FOTOREALISMO
Il fotorealismo è un genere di pittura basato sull'uso di una o più fotografie dalle quali l'artista prende le informazioni necessarie da utilizzare poi nel processo della creazione dell'opera, in genere ad olio o ad acrilico, al fine di avere un aspetto finale il più simile possibile alla fotografia. Il fotorealismo è un movimento che nasce negli Stati Uniti d'America alla fine degli anni sessanta sulla scia della Pop Art, e insieme condividono il carattere reazionario verso la travolgente ascesa dei media, che alla metà del ventesimo secolo si trasforma in un fenomeno di massa talmente imponente da minacciare il valore dell'immagine nell'arte. Ne consegue così che, colto il gesto d'inizio che fu della Pop Art, i fotorealisti aprono ad un realismo radicale che avrebbe generato l'iperrealtà della visione pop. Mentre però le opere degli artisti della Pop Art sottolineano l'assurdità della maggior parte delle immagini soprattutto di uso commerciale, i fotorealisti cercano invece di recuperare, selezionare ed infine esaltare l'immagine nel mondo ormai invaso dai media. L'espressione "realismo fotografico", poco dopo abbreviata in fotorealismo, è coniata dal gallerista e collezionista americano Louis K. Meisel nel 1969, dopo aver ammirato alcune opere di Malcom Morley nel 1965, Richard Estes nel 1967 e non molto tempo dopo di Chuck Close, Ralph Goings, Charles Bell e Ron Kleeman, ed appare per la prima volta nel catalogo della mostra "Twenty-two Realists" nel 1970 al Whitney Museum. Ha avuto la sua consacrazione nella mostra di Kassel Documenta 5 del 1972 curata da Harald Szeemann.
IPERREALISMO
L'iperrealismo è un genere di pittura e scultura, i
cui artisti si servono di tecniche fotografiche e di una meccanica riproduzione
della realtà per costruire l'illusionismo delle proprie tele e delle proprie
sculture. I soggetti più ricorrenti sono figure umane, scenari cittadini oppure
oggetti inanimati descritti con uno stile spesso influenzato dalla pubblicità:
colori aggressivi, inquadrature fortemente concentrate sul soggetto principale.
Per poter riprodurre la realtà in maniera rigorosa, gli iperrealisti si servono
in genere di fotografie molto ingrandite per le pitture o di calchi dal vivo
per le sculture, per realizzare quanti più dettagli possibili, in una vera e
propria "forma maniacale". Il termine si applica principalmente a un
movimento artistico indipendente negli Stati Uniti e in Europa ed è considerato
un avanzamento del fotorealismo. Il fenomeno dell’iperrealismo, derivato dalla pop art,
si delinea intorno agli anni sessanta negli Stati Uniti con la mostra del 1964
“The Painter and the Photograph” alla New Mexico University di Albuquerque,
mentre sul piano internazionale l’affermazione della corrente avviene nel 1972.
La parola Iperrealismo è stata coniata dal gallerista Isy Brachot nel 1973 e la
parola che usò in francese "Hyperréalisme" diede il titolo alla
mostra nella sua galleria di Bruxelles che raccoglieva allora i maggiori
esponenti del movimento fotorealista americano ed europeo. Tra i pittori più famosi ricordiamo gli americani
Chuck Close, Richard Estes, Ralph Goings. Richard Estes viene considerato uno dei fondatori del
movimento fotorealista internazionale della fine degli anni '80, egli dipinge
soprattutto paesaggi urbani caratterizzati da molti dettagli. Il cosiddetto "fotografo a matita" Paul
Cadden, il disegnatore che si diletta a riprodurre a mano fotografie in primo
piano con un grado di dettaglio incredibile. Dalle innumerevoli rughe sul volto
di una donna, dalle goccioline d'acqua fino allo sbuffo di fumo che fuoriesce
da una sigaretta, tutto nei ritratti di Cadden appare assolutamente reale; al
punto che le differenze tra il quadro e la fotografia sono impercettibili.
