lunedì 2 gennaio 2023

Corso di Storia dell'arte: Lezione 16/16 IMPRESSIONISTA







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Fauvisme
Con il termine fauves (in francese "belve, selvaggi") si indica un movimento artistico d'avanguardia, che in realtà è un gruppo di pittori, perlopiù francesi, che nella prima parte del Novecento diedero vita a un'esperienza di breve durata temporale, ma di grande importanza nell'evoluzione dell'arte, perché ne proponevano l'innovazione. Questa corrente è chiamata anche fauvismo. L'origine del movimento è da ricercarsi nell'inserimento all'interno della tradizione impressionista francese, alla fine del XIX secolo, di spinte dotate di accenti romantici e nordici, come le proposizioni di Edvard Munch. Il movimento ebbe la propria prima collettiva grazie al Salon d'Automne di Parigi nel 1905. George Desvallières, vicedirettore del Salon e pittore egli stesso, aveva conosciuto alcuni di questi artisti durante un comune periodo di studio presso l'atelier di Gustave Moreau e decise di raggruppare alcune delle loro opere nella sala centrale del Salon in modo da amplificare l'effetto dirompente delle loro singolarità. Il primo ad utilizzare il termine fauves, o comunque a diffonderlo e renderlo celebre, fu il critico d'arte Louis Vauxcelles, che definì la sala come una "cage aux fauves" cioè una "gabbia delle belve", per la "selvaggia" violenza espressiva del colore, steso in tonalità pure. Sembra infatti che Vauxcelles, entrando nell'ottava sala del Salon d'Automne di Parigi (1905) dove esponevano gli artisti, vedendo una statua tradizionale circondata da dipinti dai colori molto violenti e accesi, avesse esclamato: "Ecco Donatello fra le belve!". Gli artisti presenti nella stanza centrale del Grand Palais erano Henri Matisse (che espose la Donna con cappello, dipinta nel 1905), André Derain, Maurice de Vlaminck, Henri Manguin e Charles Camoin. Altri pittori da ricordare perché affini alla poetica Fauves sono Alexis Mérodack-Jeanneau, Pierre-Albert Marquet, Othon Friesz, Kees Van Dongen, Raoul Dufy, Henri Evenepoel e Georges Braque. Georges Rouault e il giovane Pablo Picasso rimasero al di fuori del movimento per un accento maggiormente ideologico. I Fauves furono attivi solo fino al 1907. Quell'anno la grande retrospettiva su Cézanne fu causa delle nuove direzioni prese da alcuni di loro e della formidabile crescita del cubismo, che contribuì a rompere la debole unità del movimento.
Poetica
Il gruppo di artisti chiamati Fauves non fu mai un vero gruppo; non ci fu infatti mai un programma e neppure una vera comunità d'intenti. Discutevano molto di impressionismo, spesso in termini negativi ma apprezzando la novità di una luce generata dall'accostamento di colori puri. I Fauves si differenziarono dall'espressionismo tedesco per una minore angoscia esistenziale, un minore intento polemico e critico nei confronti della società e, allo stesso tempo, un maggiore interesse per il colore, usato in modo libero e in funzione anche emotiva, oltre che costruttiva, sulla scia di van Gogh e di Gauguin; non a caso essi furono i primi ad interessarsi di arte africana. La loro arte si basava sulla semplificazione delle forme, sull'abolizione della prospettiva e del chiaroscuro, sull'uso di colori vivaci e innaturali, sull'uso incisivo del colore puro, spesso spremuto direttamente dal tubetto sulla tela e una netta e marcata linea di contorno. L'importante non era più, come nell'arte accademica, il significato dell'opera, ma la forma, il colore, l'immediatezza. Partendo da suggestioni e stimoli diversi, ricercavano un nuovo modo espressivo fondato sull'autonomia del quadro: il rapporto con la realtà visibile non era più naturalistico, in quanto la natura era intesa come repertorio di segni al quale attingere per una loro libera trascrizione.

Impressionismo
L'Impressionismo è una corrente artistica sviluppatasi in Francia, a Parigi, nella seconda metà dell'Ottocento, precisamente tra il 1860 e il 1870 e durata fino ai primi anni del Novecento. Inaugurato nello studio del fotografo Nadar è caratterizzato da una precisa esperienza di gusto, in un momento storicamente definito, s'identifica questa tendenza nella civiltà artistica moderna, con i pittori che amano dipingere "en plein air" ovvero all'aria aperta. 
Fondamentali per la nascita dell'Impressionismo furono le esperienze del Romanticismo e del Realismo, che avevano rotto con la tradizione, introducendo importanti novità: la negazione dell'importanza del soggetto, che portava sullo stesso piano il genere storico, quello religioso e quello profano; la riscoperta della pittura di paesaggio; il mito dell'artista ribelle alle convenzioni; l'interesse rivolto al colore piuttosto che al disegno; la prevalenza della soggettività dell'artista, delle sue emozioni che non vanno nascoste o camuffate, con rapidi colpi di spatola, creando un alternarsi di superfici uniformi e irregolari, che divenne il punto di partenza per le ricerche successive degli impressionisti. Nuovi stimoli vennero anche dall'Esposizione universale di Parigi del 1889, dove trovò sfogo l'interesse per l'arte esotica, in particolare quella giapponese e quella cinese. Hokusai e la scuola Ukiyo-e rappresentavano scene di vita quotidiana molto vicine al realismo che andava diffondendosi in Francia e in Europa. Già Charles Baudelaire, alcuni anni prima, aveva distribuito agli amici delle stampe giapponesi, che presto divennero una moda e furono apprezzate e acquistate anche dai pittori impressionisti. Si deve però ricordare che, nonostante l'allontanamento dalla tradizione, essa restava il punto fermo delle opere dei grandi artisti del passato, custodite al Louvre. Infine, importanti novità vennero dalle scoperte della scienza, come la macchina fotografica e le Leggi sull'accostamento dei colori di Eugène Chevreul: queste furono alla base della teoria impressionista sul colore, che suggeriva di accostare i colori senza mescolarli, in modo tale da ottenere non superfici uniformi ma "vive" e in movimento. Un'altra importante invenzione fu il tubetto di colore che consentiva agli artisti di poter spostarsi ed immortalare dal vivo i propri soggetti. Prima i pittori dovevano creare i colori tramite polveri di pigmento e quindi erano costretti a rimanere fermi nei loro laboratori dando ai quadri un'illuminazione artificiale che rendeva il quadro poco realistico. Gli impressionisti dipingevano en plein air, cioè all'aria aperta, con una tecnica rapida che permetteva di completare l'opera in poche ore. Essi volevano riprodurre sulla tela le sensazioni e le percezioni visive che il paesaggio comunicava loro nelle varie ore del giorno e in particolari condizioni di luce, lo studio dal vero del cielo, dell'atmosfera, delle acque, eliminò il lavoro al chiuso, nell'atelier, il luogo nel quale venivano completati i quadri più grandi o eseguiti i ritratti; molti di essi erano però anche realizzati all'aperto. Lo sfondo, il paesaggio, non è qualcosa di aggiunto, ma avvolge le figure. Oggetti e persone sono trattati con la stessa pennellata ampia e decisa. Gli artisti più importanti dell'impressionismo sono: Claude Monet, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley, Federico Zandomeneghi, Camille Pissarro, Jean-Frédéric Bazille e Gustave Caillebotte. La storia dell'impressionismo nasce ancora prima che si possa parlare di un vero e proprio movimento: nel 1863 Napoleone III inaugurò il Salon des Refusés, per ospitare quelle opere escluse dal Salon ufficiale. Vi partecipò, tra gli altri, Édouard Manet con Le déjeuner sur l'herbe (Colazione sull'erba), che provocò un notevole scandalo e che venne definito immorale. Due anni più tardi, lo stesso Manet scandalizzò nuovamente l'opinione pubblica con Olympia. La prima manifestazione ufficiale della nuova pittura si tenne il 15 aprile 1874, presso lo studio del fotografo Felix Nadar, alla quale parteciparono Claude Monet, Edgar Degas, Alfred Sisley, Berthe Morisot, Pierre-Auguste Renoir e altri. La mostra del 1874 fu di per sé un'azione eversiva in quanto, al di là dell'estrema modernità delle singole opere che sconvolse la critica, venne compiuta in risposta e contro il Salon, che le aveva rifiutate, e gli studi accademici in generale. Il nome di battesimo del nuovo movimento si deve a Louis Leroy, critico d'arte del giornale Le Charivari, che definì la mostra Exposition Impressioniste, prendendo spunto dal titolo di un quadro di Monet, Impression, Soleil levant. Inizialmente questa definizione aveva un'accezione negativa, che indicava l'apparente incompletezza delle opere, ma poi divenne una vera bandiera del movimento. Caratteristiche della pittura impressionista erano i contrasti di luci e ombre, i colori forti, vividi, che avrebbero fissato sulla tela le sensazioni del pittore di fronte alla natura. Il colore stesso era usato in modo rivoluzionario: i toni chiari contrastano con le ombre complementari, gli alberi prendono tinte insolite, come l'azzurro, il nero viene escluso, preferendo le sfumature del blu più scuro o del marrone. Visto che si dipingeva en plein air, questo portò a scegliere un formato delle tele più piccole e, grazie anche l'invenzione dei tubetti per i colori a olio e del cavalletto da campagna, tutto era facile da trasportare. Il pittore cerca di fissare sulla tela anche lo scorrere del tempo, dato dal cambiamento della luce e dal passare delle stagioni. Si ricordano a questo proposito le numerose versioni della Cattedrale di Rouen, riprodotta nelle diverse ore del giorno e in diverse condizioni climatiche, di Claude Monet verso la fine del 1890. Nonostante un filo rosso molto evidente colleghi tutti gli artisti impressionisti, sarebbe un errore considerare questo movimento come monolitico. Ogni artista, infatti, secondo la sua sensibilità, lo rappresenta in modo diverso. Per esempio Monet non si interessò principalmente alla rappresentazione di paesaggi urbani, ma soprattutto naturali, arrivando negli ultimi anni della sua vita, a ritrarre moltissime volte lo stesso soggetto (le Ninfee) in momenti diversi, per studiarne i cambiamenti nel tempo. Altri, come Renoir o Degas, si interessarono invece alla figura umana in movimento (ad esempio scene di vita quotidiana o ballerine). Molti sono gli artisti che non si possono definire del tutto impressionisti, ma che dell'Impressionismo sono evidenti precursori, molti quelli che, nati in seno all'Impressionismo, se ne distaccheranno per intraprendere nuove strade. L'unico artista che sempre, per tutta la sua vita, rimase impressionista fu Monet. In sintesi, si può affermare che l'Impressionismo sia ai suoi inizi con Manet, culmini con Monet e si chiuda con Cézanne, che poi ne uscirà. L'Impressionismo si diffuse in Europa grazie anche alla rapidità con cui un'opera poteva essere dipinta (a molti impressionisti non occorrevano più di 15 minuti per realizzare un dipinto), ed era facile trovare nelle case borghesi dell'epoca diversi quadri. Si sviluppò anche una corrente impressionista negli Stati Uniti ed ebbe fra i suoi numerosi esponenti Theodore Robinson, Mary Cassatt, Childe Hassam ed Edmund Tarbell. In Italia ebbe uno sviluppo non molto particolare, dato dalle esperienze di Federico Zandomeneghi, Giuseppe De Nittis e dei Macchiaioli, più vicine, tuttavia, alla tradizione quattrocentesca.

