sabato 7 gennaio 2023

Corso della storia dell'arte di tendenza: Lezione 3 STREET ART














https://youtu.be/AdpQqiNkomY

Nel 2014 l'arte di strada italiana è stata tema di una mostra allestita presso l'Italian Cultural Institute di New York. La mostra ha presentato il lavoro e il percorso creativo autoriale e personale di una generazione di artisti caratterizzati da una forte presenza urbana e dal tentativo di stabilire un dialogo tra avanguardie artistiche.Arte di strada o arte urbana è riferito a quelle forme di arte che si manifestano in luoghi pubblici, spesso illegalmente, nelle tecniche più disparate: bombolette spray, adesivi artistici, arte normografica, proiezioni video, sculture ecc. la sostanziale differenza tra l'arte di strada e i graffiti si riscontra nella tecnica non per forza vincolata all'uso di vernice spray e al soggetto non obbligatoriamente legato allo studio della lettera, mentre il punto di incontro che spesso fa omologare le due discipline rimane il luogo e alle volte alcune modalità di esecuzione, oltre all'origine mediatica della terminologia (originariamente nota come graffitismo o writing). L'arte urbana non è da confondere con i graffiti perché questi ultimi sono da considerarsi una categoria a sé stante, visualmente e concettualmente differente, facente capo alla cultura hip hop. Il termine inglese "street art" e il suo omologo italiano "arte urbana" rimangono tuttavia piuttosto vaghi e discussi, specie all'interno dell'arte stessa. Il termine ha varie accezioni, sia inclusive che esclusive e non è chiaro il confine dell'arte urbana stessa (quando per esempio questa "migra" su tela). Uno dei pionieri di quest'arte, l'americano John Fekner, descrive la street art come "tutto quello che sta in strada che non siano graffiti". Le motivazioni che spingono tantissimi giovani a intraprendere questo percorso non canonico dell'arte possono essere molto varie. Per alcuni è una forma di critica verso la proprietà privata, rivendicando le strade e le piazze; spesso, nell'arte di strada, si fa una contestazione contro la società o contro la politica. Per altri è più semplicemente un modo per esporre liberamente, senza i vincoli di gallerie e musei; quindi una maniera per autopromuoversi e operare in piena autonomia. L'arte di strada offre infatti la possibilità di avere un pubblico potenzialmente vastissimo, spesso molto maggiore di quello di una tradizionale galleria d'arte. Varie forme d'arte non autorizzate hanno da sempre caratterizzato i muri e gli spazi pubblici delle città, ma da circa tre decenni questi segni espressivi sono notevolmente aumentati di numero, dando vita a qualcosa di effettivamente nuovo, anche mediaticamente. Questo fenomeno socio-culturale ha ormai guadagnato, tramite le sue influenze sulle arti visive e sulla pubblicità, una rilevanza unica sul panorama della creatività contemporanea. Intorno al 2000, tra Francia, Inghilterra, Spagna, Germania e Italia, si assiste a qualcosa di differente per le strade; numerosi graffitari abbandonano l'etnocentricità del movimento del graffitismo e, proponendo lavori su poster o vernice su muro, manifestano la loro esigenza d'espressione in una tensione costante verso la comunicazione di massa, cercando di ingaggiare un nuovo, più vasto pubblico. I graffitari finiscono così per unirsi e fondersi con diversi creativi di street (artisti, fotografi, poeti), già in polemica sottile o aperta con l'establishment dell'arte. Banksy, attivo già a Londra nei primi anni del 2000, attraverso l'allora poco conosciuta pratica della guerrilla art, ha estrapolato e diffuso più di chiunque il concetto di arte in luogo urbano: stencil a spray immediatamente traducibili e trasversali rispetto alla società che comunicano tematiche sociali quali la necessità di libertà d'espressione, il pacifismo, la brutalità della repressione poliziesca, la conformità della morale a regole di sola facciata, l'antiproibizionismo e il rispetto della libertà sessuale e di coscienza. Gli interventi di Banksy diventarono subito dei fenomeni virali e mediatici anche grazie alla diffusione dei cellulari con videocamere e il sempre più facile accesso a internet. Il suo tipo di arte ha evidenti legami con la pop art, il graffitismo, la controcultura della contestazione artistica (attivismo) e la subcultura punk, ponendosi però in un nuovo livello a cavallo tra comunità sociale e mondo dell'arte, rivolto in modo equo verso gli artisti, verso i fruitori