L'artista stesso afferma:"Questo stile iperrealista si concentra molto di
più sui dettagli e sui soggetti raffigurati. Sculture e dipinti iperrealisti
non sono rigorose interpretazioni di fotografie, né sono illustrazioni
letterali di una particolare scena o di un soggetto. Invece utilizzano elementi
aggiuntivi, spesso sottili, per creare l'illusione di una realtà che non esiste
o non può essere vista dall'occhio umano. Inoltre, si possono incorporare
elementi tematici emotivi, sociali, culturali e politici come un'estensione
dell'illusione visiva; insomma una visione diversa rispetto alla scuola, più
vecchia e considerevolmente più letterale, del fotorealismo". Non tutti gli artisti si servono delle tecniche
fotografiche per riprodurre alla perfezione la realtà. Chuck Close, per
esempio, nei suoi ritratti si serve intenzionalmente di fotografie sfocate
oppure costruisce i volti sulla tela accostando tante piccole tessere di colore
come se creasse un mosaico: in questo modo riesce a rappresentare l'impressione
di un volto anche senza riprodurne esattamente la sembianza fisica. I volti
sono rappresentati frontalmente e con uno sguardo vacuo ed inespressivo che cela
l'anima della persona ritratta. Nel dipinto "Robert" ogni minuscolo
tocco di colore è inserito in ciascun quadrato di una griglia che ne compone
104072. Variando la densità del colore e intervenendo decine di volte in ogni
singola celletta, l'artista ottiene spettacolari effetti di illusionismo
pittorico come nella resa dei capelli, della pelle, del gilet di lana lavorato
a maglia. Il pittore austriaco Gottfried Helnwein, è un pilastro
dell'iperrealismo. Lo scopo principale dei suoi lavori è la provocazione, anche
con immagini forti e sconvolgenti. In particolar modo egli denuncia gli abusi
sugli innocenti, per questo i soggetti più rappresentati sono bambini (bambini
soldato o vittime di violenza, pedofilia, guerra, povertà ecc.). I suoi dipinti
sembrano vere e proprie foto, caratterizzati da tanti dettagli (ad esempio
ricami e cuciture dei vestiti). Una caratteristica di molti suoi dipinti è la
pelle molto bianca del soggetto, in contrasto con il sangue presente sul viso e
sul corpo. Invece tra gli scultori più conosciuti ricordiamo
Duane Hanson, famoso per le sue creazioni raffiguranti persone comuni, spesso
in atteggiamento lavorativo, o in atti di vita quotidiana, complete di
acconciature altamente particolareggiate e abbigliate con vestiti e materiali
(occhiali, sedia, tappeto ecc.) veri. L'impressione di verosimiglianza di tali
lavori è enormemente accresciuta dalla loro collocazione nello spazio
espositivo in posizioni intenzionalmente defilate (l'angolo di una stanza, un
corridoio, una rampa di scale), così da sorprendere lo spettatore
costringendolo a verificare se ciò che ha di fronte sia la realtà o una sua
fedelissima riproduzione. Un altro eccezionale esempio di scultore iperrealista
è il californiano (di origine italiana) John De Andrea, che realizza calchi di
nudi in cui non si accontenta di usare vestiti veri, ma si serve persino di
capelli umani e disegna le rughe della pelle fino a riprodurre un'immagine
quasi impietosa del reale. Egli, a differenza di Hanson, prediligeva i nudi
femminili proprio per scatenare nell'osservatore una naturale attrazione fisica
per le forme sinuose dei suoi soggetti, che immediatamente si trasforma in un
sentimento di sinistra irrequietudine, poiché l'estremo realismo del soggetto,
la sensualità delle sue forme e la loro immobilità induce a pensare di trovarsi
di fronte a un cadavere. L'iperrealismo di De Andrea, in altre parole, sconfina
in quel delicatissimo territorio della nostra conoscenza dove desideri erotici
e istinti vitali si scontrano con il mistero angoscioso della morte.
11 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 1
Vi racconto la Storia dell’Architettura 1 raccoglie in maniera divulgativa e narrativa le lezioni tenute nel corso di molti anni d’insegnamento superiore ed universitario e pubblicate nel blog HOMO LUDENS
(https://nonmirompereitabu.blogspot.com/)
L’opera completa si compone di 3 volumi.
Vi racconto la Storia dell’Architettura 2. In questo secondo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione prebellica ed interbellica pubblicate nel blog
HOMO LUDENS
(https://nonmirompereitabu.blogspot.com/).
L’opera completa si compone di 3 volumi.
Vi racconto la Storia dell’Architettura 3. In questo terzo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione postbellica pubblicate nel blog HOMO LUDENS
(https://nonmirompereitabu.blogspot.com/)
L’opera completa si compone di 3 volumi.
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