Postimpressionismo
Il post-impressionismo è una tendenza artistica che supera i concetti dell'Impressionismo, conservandone solo alcune caratteristiche, per scavare più a fondo nella libertà del colore avventurandosi verso strade non ancora percorse. Si differenzia dall'Impressionismo perché gli artisti effettuavano gli studi del disegno all'interno del proprio studio-atelier. Caratteristiche comuni ai post-impressionisti furono la tendenza a cercare la solidità dell'immagine, la sicurezza del contorno, la certezza e la libertà del colore. Particolare tecnica pittorica di questo periodo è il puntinismo. Fra i più celebri post-impressionisti vanno ricordati Georges Seurat, Paul Cézanne, Paul Gauguin, Vincent van Gogh, Henri de Toulouse-Lautrec che influenzeranno significativamente tutta l'arte pittorica del Novecento, ed il movimento divisionista italiano. Tra i post-impressionisti italiani si possono ricordare Dante Conte, Vincenzo Vela, Gino Paolo Gori e Giuseppe Pellizza da Volpedo. Al post-impressionismo si collegano tutti quegli orientamenti artistici che si svilupparono in Francia ma che ebbero importanti ripercussioni anche nel resto d'Europa all'incirca tra il 1880 e gli inizi del 1900. Il post-impressionismo comprende una vasta gamma di stili artistici distinti che condividono la motivazione comune di rispondere alla corrente del movimento impressionista. Le variazioni stilistiche riunite sotto la bandiera generale della gamma post-impressionismo dall'orientato scientificamente neo-impressionismo di Georges Seurat al simbolismo rigoglioso di Paul Gauguin, ma tutti concentrati sulla visione soggettiva dell'artista. Il movimento ha inaugurato un'epoca durante la quale la pittura trascendeva il suo ruolo tradizionale di una finestra sul mondo e invece è diventata una finestra nella mente e l'anima dell'artista. L'impatto di vasta portata estetica del post-impressionismo ha influenzato gruppi sorti durante il turno del XX secolo, come gli espressionisti, così come i movimenti più contemporanei, come l'arte femminista identità legale.

Puntinismo
Il puntinismo (noto anche col termine francese pointillisme o anche puntillismo) è un movimento pittorico caratterizzato dalla scomposizione dei colori in piccoli punti che, sviluppatosi in Francia verso il 1870, è così denominato dal critico Félix Fénéon. Ponendosi il problema della fugacità dell'Impressionismo, si era iniziato a constatare l'inesistenza di un colore locale. Dato che ciascun colore è influenzato dal colore cui è posto accanto, si arriva a sostenere la necessità che i colori non siano più mescolati sulla tavolozza, ma anzi accostati sulla tela, cosicché la fusione avvenga nella retina dell'osservatore. Ciò, soprattutto con i colori complementari, così da dare forma alle pennellate e sottolineare la divisione del colore. 'impressionismo era basato sull'immediatezza visiva, quindi le opere erano fatte all'aperto e dovevano prendere il primo impatto visivo. Le opere del puntinismo sono invece fatte in studio. Il puntinismo si basa sull'applicazione delle scoperte della percezione visiva e sulle teorie del colore. Il metodo utilizzato presenta un'elevatissima precisione. Rende le composizioni statiche, artificiali, fredde, con mancanza di cangiantismo e movimento. Il più noto esponente del puntinismo è Georges Seurat, che usa pennellate più larghe, a zone rettangolari o quadrate. Seurat per un certo periodo lavora assieme a Paul Signac (fino alla morte di Seurat) orientando la loro ricerca nel senso di un programma di impressionisti, cioè conservando il romanticismo, e riproporlo in termini scientifici. Nasce il Neo-impressionismo, che pone l'esigenza del rapporto tra scienza e arte. A fine ottocento, in Italia si arriva ad una corrente analoga al puntinismo, che prende il nome di divisionismo. Esponenti di rilievo furono Giovanni Segantini, Pellizza da Volpedo, e Gaetano Previati, che a differenza dei francesi non provenivano dall'Impressionismo ma dal tardo Romanticismo. Previati con il suo trattato intitolato La tecnica della pittura si propose come il teorico del movimento, che dalla seconda generazione in poi tenderà a sfociare nel Futurismo.

Joseph Mallord William Turnerhttps://youtu.be/KJyYGfyYa_Q





Pittore e incisore inglese (Londra 1775 - ivi 1851). T. occupa senza dubbio un posto di rilievo tra i più significativi paesaggisti di ogni tempo, sebbene la continua sperimentazione nella tecnica dell'acquerello, per renderla altrettanto duttile ed espressiva di quella a olio, e lo stato o l'aspetto di non finito di molte opere abbiano portato a contrastanti valutazioni della sua pittura: schernito dai contemporanei ma sostenuto da J. Ruskin, le successive generazioni, dai pittori impressionisti agli espressionisti astratti, ne hanno esaltato gli aspetti più congeniali alla loro sensibilità.VitaFiglio di un barbiere del Devonshire il T. fece i primi studi a Brentford, nel Middlesex. Nel 1788 lavorò sotto Th. Malton, disegnatore di architettura, e colorì per commissione molte stampe e sfondi. T. mostrò presto la sua naturale disposizione per il disegno. Cominciò a colorare stampe, eseguire schizzi topografici e dal 1789 seguì i corsi dell'Accademia sotto la guida di J. F. Rigaut., divenendone membro dal 1799 e professore di prospettiva a più riprese dal 1807. Il percorso che portò T. a divenire uno dei più grandi e complessi paesaggisti, iniziò nell'ambito della tradizione inglese della pittura di paesaggio: importante per la sua formazione fu lo studio delle opere di J. R. Cozens, R. Wilson, Ph.-J. Loutherbourg, la familiarità con Th. Girtin presso il collezionista Th. Monro, ma anche il rapporto con personaggi emblematici del gusto preromantico come W. Beckford, R. C. Hoare, suoi mecenati. L'osservazione della natura e dei fenomeni naturali, fissata in rapidi schizzi, bozzetti ad acquerello o a olio che cadenzano i suoi continui viaggi (dopo il 1802 anche in Svizzera e Francia, nei Paesi Bassi, in Germania e in Italia) e lo studio degli antichi maestri (in primo luogo N. Poussin e C. Lorrain, ma anche i paesaggisti olandesi, Tiziano, Rembrandt e Watteau), furono stimolo e sfida nella ricerca delle potenzialità espressive del colore, della composizione armonica, della varietà dei modi nella rappresentazione della natura, nella volontà di elevare la pittura di paesaggio al livello della grande pittura di storia. Gli intenti di T. emergono chiaramente nel Liber studiorum (1807-19) - centinaia di disegni destinati alla pubblicazione, ma solo in parte tradotti in incisioni - che, al di là dell'aspetto documentario del Liber veritatis di Lorrain che pure lo aveva ispirato, illustra in modo esemplare e sistematico le classi espressive della pittura di paesaggio (storico, montano, pastorale, marino, architettonico, epico pastorale). Questo aspetto della ricerca di T. chiarisce il ruolo compositivo e ideale delle figure nei suoi paesaggi e illumina anche il suo rapporto con l'Accademia, che considerò l'istituzione più idonea a convalidare la sua impresa. E significativamente T. lasciò allo stato la sua vasta produzione di oli, acquerelli e disegni (National Gall.; Tate Gall.; British Mus.).

