gallese, cerchio di pietre assemblate.
Gli esempi più significativi si trovano in Francia, a Carnac, ed in Inghilterra, nella contea di Salisbury, lo straordinario Tempio del Sole di Stonehenge.
In Italia, nelle Puglie e in Sardegna, la tecnica megalitica avrà un’appendice nelle costruzioni della civiltà nuragica e dei trulli.
Nuraghe su Nuraxi e villaggio a Barumini (Sardegna)


Ricostruzione dei giardini pensili di Babilonia.

Dal villaggio neolitico nasce la città, molto di più di un villaggio ingrandito, un salto decisivo che chiamiamo rivoluzione urbana. Le prime tracce sono reperibili, stando alle nostre attuali conoscenze archeologiche, nella regione della mezzaluna fertile (fra i deserti dell'Africa e dell'Arabia, dal Mediterraneo al Golfo Persico), quando la specializzazione degli occupati nell’industrie e nei servizi (artigiani, scribi, sacerdoti, funzionari, guerrieri, ecc. destinati a diventare il gruppo sociale dominante), porta a favorire la crescita di una produzione agricola, tale da permettere di mantenerli con l’eccedenza di chi lavora la terra (contadini e allevatori, destinato a diventare il gruppo sociale subalterno).

Il simbolo assiro di città: un cerchio quadripartito. Da un lato il cerchio, simbolo dell’uovo cosmico, è diviso dagli assi in quattro parti (equivalenti ai quattro elementi primordiali: aria, acqua, fuoco e terra). Dall’altro gli assi verticali ed orizzontali del rotundum, il mondo, nel loro punto di incontro stabiliscono un centro e rivelano il reticolo primigenio dell'orientamento. Così, da un lato, la forma fisica quadrata della città, orientata dagli assi cardinali, è l'archetipo del mondo uscito dal suo caos originario, ma dall’altro, la sua forma geometrica ideale è da immaginare come quella di un circolo che circoscrive un quadrato. Si pensi, ad esempio, a Roma quadrata che sorge dal circolo tracciato da Romolo con l'aratro (e lo storico Varrone fa risalire il nome di città al circolo, urbis da orbis e da urvare=arare intorno).


La torre di Babele di Bruegel il Vecchio.

La rivoluzione urbana neolitica
Dal villaggio neolitico nasce la città, molto di più di un villaggio ingrandito, un salto decisivo che chiamiamo rivoluzione urbana. Le prime tracce sono reperibili, stando alle nostre attuali conoscenze archeologiche, nella regione della mezzaluna fertile (fra i deserti dell'Africa e dell'Arabia, dal Mediterraneo al Golfo Persico), quando la specializzazione degli occupati nell’industrie e nei servizi (artigiani, scribi, sacerdoti, funzionari, guerrieri, ecc. destinati a diventare il gruppo sociale dominante), porta a favorire la crescita di una produzione agricola, tale da permettere di mantenerli con l’eccedenza di chi lavora la terra (contadini e allevatori, destinato a diventare il gruppo sociale subalterno).

La città-stato ieratica
Uno degli apporti decisivi allo studio della storia delle costruzioni, è quello rivolto all’analisi delle modificazioni del territorio operate dall'intervento dell’uomo ai fini insediativi. La ricerca e la classificazione dei segni di antropizzazione del territorio è disciplina studiata dalla storia dell’urbanistica. Di essa riveste particolare interesse lo studio della storia del più importante degli elementi insediativi: la città. Quando e dove nascono le prime civiltà urbane? Si va progressivamente affermando la convinzione (sostenuta dalla datazione del radiocarbonio), che la loro comparsa si possa far risalire al X millennio a. C.. Si può collocare il loro sorgere in una zona estesa a tutta l'area mediorientale, fino al Mediterraneo, con particolari resti concentrati nel delta del Tigri e dell’Eufrate, databili 3500 a.C. A questo tipo di città è attribuito il nome di città-stato ieratica, cioè sacra, e da essa discende la grande città classica. Proviamo a schematizzare le fonti informative che abbiamo su di essa e la sua evoluzione.

