sabato 7 gennaio 2023

Corso della storia dell'arte di tendenza: Lezione 14 ARTE RELAZIONALE BODY ART HAPPENING MONO-HA PERFORMANCE ART

ARTE RELAZIONALE














L'Arte di relazione, più nota come Arte relazionale, è una forma d'arte contemporanea che si sviluppa attorno alla metà degli anni novanta e prevede la partecipazione del pubblico alla costruzione o alla definizione dell'opera di cui è partecipe. Si tratta di un'arte delle spiccate caratteristiche politiche e sociali al cui centro gravita la visione dell'uomo come animale anzitutto creativo. L'artista relazionale, abbandonando la produzione di oggetti tipicamente estetici, si adopera per creare dispositivi in grado di attivare la creatività del pubblico trasformando l'oggetto d'arte in un luogo di dialogo, confronto e, appunto, di relazione in cui perde importanza l'opera finale e assume centralità il processo, la scoperta dell'altro, l'incontro.Il primo esempio italiano di rilievo si incontra agli inizi degli anni Ottanta, precisamente nel 1981, con la straordinaria performance di Legarsi alla montagna dell'artista Maria Lai, e successivamente con fine degli anni ottanta con le ricerche e le azioni del Gruppo di Piombino, Salvatore Falci, Stefano Fontana, Pino Modica e di Cesare Pietroiusti. Con la mostra Forme di relazione a cura del critico Roberto Pinto, il concetto di relazione entra a far parte di innumerevoli ricerche successive e si addensano e si sperimentano intorno al Progetto Oreste e che oggi sono ormai patrimonio di tutta l'arte contemporanea. Nell'ottobre 1993, a Orzinuovi, in provincia di Brescia, Roberto Pinto invitò: Piero Almeoni, Maurizio Donzelli, Emilio Fantin, Eva Marisaldi, Premiata Ditta (Vincenzo Chiarandà e Anna Stuart Tovini), Luca Quartana e Tommaso Tozzi. 

BODY ART


















Con il termine body art ("arte del corpo" dall'inglese), si intendono tutte quelle forme artistiche che utilizzano il corpo come mezzo d'espressione e/o come linguaggio. Le forme più comuni di body art sono il tatuaggio o il body piercing. Altre pratiche tipiche della body art comprendono la scarificazione, il Branding, gli impianti sottopelle, il body painting ed altre forme di modificazione corporea. Il termine Body Art è stato inizialmente adottato da una corrente artistica diffusasi negli Stati Uniti e in Europa negli anni sessanta del Novecento e successivamente inscritto nel più ampio ambito della performance art, ossia della prassi artistica teorizzata da Allan Kaprow nel 1959, che fece dell'azione dell'artista l'opera stessa, spesso coinvolgendo il pubblico. Alcune forme estreme di body Art possono spingere il corpo fino al limite, ad esempio nell'Azionismo viennese ci si spinge in pratiche dissacranti e profanatorie del corpo umano, talvolta con connotati religiosi. Marina Abramović esplora i suoi limiti fisici e la sua resistenza psichica, grazie anche ad una lunga preparazione mentale. In una delle prime performance restò in piedi al centro di una stella infuocata, e quando il fuoco consumò l'ossigeno svenne; venne salvata da un medico presente tra il pubblico. Nella performance "The artist is present", svoltasi recentemente al M.O.M.A di New York, restò seduta immobile su una sedia ogni giorno per tre mesi, a incontrare con lo sguardo chiunque si fosse seduto innanzi a lei. Altri artisti eseguono performance irriverenti e molto forti; Vito Acconci si masturba sotto al pavimento della sua esposizione, rendendo partecipi i visitatori delle sue fantasie erotiche; Hermann Nitsch propone dei riti tra il pagano e la simbologia cristiana dove sventra animali morti e cosparge i corpi dei suoi aiutanti con sangue e interiora; Gina Pane si ferisce con spine di rosa, lame, o rotolando su dei vetri per denunciare la concezione maschilista della figura femminile. Nell'ambito della liberazione della donna furono molte le body artiste a combattere col proprio corpo contro le concezioni antiquate ancora in voga. Valie Export entrò in un cinema sperimentale vestita in modo provocante, con uno spacco nei pantaloni all'altezza dei genitali, per sfidare la concezione tradizionale cinematografica che voleva le donne come oggetti passivi incapaci di agire. Orlan si sottopose a varie operazioni di chirurgia plastica, filmandole e rendendole pubbliche, nelle quali arrivò a ricercare una deformazione del proprio volto, in contrasto con l'idea di bellezza conformistica imposta alle donne.