Camille Pissarro
https://youtu.be/4hLtSNetywQ



Pittore (Saint-Thomas, Antille, 1830 - Parigi 1903). Tra i principali esponenti dell'impressionismo, ebbe un ruolo primario nell'organizzazione della prima mostra del movimento tenutasi nel 1874 a Parigi, partecipando poi, unico del gruppo, a tutte le successive. Poeta della campagna, egli rese con dolcezza i campi a primavera e in inverno, gli orti, la terra lavorata, la neve, la bonomia rustica. Nessuno ha sentito più di P. nelle sue ultime opere la poesia agitata delle città: le sue Vues de Paris della collezione Durand-Ruel, le sue vedute di Londra, di Rouen, di Dieppe, sono ampie e delicate. Dipinse anche alcuni ritratti e molti acquerelli, ed eseguì anche acqueforti e litografie. Dopo il 1885 condivise con i neoimpressionisti la tecnica divisionista e la ricerca di unità compositiva tramite il colore. Vita.La sua inclinazione per il disegno fu stimolata dagli insegnanti della scuola di Passy, il sobborgo parigino dove il padre, commerciante israelita trasferitosi nel 1824 nell'isola antillana (allora colonia danese), lo mandò a studiare (1842-47); alla decisione di dedicarsi all'arte contribuì l'incontro, a Saint-Thomas, con il pittore danese Fritz Melbye, col quale si recò in Venezuela (1852-55). Dal 1855 fu a Parigi: all'esposizione universale lo colpirono le opere di G. Courbet e, in particolare, quelle di C. Corot, che prese a frequentare e di cui si dichiarò allievo; all'Académie Suisse incontrò C. Monet e poi P. Cézanne. Le sue opere furono spesso accettate ai Salons (ma nel 1863 figurò nel Salon des refusés). Nel 1870 i Tedeschi saccheggiarono il suo studio di Louveciennes e da ciò dipende la rarità delle opere di P. anteriori a quell'epoca. Nel 1872 dipinse a Auvers insieme con Cézanne. I dintorni di Parigi (Montmorency, Louveciennes, Pontoise), i luoghi dove visse, preferiti da Corot e dai futuri impressionisti, sono i soggetti dei suoi quadri, composizioni fortemente strutturate e dai colori vivaci, stesi a volte con la spatola, subito apprezzati da É. Zola. Allo scoppio della guerra franco-prussiana si rifugiò in Gran Bretagna (1870-71), dove si interessò a Constable e Turner; al ritorno fu al centro del gruppo definito poi scuola di Pontoise (Cézanne, A. Guillaumin, P. Gauguin) e giocò un ruolo primario nell'organizzazione della prima mostra (1874) degli impressionisti, partecipando poi a tutte le successive. La pennellata si fa più leggera e la tavolozza più brillante, ma la composizione è sempre sostenuta da una struttura rigorosamente geometrica; il disegno continua a costituire lo strumento necessario d'approccio e di costruzione del quadro. Dopo il 1885 condivide con i neo-impressionisti la tecnica divisionista e la ricerca di un'unità compositiva attraverso il colore. Negli ultimi anni, i paesaggi, ripresi dalla finestra della sua casa di Eragny, le vedute di Parigi e di Rouen, dalla caratteristica vista dall'alto, sono elaborati in una tecnica pittorica più libera. Ricche di notazioni sono le sue lettere e di estremo interesse è la sua opera grafica, sperimentata dal 1879 con H.-G.-E. Degas, dalla puntasecca all'acquatinta, dalla litografia al monotipo (le raccolte più significative sono nel Cabinet des étampes della Bibliothèque nationale di Parigi e nell'Ashmolean Museum di Oxford).

Édouard Manet
https://youtu.be/xyFF_5a0

 


Pittore e incisore, nato a Parigi il 23 gennaio 1832, ivi morto il 20 aprile 1883. Diciassettenne s'ingaggiò come mozzo su una nave mercantile e partì per il Brasile. Al ritorno entrò nello studio di T. Couture, e sebbene il M. vi rimanesse sei anni, non si stabilì mai perfetto accordo tra i due. Il M. già rivelava uno spirito semplificatore odiando il modellato a tondo, le mezze tinte, la volgare retorica; non poteva soffrire il convenzionalismo, il dramma, l'aneddoto, la pittura a tesi. Passava la maggior parte del tempo al Louvre, copiando i grandi Veneziani e le opere degli Spagnoli. Viaggiò, visitando Firenze, l'Austria, la Germania (1853), il Belgio, l'Olanda, l'Italia (1856). Il M. fu un pittore da museo. Appare evidente che le opere che sollevarono maggiore scandalo, la Colazione sull'erba (Musée des arts décoratifs) e l'Olimpia (1863, Louvre) si fondano su esempî classici e che la loro origine è ben più dovuta allo studio dei maestri che all'osservazione diretta della natura. Fino intorno ai quarant'anni non produsse un'opera che avesse uno spunto proprio e di cui non si possa indicare la fonte. Il M. si preoccupò sempre solamente della soluzione di qualche problema pittorico, del tema plastico o pittoresco da trattare e da rinnovare. Di qui il suo stile e la sua tecnica così affascinante. Appare forse nel M. per la prima volta il pensiero della "pittura pura"; il resto, chiarezza della tavolozza, costumi moderni, verità nell'imitazione, passa in secondo piano. Pochi hanno avuto il suo senso dello stile, il dono di nobilitare quanto trattavano, ed ecco perché egli poté tanto agire sui pittori. Ogni sua opera si può dire ha provocato una battaglia: se il Guitarrero (1861), prima opera esposta al Salon, fu abbastanza bene accolto, la lotta non tardò a scoppiare (1863) quando il pittore espose alla galleria Martinet 14 quadri, tra cui Lola di Valencia, Ballo spagnolo, i Gitani, il Vecchio musicista, Musica alle Tuileries, e specialmente per Colazione sull'erba rifiutato al Salon ufficiale e che comparve solo al Salon dei rifiutati dove provocò una sommossa, sebbene il soggetto, come notò E. Chesneau, fosse tratto da una stampa di Marcantonio e dal Concerto campestre di Giorgione. L'Olimpia provocò una tempesta uguale al Salon del 1864. Cominciò allora un periodo in cui il M. fu considerato come offensore della morale e del buon gusto, come bestia nera della scuola accademica, e l'ostracismo durò dieci anni. Il M. aveva però trovato conforto nell'amicizia prima del Baudelaire, poi dello Zola, che lo difese in uno scritto pubblicato nel 1867; si strinse quindi in intima solidarietà con il Mallarmé e ne illustrò l'Après-midi d'un faune. Trovò ammiratori tra artisti eletti: Fantin-Latour dopo il 1857, Th. Degas dopo il 1860 e cominciò allora a divenire il centro d'attrazione dei giovani; Fantin lo riprodusse nel 1864 nel piccolo gruppo d'artisti e poeti dell'Omaggio a Delacroix, nel 1870 il M. divenne il personaggio principale del gruppo di pittori d'avanguardia (C. Monet, Bazille, Renoir) rappresentato dallo stesso Fantin nell'Atelier aux Batignolles. Le opere principali del M. durante questo periodo sono: Torero morto (Filadelfia), Cristo con Angeli (Museo di New York, 1864), Piffero (Louvre, 1866), Esecuzione di Massimiliano (due varianti, Boston e Mannheim, 1867), Colazione (Monaco, 1868), Il Balcone (Louvre, 1869), Il buon bock (Filadelfia, 1873). M. si era recato in Spagna nell'estate del 1865, si recò a Venezia nel 1874. La sua reputazione, sempre contestata dal pubblico, si era assodata presso gli artisti, raggruppati intorno a lui (Courbet era morto nel 1873, Millet e Corot dovevano spegnersi nel 1875). La prima esposizione del gruppo "impressionista" ebbe luogo presso F. Nadar nel 1874; ne seguirono circa altre dieci sino al 1886, e tutte, rimaste celebri, raccoglievano i più arditi e innovatori fra i giovani: Degas, i paesisti C. Monet, Pissarro, Sisley, Renoir, Cézanne, Raffaelli. M., il più in vista del gruppo per talento, fascino e posizione sociale, passava per caposcuola, ma egli realmente seguì, più che non lo creasse, il movimento. I suoi concetti si rinnovano, la tavolozza si rischiara, il disegno diventa ancor più sintetico, i soggetti sono ora attinti direttamente alla realtà, le tonalità cercano di riprodurre non la luce dello studio ma gli effetti di "plein air". Risalgono a quell'epoca le sue opere più caratteristiche: Argenteuil (Tournai, 1874), il Bucato (Berlino, P. Cassirer, 1874), Nanà (Amburgo, 1877), Nella serra (Berlino, 1878), la Signora in rosa (Dresda, 1879), Dal nonno Lathuille (Tournai, 1879), Mescitrice di birra (Londra, Tate Gallery), Pertuiset, il Cacciatore di leoni (Breslavia, coll. Silberger, 1881) e il Bar delle Folies-Bergère (Londra, coll. Courtauld, 1882), l'ultima opera importante, forse il suo capolavoro. Nel 1880, ammalatosi, passò gran parte degli ultimi mesi in campagna a Bellevue, poi a Rueil, dipingendo nature morte e quadri di fiori; aggravatosi, gli si dovette amputare (1883) il piede sinistro; morì poco dopo l'operazione.Si debbono al M. anche una quantità di ritratti eseguiti specialmente nella seconda metà della sua vita: Zola (Louvre, 1867), Clemenceau (Louvre), Rochefort, i musicisti Cabaner, Chabrier, il cantante Faure, che fu tra i primi collezionisti di Manet, lo scrittore inglese G. Moore, Mallarmé e deliziosi ritratti muliebri, Nina di Gallias (Louvre), Méry Laurent, Eva Gonzales. Fra questi i più belli sono quelli della cognata e allieva, Berthe Morizot. Il M. eseguì inoltre una sessantina d'acque forti e litografie. Un'esposizione postuma fu tenuta nel 1884 alla Scuola di belle arti, un'altra nel 1932 per il centenario della nascita, la quale lo ha posto definitivamente in prima linea tra i pittori del sec. XIX.