L'evoluzione della città
La città antica evolve in senso razionalista (calcolo economico, aumento della divisione del lavoro, commercio, ecc.), il carisma del capo e della dinastia si combina con le cerimonie, i misteri, le feste, i calendari, la storiografia, i canti, la letteratura, la tecnica, la scienza profana e sacra, i codici giuridici, la valutazione dei ranghi professionali e burocratici.Ma la città antica non evolve dal punto di vista fisico, è un’entità fissa, la sua forma non prevede i principi dello sviluppo, assai temuti, perché significherebbero un ritorno al caos, risolto, a suo tempo, con la propria nascita.L’ampliamento della città, infatti, è visto come una realtà assai più complessa di una semplice operazione urbanistica. Passa solo attraverso la ricostruzione delle mura ed una nuova cerimonia di riconsacrazione, per scongiurare la sua alterazione nel tempo.La sottomissione ad un ordine cosmico, richiede una concezione del tempo ciclico e non evolutiva, aperta e continua qual è quella dinamica della realtà storica. Non è casuale che, l’origine delle parole templum, temenos e tempus, sia la stessa, come non è casuale che, ad una rifondazione politica o religiosa, segua, spesso, un nuovo inizio sancito dalla riforma del calendario. Un’altra fondamentale caratteristica della città-stato ieratica è il carattere sacro ed inalienabile della proprietà urbana, perché emanazione di una stirpe (genos). Il rapporto tra uso e possesso del suolo della città, non è un legame giuridico, ma mistico, proprio della gens che, attraverso il suolo, testimonia la propria appartenenza sociale.Così il filosofo greco Platone fissa, addirittura, il numero delle unità familiari, oikai, della sua città ideale; lo statista greco ateniese Solone prevede, nella sua legislazione, che la vendita delle proprietà comporti la perdita della cittadinanza; il condottiero ebreo Mosè, impone che, ogni cinquant'anni, in occasione del giubileo, i beni venduti, tornino alla famiglia originaria. Nello stato primitivo, chiuso, si entra solo attraverso la porta dell’hospitalitas. Ma, con i Greci, diventa definitivo ed irreversibile il passaggio dalla sacralità alla ragione, dal mythos al logos. Essi non inventano la ragione, ma una delle ragioni possibili, importante, però, nella misura in cui la civiltà occidentale (e quindi la nostra), la farà propria. Se, a livello di mito, più civiltà potevano essere accomunate in un piano sintetico di lettura, a livello di ragione, ogni civiltà transita al logos secondo un proprio stile ragionativo, difficilmente confrontabile. Dalla Grecia in poi l’evoluzione delle civiltà che si sottraggono a questo modello, se viene interpretata secondo il logos greco, risulta incomprensibile. Da questo momento in poi, di tutti i percorsi evolutivi, potremo seguire solo quello che, dalla polis greca, porta a noi. Ma la città antica non evolve dal punto di vista fisico, è un’entità fissa, la sua forma non prevede i principi dello sviluppo, assai temuti, perché significherebbero un ritorno al caos, risolto, a suo tempo, con la propria nascita.  L’ampliamento della città, infatti, è visto come una realtà assai più complessa di una semplice operazione urbanistica. Passa solo attraverso la ricostruzione delle mura ed una nuova cerimonia di riconsacrazione, per scongiurare la sua alterazione nel tempo.  La sottomissione ad un ordine cosmico, richiede una concezione del tempo ciclico e non evolutiva, aperta e continua qual è quella dinamica della realtà storica.  Non è casuale che, l’origine delle parole templum, temenos e tempus, sia la stessa, come non è casuale che, ad una rifondazione politica o religiosa, segua, spesso, un nuovo inizio sancito dalla riforma del calendario.Un’altra fondamentale caratteristica della città-stato ieratica è il carattere sacro ed inalienabile della proprietà urbana, perché emanazione di una stirpe (genos).  Il rapporto tra uso e possesso del suolo della città, non è un legame giuridico, ma mistico, proprio della gens che, attraverso il suolo, testimonia la propria appartenenza sociale.Così il filosofo greco Platone fissa, addirittura, il numero delle unità familiari, oikai, della sua città ideale; lo statista greco ateniese Solone prevede, nella sua legislazione, che la vendita delle proprietà comporti la perdita della cittadinanza; il condottiero ebreo Mosè, impone che, ogni cinquant'anni, in occasione del giubileo, i beni venduti, tornino alla famiglia originaria. Nello stato primitivo, chiuso, si entra solo attraverso la porta dell’hospitalitas.Ma, con i Greci, diventa definitivo ed irreversibile il passaggio dalla sacralità alla ragione, dal mythos al logos. Essi non inventano la ragione, ma una delle ragioni possibili, importante, però, nella misura in cui la civiltà occidentale (e quindi la nostra), la farà propria. Se, a livello di mito, più civiltà potevano essere accomunate in un piano sintetico di lettura, a livello di ragione, ogni civiltà transita al logos secondo un proprio stile ragionativo, difficilmente confrontabile. Dalla Grecia in poi l’evoluzione delle civiltà che si sottraggono a questo modello, se viene interpretata secondo il logos greco, risulta incomprensibile. Da questo momento in poi, di tutti i percorsi evolutivi, potremo seguire solo quello che, dalla polis greca, porta a noi.