dell'arte e verso i non addetti ai lavori. Eppure vi è stata una generazione di artisti che ben prima della svolta di numerosi writers verso la street art, operava quasi esclusivamente in strada o utilizzava ampiamente il luogo pubblico per le proprie performance. Outsiders ed eclettici scrivevano sui muri o utilizzavano colla e carta già negli anni '50 e '60. La contestazione studentesca tra gli anni '60 e '70 ha conosciuto diversi casi artistici degni di nota. Verso gli anni '80 emerge un nuovo approccio, non necessariamente politico o attivista, ma sempre di più indirizzato verso "art pour l'art". La tecnica dello stencil, per esempio, passa di mano: non più soluzione ideale valida per slogan e loghi a sfondo politico o sociale (musica, sport o femminismo) ma tecnica rapida per eseguire i propri disegni; la città adesso viene intesa come una galleria o un palcoscenico gratuito da poter sfruttare e questo avviene in diverse parti del mondo, dove emergono artisti consapevoli e con una grande carica espressiva. Parigi è luogo ideale di sperimentazione: prima con Daniel Buren, Christo, Ernest Pignon-Ernest, Gérard Zlotykamien, poi con aristi come Jeff Aerosol o Blek le Rat. Nelle città della costa orientale degli Stati Uniti operavano artisti come John Fekner, Richard Hambleton, Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, proprio negli stessi anni in cui emergeva il fenomeno dei graffiti writing. L'arte urbana italiana ha raggiunto una notorietà europea dai primi anni duemila, con l'emersione di tre scuole riconducibili a Milano, Bologna e Roma. Anche in Italia negli anni '80 avviene lo scollamento in luogo pubblico tra l'arte di matrice socio-politica e l'arte apolitica; aumentano gli interventi e i murales senza un vero messaggio o un preciso destinatario. Con l'ingresso della generazione dei graffiti e l'uso massiccio di internet nel primo decennio del 2000, la street art cambia pelle, si diffonde a livello di massa e cambia marcia. Tra i primi nomi protagonisti, intesi per la loro rilevanza sul pubblico ampio e non necessariamente addetto ai lavori, sono l'artista pop Bros, il poeta di strada Ivan Tresoldi, Ozmo (i suoi primi interventi a livello nazionale risalgono al 1999), Pao ed i suoi panettoni a pinguino, 2501, 108, Microbo e Bo130, l'illustrarocker Tvboy. Della scuola bolognese, nonché particolarmente indicativi rispetto alle esperienze stilistiche e pratiche sopracitate, sono Blu, artista di strada e videoautore ormai di fama mondiale, Ericailcane, il cui immaginario che ibrida uomo e animale l'ha portato ad essere anch'esso uno dei più noti artisti di strada italiani nel mondo ed Eron, attivo dagli anni novanta tra Rimini e Bologna. Sten Lex, artisti caratterizzati dall'utilizzo esclusivo dello stencil come medium, iniziano la loro attività a Roma, nel 2001. Tra i romani ricordiamo anche Jb Rock, Lucamaleonte, Diamond, Solo e Alice Pasquini. , Anche in Italia il fenomeno della street art era inizialmente relegabile ad una certa cultura underground, parallela al mondo dell'arte istituzionale e ufficiale, quindi diversa per intenti e ambienti (nessun permesso, nessun luogo convenzionale). Negli anni, il notevole interesse che questa forma d'arte ha saputo attrarre su di sé ha influito anche alla sua emersione. I nomi più in vista della scena italiana operano adesso quasi unicamente all'interno di festival istituzionali o si esibiscono in mostre a tema nei luoghi deputati all'arte. La street art è vista sempre meno come un fenomeno riconducibile o assimilabile con il vandalismo, sebbene è una forma d'arte che non può prescindere dal suo elemento saliente, ovvero la subalternità alle regole. In controtendenza a questo fenomeno, o autori che lavorano ancora in forma mista tra istituzionale e illegale, possiamo ricordare il Collettivo FX di Reggio Emilia, Guerriglia Spam di Firenze, Nemo's, il poeta di strada Ivan Tresoldi, Biancoshock, Rub Kandy e Elfo. Non sono mancate sentenze e capitoli giudiziari a favore dell'arte di strada: nel 2016 Manu Invisible viene assolto in primo e secondo grado e in seguito dalla Corte di cassazione per mancanza di reato, segnando un precedente in Italia riguardo al riconoscimento artistico della street art in ambito istituzionale. Nel 1981, il Washington Project for the Arts organizzò la mostra Street Works, che vide la partecipazione di pionieri dall'arte urbana come John Fekner, Fab Five Freddy e Lee Quinones che realizzarono le loro