Hilaire-Germain-Edgar Degashttps://youtu.be/uqU1lyIRet8



Pittore e scultore (Parigi 1834 - ivi 1917), uno dei più importanti pittori francesi della seconda metà del sec. 19º. Figlio di un banchiere d'origine italiana, ricevette nell'ambiente familiare un'educazione artistica raffinata ed esigente. Nel 1852 aprì uno studio; nel 1853 ancora studiava le antiche incisioni nel Gabinetto delle stampe del Louvre. In lunghi soggiorni in Italia (tra il 1854 e il 1859) studiò soprattutto i maestri del sec. 15º. Ammirò profondamente J.-D. Ingres, il cui influsso è manifesto nelle opere tra il 1860 e il 1865 (Fanciulli spartani che si esercitano nella lotta; Semiramide costruisce una città; Le sventure di Orléans; La figlia di Jefte ecc.). Intorno al 1860 cominciò a dipingere ritratti, con grande originalità di taglio e acutissima penetrazione (La famiglia Belelli, 1860; La donna dai crisantemi, 1865). In queste opere traspare, oltre a un'inquieta ricerca disegnativa e coloristica, un pungente interesse per la vita contemporanea. Nel 1862 avvenne la scoperta delle stampe giapponesi e l'incontro con Manet; agli artisti che preparavano l'impressionismo D. rimase poi sempre vicino, anche se la sua pittura non può dirsi impressionista. Verso il 1872 il suo interesse per motivi della vita moderna lo portò a dipingere ballerine, cantanti di caffè-concerto, fantini, ecc., rifuggendo dal chiaroscuro tradizionale per addentrarsi sempre più in una pittura "chiara", di visione moderna; poi (dopo il 1880) stiratrici, modiste, e la stupenda serie delle donne in atto di compiere la loro toeletta. Il suo segno si faceva sempre più mordente e conciso, il colore più aspro e tuttavia d'una incredibile forza evocativa. Con Pissarro, D. si fa l'organizzatore delle mostre degli impressionisti, dal 1874 al 1880. Dal 1886 i gravi disturbi alla vista, contratti già nella guerra del 1870, lo dissuadono dal continuare a esporre. Abbandona l'olio per il pastello, pratica l'incisione e la scultura. Pur nella sua solidarietà con gli impressionisti, non si lasciò deviare dalla sua ricerca in profondità, che tendeva a cogliere tra figure e ambiente una relazione non solo luministica, e che della vita aveva una concezione virilmente amara, non ottimistica come quella dei suoi compagni. D. fu il primo pittore a dare una immagine completa d'una città non nel suo paesaggio, ma nella vita dei suoi abitanti. Perciò, tra le sue opere più alte, sono i ritratti: nei quali il rapporto con l'ambiente è veramente rivelatore della vita interiore della figura ed è raggiunto il difficile equilibrio fra un'acuta, mordente percezione della realtà e una superiore sintesi di classica tradizione. Negli ultimi anni, dolorosissimi per l'artista quasi cieco, modellò in cera e creta mirabili figure di danzatrici. Non formò una scuola; ma da lui derivano direttamente H. Toulouse-Lautrec, P. Bonnard, É. Vuillard, ai quali D. suggeriva non solo una tematica profondamente nuova, ma risorse pittoriche prodigiose: un'evocazione dello spazio attraverso le sue vibrazioni luminose; il movimento raggiunto attraverso l'esaltazione del colore; una tessitura cromatica ricchissima e trasparente. La sua influenza sull'arte del 20º sec. è stata profonda, toccando specialmente H. Matisse.

Paul Cézanne
https://youtu.be/SBrf87tarx8






Pittore (Aix-en-Provence 1839 - ivi 1906). Di famiglia agiata, dovette tuttavia superare dure difficoltà per l'incomprensione del padre che ostacolò la sua vocazione; il carattere diffícile e le continue disillusioni nel rapporto con la cultura e la critica ufficiale lo portarono a una vita isolata, dedita esclusivamente e caparbiamente alla ricerca artistica. Durante gli studî secondarî, a Aix, coltivò con entusiasmo accanto al disegno i suoi interessi umanistici e strinse una profonda amicizia con E. Zola, interrotta bruscamente solo nel 1886, dopo la pubblicazione del romanzo dello scrittore, L'oeuvre, il cui protagonista, un pittore, "génie avorté", adombrava la figura di Manet, ma soprattutto quella di Cézanne. Nel 1861 si recò per la prima volta a Parigi dove, evitando ogni insegnamento accademico, si dedicò allo studio dei maestri antichi, colpito in particolare nelle sue visite al Louvre dalla pittura veneta e spagnola, e ammirò, tra i moderni, G. Courbet, E. Delacroix e, soprattutto, H. Daumier, ai cui modi si accostano i suoi primi dipinti. Di grande importanza fu anche il suo incontro e l'amicizia che ebbe con C. Pisarro. Escluso ripetutamente dai Salons, si unì al gruppo dei futuri impressionisti e con questi espose nel 1874. Ritiratosi ad Aix, visse per oltre vent'anni quasi dimenticato, lavorando con accanimento. Solo nel 1895 fu organizzata da A. Vollard una mostra personale delle sue opere; nel 1899 inviò dei quadri al Salon des Indépendants e, nel 1904, un'intera sala gli fu dedicata nel Salon d'Automne, dove espose ancora nel 1905. Solo alla vigilia della sua morte cominciava ad essere riconosciuta un'arte che è stata poi punto di riferimento essenziale e costante per gran parte delle ricerche del 20° secolo. L'opera di C. è vasta e complessa: comprende paesaggi, nature morte, figure, ritratti, nonché alcune grandi composizioni. Fin dalle prime opere parigine è chiaro lo sforzo di giungere alla costruzione dell'immagine per mezzo di una elaborata tessitura cromatica, e di ottenere valori pittorici più stabili e meno immediatamente emotivi di quelli degli Impressionisti, pur non rinunciando totalmente alla loro vivezza di sensazione. Lavorò sempre dal vero, con tecnica laboriosa e meditata, giungendo a una pittura che non è l'espressione di una occasionale reazione emotiva, ma dell'atteggiamento totale della coscienza di fronte al reale, in una progressiva semplificazione figurativa, che ha come risultato immagini sfrondate di ogni accessorio e di ogni episodio, assorbite in un'esistenza ferma e incontrovertibile, regolata da leggi connaturate, con pacata e austera, silenziosa grandezza. La sua pittura, pur aspirando a una saldezza formale e prevalentemente chiara, rifiuta sempre più una definizione chiaroscurale o di rapporto luce-ombra, per una tavolozza in cui dal fitto tessuto dei tocchi emerge una nitida, cristallina struttura di spazio; si vedano le elaboratissime nature morte, i paesaggi come l'Estaque, La montagne Sainte-Victoire, La maison du pendu, le composizioni come i Joueurs de cartes o le varie versioni delle Bagnanti.