In tempi più recenti, il corpo è diventato territorio di sperimentazioni: impianti, protesi, simbiosi fra corpo e nuove tecnologie, realtà virtuale. Anche in questo campo la body art ha sperimentato molto. Il principale mezzo espressivo usato per questo genere artistico è il corpo umano. Il corpo è usato per allestire eventi estemporanei con movimenti corporei accompagnati da musica, elementi scenografici, danze, sequenze di azioni e gesti. La body art rende il corpo protagonista assoluto considerandolo soggetto e oggetto dell'espressione artistica ed esibendolo come opera. Vi è la volontà di provocare, di scuotere le convinzioni in fatto di arte. All'uso del corpo come linguaggio, ricorrono sempre più artisti contemporanei di differenti tecniche e tematiche. Lea Vergine parla di alcuni caratteri che fanno da comune denominatore a questa maniera di fare arte: «la perdita di identità; il rifiuto del prevalere del senso della realtà sulla sfera emozionale; la romantica ribellione alla dipendenza da qualcuno o da qualcosa; la tenerezza come meta mancata e quindi frustrante; l'assenza (e l'angoscia che ne deriva) di una forma adulta, altruistica, d'amore».
In queste azioni spesso gli autori sono ossessionati dalla necessità di agire in funzione dell'altro. Vi è la necessità di mostrarsi per poter essere. Il performer non sceneggia la storia di un personaggio, ma è egli stesso storia e personaggio. Si volge così verso la ricerca di un'umanità non schiacciata dal funzionalismo della società, che sfugge al concetto di profitto: «l'importante non è sapere, ma sapere che si sa. È uno stato in cui la cultura non serve più a niente» (Lea Vergine, dall'informale alla body Art). E continua: «Sbloccate le forze produttive dell'inconscio, si scatenano - in un continuo drammatizzare isterico - conflitti tra desiderio e difesa, tra licenza e divieto, tra contenuto latente e contenuto manifesto, tra pulsioni di vita e pulsioni di morte, tra voyerismo ed esibizionismo, tra tendenze sadiche e piacere masochistico, tra fantasie distruttive e catartiche». Nelle azioni della body Art la riproduzione meccanica (video, fotografia, film) assolve ad una duplice funzione: documentativa e di indagine penetrante.