opere direttamente per strada. Il Sarasota Chalk Festival fu fondato nel 2007, inizialmente ospitando artisti provenienti dalle varie parti degli Stati Uniti per poi allargarsi ad artisti di tutto il mondo. Nel 2011 il festival introdusse il programma di murali Going Vertical e il progetto Cellograph di accompagnamento a disegni di strada realizzati da artisti di fama. Durante questo festival sono stati prodotti molti film sugli artisti partecipanti, sulle loro opere e sugli eventi speciali. Il Living Walls è una conferenza annuale di arte di strada che si tiene dal 2009. Nel 2010 si svolse ad Atlanta e l'anno successivo in modo congiunto tra Atlanta e Albany. Living Walls ha promosso attivamente l'arte di strada anche all'Art Basel Miami Beach del 2011. A Richmond, in Virginia, dal 2012 si svolge l'RVA Street Art Festival organizzato da Edward Trask e Jon Baliles. Nella prima edizione il festival ebbe luogo lungo il Canal Walk; l'anno successivo nell'edificio abbandonato GRTC sulla Cary Street. Il Pasadena Chalk Festival, evento annuale a Pasadena (California), è il più grande festival di arte di strada del mondo secondo il Guinness dei primati. L'edizione del 2010 coinvolse circa 600 artisti di ogni età e livello e attirò oltre 100 000 visitatori. Ad aprile 2018 l'Universal Museum of Art (UMA) ha organizzato una grande mostra di arte di strada intitolata A Walk Into Street Art. Questa mostra tramite l'uso di realtà virtuale ha ospitato opere di Banksy, JR, Jef Aérosol, Vhils, Shepard Fairey, Keith Haring tra gli altri. Numerosi sono i festival di arte di strada che si svolgono anche nel resto il mondo. Tra i principali si annoverano Urban Art che si svolge a Brixton, Londra; il Mural Festival di Montréal; il Bloop Festival di Ibiza; il Graffiato Street Art Festival di Taupo, Nuova Zelanda; il Pow! Wow! di Rotterdam. Per quanto riguarda l'Italia, dagli anni 2000 vi è stato un continuo crescendo di mostre ed eventi tematici, occasioni per gli artisti e il pubblico di venire facilmente in contatto anche in luoghi istituzionali. Una mostra sicuramente emblematica fu "Street Art Sweet Art" al PAC di Milano, 2007 e Scala Mercalli a Roma del 2009. In quegli anni prese piede anche uno tra i festival italiani più conosciuti all'estero, il Fame di Grottaglie. Dal 2008 ad Ancona si svolge Popup! uno dei primi festival di street art in Italia, seguirà fino al 2015. Alla prima edizione parteciparono artisti italiani quali: 108, Allegra Corbo, Andreco, Blu, Dem, Ericailcane, Moneyless, Run, Ozmo e molti altri. Dal 2012 a Bologna si svolge il festival Frontier, un progetto che prevede la realizzazione di murales di grande formato su muri concessi dai proprietari o dal Comune, che ha visto nel corso degli anni la partecipazione di importanti street artist internazionali. Nel 2013 è nato, sempre a Bologna, un festival dedicato interamente alla Poster Art, l'arte di strada su supporto cartaceo, di cui il più noto esponente è Shepard Fairey meglio conosciuto come Obey, il Cheap Festival. Oltre ad ospitare artisti noti nel panorama della street poster art, il Cheap Festival propone ogni anno una Open Call for Artist per raccogliere lavori da ogni parte del mondo, che vengono selezionati e affissi sulle bacheche comunali dismesse disseminate in tutto il centro storico della città, riutilizzando spazi urbani abbandonati ma sotto gli occhi di tutti per dare spazio a nuovi artisti emergenti.
11 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 1

  

Vi racconto la Storia dell’Architettura 1 raccoglie in maniera divulgativa e narrativa le lezioni tenute nel corso di molti anni d’insegnamento superiore ed universitario e pubblicate nel blog HOMO LUDENS (https://nonmirompereitabu.blogspot.com/)
L’opera completa si compone di 3 volumi.

12 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 2


 
Vi racconto la Storia dell’Architettura 2. In questo secondo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione prebellica ed interbellica pubblicate nel blog  
HOMO LUDENS
(https://nonmirompereitabu.blogspot.com/)
L’opera completa si compone di 3 volumi.

13 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 3

 
Vi racconto la Storia dell’Architettura 3. In questo terzo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione postbellica pubblicate nel blog HOMO LUDENS 
(https://nonmirompereitabu.blogspot.com/)
 L’opera completa si compone di 3 volumi.

 

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