Claude-Oscar Monet

https://youtu.be/YYNis6EFBtY





Pittore francese (Parigi 1840 - Giverny 1926). Tra i più grandi protagonisti della rivoluzione impressionista, fu forse lo spirito più lucido, risoluto e conseguente del movimento, ai cui principi fondamentali rimase costantemente fedele. Tra le sue opere più celebri si ricordano la Colazione sull'erba (1866), omaggio reso a É. Manet, e il ciclo pittorico delle Ninfee, cui si dedicò a partire dal 1909. Nella prima giovinezza, a Le Havre, fu in contatto con E. Boudin che per primo orientò il giovane, allora dotato caricaturista, verso la pittura di paesaggio. Di nuovo a Parigi, dal 1859, visse con quanto poteva guadagnare dalle caricature, si iscrisse all'Accademia Svizzera, dove conobbe Pissarro, e frequentò lo studio di Troyon e poi di Gleyre, ma si formò soprattutto studiando Corot e Daubigny. Nel 1866 andò con i suoi compagni a Champigny-sur-Marne, per dipingere direttamente dalla natura; nell'autunno dello stesso anno si recò in Algeria per il servizio militare. Ebbe dunque vivissima l'impressione di due paesaggi e di due situazioni luministiche radicalmente diverse. Nel 1862 tornò in Francia e a Chailly-en-Bière, non lungi da Barbizon, divenne amico di Renoir, Sisley, Bazille; fu tra i primi a schiarire la tavolozza per liberarsi dei modi accademici, a far degli effetti di colore e di luce la base della pittura. Nel 1865 conobbe Courbet che lo influenzò al pari di Manet. Se le prime opere furono figure e composizioni (Camille, 1866, Brema, Kunsthalle; Donne in giardino, 1867, Parigi, Musée d'Orsay) che sembrano ancora accordare il realismo di Courbet e la luminosità di Corot, le esperienze successive andarono sempre più orientandosi verso il paesaggio e la ricerca di mobili, vivacissimi effetti di luce e di atmosfera. A ciò contribuirono notevolmente le opere di Constable e Turner, che M. ebbe modo di vedere a Londra dopo il 1870. Per superare le difficoltà economiche del gruppo, nel 1874 ideò una esposizione di artisti indipendenti nello studio del fotografo Nadar; M. espose Impression. Soleil levant (Parigi, Musée Marmottan) e dal titolo dell'opera il critico L. Leroy coniò in senso ironico il termine "impressionismo". Lavorò sempre all'aria aperta, prediligendo i mobili riflessi della luce sull'acqua e del sole tra le fronde. Dopo aver lungamente lavorato ad Argenteuil (1866-78), dove organizzò il suo studio su un battello, a Vétheuil (1878-86) e compiuto viaggi a Londra e a Venezia, si stabilì a Giverny dove realizzò molti dei suoi capolavori: le serie dei Covoni, della Cattedrale di Rouen, dei Pioppi, delle Ninfee, degli Effetti d'acqua. Nel 1922 M. donò allo stato 12 tele con Ninfee (sistemate nel 1927 in una sala dell'Orangerie). Il figlio Michel legò all'Académie des Beaux Arts la proprietà di Giverny e 150 tele al Mus. Marmottan.

Pierre-Auguste Renoir
https://youtu.be/QsMttgoZOMw








Pittore (Limoges 1841 - Cagnes-sur-Mer 1919). Stabilitosi a Parigi con la famiglia (1844), dopo gli studî presso l'École de dessin et d'arts décoratifs e una parallela esperienza artigiana come decoratore, frequentò (1862-64) i corsi di M.-C.-G. Gleyre all'École des beaux-arts. In quegli stessi anni visitò spesso il Louvre, eseguendo copie da Rubens e da maestri francesi del sec. 18°, e strinse amicizia con C. Monet, A. Sisley e J.-F. Bazille con i quali cominciò a dipingere all'aperto condividendo la ricerca di un più diretto approccio alla natura. Nel 1864 fu ammesso per la prima volta al Salon (Esmeralda che danza, 1864, poi da lui stesso distrutta) e ottenne commissioni per alcuni ritratti (Romain Lancaux, Cleveland, Museum of art); intensificò le sue ricerche en plein air dipingendo nei dintorni di Parigi e nella foresta di Fontainebleau (Lise con l'ombrellino, 1867, Essen, Folkwang Museum; I coniugi Sisley, 1868, Colonia, Wallraf-Richartz Museum). Se alcune opere mostrano ancora influenze courbettiane (La locanda di Mère Antony, 1866, Stoccolma, Nationalmuseum) o di Delacroix (Donna d'Algeri, 1870, San Francisco, The fine arts museums), dal 1869 prevalse in R. l'interesse per lo studio della luce e della resa atmosferica; egli, infatti, predilesse dipingere paesaggi raggiungendo risultati di vibrante luminosità, in particolare, nelle opere eseguite a Croissy e ad Argenteuil, a stretto contatto con C. Monet (D'estate, 1869, Berlino, Nationalgalerie; Pont-Neuf, 1872, Washington, National Gallery; La Senna ad Argenteuil, 1874, Portland, Oregon Art Museum). Nel 1874, alla prima mostra degli impressionisti R. espose, con altre tele, Il palco (1874, Londra, Courtauld Institute); quest'opera, costruita esclusivamente attraverso la modulazione dei rapporti cromatici, definì l'avvio di una ricerca che, rivolta a rappresentare lo spazio solo come luce e colore, giungerà quasi allo sfaldamento della forma (Donna con ombrellino e bambino, 1874, Boston, Museum of fine arts; Ballo al Moulin de la Galette, 1876, Parigi, Musée d'Orsay). Nel 1879, R. disertò la quarta mostra degli impressionisti e presentò al Salon un'opera che tendeva a privilegiare il disegno e un'elaborazione più accurata, la grande tela Madame Charpentier con le figlie (1878, New York, Metropolitan Museum), che ottenne un grande successo di pubblico. Il nuovo orientamento (manière aigre), elaborato anche attraverso numerosi schizzi preparatorî, si precisò dopo i viaggi in Algeria (1881) e in Italia (1881-82), stimolato in particolare dagli affreschi pompeiani e dalle opere di Raffaello: accanto a una libertà cromatica, che assunse tonalità più calde e luminose, il disegno si fece più nitido e più incisivo il trattamento della forma, filtrato anche attraverso l'esempio di Ingres, mentre una struttura più grandiosa e volumetrica caratterizza i ricorrenti nudi femminili (La colazione dei canottieri, 1881, Washington, The Phillips Collection; Gli ombrelli, 1881-85, Londra, National Gallery; Bagnante seduta, 1883, Cambridge, Mass., Fogg art museum; Pomeriggio delle bambine a Wargemont, 1884, Berlino, Nationalgalerie). Dalla fine degli anni Ottanta, le sue opere sono segnate da maggiore libertà espressiva, arricchita, dopo un viaggio in Spagna nel 1892, di profonde suggestioni tratte da Goya e da Velázquez: Nel prato, 1890, Boston, Museum of fine arts; Fanciulle al piano, 1892, Parigi, Musée d'Orsay. A Cagnes, dal 1905, seppur affetto da una grave forma di reumatismo che finì per paralizzargli le dita, R. continuò a dipingere (Vigneti a Cagnes, 1908, New York, The Brooklyn museum; Tilla Durieux, 1914, New York, Metropolitan Museum; Bagnanti, 1918-19, Parigi, Musée d'Orsay). Dopo il 1907, si dedicò anche alla scultura realizzando, con l'aiuto di un giovane apprendista, grandi nudi modellati con ampiezza di piani (Venere vincitrice, 1914, Londra, National Gallery).