HAPPENING















L'happening è una forma d'arte contemporanea che nasce a opera di Allan Kaprow (18 Happenings in 6 Parts, New York, 1959) e si focalizza non tanto sull'oggetto ma sull'evento che si riesce ad organizzare: «L' "happening" è una forma di teatro in cui diversi elementi alogici, compresa l'azione scenica priva di matrice, sono montati deliberatamente insieme e organizzati in una struttura a compartimenti».
Kaprow descrisse, nel catalogo, il dispositivo messo a punto per i vari happening. Gli happening si sarebbero svolti in tre spazi differenti caratterizzati ognuno da un'atmosfera e da un tipo di illuminazione diverse: bianca e blu nel primo, bianca e rossa nel secondo, blu nel terzo.
Oltre ai collage e agli oggetti erano previste delle sedie in numero variabile da 75 a 100. Gli invitati ricevevano cartellini numerati e dovevano cambiare sedia, come indicato dalle regole stabilite nel programma. Potevano dunque assistere agli eventi proposti che si sarebbero svolti una sola volta, per una durata totale di un'ora e mezzo: proiezione di diapositive, ascolto di musica improvvisata, una donna nuda che sprofonda in un divano, un'altra che spreme arance, un gruppo di artisti che dipingono tele appese a tramezzi, altri che fanno girare cartelli e recitano testi o suonano uno strumento.
Tutti questi eventi incarnano valori antitetici a quelli caratterizzanti l'universo delle “belle arti”, eventi che in particolare promuovono l'effimero, il mutevole, il riavvicinamento tra arte e vita. Gli artisti che si occupano dell'organizzazione degli happening tendono a svincolare il pubblico dal ruolo di fruitore passivo. In alcuni casi si coinvolge il pubblico per denunciare, ad esempio una situazione di degrado, come nel caso del fotografo e performer Augusto De Luca, che ha organizzato una partita di golf nelle buche stradali di Napoli.
L'happening avviene generalmente in luogo pubblico, all'aperto come fosse un gesto di irruzione nella quotidianità. Hanno conquistato fama gli happening di Spencer Tunick che coinvolgono una massa di persone nude. Importanti sviluppi di questa linea di ricerca (sia poetica sia politica) sono il situazionismo e il fenomeno degli indiani metropolitani.
Altri artisti: Marina Abramović, Joseph Beuys, Maurizio Cattelan.

MONO-HA




























Mono-Ha è il nome comunemente attribuito ad una corrente artistica, ed al gruppo dei suoi appartenenti, che hanno operato in Giappone tra la fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta.
Sebbene radicalmente differenti e diversificati tra loro, il lavoro di ciascun artista del Mono-Ha condivide alcune caratteristiche comuni quali: l'impiego di materiali naturali, l'assimilazione di alcuni aspetti dell'Occidente, la sfida al concetto tradizionale di arte.
Il termine Mono-Ha, coniato dagli appartenenti al gruppo artistico, tradotto dal giapponese all'italiano significa "La scuola delle cose". L'utilizzo di materiali semplici, sia naturali sia manipolati (preferibilmente in modo da creare delle forme organiche), è aspetto fondamentale e unificatore dei vari esponenti del movimento: vegetali, tessuti, rocce, legno, carta, corde, vetro sono le sostanze predilette e, nella mentalità dell'artista, diventano mezzi che spingono a riconsiderare sotto uno sguardo diverso il rapporto tra l'arte, l'uomo e il suo relazionarsi con lo spazio, la materia e la realtà. Emergendo quale espressione d'avanguardia dell'arte giapponese del secondo Novecento, l'interesse del Mono-Ha consiste nel ricercare e rivelare la realtà oltre l'apparenza:
«In verità il lavoro del pittore, invece di dare pace alla mente e serenità alla gente, è tutto volto a esplorare in che misura lo sguardo della gente possa essere distolto dalle cose che essi hanno sempre creduto essere la realtà."» (Lee U fan)
Il concettualismo del Mono-Ha, quindi, non è sterile o fine a sé stesso, ma diventa occasione di rivelazione, di espressione di vacuità: un oggetto, un'opera non è mai diversa dallo spazio che occupa ne tuttavia coincide con esso. Entrambi, invece, contribuiscono a creare il significato: del divenire, della nascita o della dissoluzione. Importante è quindi l'aspetto dinamico e della trasformazione, della mutevolezza impermanente delle cose e, per estensione, della realtà. La serietà di tali principi è dimostrata dagli artisti Mono-Ha: le loro opere, la loro natura effimera, non si presta al contesto delle collezioni o dei musei (nessuno ne possiede una). Il rifiuto della perfezione, del definitivo, del compiuto, è quindi totale. Fondamentale è, invece, il gesto creativo ancora più che l'opera.
Il legame delle opere con il luogo in cui nascono, e la loro natura effimera, provoca spesso problemi logistici se non addirittura di specificità col luogo in cui nascono. La prima esposizione del Mono-Ha si è tenuta nel 1969: piuttosto rare le successive, di cui alcune tenutesi in Francia, Italia e U.S.A.
Gli artisti. Tutti nati in Giappone negli anni quaranta e attivi verso la fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta: Tatsuo Kawaguchi, Koji Enokura, Katsuro Yoshida.

