La
minimal art è la principale tendenza che negli anni sessanta fu protagonista
del radicale cambiamento del clima artistico, caratterizzata da un processo di
riduzione della realtà, dall'antiespressività, dall'impersonalità, dalla
freddezza emozionale, dall'enfasi sull'oggettualità e fisicità dell'opera,
dalla riduzione alle strutture elementari geometriche.
Il
termine fu coniato nel 1965 dal filosofo dell'arte inglese Richard Wollheim
nell'articolo intitolato, appunto, Minimal Art, all'interno della rivista Arts
Magazine. Egli parla di "riduzione minimale", ma nel senso del
contenuto artistico, relativamente a lavori dove entrano in gioco oggetti al
limite indistinguibili dalla realtà quotidiana, oppure forme ed immagini con
valenze anonime e impersonali, citando da un lato i ready-made di Duchamp, che
sono un punto di riferimento fondamentale per quello che riguarda la componente
concettuale di ogni operazione riduzionista, e dall'altro Reinhardt, dal quale
trae l'aspetto relativo alla riduzione purista della pittura e la sua
concezione dell'"arte per l'arte", tesa all'eliminazione di tutto ciò
che viene percepito come non essenziale.
Altri termini utilizzati per definire questo processo
sono ABC ART, Object Sculpture, Specific Object, Unitary Object, Cool Art,
Primary Structures, Literarist Art. Dal punto di vista critico il termine
minimalismo andrebbe applicato in senso stretto solo alle esperienze artistiche
americane di questo tipo, ma viene normalmente utilizzato in senso più
allargato, anche per definire l'insieme delle ricerche europee riduzionistiche
e analitiche, in certi casi in anticipo rispetto a quelle oltreoceano.
Sono
considerati come i protagonisti della Minimal Art americana Carl Andre, Dan
Flavin, Donald Judd, Sol LeWitt, Robert Morris, con sculture articolate per lo
più in installazioni ambientali; dall'altro lato Frank Stella, Robert Ryman,
Agnes Martin e, come precursori riconosciuti nel campo della pittura, Barnett
Newman (quadri caratterizzati da grandi campiture di colore che si espandono in
modo uniforme sulla superficie della tela, scandite soltanto da qualche banda
verticale di altro colore), Robert Rauschenberg (White Paintings: tele
assolutamente bianche allo stesso tempo concettuali e minimalistiche) e Ad
Reinhardt.
La
situazione europea è più complessa e frazionata; si possono ricordare il
francese Yves Klein e i gruppi BMPT e Support -Surface, il polacco Roman
Opalka, i tedeschi Blinky Palermo e Ulrich Rückriem e gli italiani Piero
Manzoni, Francesco Lo Savio, Sergio Lombardo, Giulio Paolini, Giorgio Griffa,
Gianni Piacentino, Giovanni Callisto ed Enrico Castellani definito da Donald
Judd in un articolo del 1966 come il padre del minimalismo.
I
lavori sono costituiti da grandi volumi geometrici, da unità elementari
primarie, monolitiche, con forme cubiche, rettangolari e simili, da elementi
organizzati in strutture aperte e sequenze seriali; i materiali utilizzati sono
di tipo industriale ed edilizio (pannelli di legno, lastre di metallo, formica,
plexiglas, vetro, mattoni, travi, tubi fluorescenti al neon) strettamente
connessi alla forma e ai colori che coincidono con quelli del materiale stesso
oppure si riducono al bianco e al grigio; l'installazione degli elementi sul
pavimento o sulle pareti è in diretto rapporto con lo spazio espositivo in modo
da coinvolgerlo come componente stessa del lavoro artistico: all'assenza, o
riduzione minimale delle relazioni interne, si contrappone l'esperienza delle
relazioni esterne fra spazio e oggetti. Spesso le opere sono realizzate
attraverso procedimenti industriali, a scapito dell'artigianalità. L'esecuzione
è sottratta alla mano dell'artista e affidata alla precisione dello strumento
meccanico.
11 VI RACCONTO LA STORIA DELL'ARCHITETTURA 1
Vi racconto la Storia dell’Architettura 1 raccoglie in maniera divulgativa e narrativa le lezioni tenute nel corso di molti anni d’insegnamento superiore ed universitario e pubblicate nel blog HOMO LUDENS (https://nonmirompereitabu.blogspot.com/)
L’opera completa si compone di 3 volumi.
Vi racconto la Storia dell’Architettura 2. In questo secondo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione prebellica ed interbellica pubblicate nel blog HOMO LUDENS
(https://nonmirompereitabu.blogspot.com/).
L’opera completa si compone di 3 volumi.
Vi racconto la Storia dell’Architettura 3. In questo terzo volume sono raccolte le biografie e le opere degli architetti della generazione postbellica pubblicate nel blog HOMO LUDENS
(https://nonmirompereitabu.blogspot.com/)
L’opera completa si compone di 3 volumi.
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