Federico Zandomeneghihttps://youtu.be/E_DozZQx4sg



Pittore, nato a Venezia nel giugno 1841, morto a Parigi il 31 dicembre 1917; figlio dello scultore Pietro (morto nel 1866) e nipote dello scultore Luigi (1778-1850), buoni artisti entrambi, d'ispirazione accademica, canoviana, rinomati soprattutto per la loro perizia tecnica, tanto che a titolo d'onore venne loro commesso dallo stato il monumento a Tiziano nella chiesa dei Frari a Venezia. (Di Luigi è anche il monumento a Goldoni nel teatro La Fenice). Apprese giovanissimo dai suoi i rudimenti dell'arte, ma la scultura non parlava al suo spirito ansioso e curioso di movimento e di colore. Già nel 1862, di ritorno da una "scappata" garibaldina, lo troviamo a Firenze con il gruppo dei macchiaioli. A Firenze rimane quasi cinque anni, poi vicende familiari lo costringono a ritornare a Venezia. Nel 1874 parte per Parigi: vuol veder davvicino la giovane pittura degl'impressionisti. Doveva fermarvisi poche settimane: vi rimase 43 anni, fino alla morte. Giunto a Parigi trentatreenne, in pieno sviluppo artistico e già padrone di una propria personalità, Z. era in grado di assimilare quanto delle nuove tendenze meglio si confacesse al suo spirito e ai suoi mezzi. E così fu. Passato alle dipendenze del famoso mercante parigino Durant-Ruel, che si assicurò l'esclusività della sua produzione egli fu tenuto un po' in ombra rispetto a Degas e a Renoir, i due pittori a cui la sua arte maggiormente si richiama; ma oggi, a distanza di tempo, ben si vede come Z. svolgesse la propria opera in modo originale. Colorista di prim'ordine, sebbene decomponga il tessuto cromatico in trame di luce sottili e vibranti, e dessinateur formidable come i suoi stessi colleghi francesi lo definivano, Z., dopo gli anni di silenzio e quasi di oblio che seguirono la sua morte, avvenuta in piena conflagrazione mondiale, va riprendendo un posto eminente nella storia della pittura italo-francese, e i suoi quadri - in special modo i pastelli - reggono il confronto con quelli dei più celebrati maestri dell'impressionismo. Z. amò soprattutto ritrarre fiori e figure femminili (Nudino in poltrona; Violetta invernale; Capelli d'oro; Risveglio) ma ha lasciato anche paesaggi, e ritratti esemplari, come quello di Diego Martelli e l'argutissimo Dottore.

Wilhelm Maria Hubertus Leiblhttps://youtu.be/gek1RL4NHZ8


Pittore tedesco (Colonia 1844 - Würzburg 1900). Dopo aver studiato all'accademia di Monaco, risentì l'influsso decisivo della pittura di G. Courbet, durante il soggiorno di quest'ultimo a Monaco (1869) e in una successiva dimora di sei mesi a Parigi. In contatto con J. Sperl, H. Thoma, C. Schuch, K. Hagemeister, fu considerato capo del realismo tedesco ma osteggiato dai circoli accademici. Ritiratosi, dal 1873, a vivere nelle Prealpi Bavaresi, dipinse con uno spirito d'osservazione fermo e chiaro, con gusto raffinato per il colore e per la forma compatta e limpida. Tra le opere: Cocotte (1869, Colonia, Wallraf-Richartz Museum), che documenta l'impressione immediata di Courbet; Contadina del Dachau (1874-75, Berlino, Stiftung Staatliche Museen); I politici del villaggio (1871, Winterthur, Stiftung O. Reinhart); Tre donne in chiesa (1882, Amburgo, Kunsthalle), numerosi bellissimi ritratti (La contessa Rosina di Treuberg, 1878, Amburgo, Kunsthalle). Nel 1892 fu nominato professore dell'Accademia Reale bavarese.

Paul Gauguin
https://youtu.be/HoCVNj5VGig



Pittore francese (Parigi 1848 - Dominica, isole Marchesi, 1903). Entrato nel 1868 nella marina militare, visitò la Svezia e, nel 1870, la Danimarca. Di ritorno a Parigi, con alcune felici operazioni di borsa si assicurò un certo agio e incominciò ad acquistare opere degli impressionisti. Nel 1873 si sposava (ebbe cinque figli). Si dedicò allora alla pittura. I suoi esordî sono rappresentati da alcuni quadri dipinti nel gusto di C. Pissarro; nel 1880 espose con gli impressionisti. Ma nel 1883 il fallimento dell'Union Générale, di cui era agente di cambio, lo rovinò finanziariamente. Nel 1886 trascorse varî mesi in Bretagna, a Pont-Aven, traendo ispirazione per opere espressioniste caratterizzate da colori violenti. Conobbe in quell'anno a Montmartre V. van Gogh, cui si legò di un'amicizia profonda, che ebbe però fasi drammatiche. Spinto dal disprezzo per la civiltà contemporanea e dal desiderio di ritrovare una umanità più pura e istintiva, nel 1887 si recò a lavorare come sterratore nella costruzione del canale di Panama e si spinse poi fin nella Martinica. Ritornò in Francia l'anno seguente, in cattive condizioni di salute, ma con dipinti e ceramiche ispirati alla Martinica. Ritrovò van Gogh già colpito dalla follia, e con lui visse per qualche tempo ad Arles. Nel 1889 era di nuovo a Pont-Aven e vi eseguiva varî dipinti nel nuovo stile a cloisons. A Parigi s'incontrò con i poeti simbolisti; nel 1891 conobbe O. Mallarmé e S. Mirbeau. Egli aveva intanto progettato di trasferirsi ai tropici. Si stabilì a Tahiti e, persuaso d'aver trovato il paradiso terrestre, visse con la ragazza maori Téhoura, partecipando pienamente alla vita indigena. Nel 1893 un'eredità gli diede l'occasione di ritornare a Parigi. In collaborazione con Charles Morice scrisse Noa-Noa, opera piena di poesia, interessante documento delle sue idee sull'arte. Povero e malato, nel 1895 vendette tutto per ritornare a Tahiti. Dipinse allora i suoi quadri migliori. Nel 1897 si trasferì nell'isola ancor più primitiva di Atuona (Marchesi). Nel 1903 fu arrestato per aver difeso alcuni indigeni contro un poliziotto e finì i suoi giorni in carcere. Tra i quadri più noti: Le Christ jaune e la Belle Angèle, del periodo bretone; la Sorgente, il Cavallo bianco e il grande trittico Chi siamo? Donde veniamo? Dove andiamo? del 1898. Nel campo della plastica, eseguì anche rilievi decorativi in legno e in ceramica. Dal 1889 in poi il suo influsso si fece sentire su M. Denis e P. Bonnard, ma anche sullo sviluppo dello stile detto floreale e sugli inizî dell'espressionismo tedesco. Egli contribuì decisamente al formarsi di quell'interesse per l'arte dei neri e dei popoli primitivi, che tanta parte ebbe nell'origine e nello sviluppo del cubismo; dalle idee e dalla sua pittura muovono i fauves. Nel concepire la pittura come diretta espressione del mondo interiore dell'artista, aprì la via non solo all'espres sionismo, ma anche alle correnti non-figu rative o astratte.
Vincent Van Goghhttps://youtu.be/nO8LIy3bXY8







Pittore (Groot-Zundert, Brabante, 1853 - Auvers-sur-Oise 1890). La vita di questo grande artista olandese fu tragica come la sua arte. Sembra che fin dall'infanzia avesse una vita psichica inquieta, resa tale anche dal rapporto difficile fra lui e i genitori, che un anno prima della sua nascita avevano perduto un figlio dello stesso nome. La sua vocazione artistica fu tardiva. Impiegato sin dall'età di sedici anni, per raccomandazione di uno zio mercante d'arte, presso A. Goupil, editore e mercante di quadri, prima all'Aia e poi a Londra e a Parigi (1869-76), ebbe una crisi di misticismo che lo spinse a studiare teologia per due anni e a svolgere un periodo di apostolato presso i minatori del Borinage. Nel 1881 decise di dedicarsi alla pittura; e in meno di dieci anni d'intenso lavoro produsse un numero molto rilevante di opere, che operarono una profonda rivoluzione nella cultura artistica europea. Le prime, potenti nel modellato e nell'uniforme tonalità scura, rivelano l'influsso delle aspirazioni umanitarie di J.-F. Millet, che però in lui si fanno ben più profonde e tormentate (I mangiatori di patate, 1885). Nel 1886 si stabilì a Parigi, vide la pittura degli impressionisti e l'arte giapponese e trasformò radicalmente il suo stile. La sua pittura si schiarì, mirò a effetti di luce abbagliante, si servì quasi esclusivamente di colori puri; ma dai temi e dai motivi dell'impressionismo si staccò decisamente, rinunciando a ogni suggestione naturalistica e facendo del colore mezzo dell'espressione immediata, della sua interna passione. Divenuto in seguito amico di P. Gauguin, van G. lavorò con lui ad Arles nel 1888; ma sul finire di quell'anno, colpito da una crisi di agitazione, fu ricoverato nel manicomio di Saint-Rémy. Continuò tuttavia a lavorare, in uno stato di tensione allucinata. Sono di quel periodo oltre ai ritratti dell'Arlésienne, del dott. Gachet, ecc., alcuni tra i suoi più accesi paesaggi e tra le sue più violente pitture di fiori. Dimesso dal manicomio, in una più grave ricaduta del suo male si uccise. Oltre ai molti autoritratti, ritratti, paesaggi, interni e nature morte, in cui all'estrema violenza del colore si associa una tormentosa e quasi allucinata deformazione dell'immagine, van G. lasciò molti disegni e incisioni. Grandissima fu la sua influenza sugli sviluppi dell'arte europea: in Francia sui movimenti post-impressionisti e sui Fauves, in Germania, per l'origine dell'espressionismo. L'arte di van G., come tipica e drammatica espressione del crescente contrasto tra il mondo interno e il mondo esterno, tra spiritualità e realtà oggettiva, è anche da considerarsi come il primo indizio della crisi che portò all'arte di pura espressione, indipendente da ogni funzione rappresentativa. Importantissima, per la comprensione della personalità di van G., la raccolta delle sue lettere al fratello Théo pubblicata nel 1913. In vita van G. vendette un solo quadro; a parte alcuni doni ad amici artisti, tutti gli altri suoi dipinti appartennero al fratello e sono oggi in gran parte conservati ad Amsterdam, nel museo a lui intitolato.