PERFORMANCE ART























La performance art, resa in italiano come performance d'arte o performance d'artista, è un'azione artistica, generalmente presentata ad un pubblico, che spesso investe aspetti di interdisciplinarità. Una performance o azione può essere scritta seguendo un copione o non scritta, casuale o orchestrata attentamente, spontanea o pianificata, con o senza coinvolgimento di pubblico. Una performance può inoltre essere eseguita dal vivo o presentata tramite dei media. Il performer può quindi essere anche assente nel momento della presentazione. Un'azione performativa coinvolge generalmente uno o più dei quattro elementi base: tempo, spazio, Il corpo del performer, o in alternativa la sua presenza in un medium, e la relazione fra il performer e il pubblico. La performance d'artista può essere fatta in qualsiasi luogo e senza limiti di durata. L'azione di un individuo o di un gruppo in un particolare luogo e in un particolare lasso temporale costituisce l'opera stessa.
Il significato del termine performance d'arte nel senso corrente, è legato alla tradizione postmoderna nella cultura occidentale. A partire dalla metà degli anni sessanta, derivando spesso concetti dalle arti visive delle avanguardie storiche, la performance d'artista era tendenzialmente definita in antitesi al Teatro, trasformando di fatto le forme artistiche ortodosse e le norme culturali. L'idea di base era quella di un'esperienza effimera ed autentica sia per il performer che per il pubblico in un evento che non avrebbe potuto essere ripetuto, bloccato o comprato, e l'apertura di un ampio dibattito su come i concetti delle arti visive ed i concetti delle arti dello spettacolo fossero utilizzati determinando i significati di una presentazione di performance d'arte.
La performance art, nell'accezione normalmente utilizzata, inizia ad essere identificata negli anni sessanta, con il lavoro di artisti come Allan Kaprow, che coniò il termine happening, Carolee Schneemann, Charlotte Mooreman, Yōko Ono, Yayoi Kusama, Vito Acconci, Hermann Nitsch e Joseph Beuys, Wolf Vostell e Nam June Paik. I teorici della cultura occidentale spesso fanno risalire le attività della performance art agli inizi del XX secolo. I Dadaisti ad esempio, ne furono degli importanti progenitori, con le loro esibizioni non convenzionali di poesia, tenute spesso al Cabaret Voltaire di Zurigo da Richard Huelsenbeck, Tristan Tzara e altri. Alcuni artisti performativi si rifanno ad altre tradizioni, che vanno dai rituali tribali, dalle leggende (come il caso di Legarsi alla montagna) di Maria Lai, agli eventi sportivi. L'attività della performance art non è confinata alla tradizione artistica europea; molti esponenti notevoli si possono trovare in Asia, America Latina ed altre parti del mondo.
I generi o correnti della performance art comprendono: body art, fluxus, poesia d'azione, e intermedia. Alcuni artisti preferiscono usare il termine live art, action art, intervenzione o manoeuvre per descrivere le loro attività. In alcuni casi si coinvolge il pubblico per denunciare, ad esempio una situazione di degrado, come nel caso del fotografo e performer Augusto De Luca, che ha organizzato una partita di golf nelle buche stradali di Napoli.
Lo Sniggling è una forma attivista e ingannevole di performance art pubblica, che viene tipicamente svolta in una forma che non rende immediatamente ovvio che si sta svolgendo una performance.Artisti legati alla performance art:Marina Abramović, Abel Azcona, Lara Almarcegui, Luca De Silva, Valie Export, Ulay, Regina Jose Galindo

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