Georges-Pierre Seurathttps://youtu.be/N5WR_xnixj4



Pittore (Parigi 1859 - ivi 1891). Artista profondamente interessato allo studio dei problemi teorici legati alla ricerca visiva e formale, S. sviluppò la tecnica detta poi pointillisme (puntinismo). Tra il 1884 e il 1886 realizzò Una domenica alla Grande Jatte, opera che viene considerata il manifesto del neoimpressionismo. Vita e opere Allo studio del tutto convenzionale presso la scuola municipale di disegno con un modesto scultore, J. Lequin, S. affiancò presto (1876) letture su problemi teorici ben precisi, che saranno la caratteristica costante di tutta la sua ricerca formale. La Grammaire des arts du dessin di Ch. Blanc (1867) lo iniziò alla teoria della mescolanza ottica (tocchi separati di pigmenti puri tendono a formare nell'occhio dello spettatore colori più puri e vibranti di quando questi stessi pigmenti vengono mescolati sulla tavolozza) e lo portò a uno studio più accurato dell'opera e della teoria di Delacroix, dalle quali trasse il motivo della qualità "morale" del colore. Con l'amico E. Aman-Jean frequentò assiduamente il Louvre, particolarmente colpito dall'arte di Ingres, dalla quale fu ancor più influenzato quando, ammesso all'École des beaux-arts nel 1878, seguì le lezioni di H. Lehmann, allievo, seppur mediocre, di Ingres. La lettura de La loi du contraste simultané des couleurs di M.-E. Chevreul e la rivelazione della pittura impressionista all'Esposizione del 1879, accentuando la sua crisi nei confronti dell'insegnamento accademico, lo spinsero ad abbandonare l'École e a prendere uno studio con Aman-Jean e E. Laurent. Anche l'anno di servizio militare a Brest (1879-80) fu di estrema importanza, da una parte per la possibilità di riflettere sui problemi del colore, dall'altra per la scoperta del silenzio e della bellezza del mare. Profondamente toccato dal saggio Les phénomènes de la vision di D. Sutter, pubblicato su L'Art (1880), sempre più convinto della necessità di una strutturazione scientifica dell'arte, S. approfondì il problema leggendo Maxwell, Helmholtz, Dove, Rood e l'Essai sur les signes inconditionels dans l'art di H. de Superville. La sua attenzione fu però anche attratta dalla pittura di Puvis de Chavannes. A complemento e verifica degli studi teorici S. si esercitò su minuscole tavole (croquetons), applicando contrasti di colore soprattutto in paesaggi rurali, casolari, uomini al lavoro, in cui la tematica si avvicina significativamente a quella della scuola di Barbizon. Un gran numero di schizzi e studi precedette la realizzazione della grande tela Bagnanti a Asnières (1883-84; Londra, National Gallery), che, rifiutata al Salon del 1884, fu esposta nello stesso anno al Salon des artistes indépendants. Un gruppo di artisti (P. Signac e C. Pissarro, tra i primi) si avvicinò a S. che, mettendo sempre più a punto la tecnica detta poi pointillisme, tra il 1884 e il 1886 elaborò Una domenica alla Grande Jatte (Chicago, Art Institute). Questo dipinto, preceduto come di consueto da molti studi dei particolari, con i suoi numerosi personaggi distribuiti ritmicamente in uno spazio pittorico in cui ogni linea e tono assume un pregnante significato, esposto alla mostra degli impressionisti del 1886, suscitò scandalo e critiche negative, ma fu accolto con entusiasmo da artisti di tendenza simbolista. Al Salon des indépendants del 1888 S. presentò due tele: Le modelle (1886-88; Merion, Barnes Foundation) e La parata del circo (1887-88; New York, Metropolitan Museum); nella prima è affrontato il classico tema del nudo in un interno, nella seconda la scena en plein air, il notturno rischiarato dall'illuminazione a gas, tutto svolto sulla gamma cromatica dal blu al viola, impostando la composizione secondo le regole della sezione aurea. Nello Chahut (1890; Otterlo, Rijksmuseum Kröller-Müller) la sua teoria sul valore della direzione della linea e dei colori esprime con efficacia la gaiezza. Anche nella sua ultima opera, rimasta incompiuta, Il circo (1890-91; Parigi, Musée d'Orsay), l'atmosfera festosa è resa con linee ascendenti, toni caldi, colori luminosi, mentre mediante la sezione aurea S. ottiene un sistema di linee (visibili con gli infrarossi) che gli permette di calcolare con precisione il luogo e la disposizione dei numerosissimi personaggi che affollano la scena.

Paul Signac

https://youtu.be/UWuQXVbssAI

Pittore (Parigi 1863 - ivi 1935). Abbandonati gli studî di architettura nel 1882, si dedicò alla pittura formandosi da autodidatta a contatto con gli impressionisti e in particolare con C. Pisarro. Fu tra i fondatori a Parigi, nel 1884, della Société des artistes indépendants (di cui fu presidente nel 1908), dove espose per la prima volta le sue opere; in quella occasione conobbe G. Seurat, con il quale avviò un'intensa collaborazione che portò all'elaborazione del neoimpressionismo; spirito vivacissimo e battagliero contribuì poi, attraverso i suoi numerosi scritti, alla diffusione del movimento. Dal 1885, con l'intento di studiare gli effetti cromatici della vibrazione luminosa, S. approfondì le potenzialità espressive della tecnica pointilliste in una serie di studî e dipinti en plein air. Accanto ai meditati quadri a olio (La colazione, 1886-87, Otterlo, Rijksmuseum Kroller Muller; Ritratto di Felix Fénéon, 1890, New York, Museum of modern art) eseguì infatti, durante i frequenti soggiorni in Francia, nei Paesi Bassi, in Turchia e in Italia, numerosi acquerelli d'intensa luminosità (Spiaggia a St. Briac, 1891, New York, Metropolitan Museum). Dopo il 1896 abbandonò gradualmente il rigore tecnico dell'esordio per uno stile più sciolto, definito da pennellate larghe e compatte e da un colore più contrastato di matrice espressionista (Porto di Marsiglia, 1905, New York, Metropolitan Museum; Porto di La Rochelle, 1922, New York, Museum of modern art). Tra i suoi scritti di maggiore incisività: D'Eugène Delacroix au néoimpressionisme (1899); Jongkind (1927).

Henri-Marie-Raymond de Toulouse-Lautrec

https://youtu.be/onZfbtPZr94









Pittore, disegnatore e litografo francese (Albi 1864 - Malromé, Gironda, 1901). Legato all'impressionismo di E. Degas, ma proiettato già verso l'espressionismo, ebbe grande importanza per la formazione e la diffusione dell'art nouveau. Fu anzitutto un disegnatore lineare, penetrante e spietato nella rappresentazione del vizio. Il suo tocco di pittore è filiforme, ancora disegno. Gli ambienti da lui frequentati a Parigi furono i suoi spunti, da cui trasse i propri soggetti: la società aristocratica della quale eseguì ritratti finissimi, i sobborghi popolati da tipi caratteristici, Montmartre. Di antica e nobile famiglia, fisicamente deforme, recatosi a Parigi nel 1882 s'iscrisse allo studio del Bonnat, poi del Cormont, ma la sua personalità insorse contro le formule accademiche. A Parigi condusse un'esistenza tormentosa e sregolata, frequentando i music-halls, i tabarins, il circo, le case di piacere, e traendo da questo ambiente ispirazioni alla sua arte originalissima, piena d'interessi umani, stilisticamente altissima. Con gli impressionisti, ai quali si suole collegarlo, non ebbe in comune che l'avversione per l'accademia, l'interesse per gli aspetti della vita contemporanea, la predilezione per l'arte giapponese: e questa, soprattutto, sviluppò e approfondì, ricercando insieme l'acutezza e la leggerezza del segno, l'asprezza e l'armonia del colore. Tra gli impressionisti, l'artista cui maggiormente si accosta, sia nella qualità del segno e del colore sia nel taglio audace della rappresentazione, è E. Degas; ma in T.-L. la visione è più rapida, il segno più tagliente, il colore più acre, l'allusione al fatto umano più diretta, l'intenzione sociale più scoperta. Per queste qualità, l'arte di T.-L. segna un primo passo verso un'arte espressionista, più preoccupata di esprimere l'umana passionalità dell'artista che di studiare i problemi della visione. L'obiettivo di T.-L. è la spietata rappresentazione del vizio, e di una dignità e nobiltà umana che sopravvivono anche nel vizio. Tra il 1889 e il 1892 scelse i suoi temi al Moulin Rouge e al Moulin de la Galette; del 1892-95 è il gruppo di quadri e disegni del circo, del teatro, delle case chiuse. Per la litografia fu apprezzato dai contemporanei forse più che per la pittura: la serie Elles e il gruppo di stampe su Yvette Guilbert sono tra i grandi capolavori dell'Ottocento. Notevoli anche i suoi cartelloni per il circo e il teatro, talvolta disegnati direttamente sulla pietra. Tra le opere principali vanno annoverati i numerosi ritratti della madre (Albi, Museo T.-L.; San Paolo del Brasile, Museu de Arte), di Suzanne Valadon (Copenaghen, Ny Carlsberg Glyptotek), di van Gogh (Amsterdam, Stedelijk Museum), di O. Wilde (New York, coll. Lester), delle modelle Carmen (Williamstown, Sterling and Francine Clark Art Instit.) e Hélène Vary (Brema, Kunsthalle), di Jane Avril (Londra, Courtauld Gallery), ecc. Nel 1922 fu inaugurato ad Albi il museo T.-L. che ne raccoglie gran parte dell'opera pittorica e grafica.

Henri Matisse

https://youtu.be/gwnBYG0-UL8


Pittore francese (Le Cateau 1869 - Vence, Nizza, 1954). Tra i più importanti artisti del 20° sec., ha aperto la strada a un tipo d'arte che non si accontenta della fedele riproduzione della realtà; le sue forme sintetiche e libere e i suoi colori vibranti hanno influenzato generazioni di artisti in Europa e in America. Tra le sue opere più felici vanno citate Lezione di piano (1915-16) e Interno a Nizza (1917); grafico e decoratore, di grande interesse sono anche le sue sculture, dalle prime, influenzate da A. Rodin e A. Maillol, alla serie Nudo di schiena (1909-30).Vita e opereCompiuti studî di diritto, nel 1890 cominciò a interessarsi alla pittura; poi, trasferitosi a Parigi, frequentò l'École des arts décoratifs e l'Académie Julian; nel 1895 fu accolto nello studio di G. Moreau. All'inizio del nuovo secolo la sua ricerca da una parte seguì le tracce dell'arte di P. Cézanne, dall'altra fu attratta dal neoimpressionismo; ma già in Gioia di vivere (1906, Merion, Fondazione Barnes) le ampie campiture cromatiche mostrano una ricerca di linguaggio pittorico di rottura nei confronti della tradizione postimpressionista, che appare vicina alla ricerca di M. de Vlaminck, A. Marquet, A. Derain, G. Braque, cioè del gruppo di pittori conosciuti come i fauves. Il colore sempre meno naturalistico, l'eliminazione della tridimensionalità e soprattutto la piena autonomia pittorica conferita all'immagine, sono le caratteristiche fondamentali della ricerca di M., già individuate con acutezza da G. Apollinaire (1907), che nello stesso tempo notava anche la raffinatezza e la preziosità della sua cultura. Nel 1908 M. aprì una scuola e, nelle Notes d'un peintre (1908), chiarì il suo ideale dell'arte come equilibrio, purezza, "tranquillità". Intorno al 1913 M. risentì dell'esperienza cubista, nella costruzione di uno spazio più geometricamente inteso, pur mantenendo la sua originale preferenza per i rapporti cromatici accesi. Tra il 1915 e il 1916 dipinse tra l'altro Lezione di piano (New York, Museum of modern art) e I Marocchini (ibid.). Del 1917 è il già citato Interno a Nizza (Copenaghen, Statens Museum), che M. considerava tra i suoi quadri più felici. Da una stilizzazione sempre più spinta che riduce le forme a linee essenziali, i cui morbidi arabeschi s'incarnano nel colore, M. sembrò ritornare, nel decennio tra il 1920 e il 1930, a composizioni di tipo più tradizionale (periodo delle Odalische e degli Interni neri). Dopo numerosi viaggi in Italia, Spagna, Germania, Gran Bretagna e Russia, nel 1931, dopo un soggiorno di tre mesi a Tahiti, M. si recò negli Stati Uniti, dove ebbe l'incarico della decorazione della Fondazione Barnes a Merion (52 metri di decorazione sul tema della danza; una prima versione, scartata per uno sbaglio di dimensioni, fu acquistata dal comune di Parigi). Stabilitosi a Vence nel 1939, si dedicò con particolare interesse alla grafica: illustrò, tra l'altro, Pasiphaé di H. de Montherlant (1944) e Les Fleurs du Mal di Ch. Baudelaire (1947) e pubblicò Jazz (1947), dove elaborò pensieri, immagini, improvvisazioni ritmiche e cromatiche, nelle quali appaiono i primi risultati della tecnica dei papiers découpés, cui si dedicò negli ultimi anni (La lumaca, 1953, Londra, Tate Gall.). Tra il 1949 e il 1951 M. s'impegnò con particolare intensità nella decorazione e nell'arredo della cappella dei domenicani di Vence dedicata alla Vergine del Rosario.


André Derain

https://youtu.be/SIgvQV8Ey34






Pittore francese (Chatou 1880 - Garches, Parigi, 1954). Amico di Vlaminck e di Matisse. D. fu tra le figure più significative del fauvismo ma, già dal 1906, una meditata lettura dell'opera di Cézanne e l'interesse per il primitivismo dell'arte negra lo portarono a smussare la violenta emotività cromatica a favore di una solidità costruttiva e a condurre una ricerca in parallelo con quella di Braque e di Picasso, senza tuttavia giungere a una completa identificazione con la poetica cubista. In seguito, e soprattutto dopo il viaggio in Italia nel 1921, alla ricerca delle fonti classiche di Poussin e di Corot, D. sentì l'esigenza di conformare il suo linguaggio pittorico ad una visione estetica non artificiosamente dissociata dalla visione comune, sì che la sua opera, segnata da un classicismo che non scade mai ad accademismo, fu considerata da molti critici una sorta di apostasia delle sue precedenti posizioni d'avanguardia. D. si dedicò anche alla scenografia (dalla Boutique fantastique per Djagilev nel 1919 a Il barbiere di Siviglia per il Festival di Aix-en-Provence nel 1953), all'illustrazione e alla scultura.

Maurice Utrillo
https://youtu.be/WB1Kr_ZDvXw


Pittore (Parigi 1883 - Dax, Landes, 1955); figlio illegittimo della pittrice Suzanne Valadon, ricevette il nome dal pittore spagnolo Miguel Utrillo y Molins. Di temperamento inquieto e dedito al bere fin dall'infanzia, dal 1902 fu indirizzato dalla madre alla pittura, alla quale si dedicò con passione alternando periodi di felicità creativa a lunghi soggiorni in ospedali e ricoveri per alcolizzati. Essenzialmente autodidatta, ottenne subito risultati di grande originalità nelle vedute di Montmagny, di Montmartre e dei dintorni di Parigi, che dipinse con vibrante e spontanea sensibilità e densi impasti materici caratterizzati, nel cosiddetto periodo bianco (1908-14), da un insistito uso del bianco di zinco (Le lapin agile, 1910, Parigi, Musée national d'art moderne); dopo il 1918, una sottile vena malinconica pervase le sue vedute cromaticamente più accese e contrastate (Sacré Coeur, 1934, India napolis, Museum of art). Con il successo e la conseguente fortuna economica, la produzione di U. (cui si aggiunse una straordinaria diffusione di falsi) fu, tranne poche eccezioni, segnata da un monotono ripetersi dei suoi temi consueti. Molte sue opere sono conservate nel Musée national d'art moderne di Parigi.


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